Relazione finale |
La Chiesa in religioso ascolto della Parola di Dio ha la missione di proclamarla con fiducia ( cfr. DV 1 ).
Di conseguenza la predicazione del Vangelo rientra fra principali doveri della Chiesa e innanzitutto dei Vescovi ed oggi riveste la massima importanza ( cfr. LG 25 ).
In questo contesto appare l'importanza della Costituzione dogmatica "Dei Verbum", che è stata troppo trascurata, ma che tuttavia Paolo VI ha riproposto in modo più profondo ed attuale nell'Esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi".
Anche per questa Costituzione è necessario evitare una lettura parziale.
In particolare l'esegesi del senso originale della Sacra Scrittura, sommamente raccomandata dal Concilio ( cfr. DV 12 ) non può essere separata dalla viva tradizione della Chiesa ( cfr. DV 10 ).
Deve essere evitata e superata quella falsa opposizione fra il compito dottrinale e quello pastorale.
Infatti il vero intento della pastorale consiste nell'attualizzazione e nella concretizzazione della verità della salvezza, che in sé è valida per tutti i tempi.
I Vescovi quali veri pastori devono mostrare la retta via al gregge, irrobustire la fede del gregge, allontanare da esso i pericoli.
Deve essere proclamato il mistero della vita divina che la Chiesa partecipa a tutti i popoli.
La Chiesa per sua stessa natura è missionaria ( cfr. AG 2 ).
Perciò i Vescovi non sono solo dottori dei fedeli ma anche annunciatori della fede che conducono nuovi discepoli a Cristo ( cfr. LG 25 ).
L'evangelizzazione è il primo dovere non solo dei Vescovi ma anche dei sacerdoti e dei diaconi, anzi di tutti i cristiani.
Dovunque sulla terra oggi è in pericolo la trasmissione ai giovani della fede e dei valori morali derivanti dal Vangelo.
Spesso sono ridotte al minimo la conoscenza della fede e l'accettazione dell'ordine morale.
Si richiede perciò un nuovo sforzo nella evangelizzazione e nella catechesi integrale e sistematica.
L'evangelizzazione non riguarda solo la missione nel senso comune del termine cioè "ad gentes".
La evangelizzazione dei non credenti infatti presuppone l'autoevangelizzazione dei battezzati, ed anche in certo senso dei diaconi, dei sacerdoti e dei Vescovi.
L'evangelizzazione avviene mediante testimoni.
Il testimone rende la sua testimonianza non solo con le parole, ma anche con la propria vita.
Non dobbiamo dimenticare che testimonianza in greco si dice "martyrium".
Sotto questo aspetto le Chiese più antiche possono imparare molte cose dalle Chiese nuove, dal loro dinamismo, dalla vita e testimonianza fino all'effusione del sangue per la fede.
La teologia, secondo la nota descrizione di S. Anselmo, è la "fede che cerca l'intelletto".
Poiché tutti i cristiani debbono rendere ragione della loro speranza ( cfr. 1 Pt 3,15 ), la teologia è specificamente necessaria oggi alla vita della Chiesa.
Con gioia riconosciamo quanto è stato fatto dai teologi per elaborare i documenti del Concilio Vaticano II e per la loro fedele interpretazione e fruttuosa applicazione nel post-Concilio.
Ma d'altra parte ci dispiace che talvolta le discussioni teologiche ai nostri giorni siano state motivo di confusione tra i fedeli.
Sono necessari perciò una comunicazione ed un dialogo reciproco fra i Vescovi e i teologi per l'edificazione e la più profonda comprensione della fede.
Moltissimi hanno espresso il desiderio che venga composto un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia quasi un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diversi regioni.
La presentazione della dottrina deve essere biblica e liturgica.
Deve trattarsi di una sana dottrina adatta alla vita attuale dei cristiani.
La formazione dei candidati al sacerdozio deve essere curata in modo particolare.
In essa merita attenzione la formazione filosofica ed il modo di insegnare teologia proposto dal Decreto "Optatam Totius" n. 16.
Si raccomanda che i manuali oltre ad offrire una esposizione della sana teologia in modo scientifico e pedagogico, siano permeati del vero senso della Chiesa.
Il rinnovamento liturgico è il frutto più visibile di tutta l'opera conciliare.
Anche se vi sono state alcune difficoltà generalmente è stato accolto con gioia e con frutto dai fedeli.
Il rinnovamento liturgico non può essere limitato alle cerimonie, ai riti, ai testi, ecc.
L'attiva partecipazione, tanto felicemente aumentata nel Post-Concilio non consiste solamente nell'attività esteriore, ma soprattutto nella partecipazione interiore e spirituale, nella partecipazione viva e fruttuosa al mistero pasquale di Gesù Cristo ( cfr. SC 11 ).
È evidente che la liturgia deve favorire e far risplendere il senso del sacro.
Deve essere permeata dello spirito della reverenza, dell'adorazione e della gloria di Dio.
I Vescovi non correggano solo gli abusi ma spieghino chiaramente a tutti anche il fondamento teologico della disciplina sacramentale e della liturgia.
Le catechesi, come già accadeva all'inizio della Chiesa, devono tornare ad essere un cammino che introduca alla vita liturgica ( catechesi mistagogica ).
I futuri sacerdoti imparino la vita liturgica in modo pratico e conoscano bene la teologia liturgica.
Indice |