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Capitolo I - Una Chiesa in ascolto

Ascoltare e vedere con empatia

6. Il valore dell'ascolto

L'ascolto è un incontro di libertà, che richiede umiltà, pazienza, disponibilità a comprendere, impegno a elaborare in modo nuovo le risposte.

L'ascolto trasforma il cuore di coloro che lo vivono, soprattutto quando ci si pone in un atteggiamento interiore di sintonia e docilità allo Spirito.

Non è quindi solo una raccolta di informazioni, né una strategia per raggiungere un obiettivo, ma è la forma in cui Dio stesso si rapporta al suo popolo.

Dio infatti vede la miseria del suo popolo e ne ascolta il lamento, si lascia toccare nell'intimo e scende per liberarlo ( cfr. Es 3,7-8 ).

La Chiesa quindi, attraverso l'ascolto, entra nel movimento di Dio che, nel Figlio, viene incontro a ogni essere umano.

7. I giovani desiderano essere ascoltati

I giovani sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati.

Molti sperimentano come la loro voce non sia ritenuta interessante e utile in ambito sociale ed ecclesiale.

In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare.

8. L'ascolto nella Chiesa

Non mancano nella Chiesa iniziative ed esperienze consolidate attraverso le quali i giovani possono sperimentare accoglienza, ascolto e far sentire la propria voce.

Il Sinodo riconosce però che non sempre la comunità ecclesiale sa rendere evidente l'atteggiamento che il Risorto ha avuto verso i discepoli di Emmaus, quando, prima di illuminarli con la Parola, ha chiesto loro: « Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino? » ( Lc 24,17 ).

Prevale talora la tendenza a fornire risposte preconfezionate e ricette pronte, senza lasciar emergere le domande giovanili nella loro novità e coglierne la provocazione.

L'ascolto rende possibile uno scambio di doni, in un contesto di empatia.

Esso consente ai giovani di donare alla comunità il proprio apporto, aiutandola a cogliere sensibilità nuove e a porsi domande inedite.

Allo stesso tempo pone le condizioni per un annuncio del Vangelo che raggiunga veramente il cuore, in modo incisivo e fecondo.

9. L'ascolto dei pastori e di laici qualificati

L'ascolto costituisce un momento qualificante del ministero dei pastori, e in primo luogo dei vescovi, che però spesso si trovano oberati da molti impegni e faticano a trovare un tempo adeguato per questo indispensabile servizio.

Molti hanno rilevato la carenza di persone esperte e dedicate all'accompagnamento.

Credere al valore teologico e pastorale dell'ascolto implica un ripensamento per rinnovare le forme con cui ordinariamente il ministero presbiterale si esprime e una verifica delle sue priorità.

Inoltre il Sinodo riconosce la necessità di preparare consacrati e laici, uomini e donne, che siano qualificati per l'accompagnamento dei giovani.

Il carisma dell'ascolto che lo Spirito Santo fa sorgere nelle comunità potrebbe anche ricevere una forma di riconoscimento istituzionale per il servizio ecclesiale.

Le diversità di contesti e culture

10. Un mondo al plurale

La composizione stessa del Sinodo ha reso visibile la presenza e l'apporto delle diverse regioni del mondo, evidenziando la bellezza di essere Chiesa universale.

Pur in un contesto di globalizzazione crescente, i Padri sinodali hanno chiesto di mettere in evidenza le molte differenze tra contesti e culture, anche all'interno di uno stesso Paese.

Esiste una pluralità di mondi giovanili tanto che in alcuni Paesi si tende a utilizzare il termine "gioventù" al plurale.

Inoltre la fascia di età considerata dal presente Sinodo ( 16-29 anni ) non rappresenta un insieme omogeneo, ma è composta di gruppi che vivono situazioni peculiari.

Tutte queste differenze impattano profondamente sull'esperienza concreta che i giovani vivono:

riguardano infatti le diverse fasi dell'età evolutiva,

le forme dell'esperienza religiosa,

la struttura della famiglia e il suo rilievo nella trasmissione della fede,

i rapporti intergenerazionali – come ad esempio il ruolo degli anziani e il rispetto loro dovuto –,

le modalità di partecipazione alla vita sociale,

l'atteggiamento verso il futuro, la questione ecumenica e interreligiosa.

Il Sinodo riconosce e accoglie la ricchezza delle diversità delle culture e si pone al servizio della comunione dello Spirito.

11. Cambiamenti in atto

Di particolare rilevanza è la differenza relativa alle dinamiche demografiche tra i Paesi ad alta natalità, in cui i giovani rappresentano una quota significativa e crescente della popolazione, e quelli in cui il loro peso si va riducendo.

Un'ulteriore differenza deriva dalla storia, che rende diversi i Paesi e i continenti di antica tradizione cristiana, la cui cultura è portatrice di una memoria da non disperdere, dai Paesi e continenti segnati invece da altre tradizioni religiose e in cui il cristianesimo è una presenza minoritaria e talvolta recente.

In altri territori poi le comunità cristiane e i giovani che ne fanno parte sono oggetto di persecuzione.

12. Esclusione ed emarginazione

Vi sono poi tra Paesi e all'interno di ciascuno di essi le differenze determinate dalla struttura sociale e dalla disponibilità economica che separano, talvolta in modo molto netto, coloro che hanno accesso a una quantità crescente di opportunità offerte dalla globalizzazione, da quanti invece vivono ai margini della società o nel mondo rurale e patiscono gli effetti di forme di esclusione e scarto.

Vari interventi hanno segnalato la necessità che la Chiesa si schieri coraggiosamente dalla loro parte e partecipi alla costruzione di alternative che rimuovano esclusione ed emarginazione, rafforzando l'accoglienza, l'accompagnamento e l'integrazione.

Per questo è necessario prendere coscienza dell'indifferenza che segna la vita anche di molti cristiani, per superarla con l'approfondimento della dimensione sociale della fede.

13. Uomini e donne

Non si può dimenticare la differenza tra uomini e donne con i loro doni peculiari, le specifiche sensibilità ed esperienze del mondo.

Questa differenza può essere un ambito in cui nascono forme di dominio, esclusione e discriminazione da cui tutte le società e la Chiesa stessa hanno bisogno di liberarsi.

La Bibbia presenta l'uomo e la donna come partner uguali davanti a Dio ( cfr. Gen 5,2 ): ogni dominazione e discriminazione basata sul sesso offende la dignità umana.

Essa presenta anche la differenza tra i sessi come un mistero tanto costitutivo dell'essere umano quanto irriducibile a stereotipi.

La relazione tra uomo e donna è poi compresa nei termini di una vocazione a vivere insieme nella reciprocità e nel dialogo, nella comunione e nella fecondità ( cfr. Gen 1,27-29; Gen 2,21-25 ) in tutti gli ambiti dell'esperienza umana: vita di coppia, lavoro, educazione e altri ancora.

Alla loro alleanza Dio ha affidato la terra.

14. La colonizzazione culturale

Molti Padri sinodali provenienti da contesti non occidentali segnalano come nei loro Paesi la globalizzazione rechi con sé autentiche forme di colonizzazione culturale, che sradicano i giovani dalle appartenenze culturali e religiose da cui provengono.

È necessario un impegno della Chiesa per accompagnarli in questo passaggio senza che smarriscano i tratti più preziosi della propria identità.

Diverse appaiono le interpretazioni del processo di secolarizzazione.

Mentre da alcuni è vissuto come una preziosa opportunità per purificarsi da una religiosità di abitudine oppure fondata su identità etniche e nazionali, per altri rappresenta un ostacolo alla trasmissione della fede.

Nelle società secolari assistiamo anche a una riscoperta di Dio e della spiritualità.

Questo costituisce per la Chiesa uno stimolo a recuperare l'importanza dei dinamismi propri della fede, dell'annuncio e dell'accompagnamento pastorale.

Un primo sguardo alla Chiesa di oggi

15. L'impegno educativo della Chiesa

Non sono poche le regioni in cui i giovani percepiscono la Chiesa come una presenza viva e coinvolgente, che risulta significativa anche per i loro coetanei non credenti o di altre religioni.

Le istituzioni educative della Chiesa cercano di accogliere tutti i giovani, indipendentemente dalle loro scelte religiose, provenienza culturale e situazione personale, familiare o sociale.

In questo modo la Chiesa dà un apporto fondamentale all'educazione integrale dei giovani nelle più diverse parti del mondo.

Ciò si realizza attraverso l'educazione nelle scuole di ogni ordine e grado e nei centri di formazione professionale, nei collegi e nelle università, ma anche nei centri giovanili e negli oratori; tale impegno si attua anche attraverso l'accoglienza di rifugiati e profughi e il variegato impegno nel campo sociale.

In tutte queste presenze la Chiesa unisce all'opera educativa e alla promozione umana la testimonianza e l'annuncio del Vangelo.

Quando è ispirata al dialogo interculturale e interreligioso, l'azione educativa della Chiesa è apprezzata anche dai non cristiani come forma di autentica promozione umana.

16. Le attività della pastorale giovanile

Nel cammino sinodale è emersa la necessità di qualificare vocazionalmente la pastorale giovanile, considerando tutti i giovani come destinatari della pastorale vocazionale.

Insieme si anche è sottolineata la necessità di sviluppare processi pastorali completi, che dall'infanzia portino alla vita adulta e inseriscano nella comunità cristiana.

Si è anche constatato che diversi gruppi parrocchiali, movimenti e associazioni giovanili realizzano un efficace processo di accompagnamento e di formazione dei giovani nella loro vita di fede.

La Giornata Mondiale della Gioventù – nata da una profetica intuizione di san Giovanni Paolo II, il quale rimane un punto di riferimento anche per i giovani del terzo millennio –, gli incontri nazionali e diocesani svolgono un ruolo importante nella vita di molti giovani perché offrono un'esperienza viva di fede e di comunione, che li aiuta ad affrontare le grandi sfide della vita e ad assumersi responsabilmente il loro posto nella società e nella comunità ecclesiale.

Queste convocazioni possono rimandare così all'accompagnamento pastorale ordinario delle singole comunità, dove l'accoglienza del Vangelo deve essere approfondita e tradotta in scelte di vita.

17. Il peso della gestione amministrativa

Molti Padri hanno fatto notare che il peso dei compiti amministrativi assorbe in modo eccessivo e a volte soffocante le energie di tanti pastori; questo rappresenta uno dei motivi che rendono difficile l'incontro con i giovani e il loro accompagnamento.

Per rendere più evidente la priorità degli impegni pastorali e spirituali, i Padri sinodali insistono sulla necessità di ripensare le modalità concrete dell'esercizio del ministero.

18. La situazione delle parrocchie

Pur rimanendo la prima e principale forma dell'essere Chiesa nel territorio, diverse voci hanno indicato come la parrocchia fatichi a essere un luogo rilevante per i giovani e come sia necessario ripensarne la vocazione missionaria.

La sua bassa significatività negli spazi urbani, la poca dinamicità delle proposte, insieme ai cambiamenti spazio-temporali degli stili di vita sollecitano un rinnovamento.

Anche se vari sono i tentativi di innovazione, spesso il fiume della vita giovanile scorre ai margini della comunità, senza incontrarla.

19. L'iniziazione alla vita cristiana

Molti notano come i percorsi dell'iniziazione cristiana non sempre riescono a introdurre ragazzi, adolescenti e giovani alla bellezza dell'esperienza di fede.

Quando la comunità si costituisce come luogo di comunione e come vera famiglia dei figli di Dio, esprime una forza generativa che trasmette la fede; dove invece essa cede alla logica della delega e prevale l'organizzazione burocratica, l'iniziazione cristiana è fraintesa come un corso di istruzione religiosa che di solito termina con il sacramento della Confermazione.

È quindi urgente ripensare a fondo l'impostazione della catechesi e il legame tra trasmissione familiare e comunitaria della fede, facendo leva sui processi di accompagnamento personali.

20. La formazione di seminaristi e consacrati

I seminari e le case di formazione sono luoghi di grande importanza in cui i giovani chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata approfondiscono la propria scelta vocazionale e maturano nella sequela.

Talora questi ambienti non tengono adeguatamente conto delle esperienze precedenti dei candidati, sottovalutandone l'importanza.

Ciò blocca la crescita della persona e rischia di indurre l'assunzione di atteggiamenti formali, più che lo sviluppo dei doni di Dio e la conversione profonda del cuore.

 

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