Anno 37° - Lettera n° 127 |
B279-A15
Carissimi amici della Crociata della sofferenza,
vi presento alcuni pensieri su Gesù Crocifisso per aiutarci a vivere con il migliore profitto spirituale questo tempo di grazia che l'Anno giubilare e il tempo pasquale ci presentano.
L'invito alla conversione che con tanta insistenza e da più parti ci viene proposto ci sollecita ad un concreto cambiamento di vita, perché Gesù abbia sempre più spazio nel nostro cuore e nelle normali attività di ogni giorno.
Occorre innamorarsi sempre più profondamente di Gesù e adoprarsi perché Egli trovi un'accoglienza calda e generosa non solo in noi, ma anche nel cuore dei nostri fratelli.
Nel mese di novembre del 1887 Luigi Musso, il futuro Fra Leopoldo, ebbe in sogno una visione di Maria SS. che gli disse: "Ricordati di ciò che ha sofferto mio Figlio!".
Le sofferenze alle quali la Madonna allude sono principalmente quelle della sua dolorosissima passione: l'agonia nell'orto, la sua atroce flagellazione e crocifissione, la sua morte in croce.
Ma perché è importante tutto questo? Perché tenere vivo questo ricordo?
Ricordarsi dei patimenti del Signore è sommamente importante perché sono la testimonianza e la misura del suo amore per noi.
Ognuno guardando Gesù sospeso tra cielo e terra, inchiodato alla croce, può dire a sé stesso: "Mi ha amato fino a dare la sua vita per me".
A noi potrà sembrare impossibile che Dio possa amarci fino a quel punto, perché ragioniamo da uomini, limitati e peccatori.
Gesù invece ci ama con un amore umano-divino senza limiti, perché è vero uomo e vero Dio.
Nella sua onnipotenza Dio può fare tutto, meno una cosa: non può smettere di amarci; per questo ci dona il Figlio: il più grande dono d'amore per la nostra salvezza.
"Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio l'unigenito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna, poiché Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo si salvi per mezzo di lui" ( Gv 3,16-17 ).
Per permetterci di riannodare la nostra comunione con lui, rotta con il peccato, e poter raggiungere il fine per cui siamo stati creati, Gesù è morto su un patibolo infame tra atroci sofferenze, deriso e insultato come fosse un grande malfattore.
E questo è il più grande atto d'amore.
Egli ha progetti di vita per noi: farci figli di Dio partecipi della sua natura, permetterci di vivere in intimità con Lui per sempre.
È un progetto meraviglioso che però si scontra con i progetti di morte di Satana che, attraverso uomini a lui fedeli, colpisce Gesù fino a ridurlo fisicamente come un cencio.
Di Lui dirà il profeta Isaia: "Non ha apparenza ne bellezza così da attirare i nostri sguardi, non ha splendore perché ce ne possiamo compiacere, disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori, familiare con il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, disprezzato, così che non l'abbiamo stimato" ( Is 53,2 ). …e ancora …. "Ha consegnato il dorso ai flagellatori, la guancia a chi gli strappava la barba; non ha nascosto la faccia agli oltraggi e allo sputo" ( Is 50,6 ).
Apparentemente Gesù è sconfitto e distrutto, ma in realtà da quella sofferenza e da quella morte sgorga la vita e la gloria di Cristo e in Lui quella di tutti gli uomini.
Gesù con la sua morte ha salvato tutti gli uomini, ma l'applicazione di questa salvezza non sarà automatica: solo chi si lascerà salvare da Gesù potrà essere da lui salvato.
Maria ha sollecitato Luigi Musso a ricordarsi della sofferenza di Gesù, perché è dall'accettazione amorosa delle sue piaghe sanguinanti e gloriose che noi siamo salvati.
L'invito è rivolto dalla Vergine Addolorata al futuro Fra Leopoldo, ma rivolto a tutti gli amici del suo Figlio Crocifisso; per questo il nostro venerato Fondatore, Fr. Teodoreto, ce lo ripropone nel suo libro "Nell'intimità del Crocifisso".
La croce di Cristo è necessaria alla salvezza; essa è scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani, per noi è fonte di salvezza ( 1 Cor 1,12-13 ).
Come per Cristo, Verbo di Dio fatto carne, la gloria inizia con la sua passione e innalzamento sulla croce, così dovrà essere di ogni suo discepolo.
I veri discepoli di Gesù si gloriano tutti della croce di Cristo, come si gloriava S. Paolo, che univa le sue sofferenze a quelle del Figlio di Dio.
"Completo nella mia carne quello che manca alla passione di Cristo".( Col 1,24 )
"Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito …" ( Gv 3,16 ).
Lo ha dato per me, proprio per me perché mi vuoi bene.
È il dono d'amore che sgorga dal cuore del Padre che tutto ci ha dato, compreso il Figlio venuto a morire per noi.
"Come Mosè innalzò il serpente nel deserto così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo". ( Gv 3,14 )
Anche oggi è necessario che avvenga l'elevazione in croce di Gesù nella mente e nel cuore degli uomini perché essa manifesta la suprema vittoria di Cristo, il salvatore universale.
Il dolore sopportato da Gesù per la nostra salvezza è indicibile, ma il suo amore per ognuno di noi è ancora più grande.
È questo amore che dobbiamo ripresentare al mondo, è questo amore che conquista i cuori e li attira a Gesù come egli stesso ebbe a dire: "lo quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ).
Compito della Crociata della sofferenza è quello di pregare con amore e di offrire a Dio le inevitabili sofferenze della vita, perché Egli susciti nella sua Chiesa tanti apostoli, tanti catechisti che invitino i fratelli a guardare Gesù innalzato sulla croce per la nostra salvezza.
Occorre trasformare il Golgota in un trono di gloria, occorre coprire le bestemmie con l'Osanna, occorre assecondare quel sitio angosciato di Gesù e pervenire a quella comunione d'amore con Dio e con i fratelli per la quale siamo stati creati.
Che questo avvenga è il nostro impegno e il mio fraterno augurio.
Il Crocifisso nella Chiesa di S. Dalmazzo in Via Garibaldi a Torino