Abacuc |
Il libro di Abacuc è presentato come un "oracolo ricevuto in visione dal profeta" ( 1,1 ).
Esso però contiene anche una lunga preghiera.
Nella prima parte gli oracoli del Signore sono una risposta alle domande del profeta; nella seconda invece sono rivolti direttamente a uditori non precisati ( i nemici di Giuda o forse i suoi stessi abitanti ).
Il brano più noto di Abacuc è 2,4, il versetto ripreso da Paolo per affermare la tesi della giustificazione mediante la fede in Gesù Cristo ( Rm 1,17; Gal 3,11 ).
Dialogo tra Abacuc e il Signore ( 1,1-2,4 )
Oracoli di minaccia ( 2,5-20 )
Preghiera di Abacuc ( 3,1-19 ).
Nel messaggio del libro di Abacuc sta in primo piano la contrapposizione tra giusti e peccatori, vista nella prospettiva della giustizia divina.
Di fronte al dominio e alla violenza degli empi, il silenzio di Dio e la sua apparente indifferenza sono il motivo del lamento e della supplica del profeta.
La risposta definitiva di Dio si ha in 2,4: il giusto vivrà, mentre l'empio soccombe.
Fondandosi su questa certezza, il profeta proclama la rovina e il castigo per i malvagi.
Scioglie poi un inno che esalta l'intervento potente di Dio nella storia degli uomini, per la salvezza del suo popolo.
Non si hanno notizie su Abacuc.
Il tono liturgico di buona parte del libro fa pensare che egli avesse familiarità con le celebrazioni nel tempio di Gerusalemme.
Il libro fu probabilmente composto verso la fine del VII sec. a.C.
Non è facile determinare i destinatari delle parole di Abacuc, dato che non sono mai menzionati esplicitamente.
Il riferimento ai "Caldei" ( cioè ai Babilonesi ) come esecutori del giudizio divino ( 1,6 ) fa pensare che gli empi di cui si parla all'inizio siano gli stessi abitanti di Giuda, forse i capi del popolo; ma questi esecutori potrebbero essere anche gli Assiri.
Gli altri oracoli, però, sembrano indirizzati contro i nemici d'Israele, quindi gli stessi Caldei o gli Assiri.
In ogni caso, il messaggio di Abacuc è una parola di consolazione e di speranza per gli Ebrei fedeli al Signore.
Un profeta Abacuc viene menzionato in Dn 14,33-39, ma probabilmente non ha nulla in comune con il profeta a cui è legato il nostro libro.
Per molti aspetti e anche per collocazione cronologica il libretto di Abacuc è simile a quello di Nahum ( Abacuc sembra corrispondere all'assiro Hambaququ, nome di una pianta ).
Sulla persona del profeta si sa ben poco: era probabilmente un figlio di profeti, ossia appartenente a una « associazione profetica » ( 1,1; 3,1 ); ebbe visioni ( 2,1ss ) che mise in iscritto.
Il libro che porta il suo nome contiene in una prima parte ( cc. 1-2 ) vaticini contro empi, ingiusti, violenti, come se si trattasse di fatti individuali e privati, mentre da chiari riferimenti ( 1,14.17; 2,5 ) si capisce che con quelle espressioni s'intendono grandi fatti politici e militari; la seconda parte, intitolata Preghiera del profeta Abacuc ( 3,1 ), contiene un vero e proprio salmo su lotte e vittorie di Jahve ( in stile celebrativo e visionistico ), anch'esse in definitiva relative a fatti della storia del popolo ebraico.
I riferimenti ai fatti sono cosi generici, che i Caldei di cui il testo fa il nome sono stati identificati in svariate entità storielle: Sciti, Assiri, Persiani, Greco-Macedoni ( Alessandro ), Seleucidi.
L'identificazione nei Caldei ( = Babilonesi ) di Nabopolassar e Nabucodonosor, che distruggono l'Assiria e si formano un nuovo grande impero, passando in seguito anche in Palestina ( assedio di Gerusalemme e grandi deportazioni ) forse rende ragione insieme di quel nome e dell'ambientazione storica.
Letterariamente Abacuc è assai originale: la prima parte contiene due « Lamentazioni » del profeta a motivo della dura situazione che attraversa ( 1,2-4; 1,12-17 ), a ognuna delle quali segue una risposta di Dio ( 1,5-11; 2,1-5 ), che consola il profeta e gli fa intendere le ragioni superiori della sua giustizia; e una serie di « Maledizioni » ( Guai… ), con cui i giudizi su colpe e punizioni vengono ripresi e approfonditi.
Forse il complesso dei cinque pezzi: lamento, risposta, lamento, risposta, minacce, forma un complesso unitario, come un rito ( « Liturgia profetica » ), avente un suo valore come composizione a sé.
Nella Preghiera ( c. 3 ) la poesia eleva il tono con immagini che al complesso danno il senso di un quadro grandioso e forse formano un ultimo momento nella solenne « Liturgia » precedente.
Non c'è ragione di dubitare del carattere unitario del libro e della sua attribuzione all'A. indicato dalla tradizione in un profeta, Abacuc.
Don Federico Tartaglia
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