Noi e la città |
La Chiesa che vive in Torino sa di avere la responsabilità di rendere presente oggi, in questa città e in questo territorio, alle persone tutte del nostro tempo, il messaggio e la Persona di Gesù.
Perciò, come ho già detto, con umiltà e senza arroganza, senza la pretesa di imporre qualcosa, ma con la convinzione di avere un dono specifico da offrire, la Chiesa torinese, Vescovo e fedeli, invita tutti a confrontarsi senza pregiudizi e senza paure con Gesù Cristo e il suo messaggio.
I cattolici che vivono in questa città non si sentono estranei ai problemi esistenziali delle persone, ma sanno che "l'incarnazione del Figlio di Dio e la salvezza che Egli ha operato con la sua morte e risurrezione sono il vero criterio per giudicare la realtà temporale e ogni progetto che mira a rendere la vita dell'uomo sempre più umana" ( IM 1 ).
Il messaggio cristiano infatti non aliena le persone proiettandole unicamente sul futuro "escatologico", cioè quello definitivo, dimenticando l'oggi "antropologico", cioè la realtà terrena in cui siamo chiamati a vivere, ma aiuta l'uomo a realizzarsi in pienezza nelle aspirazioni più profonde della sua umanità.
Noi siamo dunque parte della città, come tutti, ma sentiamo che la nostra appartenenza alla città è a vantaggio di tutti.
È desiderabile che siamo presenti ovunque, anche nella vita politica, e soprattutto dove occorre impegnarsi per la verità e la libertà delle persone e per la giustizia nella rete dei rapporti sociali, che costituiscono la città viva.
La nostra è presenza di attenzione, talvolta di funzione critica, fatta sempre con amore evangelico, è presenza di supplenza operativa, di dialogo con le istituzioni al fine di dare pratica e benefica rilevanza al messaggio cristiano.
La nostra comunità cristiana si sente in premuroso ascolto di tutte le voci che giungono ad essa da questa città:
- la voce degli uomini di cultura, dell'impresa e del lavoro;
- la voce degli esperti della comunicazione sociale;
- la voce di coloro che vivono nell'emergenza quotidiana, come i poveri, i disoccupati, gli immigrati e i sofferenti di ogni specie;
- e soprattutto la voce di coloro che rappresentano le istituzioni civili e che hanno una più grande responsabilità nel realizzare un ambiente di vita dove tutti si sentano accolti, rispettati, incoraggiati.
Il nostro non è un ascolto passivo o strumentale.
Vuole tradursi in gesti concreti di collaborazione e di servizio.
Desideriamo lavorare insieme con tutti, nel rispetto di un'autonomia delle reciproche responsabilità, per costruire il vero progresso civile e spirituale che raggiunga tutti in modo equo, senza lasciare indietro nessuna categoria di persone.
Il mio atto di amore per questa nostra città si esprime con una sincera invocazione su di essa della benedizione del Signore:
"Ti benedica il Signore e ti protegga,
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace" ( Nm 6,24-26 ).