Il diritto a nascere
Venerato Confratello,
il Consiglio Permanente, nella riunione di novembre, ha approvato un documento relativo al grave problema dell'aborto, dando mandato alla Presidenza di curarne l'ultimo perfezionamento, con la collaborazione del Comitato Episcopale per la Famiglia e della Commissione per la Dottrina della Fede, che ne avevano preparato la stesura.
Lo stesso Comitato per la Famiglia aveva ritenuto che fosse necessario rendere di pubblica ragione, al più presto, tale documento, anche per evitare un eventuale pronunciamento in occasione delle discussioni parlamentari, che erano prevedibili a non molta distanza di tempo.
Il Consiglio ha condiviso questa esigenza e ha ritenuto di poter fruire della facoltà concessa dall'art. 25, comma b ), dello Statuto.
La delicatezza della materia ha richiesto una revisione accurata delle osservazioni fatte dal Consiglio, sia da parte del Gruppo che aveva steso il primo schema, sia da parte della Presidenza, che ha dovuto procedere ad altri adempimenti, con la conseguenza di qualche ritardo nella pubblicazione.
Il testo definitivo è stato approvato nella riunione di Presidenza tenuta nei giorni 10 e 11 gennaio.
Ora viene comunicato a tutti i Vescovi, secondo le prescrizioni statutarie, prima di essere dato alla stampa.
Il Consiglio e la Presidenza, grati per la collaborazione di Confratelli e di Esperti, confidano di aver interpretato anche il pensiero degli altri Membri della Conferenza e di aver reso un servizio pastorale utile alla Chiesa in Italia, illuminando con maggiore chiarezza un gravissimo problema, che interessa il bene di tutta la nazione.
Con vivo cordiale augurio
+ Antonio Card. Poma, Presidente
Dio, manifestando se stesso agli uomini, ha insegnato che
l'uomo è stato creato « a sua immagine » ( Gen 1,26-27 );
immagine che si rivela pienamente in Gesù Cristo ( cfr. Col 1,15 )
ed è in ogni essere umano il fondamento della sua inviolabile dignità.
Fin dall'inizio Dio ha posto come limite invalicabile alla libertà dell'uomo il rispetto per la vita del fratello ( cfr. Gen 9,5-6 ).
Nel Nuovo Testamento la legge viene perfezionata e compendiata nel comandamento dell'amore ( cfr. Gal 5,14 ) e l'uccidere viene esplicitamente ricordato fra le azioni incompatibili con il principio dell'amore per il prossimo ( cfr. Rm 13,9 ).
Il rispetto e la promozione della vita sono quindi espressione del più grande comandamento del cristianesino, quello dell'amore universale ( cfr. Mc 12,29-31 ) che riserva preferenze per i più poveri, i più indifesi, i più piccoli ( cfr. Mt 25,35-40 ) e quindi anche per la vita umana non ancora nata ( cfr. Sal 139,13-16 ).
Per questo, Noi Vescovi del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, riteniamo nostro dovere, in questo momento, esporre a tutti con chiarezza l'insegnamento della Chiesa sull'aborto; indotti a ciò anche da recenti avvenimenti, che toccano da vicino la nostra responsabilita pastorale.
Il cristiano trova nella sua fede motivazioni profonde all'impegno per la vita umana, che il mondo contemporaneo manifesta e vive con accresciuta sensibilità morale.
Ne sono testimonianza l'opposizione sempre più radicale alla guerra, al genocidio, alle torture, alle deportazioni in massa, alla pena di morte, al cattivo trattamento dei minori, e l'attività di ricupero sempre più ampia a favore degli emarginati e degli esclusi dalla convivenza civile.
Di fronte a questo amore per la vita umana, non può sfuggire la contraddizione della nostra società, che, mentre si dichiara per l'uomo in tutte le sue manifestazioni di vita, spegne sul nascere un numero impressionante di esistenze umane.
2. - Il problema non è solo di oggi.
Tuttavia, nel mondo contemporaneo, assume proporzioni e motivazioni particolarmente inquietanti.
Ai motivi di ordine medico ed eugenetico, che si portavano finora per giustificare l'aborto, si vanno aggiungendo o sostituendo ragioni di carattere psicologico, familiare e sociale, che riducono sempre più lo spazio per un'effettiva difesa della vita.
Senza dubbio la mortalità da pratiche clandestine, la facile speculazione di sanitari compiacenti, il rischio dell'eccessivo aumento della popolazione costituiscono motivo di seria riflessione e di preoccupazione per tutti ed in particolare per chi è responsabile del bene comune; ma la tentazione di risolvere questi problemi con l'aborto legalizzato risulterebbe una soluzione indegna dell'uomo, basata sul falso concetto della completa autonomia umana.
Queste idee sono sostenute e diffuse, anche in Italia, da diversi movimenti che, insieme ad altre considerazioni, affermano il diritto della donna a gestire ad arbitrio la propria maternità, falsando così il concetto di emancipazione femminile.
In queste condizioni, l'opinione pubblica, aggredita da una propaganda, che spesso ignora o travisa gli aspetti più veri del problema, è nel pericolo di accettare acriticamente rivendicazioni in favore della liberalizzazione dell'aborto, o di non opporvi sufficiente resistenza.
Di fronte a questa situazione, il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, nella piena coscienza delle sue responsabilità pastorali, propone a tutti alcuni punti fondamentali di riflessione, nell'intento di riportare il problema nella sua obiettiva impostazione e di precisarne la gravità.
Il problema dell'aborto sollecita ogni uomo a riflettere e ad operare per individuare con chiarezza e assolvere con generosità il dovere del rispetto e della promozione della vita umana fin dal suo concepimento.
L'aborto, inteso come interruzione volontaria e direttamente perseguita del processo generativo di una vita umana, non può non urtare la coscienza di ogni uomo che sia illuminato dalla retta ragione e animato da una volontà tesa al vero bene.
L'aborto si presenta così ad ogni coscienza retta, come un crimine contro la vita.
Dal concepimento, infatti, trae origine una concreta natura umana.
Anche la scienza, nell'ambito delle proprie osservazioni, fornisce dati probanti in proposito.
Se inoltre si considera che l'anima di ogni essere umano esige un atto creativo di Dio, si avverte la eminente responsabilità dell'uomo nel trassità il dovere del rispetto e della promozio
È inaccettabile, quindi, la giustificazione dell'aborto, fondata sul fatto che il nascituro non è ancora un uomo perfetto.
Per il cristiano e per ogni credente, che già ritengano la vita valore fondamentale degli altri valori della persona, resta perciò fermo, anche per l'aborto, il comandamento di Dio: « Non uccidere »! ( Es 20,13; Dt 5,17; cfr. Es 21,22 ).
4. - La comunità cristiana, dai suoi inizi sino ai nostri giorni, ha sempre dedotto dalla Parola di Dio la condanna dell'aborto.
Il Magistero della Chiesa, confermando il senso di fede della comunità cristiana, più volte ha dichiarato la grave illiceità morale dell'aborto.
Tra i più recenti insegnamenti, ricordiamo quello di Pio XII e quello di Giovanni XXIII.
Disse Pio XII: « … uomo è il bambino, anche non ancora nato, allo stesso grado e per lo stesso titolo che la madre.
Inoltre ogni essere umano, anche il bambino nel seno materno, ha il diritto alla vita immediatamente da Dio, non dai genitori, né da qualsiasi società e autorità umana.
Quindi non vi è nessun uomo, nessuna autorità umana, nessuna scienza, nessuna "indicazione" medica, eugenica, sociale, economica, morale, che possa esibire o dare un valido titolo giuridico per una diretta, deliberata disposizione sopra una vita umana innocente, vale a dire una disposizione, che miri alla sua distruzione, sia come a scopo, sia come a mezzo per un altro scopo, per sè forse in nessun modo illecito » ( Discorso alle ostetriche del 29 ottobre 1951 ).
Giovanni XXIII effermò: « La vita umana è sacra; fin dal suo affiorare impegna direttamente l'azione creatrice di Dio.
Violando le sue leggi si offende la sua divina Maestà, si degrada se stessi e l'umanità e si svigorisce altresi la stessa comunità di cui si è membri » ( Mater et Magistra, 181 ).
Ricordiamo pure quello del Concilio Vaticano II: « Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo umano.
Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come l'infanticidio, sono abominevoli delitti » ( Gaudium et spes, 51 ).
E infine quello di Paolo VI: « Attentare alla vita umana, per qualsiasi pretesto e sotto qualsivoglia forma, significa disconoscere uno dei valori essenziali della nostra civiltà.
Nel più profondo della nostra coscienza - ciascuno di noi lo può sperimentare - si afferma come principio incontestabile e sacro il rispetto di ogni vita umana,
di quella che inizia,
di quella che non domanda che di svolgersi,
di quella che si avvia verso il proprio declino,
di quella che è debole, disarmata, priva di difesa, alla mercè degli altri … » ( Udienza generale del 27 gennaio 1971 ).
Nello stesso senso si sono espressi anche recentemente gli Episcopati di quei Paesi dove è stato depenalizzato in tutto o in parte l'aborto.
Il problema dell'aborto porta con sè un'evidente dimensione sociale.
Il diritto del nuovo essere umano alla sopravvivenza e allo sviluppo impegna il legislatore ad adeguate iniziative di protezione.
Nessuno, più di chi non è in grado di difendersi da sè, ha bisogno di questo pubblico intervento.
È compito del legislatore decidere ciò che è conveniente o necessario per la sicurezza e lo sviluppo del bene comune, in una valutazione obiettiva della situazione concreta, compiuta nel rispetto dei principi etici che regolano l'agire umano.
Noi sappiamo che, anche in tema di aborto, viene invocato il principio della tolleranza civile, per il quale non ogni trasgressione di una norma morale deve essere necessariamente perseguita penalmente.
Ora, pur riconoscendo la validità teorica di tale principio, neghiamo che, di fatto, le autentiche esigenze del bene comune ne giustifichino - sia pure come male minore - l'applicazione nd caso dell'aborto.
7. - In questa linea intendiamo affermare un valore fondamentale: il rispetto e la promozione di ogni vita umana restano sempre il caposaldo della convivenza civile.
Non si può dimenticare, inoltre, che la legge ha una funzione educativa di grande importanza per il bene della comunità.
Qualunque concessione all'aborto avrebbe gravi ripercussioni negative sul costume, già troppo compromesso, e, fatalmente, rafforzerebbe atteggiamenti di egoismo e di sfruttamento.
Del resto, la regolamentazione dell'aborto negli Stati che l'hanno introdotta, non ha raggiunto gli scopi per cui era stata invocata.
8. - Nel caso del nostro Paese, qualunque sbocco abbia il dibattito sulla proposta di legge a favore di una regolamentazione dell'aborto, perché siano evitati equivoci in un problema cosi grave, riaffermiamo che, quand'anche e comunque fosse liberato in certi casi dalle sanzioni della legge civile, l'aborto non perderebbe mai il suo carattere di crimine morale.
La comunità cristiana, e anzitutto i Vescovi, sentono il dovere di schierarsi dalla parte degli esclusi e degli inermi, ed elevano la propria voce di protesta a nome di chi, nel silenzio e nella totale incapacità di difendersi, chiede solamente, a pieno diritto, di crescere verso la propria completezza.
9. - Nessuno ignora le difficoltà, a volte gravissime, nelle quali la gestante o la futura prole vengono a trovarsi in alcuni casi.
La violenza subita, la giovanissima età, la paura del disonore, il pericolo grave della madre, la diagnosi precoce di malformazioni del nascituro, sono senza dubbio situazioni assai dolorose.
Tuttavia, tali casi non giustificano un atto che, per sua natura, è contro l'ordine morale, né la rinuncia a norme civili che, nel loro complesso, sono per la tutela della vita umana.
L'aiuto a simili situazioni va piuttosto trovato in una coraggiosa politica familiare, che abbia, tra gli altri, questi intenti improrogabili:
un piano di educazione a una matura responsabilità di fronte al problema della procreazione;
una maggiore protezione della gestante in difficoltà;
una assistenza adeguata alle maternità illegittime o pericolose;
un soccorso tempestivo e qualificato ai minori malformati o sofferenti;
una politica della casa particolarmente attenta alle condizioni dei più disagiati.
In sede pastorale è necessario che anche questo problema sia inquadrato nel piano dei rapporti tra Dio e l'uomo e dell'uomo con i suoi simili, quali sono indicati dalla rivelazione di Dio e dalla stessa natura.
Solo così è possibile contrapporsi efficacemente alle affermazioni piuttosto approssimate, se non addirittura falsate, di una facile letteratura, e rendere l'opinione pubblica capace di seguire responsabilmente il dibattito fuori di ogni pressione artificiosa della propaganda.
Sempre per questo dovere di chiarezza in materia così importante, respingiamo la affermazione che la donna abbia diritto a gestire arbitrariamente la propria maternità, perché Dio solo è padrone della vita.
Anche nel caso della violenza subìta, caso più volte invocato dai fautori della regolamentazione dell'aborto, ricordiamo che l'ingiustizia perpetrata contro la madre non può essere cancellata con un'altra ingiustizia ancora più grave.
11. - Nello stesso tempo è necessario porre in atto una serie di iniziative per far fronte al problema della gravidanza indesiderata nel matrimonio, quali:
una tempestiva opera di vera educazione sessuale e di preparazione al matrimonio, per formare a un autentico senso di paternità responsabile;
indicazioni chiare circa i metodi di regolazione delle nascite, conformi alle dichiarazioni della Chiesa circa la moralità coniugale;
la diffusione di consultori prematrimoniali e matrimoniali, accessibili e disponibili per tutti.
12. - Resta il grave problema della donna angosciata per una maternità indesiderata, come può essere il caso di tante ragazze madri.
Il cristiano deve sentire il dovere di astenersi da ogni giudizio di condanna.
Assista piuttosto con bontà operosa la madre nubile, aiutandola a riaprirsi alla speranza e al coraggio.
Un'autentica testimonianza di solidarietà umana e cristiana verso di lei, la dispone a riscoprire, nonostante tutto, il divino disegno d'amore sulla sua vita e su quella del figlio.
Un altro doloroso problema è sollevato dalle diagnosi di malformazione.
Esse si pongono, spesso in termini di probabilità e non di certezza: pertanto occorre mettersi in guardia contro il pericolo di esagerate apprensioni; mentre è auspicabile che la scienza riesca presto ad intervenire con opera di correzione e di ricupero.
In particolare, la gravidanza segnata da prognosi infausta, chiede, oltre alla chiara visione dei motivi generali a favore della vita, quella capacità di amore e di speranza, che lo Spirito Santo dona a chi, comunicando intimamente nella fede con i patimenti di Gesù Cristo, dice di sì alla vita con totale disponibilità.
13. - Questo rispetto ad ogni costo della vita, testimoniato da iniziative di paziente e tenace azione di ricupero e di rieducazione, può assicurare, oltre tutto, valori umani di altissimo pregio.
La costante ricerca della scienza per salvare l'uomo, il sentimento di fraterna solidarietà e le molteplici iniziative di abnegazione, in una società come la nostra, sono in grado di creare vere correnti di virtù sociali, che contrastano e vincono l'egoismo dominante; e, sul piano della fede, diventano segno e sorgente di grazia.
Questo richiamo ai principi naturali perenni, al Vangelo e al Magistero della Chiesa vuol essere per tutti un invito alla riflessione.
Si tratta d'un grave problema, che si pone oggi alla coscienza umana e cristiana di ciascuno per una consapevole assunzione di responsabilità.
Su tutti invochiamo l'aiuto di Dio, « amico della vita» ( Sap 11,26 ), perché la vita, che è suo dono, ritorni integra a Lui, che ne è il principio e il fine.
+ Antonio Card. Poma, Presidente
Roma, 11 gennaio 1972.