I giovani, l'Azione Cattolica e il Catechismo |
B64-A1
Quando la Santità di N. S. Pio XI, nella grande sapienza con cui governa la Chiesa di Dio, chiamava i laici dell'Azione Cattolica a partecipare all'apostolato gerarchico del Sacerdozio cristiano, apriva un campo immenso allo zelo e al buon volere di quanti hanno a cuore gli interessi di Dio e la salute delle anime.
Iddio nella infinita sua sapienza - e il pensiero è del grande Dottore della Chiesa, San Bernardo - ha voluto che, dopo la redenzione operata dal Figliuolo suo divino, l'uomo fosse condotto al Cielo dall'uomo.
Per questo ci diede una gerarchia, un Sacerdozio, un Ministero infallibile di verità, che guidasse gli uomini lungo il sentiero del retto e del giusto, pur tra le caligini dell'errore e delle passioni umane.
Ma ancora oggi - come al tempo del Divino Redentore - tanta è la messe, e pochi sono gli operai; tanti domandano il pane della verità e pochi sono i generosi che lo spezzino agli affamati; troppi sono gli ignoranti delle cose divine e pochi, troppo pochi gli operai evangelici che diradino le tenebre dell'errore e della ignoranza.
A noi dunque, che siamo e vogliamo essere giovani cattolici, il Santo Padre affida una grande missione: portare Cristo e la sua parola - guidati sempre e diretti dai suoi Ministri - fra le turbe dei giorni nostri; collaborare colla Chiesa alla diffusione del Regno di Cristo!
Sublime e glorioso incarico!
Come il martire giovinetto S. Tarcisio, noi dovremo portare Gesù dove forse non può giungere il Sacerdote di Dio; come il giovane diacono S. Lorenzo dobbiamo collaborare coi nostri Pastori alla salvezza delle anime, forse fino al sacrifizio estremo.
Il nostro apostolato deve anzitutto essere l'apostolato dell'esempio.
A noi in modo particolare - a cui sorride la missione dell'apostolo - sono rivolte le parole di Gesù: Risplendano le vostre buone opere dinanzi agli uomini, perché vedendole glorifichino il Padre vostro che sta nei cieli.
Presentiamoci dunque a chi ci circonda come irreprensibili in ogni nostro atto, applicando a noi stessi le parole del Grande Apostolo al suo diletto Timoteo: « Nessuno disprezzi la tua giovinezza; ma sii tu il modello dei fedeli, nel parlare, nel conversare, nella carità, nella fede, nella castità ». ( 1 Tm 4,12 )
In secondo luogo sia il nostro apostolato l'apostolato della preghiera.
Gesù stesso ce ne fa precetto.
Additando ai suoi Apostoli le turbe innumeri che a Lui venivano per ascoltarne la divina dottrina disse: Alzate gli occhi: vedete quanto abbondante è la messe.
Pregate dunque il vostro Padre celeste che mandi operai per la messe abbondante.
Preghiamo adunque che si dilati in terra il Regno di Dio; preghiamo per la conversione dei peccatori, per la santificazione delle anime, per la perseveranza dei giusti.
Alla perseverante preghiera degli Apostoli congregati con Maria nel Cenacolo tenne dietro la discesa dello Spirito Santo e la strepitosa conversione di migliaia di neofiti alle prediche fatte nei giorni seguenti dal Principe degli Apostoli.
Siamo apostoli di preghiera! E sia infine il nostro apostolato l'apostolato catechistico.
Guardiamoci d'intorno: quanta ignoranza religiosa, quanti bambini da preparare a ricevere i santi Sacramenti della Confessione, della Comunione, della Cresima; quanti giovanetti da indirizzare nella via di verità che conduce alla vita! I nostri Sacerdoti, già oberati da tanto lavoro, non possono attendere a tutto il lungo e gravoso lavoro della catechizzazione.
Accorriamo in loro aiuto, offriamoci a loro collaboratori, domandiamo che ci facciano partecipi del premio riservato a coloro che insegnano la via della verità.
Così saremo degni di appartenere all'Azione Cattolica; così realizzeremo in noi le speranze del Santo Padre che volle chiamare i giovani laici a partecipare all'apostolato gerarchico della Chiesa.
Fr. Aquilino delle S. C.