Santo Domingo |
12 Dalla visita del Santo Padre ad Haiti nel 1983 ci siamo sentiti animati da un impulso incoraggiante per una rinnovata e più efficace azione pastorale nelle nostre Chiese particolari.
A questo progetto globale, che auspica una nuova Pentecoste, si da il nome di nuova evangelizzazione.4
13 L'episodio dei discepoli di Emmaus, raccontato dall'evangelista Luca, ci presenta Gesù risorto che annuncia la Buona Novella, esso può costituire anche un modello della nuova evangelizzazione.
Gesù va incontro all'umanità in cammino ( Lc 24,13-17 )
14 Mentre i discepoli di Emmaus sconcertati e tristi tornavano verso il loro villaggio, il Maestro si avvicinò a loro per accompagnarli nel cammino.
Gesù cerca le persone e cammina con loro per farsi carico delle gioie e delle speranze, delle difficoltà e delle tristezze della vita.
15 Oggi anche noi, come pastori della Chiesa in America Latina e nei Caraibi, fedeli al divino Maestro, desideriamo imitare il suo atteggiamento di vicinanza e di sostegno a tutti i nostri fratelli e sorelle; proclamiamo il valore e la dignità di ogni persona e cerchiamo di illuminarne con la fede la storia, il cammino di ogni giorno.
Questo è un elemento fondamentale della nuova evangelizzazione.
Gesù condivide il cammino degli uomini ( Lc 24,17-24 )
16 Gesù non solo si avvicina ai viandanti.
Va oltre: diviene via per loro, ( Gv 14,6 ) si radica nell'esistenza profonda della persona, nei suoi sentimenti, nei suoi comportamenti.
Attraverso un dialogo semplice e diretto, ne conosce le preoccupazioni immediate.
Lo stesso Cristo risorto accompagna i passi, le aspirazioni e i desideri, i problemi e le difficoltà dei suoi discepoli mentre questi tornano al loro villaggio.
17 Qui Gesù mette in pratica con i suoi discepoli ciò che aveva insegnato un giorno a un dottore della legge: le ferite e i gemiti dell'uomo prostrato e moribondo che giaceva sul bordo della strada costituiscono le urgenze del proprio cammino. ( Lc 10,25-37 )
La parabola del buon samaritano ci riguarda direttamente di fronte a tutti i nostri fratelli, specialmente di fronte ai peccatori per i quali Gesù ha versato il proprio sangue.
Ricordiamo in particolare tutti coloro che soffrono: i malati, gli anziani che vivono in solitudine, i bambini abbandonati.
Rivolgiamo il nostro sguardo anche a coloro che sono vittime di ingiustizie: gli emarginati, i più poveri, gli abitanti delle periferie delle grandi città, gli indios e gli afroamericani, i contadini, i senza-terra, i disoccupati, i senza-tetto, le donne cui non vengono riconosciuti i propri diritti.
Ci interpellano anche altre forme di oppressione: la violenza, la pornografia, il traffico e l'uso di droghe, il terrorismo, i sequestri di persona e molti altri gravissimi problemi.
18 La presenza del Signore non si esaurisce nella semplice solidarietà umana.
Il dramma interiore dei due viandanti era che avevano perduto ogni speranza.
Questa delusione si illuminò attraverso la spiegazione delle Scritture.
La Buona Novella che udirono da Gesù portava il messaggio ricevuto da suo Padre.
19 Spiegando loro le Scritture, Gesù corregge gli errori di un messianismo puramente temporale e di tutte quelle ideologie che rendono schiavo l'uomo.
Spiegando loro le Scritture, illumina la loro situazione e apre loro orizzonti di speranza.
20 Il cammino che Gesù percorre a fianco dei suoi discepoli è segnato dalle orme del disegno di Dio su ogni creatura e sull'esistenza umana.
21 Esortiamo tutti gli operatori pastorali ad approfondire lo studio e la meditazione della parola di Dio per poterla vivere e trasmettere fedelmente agli altri.
22 Ribadiamo la necessità di trovare nuovi metodi per far sì che agli artefici della società pluralista giungano le esigenze etiche del Vangelo, soprattutto di ordine sociale.
La dottrina sociale della Chiesa è una parte essenziale del messaggio cristiano.
Il suo insegnamento, la sua diffusione, il suo approfondimento e la sua realizzazione costituiscono esigenze imprescindibili per la nuova evangelizzazione dei nostri popoli.
Gesù si fa riconoscere nella frazione del pane ( Lc 24,28-32 )
23 Ma la spiegazione delle Scritture non fu sufficiente per aprir loro gli occhi e far vedere loro la realtà nella prospettiva della fede.
Senza dubbio infiammò i loro cuori, ma il gesto definitivo con cui poterono riconoscerlo vivo e risorto dalla morte fu il segno concreto di spezzare il pane.
24 A Emmaus si aprì un altro focolare per chi era pellegrino.
Cristo rivelò la sua identità ai compagni di cammino e nel suo atto di condivisione riconobbero colui che per tutta la vita non aveva fatto altro che donarsi ai fratelli e che aveva sigillato con la propria morte sulla croce il dono di tutta la propria vita.
25 Conclusi questi giorni di preghiera e di riflessione torniamo alle Chiese domestiche che formano le nostre Chiese particolari per essere partecipi con i fratelli, in particolare con quanti sono più vicini al nostro ministero: i nostri presbiteri e i nostri diaconi ai quali desideriamo esprimere particolare affetto e gratitudine.
Che la celebrazione eucaristica infiammi sempre più i loro cuori per realizzare la nuova evangelizzazione, la promozione umana e la cultura cristiana.
26 L'incontro fra il Maestro e i discepoli si è concluso.
Gesù si sottrae alla loro vista.
Ma essi, spinti da un nuovo ardore, vanno gioiosi a intraprendere la loro opera missionaria.
Abbandonano il villaggio e vanno in cerca degli altri discepoli.
L'esperienza della fede si compie nella comunità.
Per questo i discepoli tornano a Gerusalemme per incontrare i loro fratelli e comunicare l'incontro con il Signore.
Sulla base della fede, vissuta in comunità, essi si convertono in annunciatori di una realtà totalmente nuova: « Il Signore è risorto ed è di nuovo tra noi ».
La fede in Gesù porta con sé la missione.
27 « Per l'America Latina e i Caraibi che hanno ricevuto Cristo 500 anni fa, il segno maggiore di ringraziamento per il dono ricevuto e la vitalità cristiana è impegnarsi nella missione »12 sia all'interno che al di là delle loro frontiere.
Indice |
4 | Giovanni Paolo II, Discorso inaugurale, nn. 6 e 7 |
12 | Giovanni Paolo II, Discorso inaugurale, n. 28 |