4 marzo 1988
Cari amici.
1. È per me un grande piacere accogliervi oggi in Vaticano, nel corso della vostra visita a Roma per incontrare il Segretariato per l'Unione dei Cristiani e altri dicasteri della Santa Sede.
Il vostro soggiorno a Roma comporterà senz'altro una visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, che versarono il loro sangue per Cristo in questa città e la cui testimonianza fa parte della comune eredità di tutti i cristiani.
La loro fermezza nel confessare Cristo richiama tutti i discepoli del Signore al dovere di fare di Gesù Cristo il criterio centrale della nostra vita.
Il Concilio Vaticano II costituisce un punto di riferimento fondamentale per l'impegno della Chiesa cattolica per l'ecumenismo.
Dal tempo del Concilio, luterani e cattolici hanno compiuto molti progressi nel superare le barriere di divisione e nel costruire vincoli visibili di unità.
Nel dialogo teologico è stato compiuto un lavoro significativo in materie su cui dobbiamo raggiungere l'unità nella fede, tra cui l'Eucaristia, i ministeri, e la giustificazione per la fede; lo stesso è avvenuto per altre questioni, tra cui il reciproco anatema pronunciato nel sedicesimo secolo.
Si sono individuate delle modalità per portare avanti una testimonianza comune in problemi sociali urgenti.
Tale dialogo e collaborazione deve continuare.
Considero la visita a Roma del presidente, del segretario generale e altri membri della Federazione Luterana Mondiale come un segno del vostro impegno per approfondire le nostre relazioni, e di questo sono molto grato.
2. Nel nostro lavoro per l'unità, è necessario che i nostri sforzi ecumenici abbiano profondo fondamento spirituale.
Devono, soprattutto, essere cristocentrici.
Cristo è il Salvatore, il "solo mediatore tra Dio e gli uomini" ( 1 Tm 2,5 ).
La sua croce è la sorgente della nostra forza, la sua risurrezione è la nostra speranza.
Costruendo vincoli di unità, co-operiamo con Cristo.
Perché "se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori" ( Sal 127,1 ).
Ne consegue che i nostri sforzi devono dirigersi verso la conversione, una conversione interiore per una più profonda vita in Cristo, una conversione che ci renda capaci di guardarci a vicenda in una luce nuova.
Secondo il decreto conciliare sull'ecumenismo, la conversione è quel "cambiamento del cuore e santità di vita" che, "insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani", devono essere considerate come "l'anima di tutto il movimento ecumenico" ( Unitatis Redintegratio, 8 ).
3. Solo fondando le nostre speranze ecumeniche su un più profondo rapporto con Cristo noi possiamo raggiungere il fine della piena comunione.
Dal momento che noi già abbiamo vincoli di unità in Cristo attraverso il Battesimo, non possiamo mai ritenerci soddisfatti di meno della piena comunione.
Nella Chiesa cattolica, il Sinodo straordinario dei Vescovi del 1985 ci ha ricordato che "l'ecclesiologia della comunione è l'idea centrale e fondamentale" dei documenti del Concilio Vaticano II ( Synodi extr. Episcop. 1985 Relatio Finalis, II C, 1 ), e di conseguenza la base a partire dalla quale la Chiesa cattolica "ha assunto pienamente la sua responsabilità ecumenica" (S ynodi extr. Episcop. 1985 Relatio finalis, II C, 7 ).
Approfondire il senso biblico ed ecclesiale della comunione secondo le nostre rispettive tradizioni è vitale per ulteriori progressi verso l'unità tra luterani e cattolici.
Ci guidi lo Spirito Santo lungo questo cammino!
In questo periodo quaresimale, verso la Pasqua, un passo della prima lettera di Pietro è utile per comprendere le grandi cose che Dio ha fatto per noi, lavorando in onore del suo nome: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo: nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce ( 1 Pt 1,3 ).
Sia questa la nostra preghiera e la convinzione che ci sostiene!