Catechismo degli Adulti |
1191 Alleanza con Dio e retribuzione ultraterrenaIsraele, in epoca antica, sperava da Dio benedizione e prosperità per la vita presente. Quanto all'aldilà, pensava, insieme ad altre culture arcaiche, che i morti sopravvivono in una triste condizione di debolezza e di isolamento, come ombre evanescenti: ( 1 Sam 28,15; Gb 3,17-19 ) "Non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza negli inferi, dove stai per andare" ( Qo 9,10 ). "Nel paese dell'oblio" ( Sal 88,13 ) il defunto non ha più rapporti con Dio e con il mondo; "soltanto i suoi dolori egli sente e piange sopra di sé" ( Gb 14,22 ). Più tardi la fede comincia a rischiarare anche la vita ultraterrena. Si fa strada la convinzione che l'alleanza con Dio si prolungherà dopo la morte, in modo da assicurare ai giusti una sorte felice, diversa da quella dei malvagi. "Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua
presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra" "Io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella tua gloria. Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra. Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre. Ecco, perirà chi da te si allontana, tu distruggi chiunque ti è infedele. Il mio bene è stare vicino a Dio: nel Signore Dio ho posto il mio rifugio" ( Sal 73,23-28 ). C'è dunque un premio per i giusti e un castigo per gli empi già subito dopo la morte, anche se la retribuzione completa si avrà nel giorno dell'ultimo giudizio e della risurrezione. "La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono. Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace … Nel giorno del loro giudizio risplenderanno; come scintille nella stoppia, correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il
Signore regnerà per
sempre su di loro" |
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Cat. Chiesa Cat. 1020 |
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1192 Comunione con Gesù e vita eternaGesù, nella parabola del ricco cattivo e del povero Lazzaro come anche nella promessa al ladrone pentito, mostra di condividere la stessa concezione. ( Lc 16,19-31; Lc 23,43 ) La novità è il ruolo decisivo che riveste la sua persona. La comunione con lui è più forte della morte, si prolunga per l'eternità: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia" ( Gv 6,48-50 ); "In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte" ( Gv 8,51 ). Chi crede nel Figlio di Dio, già adesso possiede la vita eterna e nell'ultimo giorno riceverà la salvezza completa con la risurrezione. ( Gv 6,40.47 ) |
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1193 La Chiesa dei primi tempi vive questa gioiosa certezza. Stefano, mentre viene ucciso, esclama: "Signore Gesù, accogli il mio spirito" ( At 7,59 ). |
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Paolo è ancora più esplicito: sia che viviamo, sia che moriamo, apparteniamo al Signore e viviamo insieme a lui; ( Rm 14,7-9; 1 Ts 5,10 ) sulla terra ci troviamo in esilio, perché non possiamo vederlo; ( 2 Cor 5,6-8 ) per noi è molto meglio morire, ( Fil 1,21-24 ) per "abitare presso il Signore" ( 2 Cor 5,8 ). La comunione con il Risorto, e attraverso di lui con il Padre, vince ogni ostacolo. ( Rm 8,35-39 ) Perfino i giusti delle passate generazioni vengono da lui raggiunti, portati alla perfezione e introdotti nel santuario celeste. ( Eb 9,8; Eb 10,1; Eb 11,39-40; Eb 12,23 ) |
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1194 la vita non è toltaNel corso dei secoli, la Chiesa, con l'invocazione dei santi e il suffragio per i defunti, ha mostrato di credere che i morti vivono ancora e "la vita non è tolta, ma trasformata".1 Il magistero della Chiesa ha definito, con Benedetto XII nel 1336, la retribuzione immediata dopo la morte2 e, con il concilio Lateranense V nel 1513, la sopravvivenza di ogni singolo uomo.3 |
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1195 Possiamo concludere che dopo la morte sopravvive l'io personale, dotato di coscienza e di volontà. Se si vuole chiamarlo "anima", bisogna intendere questa parola alla maniera biblica. Esso perde il corpo, cioè l'insieme dei suoi rapporti sensibili con il mondo naturale e umano, ma continua a sussistere nella sua singolarità, in attesa di raggiungere la completa perfezione, al termine della storia, con la risurrezione. Se, come dicono i testimoni di Geova, la morte fosse un annientamento e la risurrezione una seconda creazione dal nulla, allora l'uomo risorto non sarebbe più identico all'uomo terreno: potrebbe magari essere una copia uguale in tutto, ma non sarebbe lo stesso uomo, lo stesso io personale irripetibile. Il soggetto umano percorre una vicenda lineare di partecipazione alla vita del Signore risorto. Comincia a risuscitare già adesso sulla terra con un'esistenza di fede e di carità: "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli" ( 1 Gv 3,14 ). Al termine della sua vita terrena passa a un'esistenza ancora più alta, dando la sua adesione definitiva a Dio, senza più pericolo di perderlo. Infine, al termine della storia, la risurrezione si estenderà alla dimensione corporea e cosmica. |
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1196 Ogni singolo soggetto personale continua a vivere oltre la morte in una forma di esistenza, cosciente e libera, diversa da quella corporea e cosmica precedente. Tale soggetto può essere chiamato anima, secondo il significato che questa parola ha nella Bibbia. |
Indice |
1 | Messale Romano, Prefazio dei defunti I |
2 | Benedetto XII, Benedictus Deus - DS 1000-1002 |
3 | Conc. Lateranense V, Costituzione "Apostolici regiminis" |