Evang. e sacr. della Penitenza e dell'Unzione degli infermi |
Parte I - Penitenza
9. Più volte, nella storia della Chiesa, si è verificata una crisi della Confessione; il fenomeno è strettamente collegato al ruolo che tale sacramento ha nel contesto storico e culturale, nel quale la Chiesa è chiamata a comunicare agli uomini la salvezza, annunziata e compiuta da Cristo.
Come tutti i sacramenti anche la Penitenza deve incarnarsi ed esprimersi in contesti sempre nuovi e in evoluzione, pur mantenendo inalterata la sua sostanza.
10. - Un esame dell'attuale situazione di « Evangelizzazione e Penitenza » sarebbe incompleto se esso non tenesse conto del più vasto quadro culturale in cui tale specifico problema viene a collocarsi.
Prima che denunciare una crisi della Confessione, come molte volte si fa, occorre pertanto vederne le cause più profonde, esaminare i valori che l'ambiente in cui viviamo esalta e quelli che invece mortifica e dimentica.
11. - Ricollegandosi, pertanto, con l'analisi compiuta nel documento « Evangelizzazione e sacramenti » si impone innanzitutto di tenere in particolare evidenza il fenomeno della secolarizzazione in tutte le sue conseguenze; cosi pure va tenuta presente la dissociazione che in molti casi si è andata creando fra evangelizzazione e sacramenti.
Da questi due fenomeni deriva in modo diverso quella crisi di fede, che raggiunge ormai con maggiore o minore violenza, anche i cristiani delle nostre comunità ecclesiali.
Il contesto culturale nel quale Viviamo registra un sovvertimento della gerarchia dei valori e ne segna la nascita di un'altra, nuova e diversa, la quale mette al primo posto valori un tempo dimenticati o messi agli ultimi posti e ignora invece valori un tempo preminenti.
È nata una nuova immagine dell'uomo e della sua presenza nella storia e nel mondo.
L'uomo ha riscoperto il suo ruolo di dominatore e di re dell'universo, cosi come lo stesso Creatore lo aveva costituito; ma il rischio in cui spesso cade è quello di « assolutizzare » tale funzione, quasi che il suo compito e il suo destino si risolvessero solo su questa terra.
Ma è proprio quando questa Visione secolarizzata dell'uomo e della storia sfocia nel « secolarismo » che, negati i valori della trascendenza in genere e della rivelazione cristiana in particolare, si perde completamente il « senso di Dio » come Persona vivente e come realtà operante nella storia.
Soprattutto non si avverte più, nella luce di quanto la rivelazione ci ha manifestato, che fra Dio e l'uomo esiste un rapporto profondo e vitale e che la vocazione cui Cristo è venuto ad invitare gli uomini è quella della comunione col Padre, fondamento della comunione con i fratelli.
14. La crisi della Penitenza ha a monte questo affievolimento del senso di Dio, e quindi la mancanza di coscienza della rottura dell'alleanza, per il rifiuto dell'uomo a collaborare al disegno divino.
Per questo il peccato perde spesso nella mentalità moderna la sua fondamentale dimensione religiosa e verticale di offesa a Dio e di rifiuto del suo progetto di amore.
Il peccato originale, come inizio di questo rifiuto e la sua perdurante conseguenza nella storia dell'umanità, sembra estraniato dalla cultura di oggi.
Al tempo stesso si è fatto strada un nuovo umanesimo, che facendo a meno di Dio, pone l'uomo al centro di tutto.
Si direbbe che al senso di Dio va progressivamente sostituendosi il senso dell'uomo.
16. Di qui la tendenza a vedere il peccato come offesa dell'uomo e a rilevarne la sola dimensione umana e sociale.
Non a caso si parla molto oggi del « peccato del mondo » e si è portati a scaricare ogni realtà di male esclusivamente sulle strutture ingiuste ed oppressive che esistono e che coinvolgono indubbiamente la responsabilità di tutti e di ognuno.
Pur nell'innegabile progresso di questa apertura della coscienza alle innumerevoli forme del male sociale, non si può negare il rischio di un attenuarsi del senso del peccato come atto personale e libero.
L'uomo moderno sembra dimenticare che la prima radice di ogni male risiede nella persona libera e cosciente.
17. In seguito poi allo sviluppo e al successo delle scienze antropologiche e in particolare della psicologia e della psicanalisi, volte a liberare l'uomo da ogni forma di complesso, di frustrazione e di inibizioni, ci si è spinti ad una visione del peccato che non toccherebbe più la responsabilità dell'uomo, ma farebbe parte di processi psicologici inconsci e quindi incontrollabili.
18. D'altra parte la stessa riaffermazione, peraltro molto importante, della dignità della persona umana, della sua libertà e dei suoi diritti ha esaltato il valore della coscienza individuale, finendo in taluni casi per negare ogni criterio oggettivo di moralità.
Si direbbe che l'uomo moderno cerchi la piena realizzazione di se stesso, affrancandosi da ogni vincolo legale.
Di qui le forme più esasperate di soggettivismo, con gli arbitri e gli sconfinamenti attuali sia sul piano della fede che della morale.
Le stesse nozioni di bene e di male vengono sottoposte alle più corrosive fluttuazioni.
Questo dunque l'atteggiamento dell'uomo di oggi di fronte al peccato.
Quale il suo atteggiamento dinanzi alla Penitenza, intesa come itinerario di conversione e come sacramento che la esprime e la realizza?
Anche se la cosa può apparire paradossale, l'uomo moderno è al tempo stesso il più lontano e il più vicino al concetto vero della penitenza cristiana.
È il più lontano perché, privo molte volte del senso di Dio e conseguentemente del vero senso del peccato, percepisce con difficoltà il significato e la necessità della penitenza.
Ma al tempo stesso l'uomo contemporaneo è anche il più vicino al significato evangelico della penitenza.
Lo vediamo nella disponibilità di molti a compiere per l'uomo e in nome dell'uomo generose rinunzie e solidali servizi.
Lo vediamo specialmente nei giovani, i quali rifuggono da tutto ciò che è esteriore, formalistico e farisaico e avvertono con particolare intensità l'esigenza dell'essenziale e dell'autentico.
Sono queste, peraltro, esigenze e valori della conversione, cosi come è presentata nella Scrittura, da Cristo stesso e dalla testimonianza che all'interno della Chiesa è stata costantemente offerta.
20. Tutto questo si deve tener presente per un miglior aggancio alla mentalità di coloro ai quali la Chiesa deve proclamare il messaggio cristiano come annunzio di salvezza; cosi pure per contribuire ad un sano rinnovamento, come lo stesso nuovo rito della Penitenza richiede ed esige.
La mancanza in molti cristiani del senso profondo della penitenza, sia come evento sacramentale che come costante atteggiamento di vita, rileva una fondamentale esigenza di evangelizzazione, con tutte le chiarificazioni e il cambiamento di mentalità che essa comporta.
Non sembra che questa fondamentale tematica sia sufficientemente presente nella ordinaria predicazione al popolo.
Nella stessa celebrazione del sacramento della Penitenza, fino all'entrata in vigore del nuovo rito, era carente la proclamazione della parola di Dio.
La fretta, anzi, che non di rado contraddistingue tale celebrazione, non permetteva né permette nella maggior parte dei casi che brevi e generiche ammonizioni da parte del sacerdote ministro.
22. Ecco perché il sacramento della Penitenza è considerato da molti come un rito formalistico e abitudinario, o quasi uno scarico psicologico di un senso di colpa.
Il perdono è ritenuto automaticamente concesso, mediante una esatta accusa delle colpe, senza che sia preceduto e accompagnato dalle indispensabili disposizioni di pentimento e di proposito di vita nuova.
23. Dalla carenza generalizzata di evangelizzazione deriva anche la mancata percezione che l'esistenza cristiana è un cammino di permanente conversione, un itinerario penitenziale, che si inizia radicalmente nel Battesimo e viene ripreso nel momento forte del sacramento della Penitenza, che ci manifesta e ci offre l'amore di Dio che perdona, ma esige sempre la nostra risposta e il nostro impegno di far ritorno alla casa del Padre.
24. Nonostante l'introduzione di alcune forme di celebrazioni comunitarie del sacramento della Penitenza e di alcune liturgie penitenziali, troppe volte questo sacramento rimane ancora un fatto privatistico e ben difficilmente se ne colgono le incidenze comunitarie.
Non sempre nella persona del sacerdote ministro si avverte e si accetta la presenza della Chiesa, né si percepisce l'esercizio concomitante del sacerdozio battesimale, proprio di tutto il popolo di Dio.
Oltre gli aspetti sopra accennati, a far cadere la Penitenza in una « crisi di identità » hanno contribuito anche altri fattori, derivanti dalla prassi pastorale corrente.
Dall'inchiesta socio-religiosa promossa dalla C.E.I. risulta piuttosto frequente la difficoltà di trovare sacerdoti, che pur essendo liberi da altri impegni pastorali, si prestino per le confessioni.
È stata inoltre segnalata la grande difficoltà di un dialogo tranquillo e sereno fra sacerdote e penitente.
Per questo e per altri motivi derivanti da discutibili impostazioni teologiche si nota in alcuni sacerdoti stanchezza e sfiducia nell'esercizio di questo ministero loro proprio della riconciliazione.
26. A questo si aggiunga il fatto che per la Confessione non sono previsti orari prefissati e comodi.
Spesso anzi viene ancora celebrata durante la Messa, dando luogo ad una soprapposizione che finisce per danneggiare questi due eventi di salvezza, autentici capisaldi della vita cristiana e pertanto bisognosi ciascuno di un tempo specifico di celebrazione.
27. Il sacramento della Penitenza in molte occasioni viene considerato solo come passaggio obbligato per un sacramento successivo: ci si confessa per fare la comunione, per ricevere la Confermazione, per celebrare il Matrimonio.
Si impone quindi una chiarificazione che ponga in risalto non solo il legame e la complementarietà, ma anche la natura e le finalità proprie della Penitenza nei confronti degli altri sacramenti e in particolare dell'Eucaristia.
28. Altro problema bisognoso di chiarificazione è la frequenza del sacramento.
Specialmente fra i giovani si va diffondendo l'uso di stare per lungo tempo lontani dalla Confessione, accostandosi ugualmente all'Eucaristia; altre persone invece non fanno la comunione senza essersi ogni volta prima confessate.
Le disuguaglianze in merito, nel pensiero e nella prassi dei fedeli, anche impegnati, trovano quasi sempre la loro origine nella diversità di opinioni su un punto di tanta importanza.
29. Si richiede infine una parola di illuminazione e di orientamento circa il rapporto tra Confessione e direzione spirituale, ora nuovamente richiesta anche se in forme più semplici e confidenziali.
Stanno inoltre diffondendosi esperienze di revisione di vita comunliaria, che sembrano sostituire la celebrazione del sacramento o sminuirne l'importanza e il valore.
30. Le frequenti obiezioni contro il sacramento della Penitenza, volgarizzate da una certa pubblicistica talvolta anche in modo offensivo e sacrilego, non debbono soltanto essere respinte da una giusta deplorazione, ma saranno soprattutto superate e vanificate da una più chiara testimonianza di fede e di prassi pastorale dei ministri del sacramento e di tutto il popolo di Dio.
31. Il rinnovamento di questa prassi pastorale è ora sollecitato dall'introduzione del nuovo rito della Penitenza che potrebbe eliminare gran parte degli inconvenienti sopra rilevati e portare a soluzione positiva in mezzo al popolo cristiano la cosiddetta crisi della Confessione.
È pertanto necessario un fiducioso impegno di attuazione pratica del rito e di concordi orientamenti pastorali, perché possa realizzarsi una crescente efficacia del ministero della riconciliazione ( cfr. 2 Cor 5,18ss ).
Indice |