Convegno ecclesiale di Verona |
Moderatore: Simona Beretta, professore straordinario di politiche economiche internazionali all'Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Segretario: Mons. Aldo Amati, Vicario Generale della Diocesi di Rimini
17-18 ottobre 2006
Nelle contraddizioni della vita quotidiana ogni persona cerca la felicità e coltiva la speranza di vivere la vita in pienezza.
Questa speranza è lo spazio della nostra missione.
L'identità personale è messa particolarmente in gioco nel rapporto fra lavoro e festa: c'è il rischio di assolutizzare il lavoro, facendo dipendere da esso la propria identità, oppure di surrogare con altro la mancanza di senso del lavoro
Ne deriva una frammentazione dell'esperienza personale e una grande difficoltà a guardare con speranza, con costruttività, alle sfide concrete dell'esperienza.
Alcuni punti nevralgici sul versante del lavoro:
- quando il lavoro non c'è o non è consono alla dignità della persona;
- famiglia e lavoro, con attenzione ai ritmi del lavoro e della famiglia e al lavoro femminile;
- giovani e lavoro: dilatazione dei tempi dell'adolescenza e difficoltà a trovare il lavoro sognato;
- lavoro e divari territoriali: esperienza drammatica nel Mezzogiorno (disoccupazione, lavoro nero, sfruttamento, pizzo, malavita organizzata ecc. );
- immigrazione: occasione di promozione della dignità e del livello di vita, ma anche rischio di sfruttamento, disgregazione familiare ecc.; confronto non sempre facile fra culture del lavoro diverse.
Alcuni punti nevralgici sul versante della festa:
- deriva individualistica;
- banalizzazione consumistica della festa;
- tempo libero da riempire di cose da fare;
- i non-luoghi di aggregazione: centri commerciali ecc.
Anche il rapporto fra lavoro e festa risulta spesso squilibrato sia nell'esperienza soggettiva sia nei suoi risvolti sociali.
Di fronte a queste sfide la comunità cristiana appare connotata da una certa fragilità sul piano della consapevolezza dei valori in gioco, della coerenza e della testimonianza.
Tuttavia appaiono, anche se non in rete tra loro, numerose esperienze significative, che già sono un segno di speranza.
Parlare di lavoro e festa significa parlare del tempo e del suo significato nella vita concreta delle persone e delle comunità.
Occorre tenere uniti i due poli antropologico e teologico.
Il lavoro e la festa sono per l'uomo.
Nell'ottica della salvezza si ritrova l'unità fra lavoro e festa.
Criterio valutativo nelle situazioni concrete: il senso del lavoro e della festa è pieno nella misura in cui contribuiscono a un'umanità più autentica.
L'unità fra festa e lavoro si alimenta nell'incontro con Cristo risorto e si inscrive nell'orizzonte della santità.
Nel giorno del Signore la comunità cristiana si ritrova in Cristo nella celebrazione eucaristica, alimenta la sua unità, si rigenera nella speranza e si protende alla missione.
L'Eucaristia è fonte e culmine di tutta la vita cristiana, anche del lavoro e della festa, come dono: nella messa si portano all'altare « la fatica e la gioia »; il pane e il vino, « frutto della terra e del lavoro dell'uomo », si trasformano nel corpo e sangue di Cristo.
Siamo testimoni di speranza perché uomini nuovi, cambiati da Cristo risorto.
L'Eucaristia ci rende capaci di testimonianza, di proporre una vita nuova.
Il lavoro si inscrive nel progetto di Dio creatore.
Lavorare è operare per realizzare il disegno di Dio sul mondo.
La redenzione operata da Cristo - che ha lavorato con mani di uomo - da pienezza di significato al lavoro.
Il lavoro è vocazione, risposta alla chiamata di Dio che si manifesta nelle circostanze concrete: è chiamata a partecipare all'opera della creazione, al servizio degli altri, alla realizzazione di sé, al soddisfacimento delle necessità essenziali della vita personale e familiare.
« Ora et labora » ( San Benedetto ): non si lavora bene se non si è ricchi di spiritualità.
« Fare tutto con devozione » ( San Francesco ) è fare anche con responsabilità.
Se l'uomo diventa mezzo, se il lavoro è solo strumento economico, se manca o non rispetta la dignità dell'uomo, la finalità profonda del lavoro stesso è tradita.
Tuttavia, tutto è toccato dalla grazia di Cristo, che non manca nemmeno nelle situazioni più difficili.
Il lavoro è collegato col denaro; tuttavia molto lavoro è dono, gratuità, come il lavoro domestico … ma nella mentalità corrente non lo si considera lavoro!
La festa cristiana è la domenica; non è solo « riposo » perché la domenica non conclude la settimana, ma la apre, essendo memoriale della risurrezione.
La pasqua di Cristo è la nuova creazione, in cui anche il tempo è cambiato; qui è la radice della speranza.
La festa è della comunità, mentre il tempo libero è tendenzialmente individualistico, con il rischio della deriva consumistica.
La domenica è uno dei pochissimi baluardi contro individualismo e consumismo.
Il riposo è una dimensione della festa.
Riposare è ritrovare se stessi e rimettere a posto le cose.
Lavoro e festa sono dimensioni costitutive dell'esperienza umana.
La testimonianza cristiana non può prescindere dall'esprimersi in questi luoghi di costruzione dell'identità personale e comunitaria.
Essere testimoni di speranza dando risposta alle domande di senso che si esprimono nell'ambito del lavoro e della festa.
- Riscoprire, riproporre e giocare nel concreto la dottrina sociale della Chiesa, che parla a tutti gli uomini e paradossalmente sorprende anche chi non condivide una visione di fede.
Rilancio delle scuole diocesane di formazione sociale e politica.
- I temi sociali devono entrare nella pastorale ordinaria anche delle parrocchie; la comunità cristiana è chiamata ad avere un atteggiamento di ascolto anche là dove non ha soluzioni operative.
- Creazione in ogni Diocesi di un osservatorio sociale permanente; anche per favorire l'interazione delle diverse realtà del mondo cattolico.
La comunità cristiana è chiamata a promuovere forme di accompagnamento di quanti vivono il disagio del lavoro e della povertà.
- Comunicare ai giovani speranza e senso del futuro.
Incoraggiare e sostenere progetti di imprenditorialità giovanile, soprattutto nelle aree di maggiore disoccupazione ( es. Progetto Policoro ).
- Insieme alla cura pastorale dei lavoratori dipendenti, promuovere e valorizzare la dimensione vocazionale del lavoro autonomo e imprenditoriale, espressione dei talenti evangelici; fare impresa per creare lavoro evitando la tentazione di fuga nella finanza.
- Incoraggiare le « nuove imprenditorialità » ( profit e non-profìt, responsabilità sociale dell'impresa ecc. ).
- Rafforzare reti di sostegno: ospitalità equa di studenti e lavoratori fuori sede, microcredito per progetti, consulenza per l'avvio di imprese, credito antiusura ecc.
- Approfondire il nesso fra professionalità e testimonianza: la professionalità da sola non costituisce testimonianza cristiana adeguata; ma se manca non vi è testimonianza credibile.
- Le iniziative economiche collegate con realtà ecclesiali sono chiamate a praticare giustizia e legalità nei rapporti di lavoro.
- La comunità cristiana non abbandoni i cristiani impegnati in politica e sappia prendere le distanze da quanti favoriscono pratiche clientelari.
- Coniugando lavoro e festa, la comunità cristiana è chiamata a cercare l'uomo, anche superando un'impostazione troppo settoriale della pastorale.
- La catechesi sottolinei in maniera più forte il senso cristiano del lavoro e il senso escatologico della festa.
- Salvare la domenica come tempo e come luogo, vivificando la comunità parrocchiale.
- La vita della parrocchia esprima creatività comunitaria nel giorno del Signore.
Valorizzare in pieno l'Eucaristia domenicale, anche con occasioni di accoglienza e momenti comunitari espressivi della gioia di essere con Cristo.
- Fare discernimento comunitario sull'apertura domenicale degli esercizi commerciali, sulla banalizzazione della festa, sulla mercificazione delle tradizionali feste cristiane.
Si può giungere al rifiuto dello shopping nel giorno del Signore.
- Valorizzare i nuovi areopaghi - sport, turismo ecc. - come luoghi di senso e di testimonianza.
- Dare un'anima al turismo: la vacanza diventi occasione per ritrovare se stessi e per entrare in dialogo fecondo con gli altri e con Dio, rifiutando alienazione e trasgressione.
Valorizzare i pellegrinaggi.
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