Linee comuni per la vita dei nostri seminari

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Capitolo III

L'esigenza di un progetto di formazione per ogni seminario: Aspetti fondamentali

32. - Un aggiornato profilo e criteri adeguati per la formazione

L'orizzonte della fede ecclesiale e i più attendibili risultati dell'elaborazione teologica circa la figura del presbitero e il suo ministero sono l'imprescindibile riferimento per la formazione attuale nei seminari.

Essi ne costituiscono l'aggiornato profilo e ne offrono gli adeguati criteri.

Occorre però declinarli in una prospettiva dinamica, perché tutti i soggetti implicati nell'originale e delicata avventura educativa comprendano la propria parte, l'ordinata cooperazione, l'effettiva convergenza dei singoli e diversificati apporti: l'itinerario pedagogico, infatti, richiede linguaggi, tempi e interazioni capaci di evolvere verso il consapevole raggiungimento di quella forma di vita cristiana che si esprime nel servizio presbiterale.

La presente non è certamente una stagione che consenta adempimenti formali o mappe troppo generiche.

« I contenuti e le forme dell'opera educativa esigono che il seminario abbia una sua precisa programmazione, un programma di vita cioè che si caratterizzi, sia per la sua organicità-unità, sia per la sua sintonia o corrispondenza con l'unico fine che giustifica l'esistenza del seminario: la preparazione dei futuri presbiteri.

[ … ] E perché la programmazione sia veramente adatta ed efficace occorre che le grandi linee programmatiche si traducano più concretamente in dettaglio, mediante alcune norme particolari destinate ad ordinare la vita comunitaria, stabilendo alcuni strumenti e alcuni ritmi temporali precisi ».34

Il ministero presbiterale non può immaginarsi al di fuori della cura per l'annuncio della Parola, per la celebrazione dei sacramenti, per la diaconia della carità, per l'esercizio della comunione: per ognuno di questi campi s'intravede il rimando evangelico.

La pedagogia del seminario non può, d'altra parte, limitarsi a enunciarli e a richiamarli.

Deve mostrare, anzitutto, le loro reciproche implicazioni e la loro profonda unità, e poi come se ne imprime nella vita l'atteggiamento, il comportamento, la mentalità corrispondente.

Fidandosi dello Spirito che li suggerisce, urgendone e guidandone l'esperienza, la formazione insegna concretamente il come e il quando; determina i soggetti che sono incaricati di proporne l'esercizio e le necessarie verifiche; non si lascia condurre a strattoni da improvvise sollecitazioni emotive, perdendo le misure dell'insieme.

Con uno sguardo profondo e lungimirante, capace di coniugare le necessità della stagione formativa con le prevedibili condizioni in cui una Chiesa è chiamata ad offrire la propria testimonianza, la pedagogia seminaristica visiterà tutti i suoi ambiti specifici, con la volontà di valorizzare gli spunti meno casuali e più promettenti.

33. - Il progetto educativo del seminario: un progetto dinamico ed ecclesialmente connotato

È necessario che ogni seminario accolga la fatica di una seria programmazione, mediante la formulazione di un progetto educativo, il quale non può accontentarsi di soli richiami ideali e morali, la cui necessità è comunque imprescindibile.

Esso mostra agli educatori e agli alunni come incarnarsi insieme nell'evento educativo, che è sempre contemporaneamente una grazia e un esercizio della libertà, un ininterrotto raccordo tra la misteriosa singolarità del soggetto e della sua storia e l'oggettiva esperienza ecclesiale accolta come espressione dello Spirito, un singolare modo di essere discepoli insieme, pur nell'asimmetrico dispiegarsi della responsabilità.

Il progetto vive di chiarezza e di scioltezza.

Per tutti il primato della grazia è fuori discussione, e mai abbastanza evidenziato e sottolineato.

Da lì si procede insieme, nell'insegnamento e nella disciplina, nella carità e nell'esercizio dell'intelligenza, nella lettura della storia e dei contesti vitali e nell'accurata conoscenza di sé, per cercare di corrispondere alla dinamica profonda della fede.

Un progetto educativo è vitale quando predispone a un habitus di sincera ricerca e di matura partecipazione al cammino comune e quando sostiene il seminario nel costituirsi ogni giorno come effettiva comunità educante.

È convinzione comune che prima delle istituzioni ci sono le persone che educano, ed è vero: ma non a caso o in qualsiasi modo, e nemmeno appellandosi semplicemente al proprio zelo.

Occorre una chiara proposta spirituale, che dia forza e impronta al loro educare, che sia riconducibile al mandato ricevuto e alla sua obiettiva fisionomia ecclesiale.

Tale mandato e le corrispondenti ragioni ecclesiali, illuminate dallo spirito del Vangelo, sono quanto un aggiornato progetto educativo cerca efficacemente di interpretare.

Qui sta il suo valore di vera e propria regola di vita per ciascuno di coloro che costituiscono la comunità del seminario.

Per questo motivo esso non può rappresentare un semplice adempimento formale, ma domanda di diventare quotidiana memoria, sorgente di preghiera, regolare spunto di comunicazione formativa e stimolo per l'ulteriore ricerca e per periodiche verifiche.

È evidente, inoltre, che per sua natura il progetto educativo della comunità del seminario riflette tutta la ricchezza della relazione ecclesiale, al di fuori della quale l'esperienza che vi si conduce diverrebbe astratta e asfittica.

Ma pure ecclesialmente connotato dovrà risultare il suo stesso procedimento di stesura il quale, per attestarsi con la dovuta concretezza e autorevolezza, dovrà attraversare, quasi per cerchi concentrici, i luoghi più significativi del discernimento diocesano: il consiglio presbiterale, il consiglio pastorale, la comunità educante del seminario.

Anche sotto questo aspetto il progetto educativo del seminario non può ridursi ad essere un prontuario per gli addetti ai lavori, ma domanda di essere conosciuto e custodito come un patrimonio di tutta la comunità ecclesiale, almeno presso coloro che sono più sensibili e attivi nella promozione della vita spirituale e delle vocazioni cristiane.

34. - I diversi contesti pedagogici

Va preso atto che nella Chiesa italiana le comunità seminaristiche assumono configurazioni diverse: dai seminari diocesani con scuola interna, ai piccoli gruppi che inviano ogni giorno gli alunni nelle facoltà o negli istituti teologici regionali o interdiocesani, ai seminari regionali o interdiocesani.

È facile rilevare l'oggettiva diversità delle condizioni che possono stimolare o svigorire i contesti educativi quotidiani.

Nelle comunità caratterizzate da un numero consistente di presenze è più favorita la circolazione di idee e di esperienze ed è più articolata la proposta formativa, ma rischia di risultare più anonima la relazione interpersonale, così da esigere interventi più accuratamente personalizzati.

Nei piccoli gruppi, se è favorita la reciproca conoscenza, può risultare più povero il tessuto normale della vita comunitaria, sia a livello spirituale che culturale.

Pertanto i contesti pedagogici richiedono oculatezza perché la condizione numerica non indebolisca la proposta educativa e non la renda generica.

Spetta agli educatori percepire l'incidenza dei fattori oggettivi nella vita comunitaria e introdurre i più opportuni correttivi.

35. - Il linguaggio spirituale

Non si trascuri il fatto che il progetto educativo sarà tanto più incisivo e gradito quanto più la sua impostazione possederà la freschezza e la chiarezza di un'autentica offerta spirituale.

Solo la diuturna dimestichezza con i linguaggi della Bibbia, della grande tradizione cristiana e della teologia spirituale potrà felicemente sostenere un'impresa tanto esigente quanto necessaria, e garantirla dal rischio di inutili luoghi comuni o di retoriche di facile consumo.

Questo orizzonte, che rende accessibile la vera comprensione delle possibilità che si dischiudono nella sequela del Signore, deve collocarsi sicuramente al centro di una formazione cristiana e presbiterale.

Il linguaggio, l'ottica e l'assetto spirituale, infatti, sapranno far posto a molte attenzioni e competenze, che potranno condurre la persona verso positivi sviluppi delle capacità relazionali contenute nella vocazione accolta.

Ed è così che un progetto educativo sarà capace di generare e di promuovere nel cammino di formazione le vere dinamiche della fede: quelle che potranno far fronte ai travagli di domani, alle mutazioni e alle molteplici richieste del ministero.

36. - Richiamo e strumento di unità

Il progetto, nel momento in cui è affidato all'intera compagine degli educatori previsti dalla normativa ecclesiale e ai singoli alunni, illumina ed edifica l'unità profonda dei diversi apporti e dei diversi momenti del cammino formativo, in quanto contiene la chiave per mostrare come ogni intervento educativo converge a dar corpo ad un'umanità vera, nella quale lo Spirito di Gesù viene ad abitare pensieri, sentimenti, giudizi e azioni.

Il suo disegno rigoroso e sapiente aiuta a poco a poco a smascherare e ad evitare dualismi, fratture e giustapposizioni precarie nell'assetto della personalità e nella condotta di vita.

Il mancato raggiungimento di questa sintesi, infatti, è la causa delle più frequenti e più rilevanti involuzioni nella vita e nel ministero del prete.

I contenuti del progetto educativo domandano continuamente a tutti di riflettere sulla qualità delle relazioni che essi intendono suscitare e alle quali rimandano come al luogo privilegiato in cui si può verificare la validità della formazione.

La felice attuazione delle relazioni che i seminaristi riusciranno a sviluppare tra di loro, con gli educatori, con il presbiterio, con le comunità parrocchiali, con i giovani e gli adulti impegnati sul versante della laicità, è sicuramente il frutto che alla fine permetterà di riconoscere la bontà dell'albero.

37. - I ritmi di vita del seminario

Da più parti si fa notare che i ritmi di vita della comunità seminaristica vengono facilmente disturbati da altre esigenze pur ritenute importanti.

La stessa distinzione logistica tra seminari e centri di studio teologici, oppure l'eccessiva dilatazione dei tempi occupati dalle esperienze pastorali corrono il rischio di erodere, se non vanificare la qualità della vita comunitaria dei seminari, intesi soprattutto come luogo di riflessione, di studio, di preghiera, di fraternità e di verifica.

Non va dimenticato che sovente sono proprio la scuola e le immediate esigenze poste dal servizio pastorale a coinvolgere di più psicologicamente i giovani, con la facile conseguenza di lasciare in secondo piano la formazione spirituale rispetto alle preoccupazioni di studio o alle incombenze pratiche ed organizzative delle attività parrocchiali.

Ciò non favorisce la salvaguardia della specificità del tempo irripetibile del curricolo seminaristico, e tantomeno consente di maturare quell'unità di vita che è assolutamente necessaria perché ci sia una vera maturità umana e spirituale.

Di qui l'importanza decisiva di impostare con equilibrio e di rispettare i tempi della formazione con particolare attenzione al fine-settimana del sabato e della domenica.

I seminaristi in parrocchia non vanno ritenuti come dei vice-parroci, ma piuttosto in condizione di apprendistato, bisognosi di sapiente e fraterno accompagnamento da parte dei sacerdoti.

Così va prevista una certa differenza tra il primo biennio e il quadriennio teologico.

Nella prima fase il tempo dato alle attività pastorali va sapientemente limitato, al fine di consentire una effettiva presenza dei seminaristi nei contesti educativi del seminario, con spazi di vera appartenenza comunitaria dedicati allo studio, alla preghiera, al silenzio e alla verifica comunitaria e personale.

Tra l'altro sembra ormai maturata la convinzione che il ritmo di vita del seminario non può essere identificato con quello scolastico.

Se il seminario costituisce una comunità di fede e di vita, non si riesce a comprendere, ad esempio, la sua latitanza negli appuntamenti più importanti dell'anno liturgico.

Occorre ripensare anche al lungo periodo delle vacanze estive che, pur salvaguardando il riposo e una certa permanenza in famiglia, non si riduca ad un tempo di sospensione del tutto autogestito, bensì mantenga la tonalità dell'impegno nello studio e nella preghiera, e della disponibilità alla partecipazione ad alcune esperienze o ad alcuni servizi che favoriscano la continuità della formazione spirituale, pastorale e missionaria.

Sarebbe comunque auspicabile che anche la programmazione delle vacanze fosse oggetto del dialogo e di un confronto serio tra ogni seminarista e i propri educatori onde individuare le opportune scelte.

38. - La sintesi personale

Non è facile per i giovani del nostro tempo, e pertanto anche per gli alunni del seminario, comporre in unità i diversi elementi della formazione e soprattutto far crescere le motivazioni che stanno alla radice di una scelta esigente qual è quella del ministero presbiterale.

Non è scontato riuscire ad armonizzare le componenti del progetto educativo: da quella spirituale, a quella culturale e pastorale, così come non è immediato condurre i valori umani a fondersi compiutamente con quelli spirituali.

Ancora: non è semplice assumere totalmente la tipicità dell'esperienza del seminario, la quale, più che in passato, trova difficile coniugare insieme le molteplici appartenenze effettive ed affettive dei seminaristi, in particolare quella alla vita della comunità del seminario e quella alla realtà delle parrocchie o degli ambiti di carità in cui sono chiamati ad esercitare un certo tirocinio pastorale.35

Tuttavia lo scopo del progetto sta proprio nel tentativo di rendere possibile una motivata e profonda "sintesi educativa" nel candidato al ministero, sia sul piano dell'immagine concreta e credibile del presbitero, sia sul piano delle motivazioni e delle risorse necessarie per servire questa Chiesa, in questo tempo e in questa cultura.

Tale meta dev'essere esplicita nella coscienza dei seminaristi, ma anche in quella di tutti gli educatori, perché siano pedagogicamente efficaci nel perseguirla.

Tocca soprattutto al rettore e al padre spirituale, secondo i rispettivi ambiti, il compito di promuovere tale prospettiva e di verificarla durante tutto l'iter seminaristico.

Una mancata unità di intenti può pregiudicare molto seriamente il ministero e provocare gravi disagi soprattutto nei primi anni di vita presbiterale.

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34 Giovanni Paolo II, Esort. ap. Pastores dabo vobis, 61
35 Cf. Ibid., 57