Alla radice della missione |
Lo Sviluppo del tema
3. La missione dello Spirito Santo
5. Come cercare di attuare la missione della Chiesa
Come ci viene ricordato nella lettera "Costruire insieme","la missione prima di essere un compito da realizzare, è un amore da accogliere" ( Costruire insieme p. 20 ).
C'è dunque una dimensione contemplativa che precede e sostiene qualsiasi impegno missionario.
"Il missionario deve essere ‘un contemplativo in azione".
Egli trova risposta ai problemi nella luce della Parola di Dio e nella preghiera personale e comunitaria …
Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunciare Cristo in modo credibile" ( RM. 91 ).
Nella contemplazione e nell'ascolto della Parola di Dio assume un volto preciso quella che è la radice della missione cristiana: Dio che è Trinità e che per amore, liberamente e gratuitamente si è voluto comunicare, donare pienamente attraverso il Figlio fattosi uomo, Gesù Cristo, "Parola di Dio" rivolta all'umanità intera in un gesto di amore.
Il donarsi al mondo attraverso il mistero della sua morte e risurrezione permette a chi è unito a lui, per opera dello Spirito Santo, di condividere il suo stesso modo di essere e di agire.
Alla radice della missione della Chiesa c'è dunque la comunione trinitaria da cui la missione scaturisce "come un'esigenza interna di Dio perché egli è amore: è comunione d'amore delle tre Persone che si effonde liberamente ad extra, verso le creature … Dio viene fuori dalla sua comunione, dona tutto, non trattiene nulla.
Egli dà il suo Figlio.. e manda lo Spirito" ( cfr testo allegato ).
Provando a entrare con la povertà delle parole umane dentro il mistero trinitario, è possibile cogliere alcuni aspetti che caratterizzano la missione delle persone della Trinità e quella della Chiesa: "il supremo modello e principio della Chiesa … è nella Trinità delle persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo" ( UR 2 ).
La missione che il Padre affida al Figlio è quella di "raccogliere e accogliere nella comunione gli uomini isolati, peccatori, non riconciliati".
Per questo Gesù convoca attorno a sé un "piccolo gregge" ( Lc 12,32 ): una comunità di discepoli, uomini e donne, che ha come unico padre il Padre del cielo ( Mt 23,8-12 ), che vive in un servizio reciproco ( Mc 10,42-44 ), che trova in Gesù che lava i piedi, il segno più alto ( Gv 13,12-14 ).
A questa famiglia umana, segno del nuovo Israele, Gesù affida come suo testamento il comandamento dell'amore reciproco ( Gv 13,34; Gv 5,12 ).
La missione di Gesù è quella di portare la Trinità sulla terra e la terra nella Trinità, di far partecipare della comunione che esiste "tra il Padre e il Figlio" ( RM 23 ).
La sua morte in croce distrugge il muro di separazione tra i popoli, riconciliando tutti nell'unità ( Ef 2,14-16 ) e realizzando la finalità della sua missione: "radunare insieme nell'unità i figli dispersi di Dio" ( Gv 11,49-52 ).
Gesù attua questa intenzione del Padre attraverso la via dell'abbassamento e dell'umiliazione, condividendo profondamente l'esperienza umana "escluso il peccato" ( Eb 4,15 ) e mostrando una capacità di compassione straordinaria verso i poveri e i sofferenti ( Mt 11,28-30; Mt 14,14; Mt 15,32 )
La missione dello Spirito si pone in continuità con l'opera di Cristo: viene per attuare l'unità da lui operata.
Effuso sui discepoli riuniti nel Cenacolo, ha dato visibilità alla Chiesa, che fin dal primo momento si definisce fraternità e comunione nell'unità di un solo cuore e una sola anima ( At 4,32 ).
Il frutto della Pentecoste ( At 2,1-11 ) è la nascita del nuovo Popolo di Dio, caratterizzato dalla comunione e dalla varietà di "doni gerarchici e carismatici" ( Ef 4,11-12 ):
"Lo Spirito Santo che abita nei credenti e riempie e regge tutta la Chiesa, produce questa meravigliosa comunione dei fedeli e li unisce tutti così intimamente in Cristo, da essere il principio dell'unità della Chiesa.
Egli realizza la diversità di grazie e di ministeri" ( UR 2 ).
La missione della Chiesa si pone a sua volta in sintonia col disegno del Padre e in continuità con l'opera di Cristo e dello Spirito.
L'obiettivo del suo annuncio missionario è l'attuazione della comunione trinitaria tra gli uomini "per condurli con l'esempio della vita" con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo" ( Ad gentes 5 ).
È essenziale ribadire oggi queste verità perché lo stile missionario diventi conforme a quello del Servo di Dio di cui essa stessa è serva:
"la Chiesa umile e serva, che scende accanto agli uomini, soffrendo con loro in ogni loro debolezza, può trasmettere davvero il Verbo della vita fino a far rinascere la speranza e la gioia nei cuori degli uomini" ( CEI, n. 64 )
La prima preoccupazione non deve andare alle iniziative da prendere quanto piuttosto disporsi a mettere a fuoco quelle disponibilità interiori del cuore che permettano di essere veri missionari.
Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, ci avverte: "viviamo in un tempo in cui, la vita ecclesiale, dominata dall’ansia pastorale ha assunto l’idea che l’esperienza di fede corrisponde all’impegno nel mondo piuttosto che all’accesso a una relazione personale con Dio, vissuta in un contesto comunitario, radicata nell’ascolto della Parola di Dio contenuta nella Scritture, plasmata dall’Eucarestia e articolata in una vita di fede, di speranza e di carità" (E. BIANCHI, Le parole della spiritualità. Per un lessico della vita interiore, Milano Rizzoli,199,15).
Vogliamo ricordare allora alcuni atteggiamenti che ci sembrano coerenti con quanto siamo andati fin qui dicendo e che, sostanzialmente si possono ridurre ai seguenti:
- essere in sintonia con colui che chiama la sua Chiesa all’opera perché il Regno di Dio, già vivo e operante in mezzo a noi ( Lc 16,21 ), "venga" e "sia santificato il suo nome" ( Mt 6,9-10 );
- maturare con umiltà e fiducia nella "logica del seme" che cresce adagio, secondo ritmi spesso non prevedibili e programmabili ma che, nello stesso tempo, è "germe e l’inizio del Regno". Saranno gli "umili" e i "piccoli" a regnare ( Mt 5,3-12 );
- accogliere i bisogni e le necessità delle persone, senza lasciarsene imprigionare ma partendo da lì per attivare cammini aperti verso l’incontro con Gesù e che favoriscano spazi ( dentro e fuori la comunità cristiana ) e tempi ( in particolare la domenica, il giorno del Signore ) precisi per attivare tale incontro;
- riconoscere che la famiglia - come "chiesa domestica" partecipe della missione della Chiesa - è la prima via dell’evangelizzazione e, quindi non deve essere assente nel processo di evangelizzazione.
Non si realizza come propaganda, operazione di marketing, chiusura all’interno delle proprie parrocchie, nei piccoli gruppi, attivismo, andare alla ricerca delle ultime novità, e, tanto meno, nell’agire da soli, credersi autosufficienti, e ridurre l’annuncio della salvezza ad una paziente attesa, in solitudine, dell’aldilà e a farne diventare la Chiesa "sala d’attesa".
Si pensa ad un incontro di gruppo ai componenti del quale si possono porre le seguenti o altre simili domande:
Qual è la prima preoccupazione che emerge quando si discute sull’impegno di comunicare il vangelo a tutti?
Che cosa concretamente può significare per noi oggi l’essere "contemplativi in azione"?
Ripensando alla nostra esperienza proviamo ad scambiarci opportunità e difficoltà che oggi occorre tenere in seria considerazione per realizzare la missione.
Le risposte, opportunamente sintetizzate, verranno condivise in assemblea al termine dei lavori di gruppo.
Sostanzialmente si può orientare la decisione operativa dei partecipanti attraverso le seguenti domande - le stesse di tutte le tre schede, che riportiamo per comodità d’uso - invitando ciascuno a rispondere personalmente:
Che cosa mi ha colpito in questa riflessione ossia che cosa mi porto via?
Che cosa dirò alla comunità su questo argomento?
Che cosa mi impegno a fare nelle comunità di appartenenza e nella mia vita quotidiana?
Soltanto la preghiera e la vita di santità possono farci intuire quanto la missione della Chiesa sia radicata nella comunione trinitaria.
Ecco qualche esempio di preghiera in forma di invocazione o di racconto che ci rivela il cuore credente di persone ( un ebreo anonimo, un teologo, una Santa ) che, vissute in contesti diversi sia dentro la Chiesa cattolica che al di fuori, hanno attinto a piene mani alla "divina bontà" del Dio Trinità.
"Non dimenticare i cattivi"
( preghiera ritrovata fra gli averi personali di un ebreo, morto in un campo di concentramento )
"Signore, quando verrai nella Tua gloria, non ricordarti solo degli uomini di buona volontà.
Ricordati anche degli uomini di cattiva volontà.
E nel giorno del Giudizio, non ricordarti solo delle crudeltà, delle sevizie e delle violenze che hanno commesso: ricordati anche dei frutti che produciamo a causa di ciò che essi ci hanno fatto.
Ricordati della pazienza, del coraggio, della fratellanza, dell'umiltà, della grandezza d'animo e della fedeltà, che i nostri boia hanno finito per ridestare nelle nostre anime.
Permetti allora, Signore, che i frutti da noi prodotti possano servire per salvare le anime degli uomini di cattiva volontà".
( Corriere della sera", 27.11.200l, 39 ).
"Vedere Cristo" di Romano Guardini
"Padre, donami occhi che siano capaci di vedere Cristo; orecchi che capiscano la sua parola; un cuore che sia commosso dal suo amore, e insegnami a porre fidente la mia mano nella sua.
Cristo è la "luce del mondo", ma anche "il segno di contraddizione".
E lo è per ciascuno di noi.
Tutti siamo in pericolo di scandalo; tocca tu il nostro intimo e sveglia in noi il tuo volere, affinché possiamo sostenere la prova.
Insegnami a conoscere il segreto della redenzione.
Fammi intuire che cosa comanda la fede.
Nell'incontro col tuo Figlio Gesù Cristo rinnovami.
Spirito Santo, donami il coraggio che si rallegra del divino rischio perennemente ricominciante e si perfeziona attraverso tutte le tentazioni.
( Da "Una preghiera per ogni giorno", Paoline 1990 )
"Il cuore della Chiesa" ( S. Teresa di Lisieux )
"Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore.
Capii che solo l'amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue.
Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore è eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione.
La mia vocazione è l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà"
( Autobiografia di santa Teresa di Gesù Bambino ).