Diamo forma alla bellezza della vita Cristiana

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IV - L'impetuoso desiderio di senso: le impronte di Dio nell'uomo

13 - Il desiderio di totalità che ci troviamo dentro è il segno che siamo fatti per Dio e a Lui destinati.

Per questo solo in Lui possiamo trovare piena realizzazione.

Sant'Agostino lo dice con stupenda sincerità: « Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te » ( Confessioni I,1 ).

La fede cristiana non vuole mortificare le aspirazioni profonde dell'umanità, come la libertà, la passione, l'intelligenza, la sensibilità, ma rivelarne il vero fine.

14 - « Il tuo volto, Signore, io cerco »

La Bibbia è piena di questo desiderio dell'uomo per Dio e lo esprime nella tipica concretezza del linguaggio ebraico, come il « cercare il volto di Dio »24

E lo stesso desiderio di Mosè, sul monte Sinai: vedere Dio ( Es 33,18 ).

Il desiderio più radicale di ciascuna persona, infatti, è sempre alla ricerca di un volto che segni la vita, che la cambi, che le dia un senso.

In fondo, sentiamo sempre che ci manca un volto nella nostra esistenza ( è il grido del salmista: Sal 27,8 ).

La Scrittura non ignora che non si può vedere Dio e rimanere vivi ( Es 33,20-23 ).

Eppure il Dio invisibile si fa trovare sul volto di Gesù.

Non ci può essere un amore senza un volto.

La necessità di questo volto che ci corrisponda, ci guardi e ci ri-guardi, indica che ciò di cui la nostra vita ha veramente bisogno è una relazione, un'alterità personale, qualcosa di unico, esclusivo che unifichi la nostra persona.

Ma perché l'amore unifichi, esso deve da noi essere ricevuto: infatti Dio è colui che ama per primo ( Gv 4,19 ).

Questa esperienza ci sprona a trasmetterla ad altri, amandoli come Dio ci ama ( Mt 22,36-40; Mc 12,28-34; 1 Gv 4,18-21 ).

Come i Greci recatisi a Gerusalemme per il pellegrinaggio rituale, chiedono a Filippo: « Vogliamo vedere Gesù » ( Gv 12,21 ), così gli uomini del nostro tempo, forse anche inconsapevolmente, chiedono ai credenti odierni di vedere il volto di Gesù.

Anzitutto, secondo la convinzione del Papa Giovanni Paolo II: « La nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto ».25

Inoltre il vero testimone deve essere capace di farsi da parte per fare apparire con trasparenza il volto di Cristo in lui.26

Qui ci aiuta un esempio: i biologi dimostrano che il carbone e il diamante sono composti della stessa materia, ma nell'uno la forma degli atomi è messa in modo tale che le molecole non fanno passare la luce, mentre nell'altro c'è una forma così perfetta delle stesse molecole che esso non fa solo passare la luce, ma rende il diamante solidissimo.

Allora il cammino educativo diventerà un dare forma alla nostra vita, perché essa sia davvero un'opera d'arte, e attraverso la materia della nostra persona risplenda la luce di Cristo: « Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto » ( Sal 4,7 ),

15 - L'ambiguità del desiderio umano

Ogni uomo che « guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono » ( Gaudium et Spes, 13 ).

Ogni potenza umana però è sempre doppia: sia positiva che negativa.

In senso positivo, l'eros è una tendenza naturale a conservare il proprio essere, a integrare e realizzare se stessi nella felicità.27

In seno negativo questa cura può diventare egoismo, individualismo, chiusura all'altro.

Questo avviene quando tentato dall'immediato, l'uomo sceglie il « molto » al posto del « tutto » che è Dio, come scrive S. Paolo, « preferendo servire la creatura piuttosto che il Creatore » ( Rm 1,25 ).

E questa l'idolatria, che è la forma radicale del peccato e che io chiamo la dittatura dei desideri!

Infatti, il desiderio messo da Dio nel cuore dell'uomo ha le dimensioni di Colui che lo ha creato e porta l'uomo a non accontentarsi mai, a trovarsi costantemente deluso da tutto ciò che non ha il carattere dell'infinità.

L'uomo non ha in se stesso la possibilità di dare una risposta soddisfacente a questo desiderio infinito di bellezza, essendo « incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male » ( Gaudium et Spes, 13 ).

Cosa resta dunque? La disperazione?

La tentazione del suicidio e della ricaduta nel nulla da cui Dio ci ha tratti e che sempre resta lì ad affascinarci con la sua ombra? No!

C'è un'altra grande risposta: radunare tutta questa energia, tutto questo profondo desiderio di bellezza e di felicità, e dirigerlo verso il suo vero oggetto, verso Dio, affidandosi a Lui.

16 - « Eccomi »

Come Gesù si affida totalmente a Dio, anche sulla croce ( Sal 31,6; Mt 27,50; Lc 23,46; Sal 40,7-9; Eb 10,5 ), come Maria si dispone totalmente all'azione di Dio, anche noi possiamo affidare la nostra vita all'Unico che ha la potenza di realizzare le nostre aspirazioni più profonde.

Non si tratta di reprimere, ma di liberare totalmente questa spinta che ci rende totalmente disponibili a Dio e agli altri.

Dio stesso, in piena reciprocità, prima ancora che chiediamo, dirà: « Eccomi » ( Is 58,9; Is 65,1; Is 65,24 ).

Lo Spirito Santo stesso, con gemiti inesprimibili, guida a questo incontro, perché « intercede per i credenti secondo i disegni di Dio » ( Rm 8,27 ).

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24 Sal 13,2: « Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? »;
Sal 42,3: « L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente; quando verrò e vedrò il volto di Dio? »
25 Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte 16
26 Conf. Episcopale Italiana, Testimoni di Gesù Risorto 9
27 Tommaso d'Aquino, Summa theologica, I, 63, 3c; cfr. II-II, 163, 1