Documento finale |
La famiglia continua a rappresentare il principale punto di riferimento per i giovani.
I figli apprezzano l'amore e la cura da parte dei genitori, hanno a cuore i legami familiari e sperano di riuscire a formare a loro volta una famiglia.
Indubbiamente l'aumento di separazioni, divorzi, seconde unioni e famiglie monoparentali può causare nei giovani grandi sofferenze e crisi d'identità.
Talora devono farsi carico di responsabilità che non sono proporzionate alla loro età e li costringono a divenire adulti prima del tempo.
I nonni offrono spesso un contributo decisivo nell'affetto e nell'educazione religiosa: con la loro saggezza sono un anello decisivo nel rapporto tra le generazioni.
Madri e padri hanno ruoli distinti ma ugualmente importanti come punti di riferimento nel formare i figli e trasmettere loro la fede.
La figura materna continua ad avere un ruolo che i giovani ritengono essenziale per la loro crescita, anche se esso non è sufficientemente riconosciuto sotto il profilo culturale, politico e lavorativo.
Molti padri svolgono con dedizione il proprio ruolo, ma non possiamo nasconderci che, in alcuni contesti, la figura paterna risulta assente o evanescente, e in altri oppressiva o autoritaria.
Queste ambiguità si riflettono anche sull'esercizio della paternità spirituale.
Il Sinodo riconosce la dedizione di molti genitori ed educatori che si impegnano a fondo nella trasmissione dei valori, nonostante le difficoltà del contesto culturale.
In diverse regioni, il ruolo degli anziani e la riverenza verso gli antenati sono un cardine dell'educazione e contribuiscono fortemente alla formazione dell'identità personale.
Anche la famiglia estesa – che in alcune culture è la famiglia in senso proprio – gioca un ruolo importante.
Alcuni giovani però sentono le tradizioni familiari come opprimenti e ne fuggono sotto la spinta di una cultura globalizzata che a volte li lascia senza punti di riferimento.
In altre parti del mondo invece tra giovani e adulti non vi è un vero e proprio conflitto generazionale, ma una reciproca estraneità.
Talora gli adulti non cercano o non riescono a trasmettere i valori fondanti dell'esistenza oppure assumono stili giovanilistici, rovesciando il rapporto tra le generazioni.
In questo modo la relazione tra giovani e adulti rischia di rimanere sul piano affettivo, senza toccare la dimensione educativa e culturale.
I giovani sono proiettati verso il futuro e affrontano la vita con energia e dinamismo.
Sono però anche tentati di concentrarsi sulla fruizione del presente e talora tendono a dare poca attenzione alla memoria del passato da cui provengono, in particolare dei tanti doni loro trasmessi dai genitori, dai nonni, dal bagaglio culturale della società in cui vivono.
Aiutare i giovani a scoprire la ricchezza viva del passato, facendone memoria e servendosene per le proprie scelte e possibilità, è un vero atto di amore nei loro confronti in vista della loro crescita e delle scelte che sono chiamati a compiere.
A fianco dei rapporti intergenerazionali non vanno dimenticati quelli tra coetanei, che rappresentano un'esperienza fondamentale di interazione e di progressiva emancipazione dal contesto familiare di origine.
L'amicizia e il confronto, spesso anche in gruppi più o meno strutturati, offre l'opportunità di rafforzare competenze sociali e relazionali in un contesto in cui non si è valutati e giudicati.
L'esperienza di gruppo costituisce anche una grande risorsa per la condivisione della fede e per l'aiuto reciproco nella testimonianza.
I giovani sono capaci di guidare altri giovani e di vivere un vero apostolato in mezzo ai propri amici.
I giovani riconoscono al corpo e alla sessualità un'importanza essenziale per la loro vita e nel percorso di crescita della loro identità, poiché imprescindibili per vivere l'amicizia e l'affettività.
Nel mondo contemporaneo tuttavia riscontriamo fenomeni in veloce evoluzione a loro riguardo.
Anzitutto, gli sviluppi della scienza e delle tecnologie biomediche incidono fortemente sulla percezione del corpo, inducendo l'idea che sia modificabile senza limite.
La capacità di intervenire sul DNA, la possibilità di inserire elementi artificiali nell'organismo ( cyborg ) e lo sviluppo delle neuroscienze costituiscono una grande risorsa, ma sollevano allo stesso tempo interrogativi antropologici ed etici.
Un'accoglienza acritica dell'approccio tecnocratico al corpo indebolisce la coscienza della vita come dono e il senso del limite della creatura, che può sviarsi o essere strumentalizzata dai dinamismi economici e politici ( cfr. Francsco, Laudato si', n. 106 ).
Inoltre in alcuni contesti giovanili si diffonde il fascino per comportamenti a rischio come strumento per esplorare se stessi, ricercare emozioni forti e ottenere riconoscimento.
Insieme al permanere di fenomeni antichi, come la sessualità precoce, la promiscuità, il turismo sessuale, il culto esagerato dell'aspetto fisico, si constata oggi la diffusione pervasiva della pornografia digitale e l'esibizione del proprio corpo on line.
Tali fenomeni, a cui le nuove generazioni sono esposte, costituiscono un ostacolo per una serena maturazione.
Essi indicano dinamiche sociali inedite, che influenzano le esperienze e le scelte personali, rendendole territorio di una sorta di colonizzazione ideologica.
È questo il contesto in cui le famiglie cristiane e le comunità ecclesiali cercano di far scoprire ai giovani la sessualità come un grande dono abitato dal Mistero, per vivere le relazioni secondo la logica del Vangelo.
Non sempre però riescono a tradurre questo desiderio in una adeguata educazione affettiva e sessuale, che non si limiti a interventi sporadici e occasionali.
Dove questa educazione è stata realmente assunta come una scelta propositiva, si notano risultati positivi che aiutano i giovani a cogliere il rapporto tra la loro adesione di fede in Gesù Cristo e il modo di vivere l'affettività e le relazioni interpersonali.
Tali risultati sollecitano e incoraggiano a un maggiore investimento di energie ecclesiali in questo campo.
La Chiesa ha una ricca tradizione su cui costruire e da cui proporre il proprio insegnamento su tale materia: per esempio il Catechismo della Chiesa Cattolica, la teologia del corpo sviluppata da san Giovanni Paolo II, l'Enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI, l'Esortazione Apostolica Amoris laetitia di Francesco.
Ma i giovani, anche quelli che conoscono e vivono tale insegnamento, esprimono il desiderio di ricevere dalla Chiesa una parola chiara, umana ed empatica.
Frequentemente infatti la morale sessuale è causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna.
Di fronte ai cambiamenti sociali e dei modi di vivere l'affettività e la molteplicità delle prospettive etiche, i giovani si mostrano sensibili al valore dell'autenticità e della dedizione, ma sono spesso disorientati.
Essi esprimono più particolarmente un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all'omosessualità.
Il mondo del lavoro resta un ambito in cui i giovani esprimono la loro creatività e la capacità di innovare.
Al tempo stesso sperimentano forme di esclusione ed emarginazione.
La prima e più grave è la disoccupazione giovanile, che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti.
Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società.
In molti Paesi questa situazione dipende dal fatto che alcune fasce di popolazione giovanile sono sprovviste di adeguate capacità professionali, anche a causa dei deficit del sistema educativo e formativo.
Spesso la precarietà occupazionale che affligge i giovani risponde agli interessi economici che sfruttano il lavoro.
Molti giovani vivono in contesti di guerra e subiscono la violenza in una innumerevole varietà di forme: rapimenti, estorsioni, criminalità organizzata, tratta di esseri umani, schiavitù e sfruttamento sessuale, stupri di guerra, ecc.
Altri giovani, a causa della loro fede, faticano a trovare un posto nelle loro società e subiscono vari tipi di persecuzioni, fino alla morte.
Numerosi sono i giovani che, per costrizione o mancanza di alternative, vivono perpetrando crimini e violenze: bambini soldato, bande armate e criminali, traffico di droga, terrorismo, ecc.
Questa violenza spezza molte giovani vite.
Abusi e dipendenze, così come violenza e devianza sono tra le ragioni che portano i giovani in carcere, con una particolare incidenza in alcuni gruppi etnici e sociali.
Tutte queste situazioni interrogano e interpellano la Chiesa.
Ancor più numerosi nel mondo sono i giovani che patiscono forme di emarginazione ed esclusione sociale, per ragioni religiose, etniche o economiche.
Ricordiamo la difficile situazione di adolescenti e giovani che restano incinte e la piaga dell'aborto, così come la diffusione dell'HIV, le diverse forme di dipendenza ( droghe, azzardo, pornografia, ecc. ) e la situazione dei bambini e ragazzi di strada, che mancano di casa, famiglia e risorse economiche; una particolare attenzione meritano i giovani carcerati.
Vari interventi hanno sottolineato la necessità che la Chiesa valorizzi le capacità dei giovani esclusi e i contributi che essi possono offrire alle comunità.
Essa vuole schierarsi coraggiosamente dalla loro parte, accompagnandoli lungo percorsi di riappropriazione della propria dignità e di un ruolo nella costruzione del bene comune.
Contrariamente a un diffuso stereotipo, anche il mondo giovanile è profondamente segnato dall'esperienza della vulnerabilità, della disabilità, della malattia e del dolore.
In non pochi Paesi cresce, soprattutto tra i giovani, la diffusione di forme di malessere psicologico, depressione, malattia mentale e disordini alimentari, legati a vissuti di infelicità profonda o all'incapacità di trovare una collocazione all'interno della società; non va infine dimenticato il tragico fenomeno dei suicidi.
I giovani che vivono queste diverse condizioni di disagio e le loro famiglie contano sul sostegno delle comunità cristiane, che però non sempre sono adeguatamente attrezzate per accoglierli.
Molte di queste situazioni sono il prodotto della "cultura dello scarto": i giovani ne sono tra le prime vittime.
Tuttavia questa cultura può impregnare anche i giovani, le comunità cristiane e i loro responsabili, contribuendo così al degrado umano, sociale e ambientale che affligge il nostro mondo.
Per la Chiesa si tratta di un appello alla conversione, alla solidarietà e a una rinnovata azione educativa rendendosi presente in modo particolare in questi contesti di difficoltà.
Anche i giovani che vivono in queste situazioni hanno risorse preziose da condividere con la comunità e ci insegnano a misurarci con il limite, aiutandoci a crescere in umanità.
È inesauribile la creatività con cui la comunità animata dalla gioia del Vangelo può diventare un'alternativa al disagio e alle situazioni di difficoltà.
In questo modo la società può sperimentare che le pietre scartate dai costruttori possono diventare testate d'angolo ( cfr. Sal 118,22; Lc 20,17; At 4,11; 1 Pt 2,4 ).
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