Questa è una domanda difficile, perché la Bibbia non ci dà una risposta esplicita e chiara.
Quando la Bibbia risponde alle nostre domande, è chiara e vera, ma non risponde a tutte le nostre domande, o perché non ci serve sapere la risposta o perché non siamo in grado di capire completamente la risposta.
Credo che la domanda dello stato dei salvati sia in tutte e due queste categorie.
Dobbiamo sapere che saremo protetti da Dio e in attesa della nostra glorificazione quando Gesù ritornerà, ma i dettagli del nostro stato non ci aiutano a fidarci di Dio adesso, e potrebbero addirittura distrarci.
Inoltre, l'esistenza dopo la morte, in qualsiasi forma che sia, sarà così diversa da quella che sperimentiamo adesso che è impossibile comprendere bene come sarà mentre siamo creature finite e separate da Dio dalla nostra ribellione a lui.
Nonostante questo, il Nuovo Testamento dà alcune indicazioni.
Però, le indicazioni vanno in due direzioni diverse.
Da una parte, che non saremo coscienti dopo la morte, e ci "sveglieremo" quando Gesù ritorna; dall'altra parte, che saremo con Dio in qualche modo ( ma senza corpo ) fino al ritorno di Gesù.
Per la non consapevolezza dopo la morte, ci sono brani che parlano della morte come un sonno ( Mt 9,24; At 7,60; 1 Ts 4,13-15 ).
Però potrebbero essere semplicemente un modo di dire per essere morti, in quanto i morti assomigliano alle persone addormentate, e non un'affermazione teologica.
Per la consapevolezza nella presenza di Dio, ci sono Lc 16,19-31; Lc 23,43; 2 Cor 5,8; Fil 1,23; Ap 6,9.
Però il primo brano è una parabola, ed è pericoloso cercare di trarre una dottrina dai dettagli del racconto di una parabola, se non è il punto principale della parabola.
Inoltre, insegnerebbero la consapevolezza anche dei non salvati, di cui c'è poca evidenza nella Bibbia.
Lc 23,43 è più chiaro, ma comunque non senza problemi: se Gesù è rimasto nella tomba tre giorni, come poteva il ladrone essere con lui in paradiso "oggi"?
Solo se è oggi dal punto di riferimento del ladrone, cioè subito dopo la morte avrebbe sperimentato la presenza di Gesù, anche se passava del tempo nel punto di riferimento della storia e di Gesù.
Sicuramente tre giorni passarono, ma se dobbiamo interpretare il versetto in questo modo, forse sono passati ancora migliaia di anni, e dovrà aspettare fino al ritorno di Gesù. Una spiegazione alternativa è che il corpo di Gesù rimase nella tomba, ma la sua anima andò dal Padre ( Lc 23,46 ) per quei tre giorni, dopo cui fu riunito con il suo corpo.
Ma ciò toglierebbe dal fatto che il Figlio sperimentò completamente la morte per noi, se non la sperimentò anche nell'anima.
2 Cor 5,8 e Fil 1,23 parlano di partire dal corpo per essere con Cristo, però non indicano quanto tempo passa (dal punto di riferimento della storia, anche se per Paolo sarebbe sembrato subito) fra questi due eventi.
Infine, in Ap 6,9-11 c'è la visione dei martiri che parlano con Dio mentre aspettano la fine del mondo.
Ma, come quasi tutto il libro dell'Apocalisse, è una visione, e forse rappresenta la verità piuttosto di descrivere la verità.
Un'altra considerazione è quello che succederà al ritorno di Gesù, secondo 1 Ts 4,15-17; 1 Ts 3,13.
Prima i morti sono risuscitati per essere con Gesù, che viene con questi santi per prendere i viventi con loro.
Però, anche qui c'è ambiguità: i morti possono essere incoscienti fino a questa risurrezione, oppure le loro anime sono già con Gesù e c'è la risurrezione del loro corpo che viene riunito con l'anima, prima di prendere i viventi, in cui l'anima e il corpo sono ancora uniti.
Infine, dobbiamo anche considerare alcuni riferimenti nei Vangeli ad alcuni personaggi dell'Antico Testamento.
Alla trasfigurazione di Gesù, Mosè e Elia apparvero in gloria ( Mt 17,3; Mc 9,4; Lc 9,30-31 ).
Però, Elia non morì ( 2 Re 2,11 ), per cui il suo caso è speciale.
Mosè invece morì (anche se non fu mai trovato il suo cadavere), e per questo non aveva più un corpo al tempo della trasfigurazione, anche se il suo spirito fosse con Dio.
Non poteva avere un corpo nuovo, perché doveva aspettare la risurrezione di Gesù ( 1 Cor 15,22-23 ).
Forse aveva solo la sembianza di un corpo, non lo possiamo sapere. Inoltre, in un dibattito sulla risurrezione, un punto fondamentale di Gesù era che il Dio d'Abraamo, d'Isacco e di Giacobbe era il Dio dei vivi ( Mt 22,32; Mc 12,26-27; Lc 20,37-38 ).
È naturale interpretare questo versetto nel senso che Abraamo, Isacco e Giacobbe erano vivi quando Gesù lo disse, ma non è necessario per il ragionamento di Gesù.
Bastava che Dio, essendo il Dio dei vivi non dei morti, non li avrebbe lasciati nella tomba ma che avrebbe ridato loro la vita, con la risurrezione.
Forse Luca interpretava l'affermazione in questo senso che scrisse "perché per lui tutti vivono".
Se è difficile avere una chiara risposta dal Nuovo Testamento, è ancora più difficile nell'Antico Testamento.
Anche se la vita dopo la morte è insegnata dall'Antico Testamento (vedi il commento su Daniele 12,2 ), c'è meno enfasi sul fatto e meno spiegazione in confronto con il Nuovo.
Se l'Antico Testamento parla di meno della destinazione finale dei salvati, tanto più dello stato intermedio, siccome gli autori non avevano ancora visto la risurrezione di Gesù.
Spesso questo stato intermedio è chiamato il soggiorno dei morti (nella Nuova Riveduta; la parola ebraica che altre versioni usano è Sceol, la parola greca corrispondente che troviamo nel Nuovo Testamento è Ades).
Ma non sempre lo Sceol è usato nello stesso senso.
A volte è un sinonimo per la tomba ( Gen 37,35; Gen 42,38; Gen 44,29.31; Sal 16,10; Is 38,10; At 2,27,31 ),
a volte è lo stato di morte ( 1 Sam 2,6; Sal 89,48; Pr 9,18; Ap 20,13 ),
a volte il potere della morte ( Mt 16,18; Ap 1,18; Ap 6,8; Ap 20,14 ),
e a volte è un luogo di castigo solo per i non salvati ( Dt 32,22; Sal 9,17; Pr 5,5; Pr 7,27; Pr 15,24; Pr 23,14; Mt 11,23; Lc 10,15; Lc 16,23,28 ).
Quindi quando leggiamo che nello Sceol, nella tomba o nella morte non c'è memoria né lode di Dio ( Sal 6,5; Sal 30,9; Sal 115,17; Qo 9,5; Is 38,18 ), non dobbiamo necessariamente dedurre che non ci sarà un'esistenza cosciente fra la morte e la risurrezione.
Potrebbe essere solo che secondo la loro comprensione limitata della morte, il cadavere nella tomba non era in rapporto con Dio - che è vero anche nel Nuovo Testamento.
Quello che fa lo spirito fra la morte e la risurrezione era un'altra questione, a cui non potevano dare una risposta.
In altre parole, che non ci sia memoria nella tomba è ovvio; ma forse il morto in realtà non è più nella tomba.
Personalmente, dopo aver letto tutti questi brani, penso che lo spirito vada a Dio in attesa della riunificazione con il corpo al ritorno di Gesù.
Ma non sono convinto, e non sarei sorpreso se mi sbaglio.
Ma sono convinto di quello che Dio vuole che io sappia e che mi ha detto.
Che dovunque andrò io fra la morte e la risurrezione, Gesù ci è già andato, e mi guiderà attraverso "la valle dell'ombra della morte", per cui non temo niente ( Sal 23,4 ).
Scoprirò quello che non posso capire in questa vita quando sarò passato alla presenza di Dio.