Relazione finale |
Il breve periodo di venti anni che ci separa dalla fine del Concilio ha comportato accelerati cambiamenti nella storia.
In questo senso i segni dei nostri tempi non coincidono esattamente, in alcuni punti, con quelli del tempo del Concilio.
Fra questi bisogna fare speciale attenzione al fenomeno del secolarismo.
Senza alcun dubbio il Concilio ha affermato la legittima autonomia delle cose temporali ( cfr. GS 36 e altrove ).
In questo senso si deve ammettere una secolarizzazione bene intesa.
Ma si tratta di una cosa totalmente differente dal secolarismo che consiste in una visione autonomistica dell'uomo e del mondo la quale prescinde dalla dimensione del mistero, anzi la trascura e la nega.
Questo immanentismo è una riduzione della visione integrale dell'uomo che conduce non alla sua vera liberazione, ma ad una nuova idolatria, alla schiavitù delle ideologie, alla vita in strutture riduttive e spesso oppressive di questo mondo.
Nonostante il secolarismo, esistono anche segni di un ritorno al sacro.
Oggi infatti ci sono segni di una nuova fame e sete per la trascendenza ed il divino.
Per favorire questo ritorno al sacro e per superare il secolarismo, dobbiamo aprire la via alla dimensione del "divino" o del mistero e offrire agli uomini del nostro tempo i preamboli della fede.
Poiché, come dice il Concilio, l'uomo è problema a se stesso e solo Dio può dargli la piena ed ultima risposta ( cfr. GS 21 ).
La diffusione delle sette non ci pone forse la domanda se qualche volta non abbiamo manifestato sufficientemente il senso del sacro?
La missione primaria della Chiesa, sotto l'impulso dello Spirito Santo, di predicare e di testimoniare la buona e lieta novella dell'elezione, della misericordia e della carità di Dio che si manifestano nella storia della salvezza e che mediante Gesù Cristo, raggiungono il culmine nella pienezza dei tempi, e che comunicano e offrono la salvezza agli uomini in virtù dello Spirito Santo.
Cristo è la luce delle genti!
La Chiesa, annunciando il Vangelo, deve far sí che questa luce risplenda chiaramente sul proprio volto ( cfr. LG 1 ).
La Chiesa si rende più credibile se parla meno di se stessa e predica sempre più Cristo Crocifisso ( cfr. 1 Cor 2,2 ) e dà testimonianza con la propria vita.
In questo modo la Chiesa è sacramento, cioè segno e strumento di comunione con Dio ed anche di comunione e di riconciliazione degli uomini fra di loro.
Il messaggio della Chiesa, come viene descritto nel Concilio Vaticano II, è trinitario e cristocentrico.
Poiché Gesù Cristo è Figlio di Dio e nuovo Adamo, manifesta insieme il mistero di Dio ed il mistero dell'uomo e la sua altissima vocazione ( cfr. GS 22 ).
Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rendere gli uomini figli di Dio.
Attraverso questa familiarità con Dio, l'uomo viene innalzato ad una dignità somma.
Per questo motivo quando la Chiesa predica Cristo annunzia agli uomini la salvezza.
Tutta l'importanza della Chiesa deriva dalla sua connessione con Cristo.
Il Concilio ha descritto in diversi modi la Chiesa come popolo di Dio, corpo di Cristo, sposa di Cristo, tempio dello Spirito Santo, famiglia di Dio.
Queste descrizioni della Chiesa si completano a vicenda e devono essere comprese alla luce del Mistero di Cristo o della Chiesa in Cristo.
Non possiamo sostituire una falsa visione unilaterale della Chiesa come puramente gerarchica con una nuova concezione sociologica anch'essa unilaterale.
Gesù Cristo è sempre presente nella sua Chiesa ed in essa vive come risorto.
Dalla connessione della Chiesa con Cristo si comprende chiaramente l'indole escatologica della stessa Chiesa ( cfr. LG 7 ).
In questo modo la Chiesa pellegrinante sulla terra è popolo messianico ( cfr. LG 9 ) che già anticipa in se stessa la nuova creatura.
Tuttavia rimane una Chiesa santa che ha nel proprio seno i peccatori e che deve essere sempre purificata e tende fra le persecuzioni di questo mondo e le consolazioni di Dio al regno futuro ( cfr. LG 8 ).
In questo senso nella Chiesa sono sempre presenti il mistero della Croce ed il mistero della resurrezione.
Poiché la Chiesa in Cristo è mistero, deve essere considerata segno e strumento di santità.
Per questo motivo il Concilio ha proclamato la vocazione di tutti i fedeli alla santità ( cfr. LG cap. 5 ).
La chiamata alla santità è un invito ad un'intima conversione del cuore ed a partecipare alla vita del Dio uno e trino, la qual cosa significa e supera la realizzazione di ogni desiderio dell'uomo.
Soprattutto in questo tempo in cui moltissime persone sentono il vuoto interiore e la crisi spirituale, la Chiesa deve conservare e promuovere con energia il senso della penitenza, dell'orazione, dell'adorazione, del sacrificio, dono di se stessi, della carità e della giustizia.
I Santi e le Sante sempre sono stati fonte e origine di rinnovamento nelle più difficili circostanze in tutta la storia della Chiesa.
Oggi abbiamo grandissimo bisogno di santi, che dobbiamo implorare da Dio con assiduità.
Gli istituti di vita consacrata mediante la professione dei consigli evangelici devono essere consapevoli della loro speciale missione nella Chiesa odierna e noi dobbiamo incoraggiarli nella loro missione.
I movimenti apostolici ed i nuovi movimenti di spiritualità, se permangono rettamente nella comunione ecclesiale, sono portatori di grande speranza.
Tutti i laici devono svolgere il loro ruolo nella Chiesa e nelle occupazioni quotidiane, come la famiglia, la fabbrica, le attività secolari ed il tempo libero in modo da permeare e trasformare il mondo con la luce e la vita di Cristo.
La devozione popolare, giustamente intesa e rettamente praticata, è molto utile come alimento della santità del popolo.
Per questo motivo merita una maggiore attenzione da parte dei pastori.
La Beata Vergine Maria, che ci è madre nell'ordine della grazia ( cfr. LG 61 ), è esempio di santità e di totale risposta alla chiamata di Dio per tutti i cristiani ( LG cap. 8 ).
Oggi è oltremodo necessario che i Pastori della Chiesa eccellano nella testimonianza della santità.
Già nei seminari e nelle case religiose bisogna dare una formazione che educhi i candidati non solo intellettualmente ma anche spiritualmente; essi debbono essere seriamente introdotti ad una vita spirituale quotidiana ( preghiera, meditazione, lettura della Bibbia, i sacramenti della Penitenza e dell'Eucarestia ).
Secondo quanto espresso dal decreto "Presbyterorum ordinis" vengano preparati al ministero sacerdotale in modo tale che nella stessa attività pastorale trovino l'alimento per la loro vita spirituale ( cfr. PO 16 ).
Così, nell'esercizio del ministero saranno anche in grado di poter offrire ai fedeli i giusti consigli per la loro vita spirituale.
Si deve favorire in ogni modo il vero rinnovamento degli istituti di vita consacrata.
Ma si deve anche promuovere la stessa spiritualità dei laici fondata sul battesimo.
In primo luogo è da promuovere la spiritualità coniugale che si basa sul sacramento del matrimonio ed è di grande importanza per la trasmissione della fede alle generazioni future.
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