Pacem in terris

Indice

L'ascesa delle comunità politiche in fase di sviluppo economico

65 Una comunanza di origine, di redenzione, di supremo destino lega tutti gli esseri umani e li chiama a formare un'unica famiglia cristiana.

Per tale ragione nell'enciclica Mater et magistra abbiamo esortato le comunità politiche economicamente sviluppate a instaurare rapporti di multiforme cooperazione con le comunità politiche in via di sviluppo economico.61

Possiamo ora costatare con soddisfazione che il nostro appello ha riscosso una larga favorevole accoglienza; e ci arride la speranza che ancor più per l'avvenire esso contribuisca a far sì che i paesi meno provvisti di beni pervengano, nel tempo più breve possibile, ad un grado di sviluppo economico che consenta ad ogni cittadino di vivere in condizioni rispondenti alla propria dignità di persona.

66 Ma non è mai abbastanza ripetuto che la cooperazione, di cui si è fatto cenno, va attuata nel più grande rispetto per la libertà delle comunità politiche in fase di sviluppo.

Le quali comunità è necessario che siano e si sentano le prime responsabili e le principali artefici nell'attuazione del loro sviluppo economico e del loro progresso sociale.

Già il nostro predecessore Pio XII proclamava che "nel campo di un nuovo ordinamento fondato sui principi morali non vi è posto per la lesione della libertà, dell'integrità e della sicurezza di altre nazioni, qualunque sia la loro estensione territoriale o la loro capacità di difesa.

Se è inevitabile che i grandi Stati, per le loro maggiori possibilità e la loro potenza, traccino il cammino per la costituzione di gruppi economici fra essi e le nazioni più piccole e deboli, è nondimeno incontestabile - come di tutti, nell'ambito dell'interesse generale - il diritto di queste al rispetto della loro libertà nel campo politico, alla efficace custodia di quella neutralità nelle contese tra gli Stati, che loro spetta secondo il gius naturale e delle genti, alla tutela del loro sviluppo economico, giacché soltanto in tal guisa potranno conseguire adeguatamente il bene comune, il benessere materiale e spirituale del proprio popolo".62

Pertanto le comunità politiche economicamente sviluppate, nel prestare la loro multiforme opera, sono tenute al riconoscimento e al rispetto dei valori morali e delle peculiarità etniche proprie delle comunità in fase di sviluppo economico; come pure ad agire senza propositi di predominio politico; in tal modo portano "un contributo prezioso alla formazione di una comunità mondiale nella quale tutti i membri siano soggetti consapevoli dei propri doveri e dei propri diritti, operanti in rapporto di uguaglianza all'attuazione del bene comune universale".63

Indice

61 Giovanni XXIII, Mater et magistra 153
62 Pio XII, Radiomessaggio natalizio 1941
63 Giovanni XXIII, Mater et magistra 161