Diamo forma alla bellezza della vita Cristiana |
Già all'inizio della creazione vediamo lo sguardo compiaciuto di Dio che ammira la creazione: « E Dio vide che era cosa buona » ( Gen 1 ).
Alla conclusione del Nuovo Testamento, nel libro dell'Apocalisse, la Gerusalemme che scende dal cielo è risplendente della bellezza della gloria di Dio ( Ap 21,10 ).
Ma in modo particolare è nell'umanità che Dio mette e vede una particolare bellezza: « Dio vide che era cosa molto bella ».
Tale splendore rifulge in modo totale sul volto di Gesù Cristo, trasfigurato e risorto, in cui è svelato il vero volto dell'uomo ( Gaudium et Spes, 22 ).
È questa l'immagine secondo la quale Dio ci desidera.
La bellezza di Cristo è una bellezza che attrae: un amore gratuito, ricevuto incondizionatamente, è infatti qualcosa che lega e attrae irrefrenabilmente noi creature fragili, ma desiderose di felicità, gioia, amore, insomma della totale pienezza che è Dio.
Fin dalle prime pagine, la Bibbia ci presenta un Dio che, pieno di affetto, guarda all'opera delle sue mani con la stessa vibrazione di sentimento che si rifrange tra gli innamorati e « negli sguardi con cui gli artisti, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, hanno ammirato l'opera del loro estro, avvertendovi quasi l'eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo Creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarli ».13
In modo esclusivo la persona fa questa esperienza nell'attrazione tra uomo e donna, che è una delle modalità più speciali in cui si manifesta quell'« essere per l'altro » che è la struttura di ciascun essere umano, cioè la chiamata all'amore.
Ogni persona infatti trova la sua autorealizzazione piena solo quando riesce a rispondere con totalità a questo codice dell'amore profondamente iscritto in sé.
C'è un libro biblico, il Cantico dei cantici, che ci parla di questa attrazione che è una delle potenze più grandi che Dio abbia messo nell'uomo.
Come la preghiera ha la forza di superare la distanza tra Dio e l'uomo, la forza dell'amore ha la capacità di superare la distanza tra ciascuna persona e il suo prossimo.14
E come se l'evento dell'innamoramento donasse all'amante quello sguardo sull'altro con cui Dio vede ogni persona nel crearla.
Questo amore viene preso come immagine dell'unione tra Dio e l'umanità in tutta la Bibbia; ( Is 54,5; Is 62,4-5; Os 1-3; 2 Cor 11,2; Gv 3,29; Mt 9,15; Mc 2,19; Lc 5,34; Ef 5,32; Ap 21,2 ) diventa infatti sacramento dell'amore di Lui, perché è il simbolo della grande avventura della fede.16
Un recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo spiega come in Genesi 1,26-27 infatti « l'umanità è … descritta come articolata, fin dalla sua prima origine, nella relazione del maschile e del femminile.
E questa umanità sessuata che è dichiarata esplicitamente immagine di Dio » ( n. 5 ).
L'immagine di Dio nell'umanità infatti sta proprio nell'essere « chiamati ad esistere reciprocamente l'uno per l'altro » ( n. 6 ).
Questo reciproco essere per l'altro, nella « comunione interpersonale », è la caratteristica delle stesse persone della Trinità, ad immagine della quale siamo fatti.
Così « ogni essere umano, uomo e donna, è destinato ad essere per l'altro » ( n. 14 ).
Egli è un Dio unico, ma non solitario ( Fides Damasi: DS 71 ); è un Dio essenzialmente in relazione: Padre, Figlio e Spirito Santo.
La tradizione teologica orientale ha chiamato la vita trinitaria una « danza » gioiosa e comune della vita.
Gesù Cristo, il Pastore bello ( Gv 10,11 ), l'uomo futuro ( 1 Cor 15,45 ), vera immagine di Dio ( Col 1,15 ), CrocifIsso e Risorto, è il modello di quella bellezza che Dio propone all'uomo salvandolo.
A sua immagine ciascuno di noi è chiamato a dipingere la propria: « Ad ogni uomo è affidato il compito di essere artefice della propria vita: in un certo senso, egli deve farne un'opera d'arte, un capolavoro ».17
Capiamo a questo punto perché un teologo del III secolo, Tertulliano, abbia commentato questo passo della Genesi dicendo che quando Dio creava l'uomo e la donna li faceva ad immagine di Cristo uomo futuro.18
Il Concilio Vaticano II ha ricordato in modo splendido come « solo nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo » ( Gaudium et Spes, 22 ), così il Vangelo risponde al mistero umano con un altro mistero.
E questo il progetto umano, il modello dell'umanità che la Chiesa offre al mondo.
Ciascuno di noi, ciascuna donna e ciascun uomo, è chiamato ad essere l'immagine di Gesù Cristo: una immagine parziale, certo, però vera.
È anzitutto il Padre che « attrae a sé » ( Gv 6,44 ), e seguendo questa interiore attrazione ogni persona cerca di assecondare il proprio desiderio che è in fondo un appello del Creatore stesso.
Il Figlio, via che conduce al Padre ( Gv 14,9 ), chiama ad una sequela che orienta l'esistenza.
Nel suo sguardo pieno d'amore che si posa su ciascuno di noi in modo singolarissimo e unico ( Mc 10,21 ) toccando le radici del nostro essere, noi vediamo l'immagine del Dio invisibile » ( Col 1,15 ), irradiazione della Gloria del Padre ( Eb 1,3 ).
Lo Spirito Santo da sempre seduce e attrae ogni uomo e donna a percepire il fascino di questo appello di Dio, come Geremia che afferma: « Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre » ( Ger 20,7 ).
E Lui che guida la crescita di questo desiderio dell'uomo e ne sostiene la risposta nella molteplicità delle forme di vita e dei vari carismi, così che la Chiesa si presenti « anche abbellita con la varietà dei doni dei suoi figli [ … ] come una sposa adornata per il suo sposo » ( Ap 21,2 ).19
La vocazione sponsale è quindi propria di tutta la Chiesa e di ogni forma di vita dei singoli.
Infatti la sponsalità è « la capacità di esprimere l'amore: quell'amore appunto nel quale l'uomo-persona diventa dono e - mediante questo dono - attua il senso stesso del suo essere ed esistere » e « la storia dell'uomo sulla terra si realizza nell'ambito di questa chiamata …
In base al principio del reciproco essere "per" l'altro, nella "comunione" interpersonale».20
Alcuni teologi orientali hanno visto in questa opera dello Spirito Santo, che ricrea la bellezza e guida alla conformazione all'immagine di Cristo in noi, un vivo « amore per la bellezza » ( philokalIa ).
Qui l'amore della bellezza è congiunto all'opera educativa dello Spirito stesso: plasmare l'uomo nuovo in ciascuno di noi.
« L'arte educativa infatti è una delle più alte forme di arte ».21
Effettivamente l'uomo si rileva sommamente immagine di Dio Artefice e « realizza questo compito prima di tutto plasmando la stupenda "materia" della propria umanità ».22
La morale e l'ascesi, e spesso anche l'educazione, vengono talvolta sentite oppressive e senza senso.
Lo sforzo volontaristico per perfezionare sé stessi risulta antipatico.
L'educazione cristiana, che parte dall'amore per la Bellezza del Volto di Cristo, sarà un itinerario di ascesi nel senso originario del termine, cioè allenamento, esercizio, e quindi una estetica « perché nasce dalla contemplazione della bellezza dell'intimo-profondo umano e della grandezza dell'amore divino e corrisponde a questa divina volontà di amore, per armonizzare tutte le energie e le dinamiche di chi cerca Dio ».23
Indice |
13 | Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, n. 1 |
14 | A. Chouraqui, Introduzione ai salmi e Cantico dei Cantici, Roma 1980, p. 7 |
16 | G. Ravasi, Il cantico dei cantici. Commento e attualizzazione, Bologna 1992, p. 864: « L'amore del Ct, è [ … ] esperienza di donazione ma anche di appartenenza, è atto mistico che fonde insieme trascendenza e bellezza creata, è vicenda 'estetica' nel senso fisico e spirituale [ … ] Certo, ritrovare questa armonia tra dono e identità, tra eros e agape, tra presenza e assenza è un'avventura altissima, segno di ogni altra esperienza, anche di quella di fede » |
17 | Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, n. 2 |
18 | Tertulliano, De resurrectione mortuorum, 6,3 ; Corpus Christianorum. Series latina, 2, p. 928 |
19 | Giovanni Paolo II, Vita consecrata 17-19 |
20 | Congreg. per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella chiesa e nel mondo, Città del Vaticano 31 Maggio 2004, nn. 6-7 |
21 | Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, n. 4 |
22 | Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, n. 1 |
23 | P. Giannoni, L'orante. Testimone dell'invisibile, Milano 1998, p. 77; cfr. p. 105: « Il cammino ascetico … non è un procedimento di ordine morale, basato sullo sforzo nei confronti delle basi corporee della personalità, ma l'arte di mettere in atto l'esercizio, il costante allenamento ( come dice il termine greco ), che ha come scopo l'armonizzazione di tutte le energie umane secondo la prospettiva divina dell'uomo e dell'universo, camminando dietro Cristo » |