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Scritta tra l'anno 409 e il Settembre del 410.
Dopo aver protestato contro gli eccessi dei Donatisti, Agostino ribatte la calunnia di "traditori"; per difendersi i Cattolici furono costretti ad invocare l'intervento del potere civile invocato dagli scismatici per primi ( n. 1-7 ): dopo essere stati condannati dai Concili di Roma e di Arles, lo furono pure dallo stesso imperatore ( n. 8-10 ).
Agostino invita quindi i Donatisti ad un incontro fraterno e ad abiurare lo scisma per rientrare in seno alla Chiesa ( n. 8-15 ); ricorda che occorre tollerare la zizzania ( n. 16-17).
Agostino Vescovo cattolico ai Donatisti
La carità di Cristo alla quale, per quanto dipende dalla nostra volontà, vorremmo guadagnare ogni persona, non ci consente di tacere.
Anche se ci odiate perché vi predichiamo la pace cattolica, noi seguitiamo a servire il Signore che dice: Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio; ( Mt 5,9 ) come pure sta scritto in un salmo: Con quelli che odiavano la pace ero pacifico ma, appena parlavo, mi attaccavano senza motivo. ( Sal 120,7 )
Ecco perché certi preti del vostro partito ci hanno fatto la seguente intimazione: "Allontanatevi dai nostri fedeli, se non volete che vi uccidiamo".
A maggior ragione noi diciamo loro: Al contrario, non allontanatevi ma avvicinatevi con intenzioni pacifiche ai fedeli che non sono propriamente nostri, ma di Colui al quale apparteniamo tutti; oppure, se non volete e non avete intenzioni pacifiche, allontanatevi piuttosto voi dai fedeli, per i quali Cristo sparse il suo sangue; voi li volete far vostri per strapparli a Cristo, sebbene tentiate d'averne il possesso nel nome di Lui, rassomigliando così al servo che rubasse le pecorelle dal gregge del suo padrone e a quelle che ne fossero nate imprimesse lo stesso marchio del suo padrone, perché non si potesse riconoscere il suo furto.
Così in realtà fecero i vostri antenati staccando dalla Chiesa di Cristo i fedeli che avevano già il battesimo di Cristo, e tutti quelli che si aggiunsero ad essi li ribattezzarono col battesimo di Cristo.
Ma il Signore punisce anche i ladri, se non si correggeranno, e richiama al proprio gregge le pecorelle erranti senza cancellare il marchio che portano impresso.
Ci chiamate "traditori", ma, come non poterono provarlo contro di noi i vostri antenati, così non lo potrete affatto neppure voi.
E che volete che vi facciamo, dal momento che, quando vi invitiamo a discutere insieme le nostre e le vostre ragioni, non sapete far altro che risponderci con disprezzo e agitarvi come pazzi furiosi?
Voi fate naturalmente così perché noi potremmo dimostrarvi che traditori furono piuttosto i vostri antenati, che condannarono Ceciliano e i suoi compagni come colpevoli di aver consegnato i Libri sacri.
Voi c'intimate: '' Allontanatevi dai nostri fedeli a cui insegnate a credere a voi piuttosto che a Cristo ".
In realtà voi dite loro che a causa dei '' traditori " ( di cui però non riuscite a provare la colpa ), la Chiesa di Cristo è rimasta solo nell'Africa tra i seguaci di Donato.
Ma tale affermazione voi non potete leggerla ai fedeli citandola da alcun Profeta o Apostolo o Evangelista, ma tirandola fuori solo dalla vostra mente e ricalcando le calunnie dei vostri antenati.
Cristo invece ordina di predicare nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti a cominciare da Gerusalemme. ( Lc 24,47 )
Ora voi non siete in comunione proprio con la Chiesa, resa manifesta per bocca di Cristo, e non volete che altri si salvino trascinandoli nel vostro traviamento.
Se poi noi vi dispiacciamo perché venite spinti all'unità dalle ordinanze degli imperatori, ne siete causa voi stessi perché ci avete sempre impedito, con i vostri atti di violenza e di terrorismo, di predicare la verità dovunque volessimo, in modo che ciascuno potesse sentirla e fare una scelta spontanea.
Non cominciate ora a strillare e a turbarvi l'anima, ma considerate con pazienza - se v'è possibile - quanto vi diciamo e ricordate le gesta dei vostri Circoncellioni e dei vostri chierici, che ne furono sempre i caporioni, e vedrete per qual motivo tali ordinanze sono state provocate contro di voi.
Vi lamentate quindi a torto, perché siete stati proprio voi a costringere gl'imperatori ad emanarle contro di voi.
Sicuro! Per non rifarci ad avvenimenti passati da lungo tempo e a molti altri vostri misfatti, pensate almeno a quelli recenti.
Marco, prete di Casfaliano, era diventato cattolico senz'essere costretto da nessuno, ma di sua spontanea volontà.
Per questo motivo i vostri lo perseguitarono e per poco non lo uccisero, se la mano di Dio non fosse intervenuta ad arrestare i loro atti di violenza per il sopraggiungere colà di alcune persone.
Così pure Restituto di Vittoriano era passato alla fede cattolica senza alcuna costrizione.
Per questo motivo fu trascinato via dalla propria casa, battuto, rivoltolato nell'acqua, vestito d'un sacco di giunco e trattenuto non so quanti giorni in prigione e forse non sarebbe stato rimesso in libertà, se Proculiano non si fosse visto sovrastare sulla testa la minaccia di dover comparire davanti al giudice per quella stessa causa.
Così pure Marciano di Urga aveva scelto di sua spontanea volontà l'unità cattolica.
Per questo, essendo egli fuggito, i vostri batterono fin quasi alla morte il suo suddiacono e poi lo coprirono sotto un mucchio di pietre e le loro case furono distrutte per quella loro colpa!
Che bisogno c'è d'aggiungere altro? Ultimamente avete inviato un banditore a proclamare ad alta voce: '' Nessuno dovrà comunicare con Massimino, altrimenti gli sarà incendiata la casa ".
Orbene, prima che egli si convertisse alla Chiesa cattolica e fosse tornato dai paesi d'oltremare, noi avevamo inviato un prete a Siniti, affinché semplicemente, senza recare molestia a nessuno, visitasse i nostri fedeli e, risiedendo in una casa di sua proprietà, predicasse la pace cattolica a quanti volevano ascoltarlo.
E voi che faceste? Lo scacciaste di lì, commettendo una grave ingiustizia.
E che cos'altro facevamo quando uno di noi, Possidio, vescovo di Calama, si recava al fondo di Figline, al solo scopo, di visitarvi il sia pur piccolo numero dei nostri fedeli ivi residenti?
Egli vi si recava solo affinché, dopo aver udito la parola di Dio, coloro che l'avessero voluto si convertissero all'unità di Cristo!
Ora, mentre egli andava per la sua strada, i vostri gli tesero un agguato, come sogliono fare i banditi; siccome però aveva potuto evitarlo, cercarono con un manifesto atto di violenza nel fondo rustico di Liveti, di farlo bruciare vivo insieme alla casa in cui si era rifugiato; e non si sarebbe salvato, se i contadini di quel medesimo fondo, per evitare i pericoli che correvano essi stessi, non avessero spente le fiamme appiccate per ben tre volte!
Crispino fu convinto d'eresia dal tribunale proconsolare per questo misfatto; tuttavia per intercessione proprio di Possidio, fu esonerato dal pagare le dieci libbre d'oro di penalità.
Eppure Crispino, ingrato per tanta benevolenza e clemenza, non ebbe forse l'audacia di appellarsi agli imperatori cattolici, provocando così contro di voi più gravosa e violenta l'ira di Dio, della quale mormorate?
Vedete dunque che siete proprio voi a insorgere con la violenza contro la pace di Cristo e che patite non per Cristo, ma per la vostra iniquità.
E qual pazzia è mai la vostra che, mentre vivete da malfattori e vi comportate da briganti, quando subite le pene meritate, reclamate l'aureola di martiri?
Se dunque voi con la vostra personale arroganza costringete così violentemente le persone a cadere o a rimanere nell'errore, quanto più abbiamo noi il dovere di servirci delle autorità pienamente legittime che, secondo la sua profezia, Dio ha assoggettato a Cristo, per resistere ai vostri furori?
Solo così, anime sventurate, una volta affrancate dalla vostra tirannide, vengono tratte fuori dall'inveterata falsità e si abituano all'aperta verità.
Quanto poi alla vostra affermazione secondo cui noi costringeremmo all'unità persone che non la vogliono, esistono invece in realtà molti che desiderano esservi costretti per liberarsi, almeno così, dal vostro potere dispotico, come ci confessano prima e dopo la loro conversione.
Che cosa è meglio d'altronde? Accampare le ordinanze autentiche degli imperatori a favore dell'unità, oppure la falsa condiscendenza a favore dello scisma?
Eppure voi avete fatto proprio così, riempiendo d'un colpo tutta l'Africa della vostra menzogna.
Ma in ciò cosa avete dimostrato se non che la setta di Donato, poiché si serve continuamente della menzogna, è agitata e assediata da ogni vento, secondo quanto sta scritto: Chi pone la sua fiducia nelle falsità semina vento? ( Pr 10,4 )
Come infatti fu considerata sincera questa condiscendenza, nello stesso senso si possono considerare reali i delitti di Ceciliano, la consegna dei Libri da parte di Felice di Aptungi, da cui Ceciliano fu ordinato, e quanto siete soliti blaterare contro i Cattolici allo scopo di separare altri infelici e rimanere miseramente separati voi stessi dalla pace della Chiesa di Cristo.
Da parte nostra, invece, noi non riponiamo fiducia in alcuna autorità umana, quantunque sia certamente più onesto riporre fiducia negli imperatori anziché nei Circoncellioni, nella forza delle leggi anziché nella violenza delle sedizioni.
Noi però ci ricordiamo pure del detto della sacra Scrittura: Maledetto chi ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 )
Se quindi volete proprio sapere in chi riponiamo la nostra fiducia, pensate a Colui che fu preannunziato dal profeta con le parole: Lo adoreranno tutti i re della terra e tutte le genti saranno a lui soggette. ( Sal 72,11 )
Noi insomma ci serviamo dell'autorità della Chiesa, a lei promessa e conferita dal Signore stesso.
Se gli imperatori fossero nell'errore ( Dio ne guardi ), promulgherebbero leggi per favorirlo contro la verità; in tal caso i giusti, non facendo quanto fosse comandato, perché proibito da Dio, sarebbero da Dio approvati e ricompensati con la felicità eterna.
Così, quando Nabuchodonosor ordinò di adorare la statua d'oro, coloro che rifiutavano di compiere quell'azione ebbero l'approvazione di Dio, che vietava l'idolatria.
Quando, al contrario, gli imperatori professano la verità, promulgando i loro ordini a favore della verità stessa, chi volesse disubbidire si procurerebbe da se stesso la condanna.
In realtà non solo ne sconta il fio in mezzo agli uomini, ma non avrà ardire neppure di fronte a Dio, chi non vuol fare ciò che la stessa Verità ordina servendosi della volontà del re.
Così Nabuchodonosor, impressionato e rinsavito per il miracolo col quale i tre giovanetti s'erano salvati dalle fiamme, emanò a favore della verità e contro l'errore un editto, in virtù del quale chi avesse bestemmiato il Dio di Sidrach, Misach e Abdenago, sarebbe stato condannato a morte e la sua casa rasa al suolo. ( Dn 3,96 )
E voi non vorreste che non emanassero un ordine pressappoco eguale gli imperatori cristiani, sapendo che voi cancellate il sigillo di Cristo in coloro che ribattezzate?
Ignorate forse che sono proprio di quel re le seguenti espressioni: M'è parso bene far conoscere i prodigi e le meraviglie compiute dall'Altissimo Signore Iddio sotto i miei occhi e quanto è grande e potente il suo regno, regno eterno e la sua potenza dura per il volgere dei secoli? ( Dn 3,99-100 )
Nel sentire queste espressioni voi non rispondete forse: '' Amen "?
Non lo pronunziate forse dopo aver sentito la lettura dell'editto regio e non vi segnate forse col segno della croce nella santa solennità?
Ma, siccome ora non godete nessun credito presso gli imperatori, vorreste trarre pretesto dalle loro leggi per creare malanimo contro di noi: ma se aveste avuto solo una piccolissima parte di potere chissà quanti soprusi ci avreste fatti dal momento che, pur non potendo nulla, non disarmate!
Sappiate che furono proprio i vostri antenati i primi a deferire la causa di Ceciliano all'imperatore Costantino.
Esigete pure la prova: siamo pronti a fornirvela; se non riusciremo a darvela trattateci pure come meglio vi aggrada.
Siccome però Costantino non osò pronunciare la sentenza in una causa concernente un vescovo, affidò ad altri vescovi l'incarico di discuterla e definirla.
La causa fu quindi trattata a Roma sotto la presidenza di Melchiade, vescovo di quella città, assieme con molti suoi colleghi.
Poiché questi ebbero dichiarato innocente Ceciliano e condannato Donato, che era stato l'autore dello scisma a Cartagine, i vostri tornarono dall'imperatore a protestare contro la sentenza dei vescovi con la quale essi erano stati condannati.
Era naturale: come potrebbe un litigante malvagio lodare i giudici dai quali è stato condannato?
Ciò nondimeno il clementissimo imperatore concesse come giudici altri vescovi, che si riunirono nella città di Arles nella Gallia; ma anche dalla sentenza di costoro i vostri si appellarono di nuovo all'imperatore, finché egli stesso istruì il processo e dichiarò innocente Ceciliano e, al contrario, calunniatori i suoi nemici.
Ma questi non disarmarono neppure dopo tante sconfitte, anzi non fecero che infastidire l'imperatore con le quotidiane citazioni giudiziarie relative al caso di Felice di Aptungi, dal quale Ceciliano era stato ordinato vescovo, dichiarandolo '' traditore "; finalmente nel processo celebrato dal proconsole imperiale Eliano per ordine dell'imperatore, anche Felice venne dichiarato innocente.
Allora Costantino emanò per primo una legge severissima contro la setta di Donato.
Consimili ordinanze emanarono pure i suoi figli sull'esempio del padre.
Gli successe poi Giuliano l'Apostata e nemico di Cristo; costui, dietro supplica dei vostri seguaci Rogaziano e Ponzio, permise alla setta di Donato la libertà della perdizione e restituì le basiliche agli eretici; convinto che in tal modo il Cristianesimo sarebbe scomparso dalla terra, qualora avesse eliminata l'unità della Chiesa, da cui si era staccato, e avesse dato la libertà ai sacrileghi scismi.
Ecco quale era la encomiabile giustizia di costui, lodata nelle loro suppliche da Rogaziano e Ponzio, i quali avevano dichiarato all'Apostata che: '' presso di lui trovava posto la sola giustizia ".
Gli successe Gioviano che non poté promulgare alcun editto di tal fatta, perché morì poco dopo.
Successe quindi Valentiniano: leggete le ordinanze da lui emanate contro di voi.
Successero poi Graziano e Teodosio; leggete pure, quanto vi pare, le disposizioni stabilite da loro nei vostri confronti!
E allora, perché vi meravigliate dei figli di Teodosio, come se essi in questa questione avessero dovuto seguire una norma diversa dal decreto di Costantino, osservato con tanta fermezza da tanti imperatori Cristiani?
Come dunque abbiamo già detto ( pronti a documentarvelo qualora lo vogliate, ammesso che lo ignoriate ), furono proprio i vostri antenati a deferire la causa di Ceciliano a Costantino, di loro spontanea iniziativa.
Costantino è morto, ma sussiste il decreto emanato contro di voi da Costantino, al quale i vostri rimisero la causa, presso il quale si lamentarono dei vescovi da lui assegnati come giudici contro i vostri vescovi, al quale i vostri antenati s'appellarono contro altri vescovi giudici; quel Costantino ch'essi fecero stizzire e indispettire coi loro continui ricorsi per il caso di Felice di Aptungi.
Tante volte dal tribunale imperiale se ne tornarono condannati e coperti di vergogna, eppure non s'allontanarono mai dall'atteggiamento del loro funesto e furibondo malanimo: essi lo lasciarono in eredità a voi, loro posteri, e per questo con tanta impudenza sfogate il vostro livore contro gli ordini degli imperatori Cristiani; se vi fosse possibile, vi appellereste ora contro di noi non più al cristiano Costantino, perché prese le difese della verità, ma risuscitereste dall'inferno Giuliano l'Apostata.
Se però accadesse un simile fatto, per chi sarebbe peggio, se non per voi? Poiché, quale peggiore causa di morte può darsi per l'anima che la libertà dell'errore?
Ma togliamo di mezzo tutti questi dissensi e amiamo la pace, che tutti, dotti e ignoranti, capiscono doversi preferire alla discordia; amiamo e conserviamo l'unità.
Questo ci comandano gli imperatori, questo ci comanda pure Cristo, dato che, quando essi comandano il bene, è Cristo stesso a comandarlo per mezzo loro.
Egli inoltre ci scongiura anche per mezzo dell'Apostolo ad affermare tutti la stessa verità, ad evitare in mezzo a noi gli scismi, a non dire: '' Io sono di Paolo, io invece di Apollo; io sono di Cefa, io invece di Cristo ": tutti noi infatti siamo solo di Cristo, poiché Cristo non è stato diviso né è stato Paolo e tanto meno Donato ad essere crocifisso. ( 1 Cor 1,10.12-13 )
Questo c'insegnano pure gl'imperatori, perché sono cristiani cattolici e non servi degli idoli, come il vostro Giuliano; e non sono neppure eretici, come furono alcuni imperatori, i quali perseguitarono la Chiesa cattolica quando i veri Cristiani subivano non pene giustissime, come voi per l'errore dell'eresia, ma le sofferenze gloriosissime del martirio per la verità cattolica.
Ed ora riflettete a quanto Dio ha affermato con lampante verità per mezzo del cuore del sovrano che è in potere di Dio ( Pr 21,1 ) nella stessa legge, che voi dite promulgata a vostro danno, mentre, se lo volete capire, è stata promulgata a vostro vantaggio; riflettete all'esatto significato delle espressioni del sovrano: '' In realtà, se in coloro, che sono iniziati per la prima volta alla fede, il rito del battesimo viene considerato invalido, perché i ministri da cui lo ricevono sono stimati dei peccatori, il sacramento amministrato dovrebbe ripetersi tante volte quante sono quelle in cui si riscontra indegno il ministro del sacramento conferito; in tale ipotesi la nostra fede verrebbe a dipendere non già da libero consenso della nostra volontà né dalla grazia di Dio, che la dona come un regalo, ma dai meriti dei sacerdoti e dalla qualità morale dei chierici ".
Ed ora i vostri vescovi facciano pure mille concilii, ma rispondano loro alle parole di quest'ultimo periodo, e noi acconsentiremo a tutto ciò che voi vorrete da noi.
Considerate infatti quant'è perversa ed empia la vostra affermazione che avete sempre sulla bocca, che cioè se la persona è buona, santifica colui al quale amministra il Battesimo; se invece è cattiva senza che lo sappia chi viene battezzato, allora sarebbe Dio a santificare.
Se ciò fosse vero, si dovrebbe desiderare di essere battezzati da individui malvagi, ma ignoti come tali, piuttosto che da persone dabbene conosciute come tali, per poter essere santificati piuttosto da Dio che dagli uomini.
Dio ci liberi da una tale pazzia! È vero quindi quanto noi affermiamo e giusto quanto noi pensiamo, che cioè la grazia del Battesimo proviene sempre da Dio, che il sacramento è di Dio e che l'uomo n'è solo il ministro; s'egli è buono, è intimamente unito a Dio e opera con Dio stesso; se invece è malvagio, allora è Dio a operare per mezzo di lui il rito visibile del sacramento, mentre è lui stesso a dare la grazia invisibile.
Cerchiamo di aver tutti la medesima convinzione e d'eliminare gli scismi tra noi!
Tornate alla concordia con noi, fratelli; noi vi amiamo, vi vogliamo bene come a noi stessi.
Se covate contro di noi un odio accanito perché non vi permettiamo di sviarvi nell'errore e di perdervi, rimproveratene Dio, che noi temiamo per la minaccia rivolta ai cattivi pastori con quella frase: Non avete ricondotto la pecorella sbandata e non avete rintracciato la pecorella sperduta. ( Ez 34,4 )
Ora, Dio si serve di noi solo per farvi del bene o esortando o minacciando o rimproverando, ora con ammende ora con pene, ora coi suoi avvisi e castighi occulti, ora mediante le leggi delle autorità temporali.
Comprendete dunque come vi tratti Dio, il quale non vuole che vi perdiate persistendo nel sacrilego scisma, per causa del quale siete lontani dalla vostra Madre, la Chiesa cattolica.
Voi inoltre non avete mai potuto provare nessuna accusa contro di noi, anzi i vostri vescovi, invitati ad una conferenza con noi, non hanno mai voluto incontrarsi con noi animati da intenzioni pacifiche, come se rifuggissero dal parlare con dei peccatori; chi potrebbe mai sopportare codesta vostra arrogante presunzione?
Come se l'Apostolo non s'intrattenesse a parlare non solo con dei peccatori, ma perfino con persone molto sacrileghe!
Leggete gli Atti degli Apostoli e convincetevi.
Come se lo stesso Signore non parlasse della Legge con i Giudei, dai quali fu messo in croce, e non desse loro risposte opportune!
Infine lo stesso Signore non disdegnò, a proposito della Legge, di ribattere anche il diavolo, il primo dei peccatori, il quale non potrà mai convertirsi al bene!
Tutti questi esempi vi devono far capire che i vostri non vogliono abboccarsi con noi, perché sono convinti che la loro causa è perduta.
Noi non sappiamo che cosa tramino ai propri danni coloro che godono di questi dissensi basati su calunnie.
Eppure, proprio attraverso le Scritture, non solo conosciamo Cristo ma anche la Chiesa.
Abbiamo in comune le Scritture: perché mai non riteniamo certe loro affermazioni su Cristo e sulla Chiesa?
Noi, dove abbiamo riconosciuto Cristo, del quale l'Apostolo dice: Delle promesse furono fatte ad Abramo e al suo Discendente; non dice "ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma di uno solo: "e al tuo Discendente" Cristo cioè; ( Gal 3,16; Gen 12,7; Gen 13,15; Gen 17,7; Gen 22,18; Gen 24,7 ) lì ravvisiamo pure la Chiesa, della quale Dio dice ad Abramo: Nel tuo Discendente saranno benedette tutte le genti. ( Gen 12,3 )
Allo stesso modo che ravvisiamo Cristo nel passo del salmo in cui profetizza di se stesso dicendo: Il mio Figlio sei tu; oggi io ti ho generato, così nel medesimo ravvisiamo pure la Chiesa nel versetto che viene dopo: Chiedimi e ti darò in eredità i popoli e in tuo dominio i confini della terra. ( Sal 2,7-8 )
Parimenti, come ravvisiamo Cristo nel passo scritturistico: Iddio degli dèi, il Signore, ha parlato, così ravvisiamo la Chiesa nell'espressione che viene subito appresso: Ed ha convocato la terra dall'oriente all'occidente. ( Sal 50,1 )
Allo stesso modo che ravvisiamo Cristo nel passo dove sta scritto: Ed egli come sposo ch'esce dal suo talamo, come gigante che si lancia a percorrere la sua via; così pure ravvisiamo la Chiesa nel versetto immediatamente precedente dello stesso passo: Per tutta la terra ha risuonato la loro voce e sino ai confini del mondo sono arrivate le loro parole.
Nel sole egli ha posto il suo padiglione. ( Sal 19,5-6 )
È proprio la Chiesa ad essere posta nel sole, cioè ad essere nota a tutti nella sua manifestazione sino ai confini della terra. Inoltre allo stesso modo che ravvisiamo Cristo nell'espressione scritturistica: Hanno traforato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; poi sono rimasti a guardarmi e a contemplarmi; si sono divise le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettata la sorte, così ravvisiamo pure la Chiesa nel versetto dello stesso salmo che segue poco dopo: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutte le nazioni del mondo e davanti a Lui si prostreranno in adorazione tutte le famiglie delle genti, perché del Signore è il regno ed egli sarà il sovrano delle nazioni. ( Sal 22,17-19.28s )
Come ravvisiamo Cristo nell'espressione: Sii esaltato sopra i cieli, o Dio, così vi ravvisiamo pure la Chiesa nell'espressione immediatamente seguente: E per tutta la terra [ si spanda ] la sua gloria. ( Sal 57,6 )
Come ravvisiamo Cristo nell'espressione: O Dio, il tuo giudizio concedi al re e la tua giustizia al figlio del re; così ravvisiamo pure la Chiesa additata nell'altra espressione dello stesso salmo: Egli dominerà da un mare all'altro e dal fiume sino ai confini della terra.
Al suo cospetto si prostreranno gli Etiopi e i suoi nemici baceranno la terra.
I re di Tarsis e le isole gli offriranno regali e i re degli Arabi e di Saba gli porteranno doni; lo adoreranno tutti i re della terra e tutte le genti gli saranno soggette. ( Sal 72,2.8-11 )
Ravvisiamo Cristo nel passo della sacra Scrittura, ov'è detto che: una pietra, staccatasi da una montagna senza l'opera delle mani, mandò in frantumi tutti i regni della terra ( quelli beninteso che riponevano la loro fiducia nel culto dei demoni ); e nello stesso passo ravvisiamo pure la Chiesa, poiché si dice ancora che la pietra crebbe fino a diventare una grande montagna che riempì tutta la terra. ( Dn 2,34s )
Ravvisiamo il Signore nel passo delle Scritture ov'è detto: Il Signore prevarrà contro di essi e sterminerà tutte le divinità dei popoli della terra, ma vi ravvisiamo pure la Chiesa nella frase che segue: E lo adoreranno ciascuna nel proprio paese le nazioni di ogni lido. ( Sof 2,11 )
Ravvisiamo Cristo nell'altra espressione della Scrittura: Dal sud verrà il Signore e il Santo dal monte ombroso e la sua gloria coprirà i cieli; ma vi ravvisiamo insieme la Chiesa nel passo che segue: E della sua gloria è piena la terra. ( Sof 3,3 )
A Sud infatti, come si legge nel libro di Giosuè figlio di Nun, ( Gs 15,8 ) è sita in Gerusalemme, donde si è diffuso il nome di Cristo: qui pure si trova il monte ombroso, cioè l'Oliveto, da dove Cristo è asceso al cielo perché la sua virtù coprisse i cieli e la Chiesa si riempisse della gloria di Lui in ogni parte della terra.
Così pure ravvisiamo Cristo nella espressione della sacra Scrittura: Come pecora fu condotto al macello e come agnello nelle mani del tosatore, così egli non aprì bocca, e il resto che si riferisce alla sua passione.
Ravvisiamo però altresì la Chiesa in queste altre espressioni: Rallègrati, o sterile, che non partorisci, erompi in grida di giubilo e canta, poiché molto più numerosi della maritata saranno i figli della solinga.
Poiché il Signore ha detto: Allarga lo spazio della tua tenda, e distendi i tuoi drappi purpurei.
Allunga le funi e rafforza i tuoi saldi pali, stenditi a destra e a sinistra.
Poiché la tua discendenza erediterà le genti e abiterai le città già deserte.
Non hai alcun motivo di temere, perché tu avrai il sopravvento; e non arrossire per essere stata un tempo detestabile.
Dimenticherai per sempre la tua vergogna, non ricorderai più l'onta della tua vedovanza, poiché sono io il Signore; chi ti ha salvata, sarà chiamato Iddio d'Israele, Iddio di tutta la terra. ( Is 53,7; Is 54,1-5 )
Noi non sappiamo che cosa volete dire sul conto dei '' traditori ", che non siete mai riusciti a convincere davanti ai giudici né a dimostrarli colpevoli.
Neppure vi dirò come a proposito di questa colpa risultino chiaramente rei smascherati e confessi piuttosto i vostri antenati.
Che cosa interessa a noi degli altrui fardelli, se non in quanto desideriamo correggere quanta più gente possibile e col biasimo e con qualunque altra misura disciplinare, animati da spirito di mansuetudine e da premura di carità?
Se poi non riusciamo a correggerli, non omettiamo di comunicare con essi nel ricevere e amministrare i Sacramenti divini se lo riteniamo assolutamente necessario per la salvezza degli altri, senza però comunicare nei loro peccati; il che avviene solo approvandoli o favorendoli.
In questo mondo, in cui la Chiesa è diffusa tra tutte le genti e che dal Signore è chiamato il suo campo, ( Is 62,4; Ger 12,10; Mt 13,24 ) noi tolleriamo i malvagi come la zizzania tra il grano e come i pesci cattivi racchiusi coi buoni nelle reti della predicazione e dei riti sacri fino a quando verrà il tempo della mietitura, ( Mt 13,42s ) della vagliatura ( Mt 3,12 ) e della scelta sul lido. ( Mt 13,47-50 )
Noi non vogliamo sradicare il buon grano insieme con la zizzania né lasciarlo indifeso dopo averlo separato dall'aia prima del tempo né vagliarlo senza poterlo riporre nei granai e gettandolo quindi in pasto ai volatili.
Noi abbiamo pure paura di romper le reti con gli scismi, cioè col voler scansare i pesci cattivi, col pericolo di cadere tutti nel mare d'una funesta libertà.
Ecco perché il Signore con tali similitudini e altre consimili ha voluto stabilire su saldi fondamenti la tolleranza da parte dei suoi servi: ha voluto cioè che i buoni non pensassero di restar contaminati per essere frammisti coi cattivi e a causa di umani e temerari scismi non mandassero in perdizione gli ignoranti o v'andassero essi stessi come ignoranti.
Il celeste Maestro ci ha inoltre preavvisati di guardarci da una simile mentalità e ha rassicurato i fedeli riguardo alla cattiva condotta dei capi, non volendo che a causa di essi s'abbandonasse la cattedra dell'insegnamento della salvezza, poiché su di essa anche i cattivi sono costretti ad insegnare cose utili e sante.
In realtà le cose che insegnano non sono loro ma di Dio, il quale ha stabilito sulla cattedra dell'unità la vera dottrina.
Per quanto Egli, il verace, anzi la verità in persona, a proposito dei maestri che razzolano male e predicano il bene voluto da Dio, dice: Fate quel che dicono e non quel che fanno, poiché dicono ma non fanno. ( Mt 23,3 )
Non avrebbe certo detto: Non fate quel che fanno, se non apparisse evidente la loro cattiva condotta.
Per concludere, evitiamo di perderci in un malefico scisma a causa d'individui malvagi, sebbene possiamo dimostrare, qualora lo vogliate, che i vostri antenati non furono esecratori d'individui malvagi ma accusatori di persone innocenti.
Ma chiunque essi fossero e qualunque fosse la loro condotta, lasciamo ad essi di portare i propri fardelli.
Ecco: abbiamo in comune le Scritture, nelle quali riconosciamo non solo Cristo ma pure la Chiesa.
Se riconoscete vero Cristo perché non riconoscete vera pure la Chiesa?
Se, persuasi della verità delle Scritture, credete in Cristo, che non vedete coi vostri occhi ma ne leggete le prove nella Scrittura, perché negate la Chiesa, di cui non solo leggete le prove nella Scrittura ma che vedete pure coi vostri occhi?
Col dirvi queste verità e invitandovi insistentemente al bene della pace dell'anima e della carità, vi siamo diventati nemici e ci mandate a dire che ci ucciderete, perché vi diciamo la verità e perché non vi permettiamo - per quanto ci è possibile - di perire nell'errore.
Dio però ci liberi da voi uccidendo dentro di voi l'errore, in modo che godiate con noi della verità. Amen.
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