Dominum et vivificantem

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La testimonianza del giorno della Pentecoste

30 Nel giorno della Pentecoste trovarono la loro più esatta e diretta conferma gli annunci di Cristo nel discorso di addio e, in particolare, l'annuncio del quale stiamo trattando: « Il consolatore… convincerà il mondo quanto al peccato ».

Quel giorno, sugli apostoli raccolti in preghiera insieme con Maria, Madre di Gesù, nello stesso Cenacolo, discese lo Spirito Santo promesso, come leggiamo negli Atti degli Apostoli: « Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi », ( At 2,4 ) « riconducendo in tal modo all'unità le razze disperse e offrendo al Padre le primizie di tutte le nazioni ».110

È chiaro il rapporto tra l'annuncio fatto da Cristo e questo evento.

Noi vi scorgiamo il primo e fondamentale compimento della promessa del Paraclito.

Questi viene mandato dal Padre, « dopo » la dipartita di Cristo, « a prezzo » di essa.

Questa è dapprima una dipartita mediante la morte in Croce, e poi, quaranta giorni dopo la risurrezione, mediante l'ascensione al Cielo.

Ancora nel momento dell'ascensione Gesù ordina agli apostoli « di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre »; « sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni »; « riceverete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra »"'. ( At 1,4.5.8 )

Queste ultime parole racchiudono un'eco, o un ricordo dell'annuncio fatto nel Cenacolo.

E il giorno della Pentecoste tale annuncio si avvera in tutta esattezza.

Agendo sotto l'influsso dello Spirito Santo, ricevuto dagli apostoli durante la preghiera nel Cenacolo, davanti ad una moltitudine di gente di diverse lingue, radunata per la festa, Pietro si presenta e parla.

Proclama ciò che certamente non avrebbe avuto il coraggio di dire in precedenza: « Uomini d'Israele, … Gesù di Nazareth - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra voi per opera sua - dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso.

Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere ». ( At 2,22-24 )

Gesù aveva predetto e promesso: « Egli mi renderà testimonianza, … e anche voi mi renderete testimonianza ».

Nel primo discorso di Pietro a Gerusalemme tale « testimonianza » trova il suo chiaro inizio: è la testimonianza intorno a Cristo crocifisso e risorto.

Quella dello Spirito-Paraclito e degli apostoli.

E nel contenuto stesso di tale prima testimonianza lo Spirito di verità per bocca di Pietro « convince il mondo quanto al peccato »: prima di tutto, quanto a quel peccato che è il rifiuto del Cristo fino alla condanna a morte, fino alla Croce sul Golgota.

Proclamazioni di analogo contenuto si ripeteranno, secondo il testo degli Atti degli Apostoli, in altre occasioni e in diversi luoghi. ( At 3,14s; At 4,10.27s; At 7,52; At 10,39; At 13,28s )

31 Fin da questa iniziale testimonianza della Pentecoste, l'azione dello Spirito di verità, che « convince il mondo quanto al peccato » del rifiuto di Cristo, è legata in modo organico con la testimonianza da rendere al mistero pasquale: al mistero del Crocifisso e del Risorto.

E in questo legame lo stesso « convincere quanto al peccato » rivela la propria dimensione salvifica.

È, infatti, un « convincere » che ha come scopo non la sola accusa del mondo, tanto meno la sua condanna.

Gesù Cristo non è venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo. ( Gv 3,17; Gv 12,47 )

Ciò viene sottolineato già in questo primo discorso, quando Pietro esclama: « Sappia, dunque, con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù, che voi avete crocifisso ». ( At 2,36 )

E in seguito, quando i presenti domandano a Pietro e agli apostoli: « Che cosa dobbiamo fare, fratelli? », ecco la risposta: « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo ». ( At 2,37s )

In questo modo il « convincere quanto al peccato » diventa insieme un convincere circa la remissione dei peccati, nella potenza dello Spirito Santo.

Pietro nel suo discorso di Gerusalemme esorta alla conversione, come Gesù esortava i suoi ascoltatori all'inizio della sua attività messianica. ( Mc 1,15 )

La conversione richiede la convinzione del peccato, contiene in sé il giudizio interiore della coscienza, e questo, essendo una verifica dell'azione dello Spirito di verità nell'intimo dell'uomo, diventa nello stesso tempo il nuovo inizio dell'elargizione della grazia e dell'amore: « Ricevete lo Spirito Santo ». ( Gv 20,22 )

Così in questo « convincere quanto al peccato » scopriamo una duplice elargizione: il dono della verità della coscienza e il dono della certezza della redenzione.

Lo Spirito di verità è il consolatore.

Il convincere del peccato, mediante il ministero dell'annuncio apostolico nella Chiesa nascente, viene riferito - sotto l'impulso dello Spirito effuso nella Pentecoste - alla potenza redentrice di Cristo crocifisso e risorto.

Così si adempie la promessa relativa allo Spirito Santo, fatta prima di pasqua: « Egli prenderà del mio e ve l'annuncerà ».

Quando dunque, durante l'evento della Pentecoste, Pietro parla del peccato di coloro che « non hanno creduto » ( Gv 16,9 ) ed hanno consegnato ad una morte ignominiosa Gesù di Nazareth, egli rende testimonianza alla vittoria sul peccato: vittoria che si è compiuta, in certo senso, mediante il peccato più grande che l'uomo poteva commettere: l'uccisione di Gesù, Figlio di Dio, consostanziale al Padre!

Similmente, la morte del Figlio di Dio vince la morte umana: « Ero mors tua, o mors », ( Os 13,14; 1 Cor 15,55 ) come il peccato di aver crocifisso il Figlio di Dio « vince » il peccato umano!

Quel peccato che si consumò a Gerusalemme il giorno del Venerdì santo - e anche ogni peccato dell'uomo.

Infatti, al più grande peccato da parte dell'uomo corrisponde, nel cuore del Redentore, l'oblazione del supremo amore, che supera il male di tutti i peccati degli uomini.

Sulla base di questa certezza la Chiesa nella liturgia romana non esita a ripetere ogni anno, durante la Veglia pasquale, « O felix culpa! », nell'annuncio della risurrezione dato dal diacono col canto dell'« Exsultet! ».

32 Di questa verità ineffabile, però, nessuno può « convincere il mondo », l'uomo, l'umana coscienza, se non egli stesso, lo Spirito di verità.

Egli è lo Spirito, che « scruta le profondità di Dio ». ( 1 Cor 2,10 )

Di fronte al mistero del peccato bisogna scrutare « le profondità di Dio » fino in fondo.

Non basta scrutare la coscienza umana, quale intimo mistero dell'uomo, ma bisogna penetrare nell'intimo mistero di Dio, in quelle « profondità di Dio » che si riassumono nella sintesi: al Padre - nel Figlio - per mezzo dello Spirito Santo.

È proprio lo Spirito Santo che le « scruta », e da esse trae la risposta di Dio al peccato dell'uomo.

Con questa risposta si chiude il procedimento del « convincere quanto al peccato », come mette in evidenza l'evento della Pentecoste. Convincendo il « mondo » del peccato del Golgota, della morte dell'Agnello innocente, come avviene nel giorno della Pentecoste, lo Spirito Santo convince anche di ogni peccato commesso in ogni luogo ed in qualsiasi momento nella storia dell'uomo: egli dimostra, infatti il suo rapporto con la Croce di Cristo.

Il « convincere » è la dimostrazione del male del peccato, di ogni peccato, in relazione alla Croce di Cristo.

Il peccato, mostrato in questa relazione, viene riconosciuto nell'intera dimensione del male, che gli è propria, per il « mistero dell'iniquità », ( 2 Ts 2,7 ) che in se contiene e nasconde.

L'uomo non conosce questa dimensione - non la conosce in alcun modo al di fuori della Croce di Cristo.

Perciò, non può essere « convinto » di essa se non dallo Spirito Santo: Spirito di verità, ma anche consolatore.

Infatti, il peccato, mostrato in relazione alla Croce di Cristo, nello stesso tempo viene identificato nella piena dimensione del « mistero della pietà », ( 1 Tm 3,16 ) come ha indicato l'Esortazione Apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia.124

Anche questa dimensione del peccato l'uomo non la conosce in alcun modo al di fuori della Croce di Cristo.

E anche di essa egli non può essere « convinto » se non dallo Spirito Santo: da colui che « scruta le profondità di Dio ».

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110 S. Ireneo, Adversus haereses, III, 17,2: SC 211, pp. 330-332
124 Giovanni Paolo II, Reconciliatio et paenitentia 19-22