Catechismo degli Adulti |
Chi si giustifica in un modo, chi in un altro: "Non ho tempo"; "Ho cose urgenti da fare"; "Non mi sento bene".
Non sarebbe forse meglio riconoscere lealmente che pregare è faticoso e noi non ne abbiamo voglia?
La Bibbia a volte presenta la preghiera come un combattimento
con Dio, un
impegno difficile. ( Sal 106,23;
Ez 22,30; Rm 15,30; Col 4,12 )
Tradizionalmente i maestri di spiritualità la vedono simboleggiata nel misterioso episodio della lotta di Giacobbe con l'angelo, che si rivela essere addirittura la forma di un'apparizione divina. ( Gen 32,23-33 )
Giacobbe resiste tenacemente per tutta la notte: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!" ( Gen 32,27 ).
Al sorgere del sole ottiene la benedizione e lo lascia andare.
Dio si lascia conquistare, ma vuole una fede salda, un desiderio appassionato.
Gesù, raccontando le parabole dell'amico importuno e della vedova molesta, ( Lc 11,5-8; Lc 18,1-8 ) raccomanda un'umiltà perseverante, che non si lascia abbattere dalla delusione e dallo scoraggiamento.
L'apostolo Paolo vuole che i cristiani siano "perseveranti nella preghiera" ( Rm 12,12 ) e li esorta: "Pregate incessantemente … vigilando … con ogni perseveranza" ( Ef 6,18 ).
Purtroppo siamo superficiali e, come osserva il santo Curato d'Ars, "quante volte veniamo in chiesa senza sapere che cosa dobbiamo fare o domandare, mentre ogniqualvolta ci rechiamo da qualcuno sappiamo bene perché ci andiamo!".13
La preghiera è anche una lotta con noi stessi.
Noi spontaneamente siamo più portati all'azione che alla preghiera.
L'azione, anche quella apostolica, comporta sempre una certa affermazione di sé.
La preghiera invece è ricettività e attesa paziente.
Esige perciò abnegazione.
A volte il nostro cuore è insensibile ai pensieri spirituali; non riesce a pensare a Dio con amore e consolazione.
Questa aridità può derivare da depressione psichica oppure da accidia, tiepidezza, affetti disordinati.
Dobbiamo contrastarla rimanendo fedeli agli impegni stabiliti e facendo la volontà di Dio, anche quando non ci sentiamo gratificati.
Andiamo facilmente soggetti a distrazioni della mente, per motivi di temperamento, stanchezza, scarso interesse e dissipazione.
Dobbiamo evitare quelle volontarie, che offendono Dio, concentrando l'attenzione su di lui e sul senso generale della preghiera, non certo su ogni singola parola, perché sarebbe impossibile.
Dobbiamo prevenire, per quanto possiamo, quelle involontarie, perché anch'esse sono dannose.
È importante prepararsi con il raccoglimento, scegliere un tempo adatto e un luogo tranquillo, assumere una posizione del corpo dignitosa, calma e conforme al contenuto della preghiera, applicarsi senza fretta, unificare la preghiera con lo studio, il lavoro, gli affetti e gli interessi vitali.
986 La preghiera è faticosa come un combattimento, perché Dio è nascosto e noi siamo presuntuosi, pigri, superficiali.
Indice |
13 | San Giovanni Maria Vianney, Catechismo sulla preghiera |