Matteo ha una caratteristica strana di raddoppiare alcuni elementi in confronto con gli altri Vangeli:
Gesù guarì due indemoniati ( Mt 8,28 ) invece di uno ( Mc 5,2; Lc 8,27 );
due volte guarì due ciechi ( Mt 9,27; Mt 20,30 ) invece di uno ( Mc 10,46; Lc 18,35; però Mc 8,22 è una guarigione diversa );
e entrò a Gerusalemme su due asini ( Mt 21,2.7 ) invece di uno ( Mc 11,2.7; Lc 19,30.35; Gv 12,14 ).
Nessuno ha mai dato una buona spiegazione di questa caratteristica; sembra di essere casuale.
Ma conviene considerare tutti questi brani insieme.
In questi casi, Matteo racconta la situazione in modo più completo, cioè c'erano due uomini.
Gli altri scrittori concentrano l'attenzione su solo uno degli uomini, forse perché era più importante ( per esempio, forse Marco sapeva il nome di solo uno dei ciechi Mc 10,46 ) o per non confondere con dettagli non necessari.
In questo senso, gli altri racconti sono meno completi, ma non per questo sono sbagliati né contraddicono Matteo.
È come se dicessimo, "Ho visto Mario al supermercato oggi".
Abbiamo sicuramente visto anche altre persone, e forse anche la moglie di Mario era con lui, ma volevamo raccontare solo di Mario.
Nel caso dell'asino, possiamo capire perché Matteo raccontò di più.
Tutti gli scrittori dei Vangeli sono d'accordo che Gesù entrò in Gerusalemme su un puledro d'asino.
Ma Matteo aggiunse che c'era anche la madre del puledro ( forse per tranquillizzare il puledro, sopra cui nessuno era mai montato ), perché voleva sottolineare l'adempimento di Zc 9,9.
Marco e Luca, che non si riferirono alla profezia, semplificarono il racconto menzionando solo il puledro, senza negare la presenza di altri asini.
Giovanni invece accorcia la citazione di Zaccaria e menziona solo il puledro.