Gesù Crocifisso, nostra speranza |
B293-A4
A cento anni dalla composizione dell'Adorazione di fra Leopoldo Maria Musso
- Vito Moccia -
Ricorre il centesimo anniversario della formulazione in un testo scritto dell'Adorazione a Gesù Crocifisso, composta dal Servo di Dio fra Leopoldo Maria Musso, comparendo tale preghiera nel suo Diario sotto la data dell'agosto 1906.
Risulta davvero provvidenziale la coincidenza di tale ricorrenza con l'orientamento culturale e pastorale all'insegna della virtù teologale della speranza, in cui è coinvolta e impegnata la Chiesa italiana dopo il recente Convegno di Verona: ".Testimoni di Gesù Risorto: speranza del mondo".
Viene infatti evidenziato uno degli aspetti basilari della preghiera di fra Leopoldo, che si innesta nel tronco dell'universale adorazione della Croce, cioè la raffigurazione, anzi il sostanziarsi della speranza.
"Ave crux, spes unica". "Ave, o croce, unica speranza".
Questa formula, cantata dalla Chiesa nella liturgia del venerdì santo, non è solo un'espressione poetica, né tanto meno uno slogan.
Essa è la sintesi della vita cristiana, nell'abbandono fiducioso all'amore di offerta del Crocifisso Risorto, e pertanto contrassegna il pellegrinaggio del popolo di Dio, e quello personale di ogni fedele, anzi di ogni uomo, anche se inconsapevole dell'abbraccio amoroso di Gesù, dall'alto della croce, per attirare tutti a sé.
La preghiera di Fra Leopoldo contiene tutti questi elementi, e li esplicita in modo semplice e intelligibile, per il fanciullo come per l'adulto, per il dotto come per l'illetterato.
Sin dalla prima stesura, ancora scarna nella forma, le intenzioni e le domande riguardano tutti gli aspetti e i momenti del nostro pellegrinaggio, ma scaturiscono nell'atteggiamento fondamentale dell'adorazione alle cinque Piaghe del Signore, contemplate ad una ad una, come si addice a chi ama profondamente, per cui non si limita ad una considerazione generica di quanto Gesù ha patito, e nella Chiesa tuttora patisce, per ognuno di noi.
Nella seconda formulazione, di un anno dopo, la preghiera assume un carattere più organico, ma con gli stessi elementi base della precedente.
E così è avvenuto nel testo attuale, del 1998, in cui sono stati apportati aggiornamenti di linguaggio, ma senza alterazione della struttura.
È stata altresì redatta una formula breve, essenzialmente a scopo propedeutico di orazione in particolari circostanze, che però tende a condurre alla Adorazione nel testo completo.
Come abbiamo detto, l'Adorazione a Gesù Crocifisso è tutta intrisa di speranza, poiché è abbandono in Dio, in un cammino fiducioso per le strade della vita, con capacità di prospettarsi un futuro, nella consapevolezza che la meta finale è l'accoglienza nella casa del Padre.
La croce, che in una visuale puramente terrena può apparire come la gigantografia di tutte le ragioni per la disperazione, con Cristo ivi appeso diviene invece la solida pietra angolare della speranza.
Gesù Crocifisso è l'amore che nessuna violenza e tortura sono riuscite a scoraggiare, e che al rifiuto, all'offesa e al dileggio oppone il perdono.
Le invocazioni che si susseguono nella contemplazione delle ferite sanguinanti e gloriose del Signore, per il Papa, i Pastori e il Popolo di Dio, per il perdono e la riconciliazione, per i consacrati e le famiglie, per i defunti e le vittime dell'odio, per la salvezza di tutti gli uomini in Cristo, si inquadrano nella certezza della divina misericordia, pertanto in un atteggiamento di filiale amore, nella intercessione di Maria, degli Angeli e dei Santi, nell'offerta al Padre dell'Agnello Immolato, per ricevere dal suo Spirito la santificazione, cioè l'attrazione al Crocifisso, in cui adorare il Volto di Dio, nel vincolo di carità che affratella i redenti.
È in questo quadro che alita la speranza e si rende palpabile, risorta anche lei con il Crocifisso dalla mentalità secolarizzante e neo-pagana che la vorrebbe morta presso i sepolcri.
Una riprova di tali affermazioni la troviamo dalla lettura del Diario spirituale di fra Leopoldo, che oltre a ridondare di speranza, in molti passi esplicitamente la richiama, e riteniamo opportuno darne un breve saggio.
Uno dei testi più espliciti e consolanti lo troviamo nel Diario in data 6/09/1908: « Domandai al mio Gesù, se nella sua Misericordia mi fa salvo; il mio Gesù Crocifisso dolcemente mi rimproverò dicendomi: "Guai a te, se oserai ripetere tale domanda! Dunque tutto quello che ti feci scrivere a che cosa serve?
Fa' coraggio e mettiti in mente sempre che la Misericordia d'un Dio non ha misure e rileggi ciò che ti feci scrivere, perché il dubitare è ingiuria che tu fai al tuo Gesù Crocifisso che t'ama immensamente, e se ti faccio scrivere questo pensiero, è per incoraggiare tutti i miei figli a sperare nella Misericordia, nella bontà d'un Dio Crocifisso che tende continuamente le braccia per abbracciare tutti quelli che a Lui si fanno vicino; con trasporto d'immenso amore me li stringo all'immenso mio Cuore, sempre dando loro il bacio del perdono" ».
È veramente toccante tale passo, è di una eloquenza così immediata che a farne un'analisi si correrebbe il rischio di sminuirne la forza penetrante nei nostri cuori.
In data 6/10/1908, Gesù risponde alle effusioni di fra Leopoldo: "Ebbene figlio, stringi il mio cuore con il tuo, poiché da questo mio costato esce fede, speranza, carità e perdono".
Nella stessa data troviamo una composizione in versi di fra Leopoldo in onore della Madonna, in cui tra l'altro è detto: "Noi viviamo di speranza con lo sguardo rivolto a Te, Tu o Madre, gran Signora, ci fai coraggio ad avvicinar la speranza nel perdono: a gloria tua voglio dar".
In questa espressione, per quanto in forma scarna, colpisce però l'approssimarsi della speranza attraverso il perdono, per intercessione di Maria, il che risponde ad una autentica spiritualità mariana.
In data 27/12/1910 leggiamo: "Tu, Croce benedetta, sei la speranza e consolazione nostra nelle pene, nel dolore, nelle afflizioni: ti mostri luce alla nostra mente e vieni colla più amabile bontà e carità a mitigare le nostre sofferenze, infondendo mirabilmente tanta pace al nostro cuore amareggiato, da cambiare le pene in ineffabili dolcezze: ecco i tratti d'amore e di misericordia del nostro Santissimo Gesù Crocifisso!"
In data 21/01/1912, riferito a Gesù Crocifisso: ".Il mio cuore è centro delle più belle e deliziose speranze!"
Il 30/01/1914 sono riportate alcune invocazioni tra cui la seguente: "La tua Croce santa c'infonde amore e speranza".
Il 19/05/1914 leggiamo tra l'altro: ".O mio Signore, Redentore nostro, m'inabisso a adorare la gloriosa, immensa Misericordia vostra, affinché noi poveri mortali abbiamo molta speranza, perché mi trattate da Padre amoroso, e confidiamo molto in Voi per i meriti vostri!"
Si noti come sia denso di fiducia l'attributo di Padre amoroso al Crocifisso.
Il 18/12/1914 viene riportato questo detto riferito a Maria Consolatrice: "Desidero fede, speranza, amore, carità e la salvezza di tutto il mondo".
In data 29/04/1915 fra Leopoldo così prega: "Amato mio Gesù, io sono tanto contento di questi detti tuoi divini: io vivo con la speranza che il mondo per misericordia tua approfitti di grande grazia".
Come annota Fr. Teodoreto nella sua biografia di fra Leopoldo, i moltissimi passi del Diario vibranti di speranza sono tali da destare nell'anima gran fiducia in Dio e la serena visione della sua misericordia.
L'adorazione del Crocifisso, infondendoci la speranza quale virtù teologale ed abito di vita, ci prospetta altresì gli ambiti operativi e culturali per i quali necessita nel nostro tempo una particolare fiducia nell'aiuto di Dio, a sostegno del nostro impegno apostolico.
Sul piano dell'agnosticismo che si oppone alla fede, la Croce ci offre le risposte: a chi dichiara "l'assenza di Dio", il Crocifisso dà la testimonianza di un'incondizionata adesione alla volontà del Padre, e di sicurezza della sua presenza anche nell'abbandono.
A chi va oltre, e pretende che "Dio sia morto", il Crocifisso attesta che per tre giorni ciò è avvenuto quanto alla sua natura umana, ma senza che perisse anche la speranza, poiché egli è il Risorto.
A ben pensarci è stupefacente, anzi è tutto da adorare il piano di Dio, nell'aver voluto porre un elemento di contatto anche con chi ne pretenda la morte: Gesù l'accetta, ma come salvezza per l'umanità e premessa alla resurrezione.
Così nella sua amabilità può concedere al suo oppositore una parziale ragione, come punto di partenza e approdo di speranza per una fede piena in Lui vivente.
Dal Crocifisso ci viene pertanto la fiducia nel dialogo, e la speranza che le barriere di opposizione tra un laicismo intollerante e un integralismo intransigente cadano nell'incontro fraterno della riconciliazione, pur senza occultare la verità, che è l'autentica garanzia di libertà.
Analoghe considerazioni valgono per i rapporti interreligiosi, e in certa misura per quelli tra le diverse realtà e i movimenti nella Chiesa.
Dalla Croce quindi scaturisce la speranza dell'avvento della civiltà dell'amore, a superamento di quella dei contrasti, delle lotte, delle sopraffazioni e delle oppressioni, dal campo economico a quello politico, dalla sfera familiare a quella sociale, nel rispetto della sacralità e inviolabilità della persona.
Questi orizzonti ci portano nell'ambito della tutela della vita e della dignità della persona, con tutte le implicazioni e i delicatissimi problemi connessi, che trovano soluzione nella luce del Crocifisso, morto per darci la vita e paziente alle umiliazioni per ricondurci alla nobiltà di creature e di redenti.
In antitesi con questa dignità e nobiltà si pongono certamente il consumismo sregolato, l'edonismo e il culto del successo come valori assoluti dell'esistenza: un semplice sguardo al Crocifisso ce ne rivela l'incompatibilità con l'autentica natura umana, e ci offre altresì la forza e la fiducia per il superamento di quanto ne mina il valore.
Questi, ed altri, sono i filoni di speranza che la contemplazione delle ferite sanguinanti e gloriose del Signore ci infonde, ponendoci altresì nelle disposizioni per renderli operanti in noi, e per dare il nostro apporto nell'aiuto agli altri, secondo le indicazioni che ci vengono dal Convegno di Verona.
"Dal Crocifisso Risorto nasce la speranza, dalle sue piaghe la salvezza, nella sua luce noi cammineremo, Chiesa redenta dal suo amore".
Così il ritornello dell'inno del Convegno ecclesiale di Verona sintetizza efficacemente il significato della speranza nel nostro tempo, sottolineando come essa sgorghi dall'alto della Croce, per illuminarci nel cammino della vita e nel nostro servizio ecclesiale.
È quanto abbiamo cercato di trarre dall'esame della preghiera di Fra Leopoldo, che medita e contempla lo sgorgare e il fluire della speranza dalle sue fonti salvifiche, cioè le ferite sanguinanti e gloriose del Crocifisso.
E in questa contemplazione vengono annoverate, in un compendio mirabile, le varie necessità della Chiesa e dell'umanità, in una preghiera universale che richiama quella della liturgia del venerdì santo, nel cui contesto appunto avviene l'adorazione della Croce.
La luce della speranza ci interpella pertanto per una catechesi incentrata nel Crocifisso, ad animazione di ogni forma d'insegnamento, di formazione e di educazione.
Nel Crocifisso, che è il segno del Cristiano, vi è la rivelazione del Padre creatore cui Cristo si offre, e il dono che Egli ci fa dello Spirito santificatore: e non manca la presenza di Maria, che per quanto "Addolorata" ai piedi della Croce, divenendo nostra Madre per la volontà del Figlio, è altresì per tutti noi specchio riflesso di fiducia, come canta il divino poeta Dante Alighieri: " … . e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace". ( Par. 33,11-12 ).
L'Adorazione ci sia di potente sussidio in questo cammino di speranza, proteso a guarire le ferite dell'uomo mediante le ferite sanguinanti e gloriose del Crocifisso.
E questo itinerario è gioioso: non per nulla un profondo conoscitore dell'animo umano quale è stato Giovanni Paolo II°, ha prospettato ai giovani, quale programma per il Terzo Millennio, "la Croce come cammino di felicità".
Il messaggio salvifico e gioioso del Crocifisso è a disposizione dell'umanità, se vogliamo ancora sperare nella felicità.