Nella luce del Centenario di Lourdes |
B148-A1
La nervatura dell'Enciclica Pontificia che va col titolo di « Le Pèlerinage de Lourdes » ( Il Pellegrinaggio di Lourdes ) a commemorare il primo centenario di quelle universalmente celebri apparizioni, affiora e si protende da questo ceppo: « Noi abbiamo sopra tutto la convinzione che ella ( l'Immacolata ) ci faccia premura di raccogliere le lezioni spirituali sulle vie da lei così chiaramente tracciate ».
Codesto, non occorre dirlo, è stile costruttivo di redenzione.
Non può non essere così.
Il Papa rappresenta in terra Gesù Cristo.
Il quale non si è fatto crocifiggere per segnare sterilmente nella storia dell'umanità la data sopra ogni altra memorabile, in cui la perfezione nell'amore ed in ogni virtù è stata vissuta, ma per chiamare noi tutti, con altissimo grido perenne, a quel cammino che solo immette nel paradiso dei beati.
Così la Madonna, con le apparizioni volute da Dio ed irraggianti dagli inenarrabili patimenti da lei sofferti col suo Figlio divino, si mostra a noi, attraverso l'occhio purissimo di creature innocenti, non certo per farsi esteticamente ammirare nella luce splendida dei suoi abbaglianti privilegi, ma per affermarne fattivamente la potenza cooperante, volta col nostro concorso ad assicurarci, dopo tanta terra, quella felice beatitudine di cielo.
Cristo è Carità, che fa scaturire carità di Madonna e carità di Papa, in una sete di sacrificio che li arde diversamente, ma inesauribilmente insieme.
E quanto più il mondo rotola con orgoglio demente verso gli strapiombi del baratro spalancato buio sotto i suoi piedi, tanto più la Madonna ripete materna i richiami, tanto più il Papa ne echeggia affettuoso la voce.
« Con compassione materna ella ( l'Immacolata ) volge intorno lo sguardo su questo mondo redento dal sangue di suo Figlio, dove il peccato mena ogni giorno, ahimè!, tante stragi e per tre volte lancia il suo urgente appello: « Penitenza! Penitenza! Penitenza! ».
Ne domanda persino atti espressivi: « Andate a baciare la terra per penitenza per i peccatori! ».
E vuole che all'atto si aggiunga la supplica: « Pregherete Iddio per i peccatori ».
In primo luogo, volendo convenientemente rispondere all'appello di Maria, deve ognuno incominciare dal considerare i peccati propri.
Perciò, « i pellegrini debbono essere preparati alla conversione del cuore ».
Donde « in quest'umile risposta dell'uomo che si riconosce peccatore, discende la vera grandezza di quest'anno giubilare ».
Ma non ci si può accontentare di codesto riconoscimento personale né di codesta volontà intesa ad emendarsi.
Se si è veramente accesi e sospinti da Carità di Cristo, non si può restare indifferenti davanti ad un mondo che, se da un lato « offre oggigiorno tanti giusti motivi di fierezza e di speranza », accusa tuttavia dall'altro « una paurosa tentazione di materialismo », il quale non tarla soltanto « la filosofia condannata, orientatrice della politica e dell'economia d'una parte dell'umanità », ma imperversa « pure in forma di avidità di denaro, dal quale derivano disastrasi effetti, tanto più estesi quanto più si estendono le imprese moderne, e che presiede purtroppo a tante determinazioni incidenti sulla vita dei popoli »; materialismo che « si traduce nel culto del corpo, nella ricerca eccessiva delle comodità e nella fuga da qualsiasi austerità di vita; nella brama sfrenata del piacere …; nell'indifferenza verso il proprio fratello …; nell'egoismo … ».
In uno stato di cose tanto rannuvolato, spesso tanto lontano da ogni senso d'amore, dobbiamo reagire quanti crediamo, con uno sforzo collettivo di rinnovamento, ognuno nella propria cerchia, per piccola che sia.
In altri termini, non dobbiamo dimenticare mai che ogni cristiano, degno di questo nome, ha il dovere di dimostrare agli altri con l'esempio della propria vita che - nonostante tutte le miserie umane - si può vivere da fratelli secondo carità e giustizia, in purezza di pensiero, di sentimento, di atto, combattendo negli altri soprattutto la sfiducia e l'avvilimento, riaccendendo il senso di stima in se stessi, nel proprio valore, nella propria capacità di superamento e di vittoria, sapendo attendere i frutti della nostra azione con pazienza, con tanta pazienza, consapevoli come si deve essere che tutti dobbiamo concorrere, sullo esempio di Maria, ognuno per la parte propria, a soffrire col Cristo per corredimere con lui, poiché piccoli, minuscoli fin che si vuole, ma siamo tutti, e ciascuno di noi, chiamati a diventare effettivi corredentori per l'avvento della sua pace, già in questo mondo, ancora su questa terra.
Non siamo già nati per distruggerci …
« Osino i sacerdoti predicare senza timore a tutti le grandi verità della salvezza.
Poiché non esiste rinnovamento durevole se non fondato sui principi infrangibili della fede, e spetta ai sacerdoti di formare la coscienza del popolo cristiano … senza dimenticare a quale spirito di dolcezza e di pazienza essi fanno capo, ma senza venir meno neppure in alcunché alle esigenze evangeliche … ».
« Attorno ai loro sacerdoti, i fedeli sono tenuti a collaborare …
Là dove la Provvidenza l'ha posto, chi non può fare ancora di più per la causa di Dio? ».
In primo luogo, si spiega intorno « la moltitudine delle anime consacrate che si dedicano nella Chiesa ad innumerevoli opere di bene », impegnate dai loro voti di religione « più di altre a lottare vittoriosamente, sotto l'egida di Maria, contro le ondate furiose di appetiti smoderati sul mondo … ».
E con quella moltitudine fanno massa compatta le famiglie cristiane, esortate a consacrarsi tutte al Cuore Immacolato di Maria per averne « aiuto spirituale prezioso nella pratica della castità e della fedeltà coniugali … », per custodire « nella purezza l'atmosfera della casa dove crescono i figli … », per fare « della famiglia, vivificata dalla devozione mariana, una cellula viva della rigenerazione sociale e della penetrazione apostolica ».
Ma ci si guardi tutti dalla menzogna « d'un amore di Dio che non si traduca in amore effettivo del proprio fratello ».
E, concludendo con una limpida affermazione riepilogativa ed infallibilmente orientatrice, « se è vero che la questione della pace sociale e politica è, nell'uomo, innanzi tutto una questione morale, nessuna riforma darà frutto, nessun accordo durerà, ove non si combino e purifichino i cuori! ».
Sono concetti che vanno dritto alla mente. Convincono.
Sono sentimenti che vanno dritto al cuore. Commuovono.
Non si può che amare colui che li ha espressi.
Soltanto un padre può parlare così, con un'obbiettività tranquilla che non sottace nulla, né in bene né in male, ma che è mossa da un solo; grande, cocente desiderio di assolvere e perdonare, da una sola, grande, affettuosa volontà di aprire le braccia a tutti.
È stile di redenzione. Che non allontana, ma avvicina: come quello della Madonna, che parla a Bernadetta nel dialetto del paese.
Che non impone, ma lascia liberi: come l'invito rivolto dall'Immacolata alla sua piccola veggente: « Vuoi avere la bontà di venire qui …? ».
Al quale si può anche rispondere di no.
Non così Bernadetta: che ci va, aderendo naturalmente, con la semplicità dell'innocenza.
Ciò che non significa affatto tendenza a soggiacere alle prime impressioni, all'immaginazione, alla visionarietà.
Bernadetta, quando vede la giovane, bianca Signora, cinta d'azzurro, non ha che un moto istintivo: strofinarsi gli occhi.
Crede di ingannarsi, di non veder bene.
È la semplicità dell'innocenza, che debella ogni filosofia del secolo, poiché - ma lasciamolo dire a Ernest Hello che lo disse così bene! - « l'innocenza ha una saggezza che sconcerta gli abili e non è sconcertata.
La semplicità è imperturbabile, ma ha il dono di turbare …
E quale strano e sconcertante spettacolo non è quello del disorientamento degli uomini davanti alla pace ostinata d'una ragazzina che non comprende lo stupore né la collera da lei causati.
Non discute; non prova; non insegna; non sa niente. Afferma soltanto una cosa: di aver visto ».
E quando il 25 marzo Bernadetta rivede la bianca Dama nel suo inimmaginabile e più vivo fulgore di bellezza e di bontà, le domanda fiduciosamente per tre volte chi ella sia e ne ha la singolare, incomprensibile risposta, allora la piccola si affretta tosto verso la casa del parroco.
Ha soltanto la preoccupazione di ricordare bene le parole allora allora udite.
Le riescono difficili: non le capisce.
Perciò le ripete a fior di labbro per via continuamente, meccanicamente, come si fa quando si vuoi mandare a memoria una lezione astrusa.
E non si rimette tranquilla se non quando, entrata difilato nell'ufficio del parroco, senza chieder permesso né salutare, si scarica del peso di quelle parole, sbottandole finalmente tutte d'un fiato e ad alta voce: « Qué soy er' Immaculado Concepciou! ».
Sono l'Immacolata Concezione!
Davvero. Non si potrebbe fare in proposito osservazione più acuta di quella fatta da Monsignor Théas, Vescovo di Tarbes e di Lourdes, nella pastorale per il centenario delle apparizioni. « In pieno secolo diciannovesimo, ci voleva una pastorella, pura quant'occorre per raccogliere un messaggio, ed ignorante guanto basta per non deformarlo ».
Infatti, Bernadetta non si frappone, non ci mette, mai, nulla di proprio.
In lei non fanno velo ai fatti le impressioni, né li offusca uno sforzo interpretativo qualsiasi.
Non ci sono ombre o dubbi, non incrinature o porosità.
Tutto è polito e splende. Vede, ode, ripete.
È come tromba d'argento squillante che docilmente emette con esattezza i suoni che le sono stati soffiati dentro.
Ma se una cosa c'è che non si può ridire davvero, codesta è l'immagine della Madonna: l'aspetto, il volto, l'espressione.
Le similitudini, i paragoni umani non reggono, « non ci hanno a che fare ».
Specialmente riferendosi al 25 marzo, quando la Madonna si mostra bella come non mai: irriproducibilmente bella di inimmaginabile bontà.
Bernadetta è conquistata sopra tutto dallo sguardo incantevolmente buono.
« Non mi era apparsa mai così buona! ». E si spiega.
Bellezza e bontà non sono affatto termini che si escludano a vicenda.
Si può essere belli, passabili, brutti. Si deve essere buoni.
Un brutto che sia buono, è meno brutto.
Ma, se il bello è anche buono, è ancora più bello.
Ed il bello mette ancor più in risalto il buono.
Sono due aspetti diversi in uno, che si illuminano a vicenda.
Però la bontà mette nella bellezza luce d'eterno.
Infatti, la bontà è la sola bellezza che non muore.
Trionfo di Maria Mediatrice
( soffitto della cappella di Nostra Signora del Sacro Cuore, chiesa di San Tommaso in Torino )
Concisamente espresso, il messaggio di Lourdes e invito a preghiera e penitenza.
Il modo di preghiera è il Rosario, cioè il recitante si rivolge alla Vergine Santìssima, pregandola per quell'Immacolata Concezione che la fa degna Madre di Dio, Cristo Gesù, e perciò a lui unita nella Passione, Redenzione, Mediazione e Regalità.
Nel colore e nella foggia, il Rosario che pende dal braccio destro di Maria, può avere valore indicativo.
I grani sono bianchi ( bisogna pregare con purezza ); sono grossi ( bisogna avere fede nella potenza esauditrice della preghiera ); sono distanti tra di loro ( bisogna pregare bene, impiegando il tempo che ci vuole e riflettendo a quello che si dice ).
Da noi, soli, non possiamo nulla.
Con l'aiuto di Dio, possiamo tutto, nell'ordine del necessario, secondo l'economia grandiosa che presiede alla creazione e che è armonia, equilibrio, pace.
Dobbiamo perciò pregare per ottenere: per noi, per la famiglia, per l'ambiente di lavoro, per la patria, per il mondo.
E come dobbiamo pregare per noi e per gli altri, così pure per noi e per gli altri dobbiamo fare penitenza.
Fare penitenza: espiare, patire, accettando con docile rassegnazione le croci che Iddio ci manda; restando anche noi con Maria uniti al Cristo in quel po' di patimenti che sono presto passati ( se li consideriamo con l'occhio del morente, per il quale anche la vita più lunga è in quel momento un lampo ); sapendo per certo che ogni sacrificio, patito così, è benedizione sicura per sé e per coloro che ne sono oggetto.
È regola consolante che non subisce eccezione.
Il clima di penitenza, nelle apparizioni di Lourdes, è evidente in tutto il loro svolgimento.
Fin dall'inizio, si direbbe che non per nulla, anzi proprio per predisporre all'ambiente di umiltà penitenziale, l'Immacolata apparisca per la prima volta l'il febbraio per l'appunto nel momento stesso in cui sulla riva del Gave Bernadetta si scalza.
L'uso di andare scalzi per penitenza è antichissimo.
L'illazione può sembrare costretta, artificiosa.
Ma non di rado si è visto come i fatti di Dio avvengano circostanziati con una cura, anche nel particolare minimo, tale da lasciare stupefatti e pensosi.
Ciò che accade quando noi arriviamo, bene o male, a capirli: e non è il più spesso.
Ma, checché se ne pensi, l'importante è questo: che il messaggio di penitenza è esplicitamente manifestato con l'ottava apparizione del 24 febbraio.
E se lo si collega con l'invito della tredicesima, rivolto sei giorni dopo, se ne inferisce che l'atto di penitenza dev'essere fatto in pubblico, « in processione », cioè collettivamente, dal popolo cristiano.
È, codesto, il presupposto che accomuna fraternamente in Cristo, a Lourdes, tutte le genti, senza distinzione di lingua ne limitazione di frontiere, in un'ampiezza, in una grandiosità di proporzioni, di assise plebiscitarie sempre crescenti, intercontinentali, assommantisi quest'anno nel Congresso Mariologico e Mariano Internazionale del prossimo settembre.
L'invito alla penitenza è un caro ricorso fin dalle prime apparizioni di Maria: quelle della rue du Bac, a Parigi, nel 1830-31, dette della Medaglia Miracolosa.
Le quali sono come la prefazione del libro mariano; come il preludio raccogliente in sé tutti i motivi di quella mirabile opera di armonia che per voce di popolo è denominata l'era della Madonna: attuale, da noi vissuta in quest'epoca.
Immensa, universale opera di armonia, di concordia, di pace.
Sarebbe certo interessante fare un esame comparato delle varie apparizioni della Madonna, avvenute nel corso di oltre un secolo, mettendo in opportuno rilievo come ciascuna di esse sia il graduale sviluppo delle precedenti, nell'ordine dei temi fondamentali di apertura, del 1830-31, e con particolare riguardo a uno di essi.
Ma non lo comporterebbe il proposito di questo esposto che è di molto minor respiro.
Basterà sottolineare invece che il motivo della penitenza è eloquentemente espresso pure nella Medaglia Miracolosa.
La grandezza di quell' M cioè di Maria Mediatrice di tutte le grazie, che campeggia nel bei mezzo del rovescio della medaglia, levando in alto la Croce, poggia incrollabilmente sui Cuori di Gesù e di Maria, l'uno circondato da una corona di spine, l'altro trafitto da una spada: simboli, entrambi, espressivi di penitenza espiante: di Passione e di com-Passione.
Ventotto anni prima di Lourdes, la Madonna ci aveva dunque già invitato a seguire le sue orme, patendo col Cristo per corredimere con lui, limitatamente, ben s'intende, al piccolo ambiente nel quale viviamo, ed al tempo brevissimo del nostro passaggio su questa terra.
Così facendo, per questa santa unione col Crocifisso e con l'Immacolata sua Madre, nel dolore, otterremo anche noi il singolare privilegio di diventare, angustissimi fin che si vuole, ma effettivi canali di bene: in famiglia, sul lavoro, nella società: limitatamente cioè a coloro che Iddio ha posto sul nostro cammino.
Così, soltanto così, anche noi faremo del bene.
E sarà un bene immancabile, sicuro.
Così come ci attesta lei, la Madonna, nella Medaglia Miracolosa, quando, dopo aver espiato e pregato ( col suo Figlio divino ) per il mondo, lo inonda di grazie tanto da sommergerlo in un raggiante mare di bene.
Così come ci incuora lei, sempre lei, la nostra cara e buona Madonna, a Lourdes, con quel rasserenante, dolcissimo sorriso di commiato.
È vero: ci sono missili e bombe atomiche.
Non ce lo nascondiamo: minacciano bracieri sopiti e focolai nuovi di discordia e di guerra.
Purtroppo Io vediamo: fanno carnevalesca gazzarra insieme egoismo, vizio, menzogna.
Ma il raggio di quel sorriso sarà, nell'ora voluta da Dio, più rapido della luce a far sprizzare dovunque, indomabilmente, innumerevoli scintille di pace.
Quel sorriso di Regina del creato farà ammutolire il tuono e disperdere in fiato la grandine.
Si tratta solo di tempo. Sappiamo aspettare, attivamente, con fede.
Quel sorriso farà sorridere, arcobalenando, il cielo.
Gaetano G. di Sales