La dimensione contemplativa della vita

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I. La situazione attuale: esigenza di contemplazione e di ascolto

Ricorderemo alcune caratteristiche più vistose della maniera in cui oggi è vissuta l'istanza contemplativa della vita, ne vedremo lo sfondo nella cultura attuale, e su di esso cercheremo di cogliere il cammino della Chiesa italiana e della nostra diocesi.

1. Motivare cristianamente

Tra le molte cose che si possono dire sulla maniera in cui è vissuta oggi la dimensione contemplativa dell'esistenza, vengono alla mente le seguenti:

– la disabitudine presso la grande massa alla pratica della preghiera e delle pause contemplative.

In questo la nostra civiltà occidentale si distingue nettamente dalle civiltà dell'oriente dove sono in onore la pratica e le tecniche contemplative e il gusto per la riflessione profonda;

– la ricerca, diversamente motivata, presso alcuni gruppi, di forme e momenti più intensi di preghiera, di esperienze di « deserto » e di riconversione alla natura;

– l'inconsapevolezza, un poco presso tutti, dell'importanza del problema, insieme con una certa nostalgia per questo valore irrinunciabile della vita.

Forse la gente prega e riflette più di quanto non sappia o non dica.

Si tratta di aiutarla a dare tutti un nome più preciso, un indirizzo più costante, un contenuto più cristiano a certe provvidenziali impennate del cuore che, più o meno intensamente, sono presenti nella storia di ognuno.

L'esodo massiccio dalle città nei periodi di vacanze e nei fine settimana esprime in fondo anche questo desiderio di ritorno alle radici contemplative della vita.

2. L'uomo aperto a Dio

Lo sfondo generale di questa situazione è costituito dalla cultura occidentale attuale, che ha un indirizzo prevalentemente prassistico, tutto teso al « fare », al « produrre », ma che genera, per contraccolpo, un bisogno indistinto di silenzio, di ascolto, di respiro contemplativo.

Ma entrambi gli orientamenti rischiano di rimanere superficiali.

Sia l'attivismo frenetico, sia certe maniere di intendere la contemplazione possono rappresentare una « fuga » dal reale.

Per far evolvere cristianamente questa situazione non basterà risvegliare una ricerca di preghiera.

Occorrerà anche purificare, orientare, cristianizzare certe forme scorrette o insufficienti di ricerca.

In particolare occorrerà evitare le generiche contrapposizioni tra azione, lotta, rivoluzione, da un lato, e contemplazione, silenzio, passività, dall'altro.

Bisognerà dare uno specifico orientamento cristiano sia all'azione, sia alla contemplazione.

Quanto qui diremo sull'impegno per rendere più cosciente tutti va dunque inteso nel quadro dell'impegno generale per un'armonica crescita dell'uomo, homo faber e homo sapiens, secondo la sua piena misura e capacità.

3. Nel cammino della Chiesa italiana

Su questo sfondo generale si può collocare il cammino della Chiesa italiana, così come è espresso dai piani annuali della CEI: essi sono tesi a cogliere il senso della « evangelizzazione » in un confronto con i sacramenti, la promozione umana, i ministeri, la famiglia, la comunità cristiana.

Il tema della « evangelizzazione », letto nel contesto di alcuni grandi interventi del magistero pontificio, si presenta come il grande sforzo fatto dalla Chiesa di oggi per capire se stessa e la propria missione di fronte ai complessi fenomeni del mondo contemporaneo.

Evangelizzare significa « portare la buona novella in tutti gli strati dell'umanità e, col suo influsso, trasformare dal di dentro, render nuova l'umanità stessa [ … ]

La Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri » ( Evangelii nuntiandi, n. 18 ).

La Chiesa, nata dalla Parola di salvezza, costruita dai sacramenti, guidata dal Signore e dallo Spirito che distribuiscono i vari ministeri, ha il compito di assumere l'ansia e l'impegno di promozione umana e di dirigere quest'ultimo verso qualcosa che non si limita alla promozione orizzontale, ma che costituisce un « di più » non pleonastico o facoltativo, ma essenziale e decisivo per la salvezza dell'uomo.

Questo « di più », da un lato, può essere espresso facendo riferimento al vangelo, al Regno, alla realtà di Gesù morto, risorto e vivente nella Chiesa come esprimenti l'infinito amore del Padre che chiama l'uomo alla partecipazione alla sua stessa vita; dall'altro, può essere intravisto anche mediante una riflessione antropologica che colga l'uomo come aperto al mistero, paradossale promontorio sporgente sull'Assoluto, essere eccentrico e insoddisfatto, che soltanto in una incondizionata dedizione all'imprevedibile piano di Dio trova le condizioni per realizzare la propria autenticità.

Ma questo « di più » evangelico, questa tensione e vocazione dell'uomo a qualcosa che lo trascende, non richiedono forse, per essere capiti e accolti, uno spazio di silenzio, un'attitudine contemplativa?

A ciò, però, si oppongono la molteplicità e l'urgenza delle incombenze quotidiane, che tendono a dividere l'uomo, a sommergerlo nelle preoccupazioni e a stordirlo con mille sensazioni diverse, così come le spine tendono a soffocare il germoglio ( cfr. Lc 8,14; Lc 10,40-42 ).

Perciò un'attenzione riflessa alla dimensione contemplativa della vita è necessaria per inserirsi con verità nel cammino della Chiesa italiana sulla linea di una evangelizzazione capace di rivelare all'uomo gli orizzonti sconfinati della sua chiamata.

4. La vocazione della diocesi ambrosiana

In questo quadro culturale generale e in questo cammino della Chiesa italiana, la Chiesa che è in Milano si inserisce con le sue particolarità.

– Va tenuto presente innanzitutto il tono esasperato che assumono nella nostra diocesi le contraddizioni della civiltà industriale.

Questo rende ancor più stimolante e profetico il compito di elaborare modelli e forme di preghiera contemplativa per l'uomo d'oggi.

– Si può ricordare quel misto di realismo pratico e di soda pietà tradizionale che caratterizza le nostre parrocchie e che costituisce un patrimonio da verificare, aggiornare, armonizzare, approfondire.

– Si può ricordare la crisi degli adulti che, sparite certe forme tradizionali di preghiera, legate al ritmo pre-industriale, faticano a trovare nuove forme.

– Si può ricordare la consolante richiesta di silenzio contemplativo da parte di gruppi giovanili, che vanno scoprendo che il cristianesimo impegnato socialmente di qualche anno fa, pur senza perdere la sua ansia sociale, esige una immersione nel mondo misterioso della fede.

– Si può ricordare la confluenza di più civiltà nella trama internazionale della nostra città.

Il confronto con le forme di preghiera provenienti soprattutto dall'oriente può diventare uno stimolo a una più rigorosa scoperta degli originali valori della preghiera cristiana, sullo sfondo di un dialogo e di un reciproco arricchimento con altre tradizioni.

Il centenario di san Benedetto ci invita in particolare a saper riscoprire quanto dei valori fondamentali della vita monastica possa oggi essere vissuto nel contesto della civiltà contemporanea.

– Si può ricordare infine la preparazione al congresso eucaristico nazionale, volto a riflettere sulla centralità dell'Eucaristia nella comunità cristiana.

Per questo è necessario cogliere attentamente sia il posto dell'Eucaristia nella comunità, sia la relazione tra ogni preghiera del battezzato, anche quella solitaria e silenziosa, e l'Eucaristia.

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