Michea

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G. Rinaldi

Michea ( in ebraico significa chi è come Jahve? ), di Moreshet presso Gerusalemme, secondo il primo v. del libro, fa profeta al tempo dei re di Giuda Jotam, Akhaz ed Ezechia: quindi un poco più giovane di Isaia, con gli oracoli del quale quelli di Michea hanno affinità.

La figura del profeta si affaccia qualche volta tra i suoi oracoli: in 2,6-11 e 3,5-8 egli si trova davanti avversari ai quali risponde: dal complesso sembra si possa ricavare che egli non aveva nulla a che fare con i « professionisti » del profetismo nella nota corporazione dei figli dei profeti.

Sembra si distinguano nel libro due collezioni, contenenti oracoli minacciosi e rimproveri ( cc. 1-3 e 6-7 ), separati da oracoli vari a carattere ottimistico, o di salvezza ( cc. 4-5 ).

I rimproveri si riferiscono all'idolatria ( 1,2-7 ), all'avarizia e ingordigia di coloro che si chiamerebbero oggi « i signori » ( 2,1-5.8-10; 3,1-5 ), alla corruzione nelle pubbliche amministrazioni ( 3,9-12; 7,3 ), ecc.

Stilisticamente si distinguono i due processi profetici, tra Dio e il popolo d'Israele, composizioni tipiche di quella forma ( 1,2-7; 6,1-8 ).

La parte di salvezza contiene oracoli di promessa e di conforto, tra cui bellissimi quelli della nascita del Messia davidico di Betlemme ( 5,1ss ).

Michea è un maestro di vita spirituale per alcuni pensieri che sono tra i più profondi di religiosa pietà di tutto l'A. T. : specialmente 6,8 e 7,7.

Quest'ultimo v. sembra la conclusione del libro di Michea vero e proprio: quello che segue ( 7,8-20 ) ha i caratteri delle composizioni, i pensieri e lo sfondo storico del giudaismo dopo l'esilio.

Conferenze

Don Federico Tartaglia

Libro di Michea

Don Claudio Doglio

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