Sulla dottrina mistica di Fra Leopoldo Musso, O. F. M.

B170-A4

1) Amore di Dio

Nelle relazioni col Maestro Divino l'anima si sente struggere per l'amore che porta al Signore, fonte di grazie e di favori immeritati.

L'amore non priva l'anima della sofferenza e del martirio interiore, con la coscienza della propria pochezza ed infedeltà.

Ma l'anima accetta il sacrificio, come la via più bella, più sicura, più santa per la perfezione.

L'amore è un dono dell'anima a Dio, fatto con tutte le forze e le potenze dello spirito, a cui corrisponde una pace e quiete grande, segno della misericordia divina.

Per eccitare l'anima all'amore divino, non bisogna dubitare di corrispondere ai pensieri ed alle ispirazioni sante, quasi atto di perenne adorazione ai disegni divini.

La grazia abbondante che il Signore riversa in ogni azione darà la saturazione dell'atto di amore.

L'amore divino è un fuoco continuo che brucia l'anima con forza inestinguibile.

In questo fuoco, l'anima riposa e desidera emulare l'amore compiacente del Cristo.

La compunzione del cuore, intessuta di dolori, impregnata di sacrificio, diraderà il fuoco dell'amore divino fino a renderlo sopportabile.

Quel fuoco colpisce l'anima come una sferza, se la creatura cercasse di scostarsi dalla bontà e dalla saggezza divina.

Dalla terra al cielo lo sguardo dell'amore divino si distende con bellezza e vigore infinito e trattiene l'anima in un immenso oceano di luce.

La vita e la preghiera amorosa merita di essere raffigurata a quella angelicale, ma sopravanza questa per vigore del sacrificio e del merito.

Infatti gli angeli sono stati confermati in grazia, mentre l'uomo acquista nel dolore e nel sacrificio la propria perfezione.

2) Vita interiore

Per amare Dio, bisogna abituare lo sguardo e la mente a riposare continuamente nell'oggetto amato.

Nei momenti di silenzio e di solitudine, Dio parla all'anima e soffoca il tumulto delle cose.

L'atto di adorazione avvolge l'anima, ritirata nella solitudine e compunzione dei sensi.

Fuori del tempo, senza distinzione del giorno e della notte, l'adoratore s'abitua a conversare con Dio, a fissarne il linguaggio misterioso e pieno di dolcezza.

Il Signore cancella la brevità del tempo e non si sazia mai di vedersi amato.

La preghiera adorante, fatta di umiltà, di offerta, di obbedienza, di raccoglimento, di sacrificio, infonde una arcana melodia nel cuore e nelle membra, piegate all'adorazione.

La preghiera diventa continua, l'atto di amore instancabile, il desiderio di perfezione irresistibile.

L'altezza dei pensieri e degli affetti supplisce la povertà e la miseria della creatura, che riconosce di essere imperfetta, ma in questa povertà della creatura, si esprime la ricchezza e l'abbondanza dell'amore celestiale, a cui ogni bontà e perfezione supremamente conviene.

3) Riparazione

L'unione con Dio persegue anche una finalità: la riparazione delle iniquità e dei peccati del mondo.

Nella misura in cui un'anima è giusta, s'accompagna alla funzione degli angeli, nell'amare, benedire, ringraziare, adorare il Signore.

Le creature s'imbattono nell'inferriata, che cela l'amore divino, ma spesso non sostano nell'ossequio e nell'ardore perenne della preghiera riparatrice.

Con la sua finezza divina, Dio prende parte alle nostre Contrarietà, offrendoci il balsamo della consolazione e della grazia, ma la creatura non contraccambia il dono divino, rimanendo nel gurgite della colpa.

Il desiderio della salvezza del mondo, accresce il bisogno di amare Dio e di adorarlo, per contrapporre ai flutti impetuosi del male la diga del bene.

Il Cristo lascia il suo costato aperto, per riversare sull'ansia peccaminosa della terra i flutti di luce e di bontà.

4) Volontà di conformità

L'anima che ama e cerca Dio, s'abitua a soffrire intensamente.

Il dolore non è subito senza scopo: l'anima sente il bisogno di conformarsi al Cristo, che ha accettato il supremo dolore della crocifissione.

Uniformare la propria vita a Cristo è motivo di salvezza e di pace.

E questa uniformità s'accresce nei momenti della passione e del dolore.

L'amicizia divina coltiva la passione e la sofferenza, perché attraverso la croce l'umanità s'accorge del male e si purifica delle colpe.

Ma questa purificazione non basta.

Il dolore è anche trasformazione, indiamento delle facoltà, accompagnate dal martirio del cuore.

Nascondersi nell'apertura del costato di Cristo è l'atto di adorazione e di abbandono, che purifica e santifica ogni atto e pensiero umano.

L'inanità della creatura cede di fronte alla ricchezza e all'impeto della grazia divina.

Con un atto di dedizione al Padre Celeste, la creatura accetta di essere santificata e sublimata dalla potenza celestiale.

Quello che l'essere umano non può fare da sé, lo fa irresistibilmente l'amore divino.

In questo caso, la creatura non è un ladro, che ruba o usurpa ciò che è di Dio, ma riceve da Dio il dono sublimante e santificante della grazia.

L'anima, giunta all'apice della perfezione, dimenticherà se stessa, per obliarsi nell'amore divino, quasi macinata e frantumata di bellezza e di luce.

È questa una luce che regolerà le relazioni tra Dio e l'anima, come due specchi che si guardano.

Nella miseria di sé, l'anima si sente privilegiata e scelta a prendere parte ai privilegi della vita divina.

5) Preghiera di adorazione

L'amore di unione e di conformità a Dio si fonda sulla fede ardente e sulla preghiera continua.

L'eloquio con Dio è un bisogno nascosto dell'anima, che anela alla perfezione.

Questo eloquio è intessuto di affetti e di sentimenti intensi, di sacrificio e di obbedienza, e come fiamma alata sale al cielo per avvolgere il cuore di Dio.

La natura umana è nella contemplazione delle virtù divine simile agli angeli, che sono evocati a scandagliare e adorare l'essenza divina.

Se fosse possibile, l'anima ambirebbe di rimanere sempre in questo stato di adorazione e di fede, ma le cose umane assalgono la contemplazione e distolgono i sensi dalla pace suprema.

Ma anche nelle cose che infastidiscono la contemplazione e disturbano i sensi, l'atto di amore a Dio continua, perché offerta nel silenzio e nel nascondimento di sé.

P. Giuliano Gennaro, O.F.M. V. Postulatore


Riflessioni sul Fascicolo 18 agosto 1906-27 agosto 1908. Fra Leopoldo Musso, O. F. M., ha lasciato in 8 densi fascicoli ampia notizia della dottrina spirituale che egli attinse da "Gesù Crocifisso".

Scriveva: "Il Crocifisso è un grande libro d'istruzioni santissime, in cui il Signore parla come Maestro esemplare e divino".

Le venature di queste comunicazioni divine, pure nel loro ambito privato, offrono una medulla spiritus, non priva dì commozione intensa.