Questo versetto, ed anche 1 Gv 2,29; 1 Gv 4,7 che sono simili, se tolti dal loro contesto, sembrano di dire che chi fa del bene è, di conseguenza, da Dio.
Però, il contesto di queste lettere di Giovanni insegna l'ordine contrario: essere da Dio non è una conseguenza del fare del bene, ma il fare del bene è la conseguenza di essere da Dio.
In questo senso il fare del bene è un'evidenza di essere nati da Dio, ma non una prova.
Così in realtà ci sono persone che fanno il bene, ma non per questo possiamo dedurre che sono da Dio.
Superano il "test" di questi versetti, ma non gli altri menzionati nelle lettere di Giovanni, per esempio 1 Gv 4,2-3; 1 Gv 5,1.
I test servono soprattutto per distinguere falsi maestri cristiani da quelli veri, non per valutare quelli di altre religioni che non seguono Cristo.
La difficoltà poi per noi è in realtà se la nostra confessione di Gesù Cristo, la nostra fede e la nostra dottrina, sono coerenti con il nostro comportamento, con la nostra ubbidienza a Gesù e con il nostro amore per altri Cristiani.
Perché molti vivono credendo in tutte le cose giuste, ma non hanno una vita trasformata da Cristo.
Giovanni mette in dubbio il fatto che tali persone siano da Dio.