Eritrea: non si spara più, ma si muore di fame

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La storia precedente già la conosciamo.

Dal 1991 al 1998 una breve parentesi di pace e di ricostruzione, un cammino pieno di speranza.

Ma nel 1998 un nuovo conflitto con l'Etiopia devasta e funesta nuovamente le terre e la popolazione; e ora, con estrema fatica sta cercando di risollevarsi.

L'anno 2002 doveva essere l'anno della ricostruzione, è invece risultato l'anno dell'emergenza per mancanza di pioggia.

"Sono un milione e quattrocentomila le persone colpite dalla siccità, su una popolazione di poco più di tre milioni e duecentomila abitanti.

"La causa prima della grave situazione in Eritrea non è la guerra, anche se l'arruolamento, per maschi e femmine, è obbligatorio, ma è la mancanza di acqua, soprattutto di acqua potabile.

"Una delle regioni più colpite è quella del Gash Barka e quella meridionale del Debud.

"Si incomincia a vedere della malnutrizione, soprattutto nei bambini, i primi a soffrirne.

Negli ultimi quattro mesi la distribuzione di viveri è stata ridotta del 60% rispetto alla razione standard.

La malnutrizione è dunque un problema che sta minacciando la sopravvivenza di quasi metà della popolazione e di tantissimi bambini.

Oggi la situazione è in netto peggioramento.

"Quando ci si trova di fronte a questa realtà viene l'angoscia perché non si sa da che parte cominciare, che cosa fare, chi aiutare e con quali mezzi intervenire.

"In questi mesi il mondo è più preoccupato per la situazione in Iraq.

I mass-media parlano solo di guerra, non di fame nel mondo, quasi voler suggerire: silenzio, lasciamoli morire in pace, ci sono altre priorità.

"Così va il mondo e il mondo non si rende conto.

Non mancano i soldi, sono soltanto spesi male.

L'America ha stabilito di aumentare gli aiuti ai paesi poveri per 5 miliardi di dollari all'anno, poco prima però aveva stanziato per il bilancio alla difesa del 2002, 300 miliardi di dollari.

"Fino a quando il mondo ricco si comporterà in questo modo, non illudiamoci perché nulla cambierà e chi è sull'orlo della disperazione continuerà a morire."

Da parte nostra osserviamo che,nonostante tutto, il nostro progetto "Centro di carità", centro di accoglienza e di promozione a tutti i livelli, procede, sempre con l'aiuto dei generosi benefattori.