La beatitudine della povertà |
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- Can. Rodolfo Reviglio -
Gesù comincia ad annunciare il Regno di Dio traducendolo in otto " beatitudini " ( come abbiamo già visto nella puntata precedente ) e all'inizio - come prima Beatitudine che, in un certo senso, apre la prospettiva verso tutte le altre - pone la Beatitudine della "povertà".
È un inizio pensato e voluto; infatti, tutte le Beatitudini hanno la caratteristica di essere l'opposto dei sogni e dei progetti dell'umanità non ancora evangelizzata.
Quante persone - come per istinto - desiderano e sognano ricchezza, gioia, affermazioni di sé, superiorità sugli altri, soddisfazioni, piaceri!
Gesù parte da una prospettiva opposta, ma ci aiuta a comprendere che proprio in questa diversa prospettiva è nascosta, e si trova in germe, la nostra vera felicità.
Cominciamo, come ha iniziato Gesù, dalla Beatitudine della povertà.
Gesù, subito, la definisce " povertà in spirito ", proprio per farci capire che la povertà - per essere amata e vissuta - va compresa nel suo vero significato e come via per raggiungere la vera ricchezza, la quale non consiste in uno stato di benessere solo materiale, che per di più terminerebbe con la nostra morte.
Ci conviene pertanto approfondire questo primo messaggio e - diciamolo subito, per meglio comprenderlo - " vederlo alla luce del mistero di Cristo Crocifisso ".
Fin dall'inizio della sua vita Gesù ha voluto scegliere la povertà: a Betlemme è nato in una stalla, è cresciuto in un ambiente molto rozzo e non certo lussuoso …, non ha fatto parlare di sé; da adulto " non aveva nemmeno una pietra su cui appoggiare il capo " ( Mt 8,20; Lc 9,58 ), non aveva proprietà di case e di campi, non guadagnava, si adattava all'ospitalità e all'aiuto degli altri.
Certamente, la povertà assoluta non è un bene: abbiamo persone, nel mondo, che muoiono di fame, che non hanno una stanza e un letto per dormire, non hanno addosso se non stracci e abiti consunti: e questo non va bene!
Verso queste persone non dobbiamo limitarci a dire: « Accetta la beatitudine della povertà »; dobbiamo aiutarle concretamente.
A volte non si può offrire nessun altro aiuto se non il cibo, un letto, del denaro.
In molti casi però - là dove il povero potrebbe servirsi delle proprie forze e capacità - l'aiuto migliore è suggerirgli, e offrirgli, la possibilità di " mantenersi da sé ", aiutandolo a trovare un lavoro e a vivere con dignità.
Ci sono però molti casi in cui il povero non è in grado di autogestirsi, perché anziano, infermo, disabile … e allora sono necessarie le varie istituzioni che dovrebbero sorgere più numerose e meglio attrezzate, e nelle quali molti cristiani potrebbero inserirsi, proprio per " servire Gesù nei poveri " ( Mt 25 ).
Nella Chiesa, in diverse epoche della storia e in varie regioni e paesi, sono sorte molte iniziative per venire in aiuto ai poveri ( pensiamo, a Torino, all'opera di san Giuseppe Benedetto Cottolengo ).
C'è però da tenere presente che la beatitudine della povertà è vissuta non solo dai poveri che vengono aiutati a vivere in semplicità e dignità, ma anche da chi li aiuta, privandosi del superfluo ( e, talvolta, anche di qualcosa di necessario ).
Sono esistite, ed esistono, persone che scelgono uno stato di povertà ( di "minimo indispensabile" ), proprio per essere testimoni di questa prima Beatitudine.
Esiste poi una forma di aiuto verso i poveri, che è stupendo: è quello di chi non solo cerca il povero e gli va incontro con generosità, ma di chi accetta - e talvolta sceglie espressamente - di condividere la povertà dei miseri vivendo con loro, anche in abitazioni molto disagiate, aiutandoli nel condurre avanti la famiglia, associandoli al proprio lavoro e alla propria personale situazione: insomma, facendo unità di vita e di cuori.
È qui che splende il mistero della Croce di Cristo!
Come Gesù è il Figlio di Dio che si è fatto uomo per condividere la nostra esistenza fino al livello più basso e doloroso ( dalla povertà all'umiltà … fino alla condanna come assassino e alla pena della Croce ), così il cristiano che vuole avvicinarsi nel massimo modo e nella misura più alta al mistero di Cristo Crocifisso percorre il suo stesso cammino fino al suo vertice.
Proviamo anche noi … fin dove possiamo!
Non dobbiamo dimenticare che Gesù è venuto in terra a vivere con noi, non solo per offrire la sua vita sulla Croce per la nostra salvezza, ma anche per indicarci il suo cammino, la sua scelta, come via privilegiata di amore: « Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà » ( Mt 16,24-25 ).
La più stupenda vocazione, per un cristiano, è seguire Gesù e salire con Lui sulla croce, non limitandosi a osservare i comandamenti e a praticare superficialmente la vita dei sacramenti: la più stupenda vittoria di un cristiano è di essere - come ci insegna san Paolo ( Gal 2,20 ) - "crocifissi con Cristo"!