Catechismo degli Adulti |
Quando si allontana dalla fede in Dio, la cultura elabora un'immagine riduttiva dell'uomo, che oscilla tra individualismo e collettivismo.
La prima posizione svaluta la società, come se fosse "qualcosa di esterno all'uomo",10 un frutto del caso o di un patto tra individui.
La seconda degrada l'uomo a un numero, a un elemento del sistema.
Spesso l'una va a combinarsi con l'altra, enfatizzando simultaneamente l'individuo isolato e lo stato burocratico centralizzato, ignorando invece la famiglia e le comunità particolari intermedie.
L'una e l'altra influenzano scelte sociali, economiche e politiche, che prescindono dalla dignità e responsabilità della persona e conducono a risultati disastrosi.11
"L'uomo può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio non può alla fine che organizzarla contro l'uomo".12
Da parte sua, la dottrina della Chiesa "risana ed eleva la dignità della persona umana" e "consolida la compagine della società umana".13
Sostenere la dignità di ogni persona è "il compito centrale e unificante del servizio che la Chiesa e, in essa, i fedeli laici sono chiamati a rendere alla famiglia degli uomini".14
L'uomo, immagine di Dio, suo interlocutore e cooperatore, cosciente e libero, chiamato ad essere suo figlio e a vivere in comunione con lui, è "centro e vertice di tutto quanto esiste sulla terra",15 "principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali".16
"Il rispetto della persona umana … si pone come criterio basilare, quasi pilastro fondamentale, per la strutturazione della società stessa, essendo la società finalizzata interamente alla persona".17
1097 Rispettare la dignità della persona significa in pratica riconoscere, difendere e promuovere alcuni diritti universali, inviolabili, inalienabili:
diritto all'esistenza, all'integrità fisica e a un tenore di vita dignitoso;
diritto di cercare liberamente la verità, manifestare il proprio pensiero, partecipare al patrimonio culturale;
diritto alla libertà di religione;
diritto di seguire la propria vocazione, formarsi una famiglia, educare i figli;
diritto al lavoro, alla libera iniziativa economica, a una giusta retribuzione;
diritto di riunione e di associazione, di emigrazione e di immigrazione, di partecipazione politica e di certezza giuridica.18
Questi diritti hanno bisogno di essere ulteriormente precisati nei loro contenuti concreti, secondo le condizioni storiche, economiche e culturali; tuttavia indicano sufficientemente un criterio di giudizio e una linea di impegno.
Una società è giusta e, al di là delle procedure formali, sostanzialmente democratica, quando li garantisce a tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione di sesso, razza, lingua e religione.
Si tratta di beni originari che derivano dalla natura e da Dio, non dal consenso della maggioranza.
La persona è soggetto singolare ed irripetibile, ma è fatta per comunicare, "chiamata dall'intimo di sé alla comunione con gli altri e alla donazione agli altri".19
Dio, creando l'uomo, non l'ha creato solitario: ( Gen 1,27; Gen 2,18 ) "L'uomo per la sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti".20
Perciò la società è sostegno e perfezione della persona.
Da questa dimensione sociale, "nativa e strutturale",21 derivano prima le comunità basate sui rapporti interpersonali diretti, come la famiglia, la parentela, il vicinato, e poi le formazioni sociali più ampie, basate sui rapporti mediati da strutture e legami oggettivi di tipo culturale, religioso, politico, economico, come ad esempio il sindacato, la città, la nazione.
Col procedere della storia si moltiplicano i rapporti, si intensifica lo scambio dei beni, cresce l'interdipendenza su tutta la terra, quasi a dar corpo alla vocazione del genere umano a diventare una sola famiglia.
Purtroppo non mancano tensioni e lacerazioni.
Una certa conflittualità sociale è inevitabile, perché esistono interessi oggettivamente concorrenti.
Essa svolge un ruolo addirittura positivo, quando si configura come "lotta per la giustizia sociale"22 e privilegia la trattativa e il ragionevole compromesso.
Non ha senso invece esaltare la lotta distruttiva, la contraddizione e la guerra come "fattori di progresso e di avanzamento della storia".23
Gli interessi convergenti sono più rilevanti ancora di quelli concorrenti; anzi gli uomini di per sé sono un bene gli uni per gli altri.
Una convivenza degna dell'uomo non può fondarsi sui rapporti di forza, ma sulla verità, la giustizia, l'amore e la libertà.24
Tutti devono sentirsi responsabili di tutti.25
Ognuno deve guardare al prossimo come a un altro se stesso.
"La legge fondamentale dell'umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità".26
La carità impegna a fare il possibile per edificare una convivenza solidale e pluralista, che consenta alle persone e ai popoli di svilupparsi liberamente, ciascuno con la propria identità e originalità.
L'autentica solidarietà rifugge sia dall'individualismo che dal collettivismo; valorizza la famiglia e le comunità particolari, in cui le persone sono coinvolte più da vicino.
Si articola a vari livelli secondo il principio di sussidiarietà.
"Come è illecito togliere ai singoli ciò che essi possono compiere con le forze e l'iniziativa propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto affidare a una maggiore e più alta società quello che può essere fatto dalle minori e inferiori comunità".27
Anzi le società superiori devono sostenere, integrare e coordinare quelle inferiori, che sono espressione più diretta della persona e le consentono una partecipazione più creativa.
1101 La persona è il fondamento e il fine della società; la società è il sostegno e il perfezionamento della persona.
È necessario promuovere la dignità e i diritti della persona e costruire una società solidale e pluralistica, dove la famiglia e le comunità particolari siano valorizzate dalle comunità più ampie secondo il principio di sussidiarietà.
Indice |
10 | Gaudium et Spes 25 |
11 | Giovanni Paolo II,
Centesimus Annus 13; Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 17; Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 24-25 |
12 | Paolo VI, Populorum progressio 42 |
13 | Gaudium et Spes 40 |
14 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 37 |
15 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 37 |
16 | Gaudium et Spes 25 |
17 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 39 |
18 | Giovanni XXIII, Pacem in terris 5-15 |
19 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 40 |
20 | Gaudium et Spes 12 |
21 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 40 |
22 | Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 14 |
23 | Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 18 |
24 | Giovanni XXIII, Pacem in terris 18 |
25 | Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 38 |
26 | Gaudium et Spes 38 |
27 | Pio XI, Quadragesimo anno 72 |