Convegno ecclesiale di Verona

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Gruppo di studio 18 Ambito: fragilità

Sintesi dei lavori

Moderatore: Emanuela e Paolo Marchionni, medici, Pesaro

Segretario: sr. Elena Pacini, religiosa, Roma

17-18 ottobre 2006

Considerazioni generali

Nel contesto culturale odierno la riflessione sul tema ha portato il gruppo a constatare che la fragilità ontologica ( creaturale ) è la condizione di base della persona umana e di per sé non è negativa.

Il gruppo ha sottolineato con particolare attenzione il tema della fragilità come risorsa, che è tale nella misura in cui l'azione della Chiesa non si riduce soltanto a una risposta operativa, ma si impegna a dare senso alla fragilità stessa; soltanto così essa diventa opportunità, « trampolino di lancio » per vivere in pienezza la propria vocazione e identità cristiana.

Ci si è soffermati poi sulle fragilità della Chiesa evidenziando in particolare alcune debolezze della testimonianza della comunità cristiana, con particolare riferimento ad alcuni ambiti specifici ( per esempio i carcerati e gli immigrati ): sembra che si attui un'azione di « delega » nei confronti di alcuni gruppi di impegno « specializzato », senza la condivisione e la partecipazione di tutta la comunità.

Una fragilità intrinseca alla Chiesa è legata poi alla difficoltà di lavorare insieme tra movimenti, gruppi, associazioni, parrocchie, per condividere scelte, azioni e modalità di lavoro.

Sono state sottolineate con particolare interesse le seguenti aree di fragilità, ovviamente derivate dall'impegno e dalla testimonianza dei partecipanti al lavoro di gruppo:

- fragilità della relazione: la fragilità attraversa ogni tipo di relazione ( il rapporto fra gli sposi, il rapporto della madre con il figlio nascituro, quello tra genitori e figli, tra educatori e giovani, tra gerarchia e laicato ecc. );

- fragilità dei giovani, che si esprime:

come condizione di frammentarietà, come bisogno di ricerca del senso della vita;

nella precarietà del lavoro, che rende difficile scelte di stabilità affettiva e familiare;

nella problematica dei figli di genitori separati o divorziati, che spesso rischiano di diventare « ostaggi » per la definizione di questioni legali;

nell'influenza del mondo delle «mode» e della televisione;

nella questione dell'interruzione di gravidanza da parte di donne giovani e anche adolescenti;

nell'esperienza della tossicodipendenza e della devianza giovanile;

- fragilità della famiglia, che emerge in particolare nell'esperienza di solitudine nelle scelte educative, economiche, assistenziali ecc.;

nel carico di « lavoro » familiare che grava ancora prevalentemente sulla donna; nel problema dei figli disabili, compreso il « dopo di noi »;

nell'assistenza dei malati gravi all'interno della famiglia stessa;

nella questione dei divorziati e della loro partecipazione alla vita della Chiesa;

- fragilità degli anziani;

- fragilità della condizione femminile, strettamente collegata con il tema della tutela della vita nascente e degli attacchi contro di essa ( aborto chirurgico e medico, tecnologie riproduttive, solitudine delle donne che « scelgono » l'aborto );

- fragilità della condizione di malattia, con particolare riguardo ai malati inguaribili, per i quali si è rilevato mancare un'adeguata promozione della cultura dell'accompagnamento del malato verso la fine della vita, anche in prospettiva escatologica;

- fragilità della condizione dei carcerati e delle loro famiglie;

- fragilità e ingiustizia sociale, spesso legata a pregiudizi, che la speranza cristiana deve debellare;

- fragilità e immigrazione, con particolare riguardo alla necessità non solo di affrontare la contingenza dell'accoglienza, ma creare le condizioni per una reale convivenza duratura nel tempo;

- fragilità culturale, determinata dal contesto culturale debole e dall'assenza di valori etici, religiosi ecc.

Una riflessione sull'esperienza

È stata sottolineata la necessità di una vicinanza, di una prossimità anche silenziosa, soprattutto negli ambiti legati alle fragilità giovanile e dei malati, che sia capace di ascolto attento e di condivisione, per attribuire a essa il suo senso più autentico.

È chiesto inoltre un impegno particolare per i carcerati e le loro famiglie, per consentire il loro reinserimento nel tessuto sociale ed ecclesiale.

È emersa poi l'urgenza di sensibilizzare la comunità ecclesiale alla riflessione e all'azione pastorale circa le situazioni di ingiustizia sociale, a partire dagli attacchi contro la vita nascente, e in particolare la piaga dell'aborto, fino alla denuncia dello sfruttamento del lavoro minorile e del lavoro nero.

È necessario che la comunità cristiana si interroghi sulla coerenza della testimonianza in questi ambiti, in particolare mediante l'obiezione di coscienza, reale e non di comodo.

Infine, con molta forza e grande condivisione, si è manifestata la necessità di una seria formazione di base di tutta la Chiesa ( sacerdoti, religiosi e religiose, laicato ), che porti a una coscienza e a una fede matura.

Soltanto in un secondo tempo diventa necessario attuare una formazione « specifica » per evitare improvvisazioni e facilonerie.

Si tratta di attuare un sistema di formazione permanente anche sui temi della dottrina sociale e della bioetica, per la preparazione di laici che, attraverso l'impegno politico diretto, possano attuare interventi che rispettino e promuovano la dignità della persona umana.

A fondamento di questa formazione sta il recupero dell'antropologia cristiana, e quindi del modello cristologico: in Gesù, Dio si è incarnato, ha assunto la debolezza umana, le ha dato senso e l'ha redenta: le piaghe del Risorto sono piaghe gloriose, da segni di sofferenza sono trasformate in segni di speranza.

La formazione deve aiutare la comunità cristiana ad abbracciare la fragilità propria e altrui, a confrontarsi seriamente con la Parola di Dio, a superare la tentazione di assistenzialismo per impegnarsi a ridare dignità alla persona umana, a favorire e condividere il lavoro assieme, a diffondere una reale cultura del perdono, che sappia mantenere il giudizio negativo sul peccato, aprendosi alla misericordia verso il peccatore.

Va evitato il pericolo di assumere il ruolo pur lodevole di « operatori sociali », ma va riaffermata la specificità della proposta cristiana: siamo Chiesa che porta la carità di Cristo, speranza del mondo!

Infine è necessario creare occasioni di condivisione e di dialogo anche con chi non crede o appartiene ad altre confessioni, per un lavoro comune nella città degli uomini.

Un approccio pastorale integrato

Premesso che nella riflessione condivisa il gruppo ha sottolineato la necessità di superare l'azione pastorale secondo la logica « di settore », ribadendo l'esigenza di un dialogo anche all'interno degli uffici pastorali, le proposte pastorali riguardano prevalentemente l'ambito della famiglia e dei giovani.

Sul primo tema, viene sottolineata l'urgenza di realizzare « luoghi » di aiuto alla famiglia, anche con modalità diverse da quelle classiche ( consultori, centri famiglia, centri di aiuto alla vita ), peraltro non ancora presenti in tutte le Diocesi.

Occorre promuovere realtà di accompagnamento e di sostegno alle famiglie, e in particolare alle giovani coppie, spesso « abbandonate » dopo i corsi prematrimoniali.

È opportuno a tale fine formare le famiglie stesse al reciproco aiuto.

Una particolare attenzione, all'interno di questo campo, andrà riservata alle donne, soprattutto alle straniere, a quelle che hanno subito violenza e a coloro che hanno vissuto la tragedia dell'aborto.

Rispetto alla tematica dei giovani, alla comunità cristiana è chiesto un rinnovato impegno per educarli alla responsabilità e al senso del sacrificio, mettendoli a contatto e a servizio delle fragilità altrui, per aiutarli a vivere consapevolmente anche le proprie difficoltà, che gli adulti tendono invece a rimuovere.

La comunità cristiana può inserirsi inoltre nel mondo della scuola con progetti formativi specifici, oggi consentiti dall'autonomia scolastica, che dovranno essere affidati a laici qualificati.

Infine la proposta formativa dei giovani passa anche attraverso l'esperienza del volontariato, di cui vanno riproposti i caratteri di gratuità, continuità e « professionalità ».

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