2 Pietro |
La seconda lettera di Pietro affronta una situazione drammatica.
Falsi maestri si erano introdotti nelle comunità cristiane dell'Asia Minore e insegnavano che l'universo è immutabile, deridendo quanti aspettavano la seconda venuta del Signore.
Giustificavano poi la loro condotta immorale, interpretando le Scritture a proprio favore.
L'autore della lettera rimprovera costoro con toni aspri ed esorta i fedeli a perseverare nella fede ( 1,10 ).
Dichiara che non si può parlare di ritardo della venuta del Signore, in quanto mille anni davanti a lui sono come un giorno solo ( Sal 90,4 ).
Ricorda che i beni di questo mondo sono provvisori, perché i cieli e la terra attuali "sono … riservati al fuoco per il giorno del giudizio" ( 3,7 ).
Bisogna invece coltivare la speranza nella promessa di "nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia" ( 3,13 ).
Saluto ( 1,1-2 )
Veri apostoli, falsi profeti ( 1,3-2,22 )
Nuovi cieli e una terra nuova ( 3,1-18 ).
A un primo sguardo, il genere dello scritto appare quello di una lettera; ma una lettera vera e propria avrebbe un tono meno generico e si concluderebbe con i saluti, non con un inno di lode.
La seconda di Pietro è una esortazione sotto forma di lettera e rientra nel genere dei discorsi di addio ( Gv 13-17; At 20,18-35; 2 Tm 4,1-5 ), nei quali gli ultimi tempi sono generalmente presentati come un periodo di grandi calamità.
È opinione generale che l'autore di 2 Pt non può essere stato l'apostolo Pietro.
Verso la fine del I sec. o, piuttosto, agli inizi del II sec., una persona autorevole della Chiesa ha raccolto, probabilmente a Roma, pensieri e messaggi riconducibili all'apostolo Pietro.
In ogni caso, anche 2 Pt è parola di Dio, come riconoscono unanimi tutte le Chiese.
I destinatari sono cristiani dell'Asia Minore, convertiti dal paganesimo.
Don Federico Tartaglia
Card. Gianfranco Ravasi
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