La V° Assemblea diocesana dei Catechisti

B181-A2

Domenica 3 ottobre u.s., presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, si è svolta la 5a Assemblea Diocesana dei Catechisti, con settecentoquaranta presenze.

Nella relazione introduttiva, Mons. Livio Maritano, Vescovo Ausiliare di Torino, ha illustrato in primo luogo quale dev'essere il Catechista ideale.

Rilevato che, in base alle statistiche fornite da ricerche sociologiche nell'Arcidiocesi di Torino su due milioni di abitanti, sarebbero circa duecentocinquantamila quelli che non frequentano mai la Chiesa.

Mons. Maritano ha sottolineato l'urgenza di allargare l'area degli interventi catechistici in schietto spirito missionario.

Tuttavia la necessità di personale non può far dimenticare che i Catechisti devono essere "qualificati".

« Abbiamo bisogno di qualificarci veramente - ha detto Mons. Maritano - perché poco basterebbe che i quadri siano completi, che in una parrocchia si dica al Vescovo in visita pastorale: Abbiamo trenta catechisti, abbiamo sessanta catechisti! ».

Si è bello, la prima impressione è positiva, ma andiamo un po' oltre e chiediamoci: cosa fanno esattamente, come fanno esattamente e, direi di più, chi sono esattamente?

Cioè quale testimonianza di fede stanno vivendo, quale esperienza di fede stanno approfondendo singolarmente e come gruppo.

Questo è il problema principale più che non quello di incasellare i nominativi e di organizzare dei gruppi, di fissare degli incontri e di disimpegnare questi compiti.

Noi dobbiamo proporre il quesito sulla nostra preparazione spirituale che può essere indubbiamente agevolata dal gruppo, dobbiamo favorire per quanto possibile, beninteso, l'incontro degli operatori in un'armonia che dev'essere una collaborazione nell'agire, ma se possibile anche un'integrazione nel nostro essere cristiano e vediamo, con approvazione evidentemente, che molte parrocchie hanno fatto dei catechisti un vero e proprio gruppo di impegno cristiano, cioè persone che insieme lavorano per meditare sulla Parola di Dio, insieme si incontrano per pregare, insieme si incontrano per verificare sulla Parola di Dio la loro esperienza di vita, per proporre un miglioramento della loro esistenza, un servizio alla comunità tutta, in questo caso servizio principale sarà la catechesi, ma la catechesi è un momento di tuffa una dinamica spirituale che costituisce poi l'humus sul quale crescono in vitalità tutte le nostre prestazioni.

Perciò - ha continuato il Vescovo - raccomanderei intanto che, ove è possibile, si facciano degli incontri non soltanto di carattere tecnico e didattico in preparazione al catechismo, ma siano incontri di vitalità cristiana, di esperienza di fede.

Noi crediamo che l'opera dei catechisti debba essere non solo un travaso dì idee, non solo una immissione di nozioni nuove, ma una vera e propria esperienza dì fede, unita ad una educazione alla fede.

E perché questo sia possibile è indispensabile vivere tutti gli elementi, tutte le componenti della fede, possibilmente viverle in un gruppo, cioè attraverso la componente comunitaria che è indispensabile per essere autenticamente Chiesa.

Nella diocesi abbiamo ventisette zone, non ce ne sono due eguali, anche se sono vicine; anche in città le zone non sono uguali.

Quindi noi non vogliamo una uniformità al cento per cento, anche perché sarebbe impossibile e sarebbe poco rispettosa per le situazioni locali e dei bisogni particolari che si riscontrano nelle varie situazioni.

Ma appunto per questo c'è la mediazione della zona, c'è una diocesi che fissa gli orientamenti di fondo e precisa alcuni punti imprecisabili, ma non fissa tutto, anzi buona parte del lavoro non viene determinata dalla diocesi stessa.

La diocesi, direi, è in atteggiamento di servizio alle zone e promuove un lavoro di zona per cui siano mobilitate e valorizzate tutte le risorse locali; accettando quelle indicazioni di fondo che la Chiesa locale da e accettando i servizi che l'Ufficio Catechistico promuove, ciascuna zona è insostituibile nei uoi mèmbri come ogni parrocchia, in una ricerca comune: è un'istanza di comunione quella che io sto facendo, no?

Ora noi dobbiamo rivitalizzare questo impegno catechistico, dandoci una mano gli uni gli altri.

Quindi se vi sono delle situazioni che hanno bisogno di questo intervento di emergenza, di stimolazione, anche se al di là della propria parrocchia - voi lo capite: questo campanilismo non ha più nessun senso oggi nella Chiesa - diamoci volentieri un aiuto ».

È seguita la relazione di Don Rodolfo Reviglio, Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano.

Richiamandosi al Documento - base della Conferenza episcopale italiana per il rinnovamento della catechesi, Don Reviglio ha precisato innanzitutto la distinzione tra catechesi ed evangelizzazione.

« Evangelizzare è il primo annuncio di Cristo a chi ancora non crede o è nel dubbio.

La Catechesi è un approfondimento, una illustrazione di tutto il mistero cristiano rivolto a chi ha già fatto la scelta per Gesù Cristo ».

A quali persone si porta la evangelizzazione o la catechesi?

Ha risposto Don Reviglio: « Innanzitutto c'è la scelta che abbiamo fatto, che stiamo facendo ed è la scelta degli adulti.

Fino a qualche anno fa praticamente i Catechisti si interessavano solo dei bambini; oggi, possiamo dire, i Catechisti in Diocesi si interessano prevalentemente dei bambini e dei ragazzi, però c'è già una buona aliquota di Catechisti che è impegnata per gli adulti.

Tra gli adulti vediamo una categoria che mi pare molto importante: il mondo del lavoro.

Esiste oggi una frattura tra i problemi dei lavoratori e i problemi della Chiesa.

Non è solo questione di catechesi, di trovare un linguaggio adatto per parlare ai lavoratori: è questione del nuovo modo di essere cristiani di fronte ai problemi scottanti dell'uomo.

Ora fin che la Chiesa non è capace di assumere questi problemi - e quando dico Chiesa dico noi cristiani - di dare una risposta cristiana il dialogo sarà impossibile.

Dopo il riferimento ad una categoria particolare di adulti - gli immigrati - Don Reviglio ha sottolineato la necessità di una catechesi attenta agli ammalati ed agli anziani.

Infine i destinatari della catechesi sono le famiglie, i giovani ed i ragazzi.

Trattando della catechesi ai ragazzi Don Reviglio ha sottolineato la necessità di colmare il vuoto tra il Catechismo in preparazione alla Messa di Prima Comunione e quello della Cresima con una catechesi permanente.

« Troviamo la forma più esatta anche attraverso lo studio di principi pedagogico - didattici per istituire una vera iniziazione cristiana dei fanciulli dalla prima elementare alla terza media.

Tra le categorie di catechisti Don Reviglio - senza dimenticare il lavoro prezioso delle religiose e dei religiosi per i quali auspica un sempre maggiore inserimento nella pastorale del clero locale - ha messo in risalto le mamme catechiste: « Ci sono parrocchie che hanno già un centinaio di nuclei di mamme catechiste.

Diciamoci però: ogni mamma cristiana deve essere catechista ».

Esaminando il lavoro dei catechisti nella parrocchia Don Reviglio ha sottolineato la necessità di una stretta collaborazione e corresponsabilità fra chi fa catechismo e la Comunità tutta: « Direi, c'è il doppio movimento: dal gruppo dei catechisti alla comunità parrocchiale: i catechisti sono un fermento, devono aiutare il dialogo con gli altri, devono dare la testimonianza, devono vitalizzare le iniziative della comunità.

Al tempo stesso la comunità deve appoggiare i catechisti, deve pregare per loro, deve sentirsi presente e riconoscente dell'attività che svolgono.

Le scelte di fondo della catechesi non le fa solo il parroco o i preti della parrocchia con i catechisti, o con il Consiglio Pastorale parrocchiale; le fa tuffa la comunità, naturalmente con i diversi impegni secondo i diversi livelli ».

Nel pomeriggio un'interessante conferenza del dr. F. Montruschi, segretario nazionale del Movimento Maestri di A. C. sul tema: « Amore e timore nell'educazione religiosa del fanciullo ».

Infine il Padre Michele Pellegrino, Cardinale di Torino, con la celebrazione dell'Eucaristia ha concluso i lavori dell'Assemblea.

Dalla presente relazione si constata come il problema catechistico vada assumendo nella ns. diocesi un'importanza crescente e nuove forme in via di sperimentazione ( ad es. i nuclei di mamme catechiste, catechesi pre - battesimale, ai fidanzati, ecc. ).

Per noi Catechisti dell'Unione del SS. Croc. e di Maria Im. ciò è motivo di gioia e d'incoraggiamento; di gioia, perché vediamo una ulteriore valorizzazione dell'attività apostolica che ci caratterizza; e di incoraggiamento, a seguire con vigile attenzione l'attuale fase di sviluppo dell'attività catechistica per darvi un contributo sempre più intenso e qualificato.

P. Bagna