Compendio Dottrina sociale della Chiesa |
451 L'esperienza viva della presenza divina nella storia è il fondamento della fede del popolo di Dio: « Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente » ( Dt 6,21 ).
La riflessione sulla storia permette di riassumere il passato e di scoprire l'opera di Dio fin nelle proprie radici: « Mio padre era un Arameo errante » ( Dt 26,5 ); un Dio che può dire al Suo popolo: « Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume » ( Gs 24,3 ).
E una riflessione che permette di volgersi con fiducia al futuro, grazie alla promessa e all'alleanza che Dio rinnova continuamente.
La fede d'Israele vive nel tempo e nello spazio di questo mondo, percepito non come un ambiente ostile o un male da cui liberarsi, ma piuttosto come il dono stesso di Dio, il luogo e il progetto che Egli affida alla responsabile guida e operosità dell'uomo.
La natura, opera dell'azione creatrice divina, non è una pericolosa concorrente.
Dio, che ha fatto tutte le cose, di ognuna di esse « vide che era cosa buona » ( Gen 1,4.10.12.18.21.25 ).
Al vertice della Sua creazione, come « cosa molto buona » ( Gen 1,31 ), il Creatore pone l'uomo.
Solo l'uomo e la donna, tra tutte le creature, sono stati voluti da Dio « a sua immagine » ( Gen 1,27 ); a loro il Signore affida la responsabilità di tutto il creato, il compito di tutelarne l'armonia e lo sviluppo ( Gen 1,26-30 ).
Lo speciale legame con Dio spiega la privilegiata posizione della coppia umana nell'ordine della creazione.
452 La relazione dell'uomo con il mondo è un elemento costitutivo dell'identità umana.
Si tratta di una relazione che nasce come frutto del rapporto, ancora più profondo, dell'uomo con Dio.
Il Signore ha voluto la persona umana come Sua interlocutrice: solo nel dialogo con Dio la creatura umana trova la propria verità, dalla quale trae ispirazione e norme per progettare il futuro del mondo, un giardino che Dio le ha dato affinché sia coltivato e custodito ( Gen 2,15 ).
Neppure il peccato elimina tale compito, pur gravando di dolore e di sofferenza la nobiltà del lavoro ( Gen 3,17-19 ).
La creazione è sempre oggetto della lode nella preghiera di Israele: « Quanto sono grandi, Signore, le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza » ( Sal 104,24 ).
La salvezza è compresa come una nuova creazione, che ristabilisce quell'armonia e quella potenzialità di crescita che il peccato ha compromesso: « Io creo nuovi cieli e nuova terra » ( Is 65,17 ) - dice il Signore - « allora il deserto diventerà un giardino … e la giustizia regnerà nel giardino …
Il mio popolo abiterà in una dimora di pace » ( Is 32,15-18 ).
453 La salvezza definitiva, che Dio offre a tutta l'umanità mediante il Suo stesso Figlio, non si attua fuori di questo mondo.
Pur ferito dal peccato, esso è destinato a conoscere una radicale purificazione ( 2 Pt 3,10 ) dalla quale uscirà rinnovato ( Is 65,17; Is 66,22; Ap 21,1 ), diventando finalmente il luogo nel quale « avrà stabile dimora la giustizia » ( 2 Pt 3,13 ).
Nel Suo ministero pubblico Gesù valorizza gli elementi naturali.
Della natura Egli è non solo sapiente interprete nelle immagini che ama offrirne e nelle parabole, ma anche dominatore ( l'episodio della tempesta sedata in Mt 14,22-33; Mc 6,45-52; Gv 6,16-21 ): il Signore la pone al servizio del Suo disegno redentore.
Egli chiede ai Suoi discepoli di guardare alle cose, alle stagioni e agli uomini con la fiducia dei figli che sanno di non poter essere abbandonati da un Padre provvidente ( Lc 11,11-13 ).
Lungi dal farsi schiavo delle cose, il discepolo di Cristo deve sapersene servire per creare condivisione e fraternità ( Lc 16,9-13 ).
454 L'ingresso di Gesù Cristo nella storia del mondo ha il suo culmino nella Pasqua, dove la natura stessa partecipa al dramma del Figlio di Dio rifiutato e alla vittoria della Risurrezione ( Mt 27,45.51; Mt 28,2 ).
Attraversando la morte e innestandovi la novità splendente della Risurrezione, Gesù inaugura un mondo nuovo in cui tutto è sottomesso a Lui ( 1 Cor 15,20-28 ) e ristabilisce quei rapporti di ordine ed armonia che il peccato aveva distrutto.
La coscienza degli squilibri tra l'uomo e la natura deve accompagnarsi alla consapevolezza che in Gesù è avvenuta la riconciliazione dell'uomo e del mondo con Dio, così che ogni essere umano, consapevole dell'Amore divino, può ritrovare la pace perduta: « Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove » ( 2 Cor 5,17 ).
La natura, che nel Verbo era stata creata, per mezzo dello stesso Verbo, fattosi carne, viene riconciliata con Dio e rappacificata ( Col 1,15-20 ).
455 Non solo l'interiorità dell'uomo è risanata, ma tutta la sua corporeità è toccata dalla forza redentrice di Cristo; l'intera creazione prende parte al rinnovamento che scaturisce dalla Pasqua del Signore, pur nei gemiti delle doglie del parto ( Rm 8,19-23 ), in attesa di dare alla luce « un nuovo cielo e una nuova terra » ( Ap 21,1 ) che sono il dono della fine dei tempi, della salvezza compiuta.
Nel frattempo, nulla è estraneo a tale salvezza: in qualsiasi condizione di vita, il cristiano è chiamato a servire Cristo, a vivere secondo il Suo Spirito, lasciandosi guidare dall'amore, principio di una vita nuova, che riporta il mondo e l'uomo al progetto delle loro origini: « il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro!
Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio » ( 1 Cor 3,22-23 ).
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