L'apostolato di Fra Leopoldo M. Musso |
B134-A5
L'ultimo comando - ricordo di Gesù ai suoi discepoli prima di salire al cielo fu quello di essere apostoli.
" Andate, ammaestrate tutte le genti … , dite loro quel che che io vi ho detto … insegnando loro a osservare tutto quello che io vi ho comandato " ( Mt 28 ).
Questo programma apostolico di Gesù si eseguisce continuamente nella Chiesa di Dio dai Santi, cioè da coloro che vivendo uniti alla Carità di Cristo, praticando eroiche virtù, ammaestrati dalle comunicazioni intime con Lui, nell'Orazione e nella Comunione, fanno parte agli uomini dei doni spirituali di cui sono ricchi, con la predicazione e il buon esempio.
E questo lo fanno non solo per eseguire il comando di Gesù, ma per naturale conseguenza d'aver fatto fruttificare in sé i doni divini e d'averne in tale abbondanza da sentire il prepotente bisogno di diffonderli, di farne parte a coloro che non ne hanno, di guadagnare anime a Dio.
" Caritas Christi urget nos " ripeteva il Cuore dell'apostolo Paolo, ripieno com'era dei doni celesti.
La carità di Cristo che sovrabbonda nel cuore di chi Lo ama, intensamente stimola, eccita, spinge a divenire apostolo, cioè a diffondere la stessa divina carità e ad accenderla in tanti altri cuori.
" Chi si tiene in me - ripeteva Gesù - porta molto frutto; " cioè diventa necessariamente apostolo palese o nascosto, coopera naturalmente con me unendo la sua azione alla mia, e mi aiuta a salvare molte anime, frutto supremo di ogni vero apostolato.
Fra Leopoldo Maria Musso è stato uno di quei servi di Dio che hanno tenuto sempre acceso nel loro cuore la fiamma della divina carità.
Fin dai più teneri anni, vivendo nell'Innocenza e nella pratica delle cristiane virtù, tenendosi unito al suo Signore per mezzo dell'orazione e della frequente Comunione, sentì nel suo cuore un ardore incontenibile di carità che lo spingeva all'apostolato, tenendo dei discorsi spirituali edificantissimi, tanto che alcuni suoi vicini di casa nell'udirlo da giovane parlare così, esclamavano: " Ma queste sono cose da Santi ".
A Terruggia suo paese natio e a Vercelli dove trascorse parecchi anni in qualità di cuoco presso rispettabili famiglie, edificò sempre i suoi compaesani e i compagni di lavoro con le sue parole piene di sapienza, di bontà e di carità.
Assiduo alle prediche e alle buone letture, si dilettava assai a intrattenere i suoi cari amici intorno a ciò che aveva letto o udito, raccontando episodi interessanti, dando utili consigli e saggi ammaestramenti.
Chi parlava con lui si accorgeva subito che egli era un uomo di Dio, che un fuoco interno lo animava e gli faceva uscire dal labbro parole che lo illuminavano, scuotevano e penetravano nel cuore.
Quando era libero dalle sue occupazioni, radunava nella sua camera i ragazzi della parrocchia, li faceva pregare e ripassare il catechismo, secondo le lezioni loro assegnate dal Parroco.
A Torino si ascrisse all'Unione Uomini Cattolici, interveniva assiduamente alle adunanze portandovi il suo contributo modesto, ma attivissimo.
Il suo zelo, la sua convinzione, i suoi discorsi privati e il suo esempio trascinavano, mantenendo vivo e perenne il fuoco sacro delle anime.
Un suo amico di quel tempo lasciò scritto a nome dei soci: " Negli anni in cui fummo amici e compagni, abbiamo imparato a viver bene ".
Ma dove Fra Leopoldo si seppe specializzare di più nel lavoro apostolico per la causa di Dio e delle anime fu nell'Apostolato della preghiera.
Egli era un uomo di orazione continua e pur in mezzo alle occupazioni del secolo e del suo mestiere sapeva star unito di cuore al Signore, santificando così tutte le sue azioni che venivano fatte con la più retta intenzione.
Quindi aveva grazia di far pregare, e far pregare bene la gente sia con l'esortazione, ma molto più col suo contegno, col suo esempio.
Oh, quante volte a Terruggia attirava i suoi compaesani a recitare in comune il Santo Rosario che lui stesso presiedeva, alle pie pratiche del mese mariano, ai suffragi per i defunti …, e prima di cominciare la preghiera esortava tutti con due semplici parole che sgorgavano da un cuore convinto della necessità e dell'efficacia della preghiera: " Pregate di cuore! ".
A Torino invitava i suoi amici e colleghi all'adorazione notturna del SS. Sacramento nella Chiesa della SS. Trinità, alle Quarant'Ore, alla Consacrazione delle famiglie e dei singoli individui al Sacro Cuore di Gesù, ai cortei religiosi e alle manifestazioni pubbliche di culto, dando egli stesso l'esempio della più sincera devozione che stimolava alla preghiera e alla fiducia in Dio.
A Viale d'Asti, nei mesi d'estate in cui faceva il cuoco nel castello del Conti Caisotti, s'industriava di attirare nella Cappella di S. Rocco la gente di quei dintorni per farla pregare, specialmente nei giorni festivi o nelle novene di qualche solennità.
E siccome quella rustica cappella era spoglia e disadorna, riuscì con sante industrie e con lavoro personale ad addobbarla con begli apparati, ad adornarla con fiori e palme di sua confezione e a decorarla con una bella statua della Madonna di Lourdes, promovendo poi feste in onore della Vergine Immacolata d'accordo col Parroco del luogo.
Non è a dire quanta edificazione e stimolo alla preghiera abbiano avuto gli abitanti di quel paese durante il tempo della dimora del Servo di Dio in mezzo a loro, tanto che ne conservano ancor oggi un vivo ricordo.
E se la povera e negletta chiesina del loro camposanto è stata benedetta e adibita al culto in suffragio ai loro morti, lo devono alla premura e all'industria di Fra Leopoldo, che nel suo zelo per l'apostolato della preghiera non si diede pace finché non vide quel santo luogo decorosamente sistemato e quindi devotamente frequentato a sollievo delle anime dei defunti.
Negli ultimi anni che il Servo di Dio rimase nel secolo e abitando a Terruggia dove assisteva la madre inferma, esercitò un grande apostolato cristiano quale cooperatore del Parroco di quel paese, risuscitando la locale Compagnia del SS. Sacramento che da anni languiva per mancanza di soci e di vita spirituale, rimettendo in onore l'azione cattolica parrocchiale di cui venne nominato presidente e dando impulso alle opere di carità quali l'istruzione religiosa dei fanciulli, la cura degli infermi e l'assistenza ai poveri.
" Era un uomo tutto di Dio " depose un teste nel processo di beatificazione, ed è appunto questo suo essere tutto di Dio che spiega il segreto del suo apostolato nel secolo e il gran frutto che ne ottenne, secondo il detto divino: " Chi si tiene in me porta abbondanti frutti … e in questo è glorificato il Padre mio che sta nei cieli " ( Gv 15 ).
" La virtù del giusto - ci dicono i libri santi - cresce di splendore a mano che egli avanza negli anni, fino ad arrivare, come la luce del sole del mattino al suo pieno meriggio ".
Orbene, se l'ardore dell'apostolato in Fra Leopoldo fu già così rilevante stando nel secolo, come dovette crescere a dismisura allorché si consacrò a Dio con i voti religiosi nell'Ordine di S. Francesco!
Nel convento di S. Tommaso, nella devota cappella di Nostra Signora del Cuor di Gesù, nell'ambiente religioso consacrato dalla santa vita del servo di Dio Paolo Pio Perazzo e dalle sorelle Comoglio, tra gli esercizi spirituali e le opere di carità quotidiane, Fra Leopoldo si perfezionò viepiù nell'amore di Dio, sentì questa divina fiamma divenire ognor più viva, bisognosa perciò di espandere all'esterno i suoi incontenibili ardori.
Dinanzi a Gesù Sacramentato e ai piedi della Vergine Immacolata pregava per i peccatori, per la salvezza delle anime e dei moribondi, offriva le piaghe del Salvatore, i dolori di Maria per i bisogni della Chiesa, del Papa e per la conversione degl'infedeli, ma specialmente offriva se stesso, la sua volontà, le azioni quotidiane, i suoi lavori di cucina, le pene, le penitenze di ogni giorno, perché nelle mani di Dio fossero strumenti di apostolato presso le anime.
E quando venne l'occasione di prestarsi per un'attività apostolica esterna, oh, come l'abbracciò volentieri per amore di quel Dio che voleva da tutti conosciuto, amato e servito.
Il suo Padre Guardiano l'incaricò di andare a distribuire i foglietti dell'Adorazione Quotidiana Universale del SS. Sacramento nelle Case religiose, negli Istituti e dove poteva essere praticata.
Così ebbe l'occasione di farsi apostolo di Gesù Sacramentato, accompagnando la distribuzione dei foglietti con parole che gli sgorgavano dal cuore ed infervoravano gli animi all'amore verso il Dio dei nostri Altari.
La chiesa e il convento di S. Tommaso era all'inizio del 1900 come un centro di convegno per numerosi laici, terziari francescani, soci dell'Unione Popolare o di circoli, cattolici, che zelavano la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Fra Leopoldo conoscendo molti di questi laici generosi ebbe naturalmente contatto con essi, anzi senza che egli lo cercasse, senza sforzi e maneggi divenne ben presto come un centro intorno al quale si muovevano antichi e recenti amici, sia per l'apostolato della preghiera, sia per la propaganda degli ideali cattolici.
Così il Servo di Dio pur attendendo agli uffici di cuoco e di portinaio del convento, aveva sempre una buona parola da dire, dei buoni consigli da dare, un dubbio da sciogliere, un conforto da porgere, uno sprone e un incoraggiamento da dare, secondo che se ne presentava l'occasione.
Per circa vent'anni a questo umile servo di Dio, non sacerdote, non colto, non di elevatura sociale, si presentarono persone di ogni condizione, umili ed alte, ignoranti e dotte a proporre i loro dubbi, a chiedere consigli pratici, a domandar preghiere d'intercessione presso Dio come a un Santo.
E tutti se ne partivano non solo edificati della sua conversazione fervente di santità, ma ammirati della sua sapienza, della sua esattezza di dottrina e della sicurezza con cui rivelava i voleri del Signore a riguardo delle anime.
Tutto ciò non è spiegabile se non ammettendo in Fra Leopoldo l'intervento speciale dello Spirito di Dio che riempie di sua divina sapienza i cuori vuoti delle cose del mondo e fragranti di carità verso Dio e le anime.
Innumerevoli persone ebbero il bene di approfittare dell'apostolato umile e nascosto di Fra Leopoldo e tutte asseriscono di non aver mai trovato il servo di Dio disorientato qualunque fosse l'argomento che gli si proponeva.
La risposta veniva subito, semplice, chiara e ben a proposito.
Solo quando lo spirito interiore che gli dettava le risposte non lo illuminava, rispondeva che avrebbe pregato e consultato il Signore.
E anche in questi casi, la risposta che poi dava era decisa e chiara come un comando.
Un personaggio di alta cultura, di carattere vivo e non uso ad ascoltare altri a lungo, ha narrato che quando si trovava in compagnia di Fra Leopoldo constatava per così dire un miracolo nel resistere ad ascoltare le sue conversazioni per due ore senza difficoltà o impazienze, anzi gli rincresceva di dover lasciare l'uomo di Dio che lo attirava tanto con un linguaggio così soprannaturale.
Un illustre patrizio romano, il Conte Federico Sacconi, inviato a Torino dal Papa Benedetto XV per una speciale missione, racconta che volle fare una visita a Fra Leopoldo per conoscerlo di persona e provare se quel che di lui si diceva era esatto.
Bastò il primo colloquio per sentirsi profondamente attratto dalle sante parole dell'umile frate e finché rimase a Torino non passò giorno senza che passasse a S. Tommaso a conversare con lui, tanto era il profitto spirituale che ne ricavava.
Giunto poi a Roma riferiva al Santo Padre sui colloqui avuti con Fra Leopoldo, e il Vicario di Gesù Cristo ammirato dell'apostolato che sapeva esercitare quest'umile Frate, si raccomandava alle preghiere di lui, manifestandogli le intenzioni per le quali voleva che egli pregasse.
Fino a qual punto di efficacia soprannaturale giunse l'apostolato di Fra Leopoldo i Fino al punto di organizzare e diffondere stabilmente la divozione alle Cinque Piaghe di Gesù Crocifisso tutta pervasa di spirito apostolico e di concorrere efficacemente alla fondazione di un Istituto Secolare dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.
Diffondendo la divoziohe a Gesù Crocifisso ebbe l'assicurazione dal cielo che "molte anime si sarebbero salvate per questa santa adorazione, principalmente i peccatori ".
Assistendo poi il Fratello Teodoreto delle Scuole Cristiane che a lui si era rivolto, aiutandolo con i consigli e le preghiere, ottenendogli da Gesù lumi speciali per realizzare l'opera apostolica che il detto Fratello intendeva fondare, contribuì in modo efficace a stabilire l'Istituto dei Catechisti che promuove un gran bene in mezzo alla gioventù operaia.
Così l'apostolato di Fra Leopoldo continua anche dopo la scomparsa di lui da questo mondo, si perpetua con le opere da lui promosse e lasciate in eredità alla Chiesa di Dio, e diventerà ancor più intenso e perenne con gli scritti da lui lasciati e specialmente nel suo Diario, allorché essi, approvati dal magistero infallibile della Chiesa, saranno diffusi in tutto il mondo a edificazione delle anime, a sprone per una vita più fortemente cristiana e a stimolo per promuovere buone opere alla maggior gloria del Signore.
Si degni ora dal cielo suscitare nella Chiesa tanti apostoli santi, memori di quel grido divino che risuonò dall'alto della Croce : " Sitio ! " « Ho sete di anime … ho sete di cuori! »,
Fr. Ernesto s. c.