Catechismo della Chiesa Cattolica

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II. Gli atti buoni e gli atti cattivi

1755 L'atto moralmente buono suppone, ad un tempo, la bontà dell'oggetto, del fine e delle circostanze.

Un fine cattivo corrompe l'azione, anche se il suo oggetto, in sé, è buono ( come il pregare e il digiunare « per essere visti dagli uomini »: Mt 6,5 ).

L'oggetto della scelta può da solo viziare tutta un'azione.

Ci sono dei comportamenti concreti - come la fornicazione - che è sempre sbagliato scegliere, perché la loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè un male morale.

1756 È quindi sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando soltanto l'intenzione che li ispira, o le circostanze

1789

( ambiente, pressione sociale, costrizione o necessità di agire, ecc ) che ne costituiscono la cornice.

Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivo del loro oggetto; tali la bestemmia e lo spergiuro, l'omicidio e l'adulterio.

Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene.

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