La Chiesa in Italia dopo Loreto |
La Parola del Risorto è scesa sull'Assemblea raccolta sotto la Croce in tutta la sua forza di Parola di Verità, risuonata nei vari momenti liturgici, nelle riflessioni, nei dibattiti, nelle conclusioni, e nell'insegnamento del Papa.
Come la Vergine Maria, la Chiesa si lascia plasmare da questa Parola, accolta in religioso ascolto, fondamento e alimento insostituibile del discernimento spirituale, che anche il Convegno ci insegna ad operare.
Sorgente della riconciliazione è la Parola di Verità; dall'ascolto viene alla Chiesa la prima sua nota fondamentale: l'unità.
La Verità di Cristo ci fa liberi e ci unisce nello stesso tempo.
Di essa la Chiesa è serva e testimone fedele: « Esiste un legamento costitutivo tra unità e verità: la riconciliazione autentica non può avvenire che nella verità di Cristo, non fuori o contro di essa ( cfr. Reconciliatio et Paenitentia, n. 9 ).
La verità rivelata, peraltro, è proprietà di Dio; di essa la Chiesa non è padrona arbitraria, ma piuttosto serva e testimone fedele: lo Spirito di verità le è dato per assisterla in questa sua missione decisiva, garantendo il carisma dell'infallibilità dei Pastori, ma dotando anche l'intero Popolo di Dio di un particolare senso della fede.
È pertanto necessario che il senso di responsabilità per la verità sia condiviso da tutti i fedeli ... ».10
Depositaria della Parola di Verità profondamente radicata nel popolo fedele, la Chiesa è chiamata, dunque, a testimoniarla con slancio missionario, soprattutto con l'eloquenza della vita, e a farla penetrare nei cuori affinché siano educati dalla Verità che salva.
Dalla Parola di Verità è anzitutto plasmata la coscienza personale.
Essa è punto di riferimento unitario dei comportamenti umani, luogo di sintesi, non statica, ma dinamica, soggettività che non si oppone all'oggettività: quando essa si apre all'accoglienza della Parola, si caratterizza come coscienza di verità.
Affinché la coscienza personale sia coscienza di verità, bisogna dunque operare per la formazione di personalità cristiane adulte, capaci di lasciarsi giudicare e possedere dalla Verità, per diventarne testimoni con la trasparenza della vita.
La formazione sicura della coscienza implica anche l'educazione al discernimento degli aspetti positivi e negativi della società e della cultura contemporanea.
In ordine a tale compito appare di fondamentale importanza l'impegno educativo, inteso come capacità di promuovere la formazione integrale della persona umana secondo verità.
Nel Convegno è stato giustamente sottolineato il primario e inesauribile compito della famiglia, originaria cellula educativa secondo il progetto di Dio e la struttura naturale della comunità umana, e sono state rilevate le responsabilità e le potenzialità del mondo della scuola in questo campo.
Ma è stato anche affermato che famiglia e scuola, da sole, non bastano.
È necessario dare vita a un movimento propositivo di tutta la comunità ecclesiale, teso a trasmettere nell'oggi il messaggio umano e cristiano della verità sull'uomo, senza sottrarsi per questo a un corretto e sicuro dialogo con le altre componenti culturali e sociali, chiamate anch'esse a servire l'uomo e ad aprirlo alla pienezza della sua vocazione.
A tal fine è indispensabile il servizio della teologia, un coerente impegno pedagogico per l'educazione ai valori, una solida iniziazione cristiana, la dovuta attenzione al progetto catechistico della Chiesa italiana e una profonda formazione degli educatori: genitori, docenti, operatori della comunicazione sociale, animatori di gruppi e, con peculiare attenzione, i catechisti, vera speranza della comunità ecclesiale.
Inoltre ciò impegna a valorizzare tutte le aree aggregative dove sia possibile crescere insieme nella coscienza della verità, e comporta un rapporto di simpatia, di fiducia, di sicuro discernimento verso tutti i canali e gli strumenti - mass media, strutture educative, centri culturali, ecc. -, capaci di favorire la maturazione di nuovo consenso su autentici valori morali.
Questa rinnovata coscienza di verità fa emergere, come nodale, il rapporto fra Vangelo e cultura.
« La cultura è un modo specifico dell' " esistere " e dell' " essere dell'uomo ».11
La fede è in grado essa stessa di produrre cultura, cioè un'esistenza e una storia ispirate e impregnate della Parola che si è fatta carne.
Ne deriva, nel nostro contesto italiano, la necessità di una chiara proposta della fede cristiana e un coerente impegno a sanare la frattura oggi esistente tra Vangelo e cultura, proprio sul terreno dei fondamentali valori morali, senza mai appiattire la verità cristiana: « occorre por mano a un'opera di inculturazione della fede che raggiunga e trasformi, mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero e i modelli di vita ( cfr. Evangelii Nuntiandi, 19-20 ), in modo che il cristianesimo continui ad offrire, anche all'uomo della società industriale avanzata, il senso e l'orientamento dell'esistenza ».12
17. - La fede, peraltro, attraversa e supera ogni cultura: « Il Vangelo, e quindi l'evangelizzazione, non si identificano certo con la cultura, e sono indipendenti rispetto a tutte le culture.
Tuttavia il Regno, che il Vangelo annunzia, è vissuto da uomini profondamente legati a una cultura, e la costruzione del Regno non può non avvalersi degli elementi della cultura e delle culture umane.
Indipendenti di fronte alle culture, il Vangelo e l'evangelizzazione non sono necessariamente incompatibili con esse, ma capaci di impregnarle tutte, senza asservirsi ad alcuna »13
In questa luce, realtà quali la società complessa, il pluralismo culturale, la società del benessere, la secolarizzazione, vanno comprese attraverso l'esercizio del « discernimento che, avvalendosi doverosamente anche di appropriati strumenti culturali, consente al cristiano la presenza al proprio tempo, intesa come presenza che deriva da una "caritas discreta", cioè da una carità capace di vagliare criticamente il senso degli eventi civili e dei fatti di Chiesa alla luce della contemplazione del disegno di Dio per questo nostro tempo ».14
Dovremmo pertanto sviluppare oramai una organica pastorale della cultura, « che sappia sì giudicare e discernere ciò che c'è di valido nei sistemi culturali e nelle ideologie, ma più ancora sappia puntare su tutto ciò che affina l'uomo ed esplica le molteplici sue capacità di far uso dei beni, di lavorare, di far progetti, di formare costumi, di praticare la religione, di esprimersi, di sviluppare scienze e arte: in una parola, di dare valore alla propria esistenza ».15
Indice |
10 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno …, cit. n. 4 |
11 | Giovanni Paolo II, Allocuzione all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura ( UNESCO ), 2 giugno 1980, n. 6 |
12 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno …, cit., n. 7 |
13 | Paolo VI, Esort. Apost. Evangelii nuntiandi, n. 20, 8 dicembre 1975 |
14 | Presidenza del Comitato Preparatorio, La forza della riconciliazione, Sussidio per lavorare insieme, 1.3.4, Editrice Elle DI CI, pg. 14 |
15 | Cons. Episc. Permanente, Chiesa italiana …, doc. cit., n. 29. |