Osea |
La predicazione di Osea insiste sull'infedeltà del popolo, che ha dimenticato e tradito il suo Dio.
Nei primi capitoli del libro questo tema è sviluppato con la metafora del matrimonio tra Dio e Israele ( in particolare 1,2-3,5 ); ma questa metafora ritorna poi anche in tutti gli altri oracoli.
Sono spesso oracoli di minaccia, che annunciano il castigo inevitabile per un popolo che non vuole convertirsi.
Vi si trovano tuttavia anche parole di salvezza, che prospettano la possibilità di un nuovo inizio nelle relazioni fra Dio e Israele ( 11,8-9 ).
L'originale e ardita metafora del rapporto nuziale, per descrivere la relazione fra Dio e il popolo, è forse la parte del libro che ha avuto maggiore risonanza nella tradizione cristiana.
Il matrimonio di Osea e la relazione fra Dio e il suo popolo ( 1,1-3,5 )
Oracoli rivolti ai sacerdoti, ai capi e al popolo ( 4,1-14,10 ).
Una delle caratteristiche di Osea è l'abbondanza di immagini, figure e metafore utilizzate per presentare il suo messaggio.
Le più famose sono appunto quella del rapporto sponsale fra YHWH e Israele e quella della paternità di Dio ( c. 11 ).
Il profeta si scaglia soprattutto contro la confusione religiosa del suo tempo: sembra infatti che il culto di Baal fosse accostato senza problemi al culto di YHWH.
La mancata consapevolezza dell'unicità del rapporto tra Israele e Dio è anche la causa del declino politico del paese: non ci si affida più al Signore, ma ai rapporti di forza, ai giochi di potere.
Per sintetizzare i comportamenti del popolo Osea dice che essi "hanno violato l'alleanza".
Il pensiero di Osea è vicino a quello del Deuteronomio e della scuola deuteronomistica.
Le notizie che possediamo sul profeta Osea sono scarse.
Il suo linguaggio elevato, pieno di immagini e metafore, fa supporre che fosse uomo di buona cultura.
Si discute se il matrimonio, narrato nei cc. 1-3, sia da intendere come un evento reale, interpretato simbolicamente, o come un racconto puramente metaforico.
Destinatari delle parole di Osea erano gli abitanti dei territori settentrionali, cioè del regno d'Israele con capitale Samaria.
Gli anni in cui egli predicò, tra il 750 e il 725 a.C., furono politicamente turbolenti, segnati dall'espansione della potenza assira, che portò, nel 722, alla distruzione di Samaria, alla deportazione di parte della popolazione e alla trasformazione del regno in una provincia dell'impero assiro.
Gli oracoli di Osea furono forse raccolti da qualche suo discepolo.
Dopo la caduta di Samaria, furono conservati e tramandati nel regno di Giuda, rimasto indipendente, e adattati alla nuova situazione.
Il presente libro contiene i 12 profeti minori, messi insieme tra la fine del sec. IV e il principio del II a. C.
L'ordine dei 12 libri nella Bibbia ebraica è il seguente: anzitutto i più antichi della serie, cioè Amos e Osea, del sec. VIII ( Osea precede perché più lungo; è inserito Gioele, che però non ha indicazione di tempo, segue Amos ), poi Abdia e Giona, il primo ritenuto da alcuni assai antico, l'altro antico come personaggio ( 2 Re 14,25 ), e Michea, del sec. VIII-VII; in seguito i tre dell'epoca assira: Nahum, Abacuc e Sofonia; infine i tre dopo l'esilio: Aggeo, Zaccaria, Malachia.
Noi terremo qui quest'ordine, seguito anche dalla Bibbia latina, benché sia possibile trovarne uno migliore, per esempio quello della versione greca.
Si può dire che, in complesso, gli scritti contenuti in questo libro si estendono approssimativamente su tre secoli, dal 760 al 450 a. C. ca.
Si chiamano « profeti minori » dal tempo di S. Agostino ( De Civ. Dei, 18,29 ) a motivo della minore estensione dei loro libri in confronto a Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele.
Osea
Osea, figlio di Beeri, esercitò il ministero profetico nel regno d'Israele al tempo di Geroboamo II e dei suoi successori, probabilmente per un quarto di secolo, tra il 750 e il 725 ca., e forse qualche anno più oltre.
Certo presenti, ma potrebbe anche aver visto, la fine della sua povera patria, invasa dagli Assiri ( fine di Samaria, 722 ).
Un annuncio come quello di 11,11 - ritorno degli esuli - si comprende meglio dopo la caduta di Samaria che non prima.
Anche la rovina generale e fine del regno di 13,9-11 è una situazione che si comprende meglio in relazione a fatti, come quelli del 722 a. C.
Comunque Osea fu uno dei vaticinatori di quella dolorosa fine: ma in modo cosi complesso e con tanta ricchezza di motivi, che solo la lettura del libro potrà dame pienamente conto.
Le conoscenze che egli mostra della vita e degli atteggiamenti etico-religiosi dei connazionali, fanno pensare che egli provenisse da un ambiente in cui l'antico strato cananeo aveva conservato molto della sua conformazione di fronte al secondo dei due elementi di cui constava essenzialmente Israele, ossia il gruppo nomade aramaico, che conosce pure bene.
Del primo Osea sa anzitutto le tendenze religiose, del secondo le tradizioni che risalgono all'età mosaica e patriarcale, di cui, anzi, fuori del Pentateuco, Osea è uno dei migliori testimoni.
Osea dovette avere un temperamento di eccezionale ricchezza affettiva e forse potremmo perfino dire passionale; anzi, probabilmente di alcune esperienze private del profeta in questo senso, elevate, sublimate, divenute mezzo di conoscenza religiosa universale, Dio si servi per affidare a Osca il tipico messaggio che egli ha da portare agli uomini: nel fatto del suo matrimonio ( cc. 1-3 ), con cui probabilmente si inizia la carriera profetica di Osea, nell'insistenza con cui molte volte ( e con termini vari ) parla dell'amore di Dio per il suo popolo e dell'amore che Dio domanda al popolo stesso, fino alle delicate immagini dell'amore di padre e figli ( 11,1-3 ) e della compassione per gli ammali sofferenti ( 11,4; 13,4-7 ).
L'amore è come un ultimo appello che la misericordia di Dio lancia a Israele, perché vi si aggrappi come a un'ancora e così si salvi.
Del resto più spesso, in considerazione dei vizi che Osea spesso enumera ( con terminologia che mostra relazione diretta con la legge morale ebraica più antica, il Decalogo: 4,2 e note ) e tra cui pochi sono i motivi di ravvedimento, annuncia castighi, in sostanza la fine d'Israele nella guerra, nelle invasioni, nel decadimento demografico.
Nel libro si distinguono due parti.
La prima ( cc. 1-3 ) contiene il messaggio derivante dal fatto del matrimonio ed è assai complicato, forse elaborato con fini artistici (come Gen 1, Am 1-2, Mt 1 ); ossia
1) il racconto del matrimonio in 3a persona ( c. 1) con aggiunta una spiegazione ( 2,1-3 ),
2) il racconto dello stesso fatto ( autobiografico ) in 1a persona ( 3,1-3 ), con una spiegazione ( 3,4-5 ),
3) in mezzo una raccoltina di oracoli che enunciano i temi generali della missione di Osea e sono concettualmente ben collegati con il fatto del matrimonio.
Il resto del libro ( cc. 4-14 ) contiene oracoli, in cui si possono distinguere collezioni minori, ma non chiaramente, tanto che tutto può ben essere considerato una serie amorfa di brani indipendenti.
Purtroppo il testo è in cattive condizioni: spesso l'interpretazione deve ricorrere al confronto con antichi traduttori e anche alla congettura.
Ma forse anche invece che lunghi brani, conformati sugli schemi noti dei profeti; molte volte abbiamo solo frammenti o composizioni affatto libere, in cui Osea si esprimeva in modo indipendente dalle convenzioni e con una certa estemporaneità.
È uno dei libri più ricchi di suggerimenti religiosi, per chi sappia ben penetrare nella storia, vedere i fini dei messaggi profetici e le ragioni della preferenza per l'una o l'altra espressione: e più che di dottrine Osea è ricco di sentimenti e di stati d'animo, con cui il lettore deve cercare di immedesimarsi, per poterne godere la freschezza e il profondo valore spirituale.
Don Federico Tartaglia
Don Claudio Doglio
Don Francesco Cosentino
Guido Benzi
L. Popko
Indice |