2 Corinzi |
La seconda lettera ai Corinzi ha soprattutto lo scopo di favorire la pace nella comunità di Corinto, sconvolta da alcuni avversari di Paolo i quali, durante la sua assenza, ne hanno messo in cattiva luce il lavoro apostolico e le stesse intenzioni.
Dopo il saluto, l'augurio e la preghiera di ringraziamento al "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" ( 1,3 ), l'apostolo informa brevemente sui pericoli mortali corsi da lui a Èfeso e subito passa a rispondere alle accuse di insincerità, che gli sono state rivolte ( 1,12-2,17 ).
Dopo questa autodifesa, Paolo sottolinea la grandezza del compito affidatogli di ambasciatore di Cristo e supplica i Corinzi: "Lasciatevi riconciliare con Dio" ( 5,20 ).
Insensibilmente, l'esortazione si trasforma in una struggente domanda di contraccambio negli affetti: "Accoglieteci nei vostri cuori!" ( 7,2 ).
L'apostolo passa poi a raccomandare la colletta per i cristiani di Gerusalemme ( 8,1-9,15 ).
E infine torna di nuovo a difendersi: questa volta dall'accusa di debolezza ( 10,1-13,10 ).
Brevissima e quasi inaspettata la conclusione ( 13,11-13 ).
La lettera è ricca di insegnamenti su aspetti importanti della fede, in particolare sulla redenzione, sull'apostolato e sulla escatologia.
Impreziosita di brani autobiografici, possiede, sparse qua e là, frasi dense e lapidarie, divenute lungo i secoli essenziali punti di riferimento per la riflessione cristiana ( ad esempio 3,6; 5,14; 8,9; 12,9 ).
Indirizzo, saluto e ringraziamento ( 1,1-11 )
Gli incidenti accaduti ( 1,12-7,16 )
Esortazione alla generosità ( 8,1-9,15 )
Autodifesa di Paolo ( 10,1-13,10 )
Raccomandazioni e saluti ( 13,11-13 ).
Lettera appassionata, la seconda ai Corinzi rende al vivo la personalità eccezionale dell'apostolo, la forza, la ricchezza e la varietà del suo linguaggio mentre esorta, insegna, si difende, rimprovera, accusa, richiama, supplica.
A volte il testo rimane enigmatico, perché oscuri sono per noi gli eventi cui fa riferimento.
Alcune ripetizioni e una certa disarmonia hanno fatto pensare che questo scritto contenga anche brani di precedenti lettere indirizzate da Paolo ai Corinzi: ad esempio il tratto da 6,14 a 7,1.
Paolo ha inviato questa lettera non molto dopo la prima, verso gli anni 56/57, probabilmente dalla Macedonia, in seguito alle drammatiche notizie ricevute riguardo alla comunità di Corinto.
Destinatari sono gli stessi della prima ai Corinzi, ma in una situazione diversa, che conosciamo solo vagamente.
Paolo ha avuto ( e forse ha ancora ) degli avversari nella comunità, che egli ha fondato con tante fatiche.
Qualcuno l'ha pubblicamente offeso ( 2,5 ).
Fra i cristiani di Corinto serpeggiano maldicenze, invidie, immoralità ( 12,20-21 ).
Taluni avversari dell'apostolo sembrano essere predicatori giudeo-cristiani ( 11,21-23 ).
Per ricostruire esattamente l'ambiente storico di questo scritto, mancano troppi elementi.
Alcune delle notizie storiche da esso forniteci mancano negli Atti.
Questi, ad esempio, parlano espressamente solo di due viaggi di Paolo a Corinto: quello della fondazione di quella comunità e un secondo, ambedue ricordati nella lettera.
Ma questa ci parla anche di un terzo viaggio ( 1,23-2,1; 12,14; 13,1s ) di cui non conosciamo ne le circostanze precise che lo determinarono né il tempo.
Qui viene menzionata ancora con insistenza ( 2,3.4.9; 7,8.9.12 ) una lettera scritta « tra molte lacrime, in grande afflizione e angoscia di cuore ».
Non sappiamo se Paolo si riferisca alla 1 Cor. o ad altra lettera.
Ancora, la nostra lettera parla spesso ( 2,5-10,7.12 ) di un « offensore » e di un « offeso ».
Anche in questo caso non sappiamo se riferirci al caso dell'incestuoso della 1 Cor 5 oppure a qualche altro fattaccio successo nel tempo che passa tra la 1 Cor. e la nostra.
Nelle note, volta per volta, il lettore troverà dilucidati questi brani oscuri.
Di assolutamente certo sappiamo solo che Paolo lasciò Efeso dopo la sommossa degli orefici ( At 19,23-40 ) ; si recò a Troade dove aspettò inutilmente ( 2 Cor 2,12-13 ) il ritorno di Tito mandato a Corinto per una missione importante, lo incontrò invece in Macedonia dove era andato ad aspettarlo ( 2 Cor 7,5-7 ).
Tito fu latore di buone notizie: la comunità di Corinto era tornata nella calma e « l'offensore » ( l'incestuoso o un altro ) era stato punito ( 2 Cor 1,6 ).
Paolo rimandò Tito a Corinto per organizzare la colletta per i poveri di Gerusalemme ( 8,16-24 ).
Circa la data della lettera i precedenti elementi ci orientano verso l'autunno del 57 o il principio del 58.
Non pare comunque che debba essere posto un lungo intervallo dalla 1 Cor.
La Macedonia dove Paolo s'incontrò con Tito può ben essere il luogo di composizione.
Nessuno più nega l'autenticità della lettera, mentre le discussioni sulla sua unità pare che non vogliano finire.
Si possono tralasciare 6,14-7,1 in quanto ormai non sollevano più tante difficoltà.
Per i cc. 8-9, solo una minoranza di critici ha dubitato della loro appartenenza alla presente lettera e le loro opinioni sono sorpassate.
Non si può dire lo stesso dei cc. 10-13.
Secondo un'antica ipotesi questi quattro capitoli sarebbero la lettera scritta nelle lacrime di cui si parla in 2,3.4.9; 7,8.9.12 e sarebbero quindi anteriori per tempo ai primi nove.
Il lettore potrà convincersi della improbabilità di questa opinione leggendo i detti capitoli.
Più che di lacrime essi sono pieni di collera, d'indignazione, di ironia.
Nessuna parola si fa « dell'offensore e dell'offeso » quantunque Paolo avesse pianto per l'offesa!
Secondo un'altra ipotesi i cc. 10-13 apparterrebbero a un'altra lettera di Paolo, perciò avremmo: un primo scritto attualmente perduto; un secondo, corrispondente alla 1 Cor. canonica; un terzo, la lettera « delle lacrime » pure perduta; un quarto corrispondente alla 2 Cor. canonica, e un quinto corrispondente ai nostri cc. 10-13 scritti a causa degli attacchi violenti fatti dai giudaizzanti a Tito mentre faceva la colletta.
L'ipotesi spiegherebbe il cambiamento di tono dai cc. 1-9 a 10-13 e risolverebbe tante difficoltà.
Ma si tratta di una costruzione senza fondamento storico plausibile, per cui si può concludere per l'unità della nostra lettera secondo l'unanime consenso dei critici cattolici e di non pochi acattolici.
La dottrina della lettera è molto alta ed è un compendio delle principali verità cristiane: Trinità, missione dello Spirito Santo, divinità di Gesù Cristo e sua incarnazione nell'umiltà.
Il Cristo e la sua sposa, la Chiesa, dominano i pensieri di Paolo.
È viva l'idea della comunione dei santi e della cattolicità.
Belle sono alcune pagine sulla magnificenza della nuova alleanza e sulle grandezze e tribolazioni del ministero apostolico.
Lo stile di questa seconda lettera riflette lo stato d'animo agitato dell'apostolo.
Gli ultimi capitoli rivelano una vigorosa eloquenza.
Don Federico Tartaglia
Card. Gianfranco Ravasi
Indice |