Riunione del personale a conclusione dell'anno formativo

B295-A10

Incontro al Centro di Novi Ligure, nel 10° anniversario della sua istituzione

- Vito Moccia -

Il consueto incontro di fine anno formativo degli operatori di tutti i nostri Centri della Casa di Carità, organizzato dall'Associazione del Personale, ha avuto luogo questa volta in Novi Ligure, venerdì 13 luglio u.sc. per festeggiare il decimo anno della nostra presenza in tale città.

Era infatti il 27 ottobre del 1997, quando presero il via i primi due nostri corsi presso il Collegio San Giorgio.

Per l'incremento dell'attività la sede è stata trasferita in strada Boscomarengo, nel cuore della zona industriale.

L'incontro è iniziato con la visita al Centro di formazione, cui è seguita la S. Messa nella parrocchia del Sacro Cuore, per concludersi con il pranzo a Villa Pormela.

Gli onori di casa sono stati fatti dall' " infaticabile " sig.ra Tiziana Uggetti, direttrice del Centro, che tanta parte ha avuto nell'inizio e nello sviluppo di questa sede.

Oltre la Uggetti, hanno portato il saluto al personale

- Attilio Bondone che ha tracciato il quadro della formazione professionale sul piano nazionale

- Marco Bilewski, Ezio Audano per l'associazione del personale, e Vito Moccia, di cui riportiamo le brevi riflessioni.

Formatori, ispirandoci al Crocifisso

Conoscere gli allievi

In un collegio d'oltre mare, come molti di voi ricorderanno, avvenne alcuni mesi or sono una sconvolgente tragedia: un giovane universitario uccise 32 persone nel collegio, e poi si suicidò.

Nella stessa giornata della tragedia i giornali davano notizia del suicidio di una ragazzina di 13 anni, gettatasi dal 7° piano dopo aver denunciato abusi sessuali da parte di un gruppo di 8 ragazzi, 7 dei quali minorenni.

E tale suicidio seguiva di pochi giorni quello di un giovane, per le ironie sulla sua presunta omosessualità, che rendevano invivibile la sua convivenza scolastica.

Perché ricordare queste sciagure perpetrate da giovani?

Per riflettere su un particolare che potrebbe passare anche inosservato, ma a mio avviso delicatissimo.

La prima dichiarazione pubblica dell'autorità di quel collegio duramente colpito dall'orrendo massacro del giovane killer è stata: "Sappiamo poco di lui".

Quindi in un centro di formazione gli allievi potevano essere degli sconosciuti!

So che nei nostri centri di formazione le ragazze e i ragazzi che frequentano sono personalmente conosciuti e seguiti, tuttavia è bene che riflettiamo ancora: quale percorso educativo potremmo offrire se qualche allieva o allievo potesse restare, o di fatto restasse un perfetto sconosciuto?

Non dimentichiamo che la parola Casa, con cui inizia la denominazione della nostra Opera, non avrebbe senso se i nostri allievi fossero degli sconosciuti.

Quanti degli eccidi, suicidi e violenze di cui è funestato il mondo giovanile, hanno la loro causa nella mancanza di comunicabilità tra i giovani e gli educatori, siano essi insegnanti, o genitori, o catechisti, preti, istruttori, allenatori, formatori?

Il Crocifisso, pur profanato, è espressione d'amore.

Abbiamo toccato il fondo con l'episodio avvenuto in una scuola superiore di Rovigo, in cui tre studenti, staccato dal muro dell'aula il Crocifisso, hanno bastonato il corpo del Cristo, come duemila anni fa, urlandogli di morire mentre va in pezzi?

Si ripete il "crucifige" di allora, sulle bocche schiumanti dei nostri ragazzi, mentre i compagni, anziché provare disgusto ( o anche solo esitazione ), incitano i carnefici, riprendendo il tutto con i telefonini: "Finiscilo, finiscilo! Deve morire!".

È il fondo dell'empietà o della follia?

Il discorso sarebbe lungo, e qui possiamo solo limitarci a qualche spunto.

Se le cose stanno così, non dovrebbe far meraviglia che i nostri "normali" ragazzi stuprino ragazze, torturino disabili, incendino treni …

Se si vogliono seguire e assecondare gli istinti, pretendendo anzi che siano dei "diritti", l'ostacolo di fondo sul piano morale è il Crocifisso, poiché è il Verbo incarnato che soffre e muore per la giustizia e per amore.

Ora comprendiamo meglio l'alta dignità che ci compete, ma anche la responsabilità, di ispirarci, anzi di derivare la formazione che impartiamo dal Crocifisso, che è l'unica scienza, e l'espressione dell'amore.

Dobbiamo annunciarlo agli allievi, e ricollegare a Lui ogni formazione e ogni insegnamento, anche di carattere tecnico.

L'"Adorazione" di fra Leopoldo in questa missione ci è d'aiuto.