Gesù Crocifisso, Re e Centro di tutti i cuori |
B293-A5
- Can. don Rodolfo Reviglio -
Da un po' di tempo sto facendo una riflessione che, a prima vista, può apparire strana o comunque non vera: si tratta di un aspetto molto diffuso nella spiritualità dei cristiani, oggi.
Lo notiamo, ad esempio, nel modo con cui si fa l'esame di coscienza prima di accostarsi al sacramento della Riconciliazione ( e questo appare anche nei libretti e foglietti che aiutano i fedeli in questo esame ).
L'attenzione viene posta, evidentemente, sulle mancanze, sui peccati commessi e sul dovere non compiuto o compiuto male.
Tutto è descritto secondo la morale cristiana: il modo di pregare, la santificazione del Giorno del Signore, l'osservanza dei Comandamenti, l'adesione alle verità della fede, ecc.
Tutte cose giuste, intendiamoci.
Ma tutto resta come racchiuso nel solo ambito della morale cristiana.
La Persona di Gesù non è abbastanza "messa in evidenza" e "al centro della vita cristiana".
Se Gesù è nominato, lo è in rapporto all'adempimento di particolari doveri.
Ma tutto, in ultima analisi, viene ricondotto solo al pentimento dei peccati e ai propositi di una condotta migliore.
Osserviamo attentamente e cerchiamo di penetrare fino in fondo nel Mistero Cristiano.
Al culmine dell'ideale di santità cristiana non ci sono le nostre virtù, ma c'è Gesù, crocifisso, morto e risorto.
Ogni sacramento - anzi: tutta la vita cristiana - va ricondotta alla nostra piena conformità a Cristo, a un nostro pieno e totale orientamento, di mente e di cuore, verso Gesù Figlio di Dio, nostro Redentore!
Tutte cose ovvie, è evidente.
Ma quasi mai messe al centro, nel cuore, del nostro vivere cristiano.
Ci preoccupiamo di compiere il nostro dovere, di pregare con devozione ( quasi sempre restando nell'ambito delle formule o di preghiere scritte: anche i salmi ), ma la nostra piena, totale adesione di fede e di amore a Gesù non è abbastanza cercata ed attuata.
Anche, ad esempio, la devozione a Gesù Crocifisso si riduce molte volte a preghiere, lette o dette a memoria.
Invece, ed è qui il cuore di tutta la vita cristiana: noi siamo veramente discepoli di Gesù, se e nella misura in cui lo cerchiamo, ci sforziamo di penetrare nei suoi sentimenti, di immedesimarci nel suo stesso vivere.
San Paolo dice espressamente: « Per me, vivere è Cristo. Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me! » ( Gal 2,20 ).
E ci insegna: « Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Gesù » ( Fil 2,5 ).
In tanto siamo cristiani, in quanto Gesù vive in noi e noi viviamo in Gesù!
Ma questo modo di essere - questa radicalità essenziale della vita cristiana - va cercata e vissuta ogni giorno.
E non possiamo ridurla a "devozione"!
Se poi approfondiamo il nostro "sentire Gesù in noi", allora ci accorgiamo che la dimensione della croce non è facoltativa, ma assolutamente necessaria.
In tanto Gesù è Gesù, in quanto ha vissuto la sua identità umano-divina fino al dono totale di Sé sulla croce!
Quindi, non riduciamo questa dimensione alla semplice devozione, tanto meno alla pratica di alcune preghiere: il grande, infinito dono che Dio ci fa è questo: essere talmente uniti a Gesù, da poter dire, come Paolo,: "Sono crocifisso con Cristo!" ( Gal 2,19 ).
Si può terminare qui l'articolo; ma è evidente come esso non va solo letto e poi messo da parte: esso ci stimola a una ricerca amorevole, perseverante, anzi: quotidiana, di sempre!
Altrimenti riduciamo la vita cristiana a un'opera facoltativa.
Mentre Gesù ha detto: « Chi non è con Me è contro di Me! » ( Mt 12,30 ).
Essere con Gesù non possiamo ridurlo a pochi momenti: sia la gioia permanente del nostro vivere cristiano!