Venite e vedrete |
Nessuno può sottrarsi ai legami sociali.
Ogni nostra azione ci unisce in una stretta solidarietà; nel bene e nel male.
Il lavoro ci lega al futuro degli altri e del mondo, e ce ne rende responsabili.
Nell'azione politica esercitiamo questa comune responsabilità, consapevoli che insieme facciamo del mondo una dimora più degna dell'uomo o a lui più ostile.
L'inserimento nel lavoro è uno dei passaggi rilevanti della vita, che segna in modo decisivo la giovinezza.
Non è solo questione di autonomia economica, perché trovare lavoro assume anche altri significati: esprimere capacità di cui ci si sente competenti, accrescere il proprio bagaglio di esperienze, provare a modificare la realtà attorno a sé.
Affacciarsi al mondo del lavoro significa però anche confrontarsi con una realtà dura, protetta da leggi impersonali, da consuetudini persino umilianti o da meccanismi che spingono a rivalità con gli altri.
Ci si può sentire perciò schiacciati o ricattati e si può essere tentati di reagire preoccupandosi di restare a galla e garantire soltanto a se stessi uno spazio vitale, trascurando solidarietà e collaborazione.
Tutta la vita sociale ci interroga e ci chiede scelte che contribuiscano alla crescita del bene comune, nella ricerca della giustizia e nell'esercizio della libertà.
C'è chi fugge dalla politica, come fosse una realtà deteriore.
Ma anche il mettersi da parte è una scelta, la meno convincente e opportuna di fronte alla responsabilità che tutti abbiamo nella vita e nel governo della cosa pubblica.
L'attività professionale e l'impegno politico non sono estranei all'esperienza di fede, perché questa illumina tutta la realtà.
C'è un progetto di Dio sulla creazione di cui occorre farsi collaboratori.
L'agire sociale va valutato alla luce del vangelo, perché il nostro lavoro e il nostro servizio al bene comune portino frutti di riconciliazione, di giustizia e di pace.
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