Convegno ecclesiale di Verona |
Moderatore: Andrea Perrone, professore straordinario di diritto commerciale all'Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Segretario: Marco Aquini, professore invitato di cooperazione internazionale per lo sviluppo alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, Roma
17-18 ottobre 2006
Nel contesto di una discussione che ha mosso da un certo disagio per la relazione di ambito ( reputata poco connessa rispetto alla sintesi dei contributi preparatori e di difficile comprensione ), punti di partenza del lavoro di gruppo sono stati:
a) la rilevazione della necessità di un'identità chiara ( favorita dall'ascolto della Parola, fonte di una cultura viva ),
b) la constatazione di una ridotta consapevolezza nella comunità cristiana del tema della cittadinanza e, nel contempo,
c) la consapevolezza di esperienze di opere già in atto e, più in generale, di una ricca tradizione da cui poter muovere.
Privilegiando i temi dei modi del discernimento cristiano e della responsabilità dei cristiani come cittadini ( trascurate, di contro, sono state la coniugazione della prospettiva escatologica con l'impegno « qui e ora », nonché la tematica della dottrina sociale della Chiesa, pur essendosi fatto riferimento ai concetti di bene comune, sussidiarietà e solidarietà ), la discussione si è principalmente incentrata sulle tre tematiche dell'immigrazione, del rapporto fra religione e politica e della globalizzazione ( pur essendosi preferito al riguardo l'utilizzo dell'espressione « giustizia e pace » ).
Più precisamente:
a) quanto al tema dell'immigrazione, è stata sottolineata, in via preliminare, l'essenzialità dell'altro - specie del migrante - per la vita della Chiesa, per poi sottolineare la necessità di una cultura dei diritti della persona, a prescindere dal godimento della cittadinanza formale, e, per la comunità cristiana, l'urgenza di diventare esperti di convivenza, capaci di creare relazioni personali autentiche, momenti comunitari ( in particolare: di festa ), religiosi e culturali, senza paura della diversità; con la capacità, invece, di parlare e ascoltare, accompagnando oltre i bisogni materiali, nella prospettiva missionaria della Chiesa.
Fermo, nondimeno, il rispetto della laicità dello Stato e delle istanze del diritto naturale;
b) con riferimento al rapporto fra religione e politica, riconosciuta la politica come questione propria della comunità cristiana, numerosi interventi hanno messo a tema lo spazio, il rischio di libertà, il ruolo e la responsabilità dei laici, rilevando, nel contempo, esperienze di solitudine per i laici concretamente impegnati in politica e di non attenzione nei loro confronti da parte della comunità cristiana.
Di qui la ricorrente richiesta di luoghi di incontro e di una integrazione della pastorale sociale nella pastorale ordinaria.
In un contesto di cristianesimo di minoranza, si è ribadita la politica come forma esigente di carità, orientata al servizio dei più deboli, secondo una prassi fortemente orientata in senso costituzionale, dovendosi identificare nella Carta fondamentale il riferimento di base anche per i cristiani.
Largamente condivisa è poi stata l'affermazione che luogo dell'unità dei cristiani è la Chiesa e non la politica, come pure ampiamente condiviso è stato il riconoscimento del bipolarismo come dato dell'odierna realtà politica con cui misurarsi.
Nondimeno, non sono mancati qualche perplessità sull'ineludibilità di tale sistema, come pure l'auspicio di toni più pacati nell'attuale dibattito politico, la prospettazione di progetti specifici da realizzare insieme, anche con realtà non cattoliche e, infine, il suggerimento di guardare alle esperienze delle altre Chiese europee.
Quanto agli aspetti di contenuto, è stata più volte ricordata l'urgenza di conoscere le dinamiche economiche per un migliore intervento in sede politica, di favorire la partecipazione e, in un caso, di ripensare il modello dello stato sociale, anche valorizzando le opportunità offerte dal mercato;
c) quanto infine alle questioni della globalizzazione, accanto a sollecitazioni verso una scelta di non violenza evangelica e di disarmo, si è ricordata la responsabilità dei cristiani per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza anche oltre i confini nazionali, legandolo al molo della cooperazione, del governo delle relazioni commerciali internazionali e della responsabilità sociale.
Non è poi mancato chi ha sottolineato come grande risorsa la presenza dei missionari rientrati in Italia.
Dedicato qualche cenno al tema del realismo cristiano ( con la specifica sottolineatura della necessità di figure professionali per un giudizio critico nei confronti dei mass media e di uomini competenti, capaci di sintesi ), illustrato un progetto nazionale per la realizzazione di consultori familiari e riservata una battuta al tema della promozione dell'affidamento dei minori, la gran parte della discussione si è soffermata:
a) sul tema dell'educazione, secondo una molteplicità di forme: da un lato, l'ascolto e la conoscenza della Parola, insieme con una catechesi permanente, accompagnata da esempi di testimonianza; dall'altro, scuole di formazione - biblica, alla politica e all'economia, preferibilmente civile -, momenti di confronto con caratteristiche smodali ( sino alla proposta di un senato laicale ), gruppi di impegno socioculturali, con ciclo di incontri a livello diocesano;
b) quanto all'esercizio reale dei diritti di cittadinanza per persone e gruppi in difficoltà, è stata proposta l'istituzione di commissioni pastorali regionali « giustizia e pace », con la sperimentazione di una diaconia della pace, cui si accompagni un sostegno alla scelta del servizio civile;
c) con riferimento, infine, al terreno comune di incontri, per il bene comune e contro le lacerazioni, sono state prospettate l'urgenza di una cultura mediterranea, di un ripensamento cattolico del concetto di governance, auspicando per l'Italia di diventare primo Paese della pace.
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