Ecclesia in Africa |
105 Il mandato che Gesù ha conferito ai discepoli al momento di salire al cielo è indirizzato alla Chiesa di Dio per tutti i tempi e tutti i luoghi.
La Chiesa Famiglia di Dio in Africa deve testimoniare Cristo anche mediante la promozione della giustizia e della pace sul continente e nel mondo intero.
" Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli " ( Mt 5,9-10 ), dice il Signore.
La testimonianza della Chiesa deve essere accompagnata dall'impegno convinto di ciascun membro del popolo di Dio per la giustizia e la solidarietà.
Ciò è particolarmente importante per i laici che occupano funzioni pubbliche, poiché questa testimonianza esige un atteggiamento spirituale permanente e uno stile di vita in armonia con la fede cristiana.
106 I Padri sinodali, sottolineando la dimensione ecclesiale di tale testimonianza, hanno solennemente dichiarato: " La Chiesa deve continuare a svolgere il suo ruolo profetico ed essere voce di chi non ha voce ".208
Ma per realizzare ciò in maniera efficace, la Chiesa, in quanto comunità di fede, dev'essere una testimone forte della giustizia e della pace nelle sue strutture e nelle relazioni tra i suoi membri.
Il Messaggio del Sinodo coraggiosamente dichiara: " Le Chiese d'Africa hanno anche riconosciuto che nel loro seno la giustizia non è sempre rispettata nei confronti di quanti sono al loro servizio.
La Chiesa deve essere testimone di giustizia e, perciò, riconosce che chiunque osi parlare agli uomini di giustizia deve sforzarsi egli stesso di essere giusto ai loro occhi.
Bisogna perciò prendere in esame con cura le procedure, i beni e lo stile di vita della Chiesa ".209
Il suo apostolato, per quanto riguarda la promozione della giustizia e, in particolare, la difesa dei diritti umani fondamentali, non può essere lasciato all'improvvisazione.
Cosciente del fatto che in numerosi paesi d'Africa vengono perpetrate flagranti violazioni della dignità e dei diritti dell'uomo, domando alle Conferenze episcopali d'istituire, laddove non esistano ancora, delle Commissioni " Giustizia e Pace " ai vari livelli.
Queste dovranno sensibilizzare le comunità cristiane alle loro responsabilità evangeliche in merito alla difesa dei diritti umani.210
107 Se l'annuncio della giustizia e della pace è parte integrante del compito di evangelizzazione, ne deriva che la promozione di questi valori dovrà anche far parte del programma pastorale di ciascuna comunità cristiana.
Ecco perché insisto sulla necessità di formare tutti gli operatori pastorali in modo adeguato in vista di tale apostolato: " La formazione del clero, dei religiosi e dei laici impartita nei campi propri del loro apostolato porrà l'accento sulla dottrina sociale della Chiesa.
Ciascuno, secondo il proprio stato di vita, prenderà coscienza dei suoi diritti e dei suoi doveri, imparerà il senso e il servizio del bene comune, come pure i criteri di una onesta gestione dei beni pubblici e di una corretta presenza nella vita politica, così da poter intervenire in maniera credibile dinanzi alle ingiustizie sociali ".211
Come corpo organizzato all'interno della comunità e della nazione, la Chiesa ha il diritto e il dovere di partecipare pienamente all'edificazione di una società giusta e pacifica con tutti i mezzi a sua disposizione.
Bisogna qui ricordare il suo apostolato nei campi dell'educazione, delle cure sanitarie, della sensibilizzazione sociale e di altri programmi di assistenza.
Nella misura in cui con queste sue attività contribuisce a ridurre l'ignoranza, a migliorare la salute pubblica e favorire una maggiore partecipazione di tutti ai problemi della società in spirito di libertà e di corresponsabilità, la Chiesa crea le condizioni per il progresso della giustizia e della pace.
108 Ai nostri giorni, nel contesto di una società pluralista, è soprattutto grazie all'impegno dei cattolici nella vita pubblica che la Chiesa può esercitare un'influenza efficace.
Dai cattolici, siano essi professionisti o insegnanti, uomini d'affari o funzionari, agenti di sicurezza o politici, ci si aspetta che testimonino bontà, verità, giustizia e amore di Dio nelle loro attività di ogni giorno.
" Il compito del fedele laico […] è quello di essere il sale e la luce nella vita quotidiana, specialmente laddove è il solo a poter intervenire ".212
109 L'obbligo di impegnarsi per lo sviluppo dei popoli non è un dovere soltanto individuale, né tanto meno individualistico, come se fosse possibile conseguirlo con gli sforzi isolati di ciascuno.
Esso è un imperativo per ogni uomo ed ogni donna, come per le società e le nazioni; in particolare, esso è un imperativo per la Chiesa cattolica e per le altre Chiese e Comunità ecclesiali, con le quali i cattolici sono disposti a collaborare in questo campo.213
In tal senso, come i cattolici invitano i fratelli cristiani a partecipare alle loro iniziative, così, accogliendo gli inviti che sono loro rivolti, si dichiarano pronti a collaborare a quelle da questi avviate.
Per favorire lo sviluppo integrale dell'uomo i cattolici possono fare molto anche con i credenti delle altre religioni, come del resto già stanno facendo in diversi luoghi.214
110 I Padri del Sinodo sono stati unanimi nel riconoscere che la più grande sfida per realizzare la giustizia e la pace in Africa consiste nel gestire bene gli affari pubblici nei due campi, tra loro connessi, della politica e dell'economia.
Certi problemi hanno origine fuori dal continente e, per questo motivo, non sono interamente sotto il controllo dei governanti e dei dirigenti nazionali.
Ma l'Assemblea sinodale ha riconosciuto che molte problematiche del continente sono la conseguenza di un modo di governare sovente inquinato dalla corruzione.
È necessario un forte risveglio delle coscienze, unito ad una ferma determinazione della volontà, per porre in essere quelle soluzioni che non è ormai più possibile rimandare.
111 Sul versante politico, l'arduo processo della costruzione di unità nazionali incontra nel continente africano particolari ostacoli, essendo la maggior parte degli Stati entità politiche relativamente recenti.
Conciliare profonde differenze, superare antiche animosità di natura etnica e integrarsi in un ordine mondiale esige grande abilità nell'arte di governare.
Per questo motivo, l'Assemblea sinodale ha elevato al Signore una fervente preghiera perché sorgano in Africa politici - uomini e donne - santi; perché si abbiano santi capi di Stato, che amino il proprio popolo fino in fondo e che desiderino servire piuttosto che servirsi.215
112 Le fondamenta di un buon governo devono essere stabilite sulla solida base delle leggi, che proteggono i diritti e definiscono i doveri dei cittadini.216
Debbo constatare con grande tristezza che non poche nazioni africane soffrono ancora sotto regimi autoritari e oppressivi, che negano ai sudditi la libertà personale e i diritti umani fondamentali, in particolar modo la libertà di associazione e di espressione politica, e il diritto di scegliere i propri governanti mediante libere ed eque elezioni.
Tali ingiustizie politiche provocano tensioni che sovente degenerano in conflitti armati e in guerre interne, recando con sé gravi conseguenze, quali carestie, epidemie, distruzioni, per non parlare degli stermini, dello scandalo e della tragedia dei rifugiati.
Per questo motivo, il Sinodo ha sostenuto con ragione che un'autentica democrazia, nel rispetto del pluralismo, è " una delle vie principali sulle quali la Chiesa cammina con il popolo. […]
Il laico cristiano, impegnato nelle lotte democratiche secondo lo spirito del Vangelo, è il segno di una Chiesa che vuol essere presente alla costruzione di uno Stato di diritto, in tutta l'Africa ".217
113 Il Sinodo, inoltre, fa appello ai governi africani affinché adottino politiche appropriate al fine di promuovere la crescita economica e gli investimenti, in vista della creazione di nuovi posti di lavoro.218
Ciò comporta l'impegno di perseguire politiche economiche sane, stabilendo corrette priorità per lo sfruttamento e la distribuzione delle risorse nazionali talora esigue, in modo da provvedere ai bisogni fondamentali delle persone e da assicurare un'onesta ed equa divisione dei benefici e degli oneri.
I governi hanno, in particolare, l'inderogabile dovere di proteggere il patrimonio comune contro tutte le forme di spreco e di appropriazione indebita da parte di cittadini privi di senso civico o di stranieri senza scrupoli.
Ai governi spetta pure di intraprendere adeguate iniziative per migliorare le condizioni del commercio internazionale.
I problemi economici dell'Africa sono resi più gravi dalla disonestà di taluni governanti corrotti, che, in connivenza con interessi privati locali o stranieri, stornano a loro profitto le risorse nazionali, trasferendo denaro pubblico su conti privati in banche estere.
Si tratta di veri e propri furti, qualunque ne sia la copertura legale.
Auspico vivamente che gli organismi internazionali e persone integre di paesi africani o di altri paesi del mondo sappiano apprestare i mezzi giuridici adeguati per far rientrare i capitali indebitamente sottratti.
Anche nella concessione di prestiti è importante assicurarsi circa la responsabilità e la trasparenza dei destinatari.219
114 In quanto Assemblea di Vescovi della Chiesa universale presieduta dal Successore di Pietro, il Sinodo è stato una occasione provvidenziale per valutare in maniera positiva il posto e il ruolo dell'Africa nel contesto della Chiesa universale e della comunità mondiale.
Essendo il mondo in cui viviamo sempre più interdipendente, i destini e i problemi delle varie regioni sono tra loro connessi.
La Chiesa, in quanto Famiglia di Dio sulla terra, deve essere il segno vivente e lo strumento efficace della solidarietà universale, in vista dell'edificazione di una comunità di giustizia e di pace di dimensioni planetarie.
Un mondo migliore sorgerà soltanto se verrà costruito sulle fondamenta solide di sani principi etici e spirituali.
Nell'attuale situazione mondiale, le nazioni africane sono tra le più svantaggiate.
È necessario che i paesi ricchi prendano chiara coscienza del loro dovere di sostenere gli sforzi dei paesi che lottano per uscire dalla povertà e dalla miseria.
Del resto, è nello stesso interesse delle nazioni ricche scegliere la via della solidarietà, perché solo così è possibile assicurare all'umanità una pace ed una armonia durevoli.
La Chiesa, poi, che vive nei paesi sviluppati non può ignorare la responsabilità aggiuntiva che le deriva dall'impegno cristiano per la giustizia e la carità: poiché tutti, uomini e donne, portano in sé l'immagine di Dio e sono chiamati a far parte della stessa famiglia redenta dal sangue di Cristo, deve essere garantito a ciascuno un giusto accesso alle risorse della terra che Dio ha posto a disposizione di tutti.220
Non è difficile intravedere le numerose implicazioni pratiche che una simile impostazione comporta.
Occorre innanzitutto adoperarsi per migliori relazioni socio-politiche tra le nazioni, assicurando condizioni di maggiore giustizia e dignità per quelle tra di esse che, con la raggiunta indipendenza, sono entrate da minor tempo nel consesso internazionale.
È necessario poi prestare ascolto con interiore partecipazione al grido angosciato delle nazioni povere, che chiedono aiuto in ambiti di particolare importanza: la denutrizione, il deterioramento generalizzato della qualità della vita, l'insufficienza dei mezzi per la formazione dei giovani, la carenza dei servizi sanitari e sociali elementari, con la conseguente persistenza di malattie endemiche, la diffusione del terribile flagello dell'AIDS, il gravoso e talora insopportabile peso del debito internazionale, l'orrore delle guerre fratricide alimentate da un traffico d'armi senza scrupoli, lo spettacolo vergognoso e miserando dei profughi e dei rifugiati.
Ecco alcuni campi in cui sono necessari interventi immediati, che restano opportuni anche se appaiono insufficienti nel quadro globale dei problemi.
115 La situazione economica di povertà ha un impatto particolarmente negativo sui giovani.
Essi entrano nella vita degli adulti con scarso entusiasmo a causa di un presente segnato da non poche frustrazioni, e guardano con ancor minore speranza all'avvenire, che appare ai loro occhi triste ed oscuro.
Per questo tendono a fuggire dalle zone rurali trascurate e si raggruppano nelle città, che, in fondo, non hanno da offrire loro molto di meglio.
Non pochi di loro vanno all'estero come in esilio, e lì vivono un'esistenza precaria di rifugiati economici.
Sento il dovere, insieme ai Padri del Sinodo, di perorare la loro causa: è necessario ed urgente trovare una soluzione alla loro impazienza di partecipare alla vita della nazione e della Chiesa.221
Al tempo stesso, però, è ai giovani che voglio pure rivolgere un appello: Cari giovani, il Sinodo vi chiede di farvi carico dello sviluppo delle vostre nazioni, di amare la cultura del vostro popolo e di lavorare alla sua rivitalizzazione con fedeltà alla vostra eredità culturale, con l'affinamento dello spirito scientifico e tecnico e, soprattutto, con la testimonianza della fede cristiana.222
116 Su questo sfondo di povertà generale e di servizi sanitari inadeguati, il Sinodo ha preso in considerazione il tragico flagello dell'AIDS, che semina dolore e morte in numerose zone dell'Africa.
Esso ha costatato il ruolo svolto nella diffusione di tale malattia da comportamenti sessuali irresponsabili e ha formulato questa ferma raccomandazione: " L'affetto, la gioia, la felicità e la pace procurati dal Matrimonio cristiano e dalla fedeltà, così come la sicurezza data dalla castità, devono essere continuamente presentati ai fedeli, soprattutto ai giovani ".223
La lotta contro l'AIDS deve essere ingaggiata da tutti.
Facendo eco alla voce dei Padri sinodali, anch'io domando agli operatori pastorali di portare ai fratelli e alle sorelle colpiti dall'AIDS tutto il conforto possibile sia materiale che morale e spirituale.
Agli uomini di scienza e ai responsabili politici di tutto il mondo chiedo con viva insistenza che, mossi dall'amore e dal rispetto dovuti ad ogni persona umana, non facciano economia quanto ai mezzi capaci di mettere fine a questo flagello.
117 La tragedia delle guerre che dilaniano l'Africa è stata descritta dai Padri sinodali con parole incisive: " L'Africa è da parecchi decenni il teatro di guerre fratricide, che decimano le popolazioni e distruggono le loro ricchezze naturali e culturali ".224
Il dolorosissimo fenomeno, oltre a cause esterne all'Africa, ha pure cause interne, quali " il tribalismo, il nepotismo, il razzismo, l'intolleranza religiosa, la sete di potere, spinta all'estremo nei regimi totalitari che deridono impunemente i diritti e la dignità dell'uomo.
Le popolazioni beffate e ridotte al silenzio subiscono, quali vittime innocenti e rassegnate, tutte queste situazioni d'ingiustizia ".225
Non posso non unire la mia voce a quella dei membri dell'Assemblea sinodale per deplorare le situazioni di indicibile sofferenza, provocate dai tanti conflitti in atto o potenziali, e per chiedere a quanti ne hanno la possibilità di impegnarsi a fondo per porre fine a simili tragedie.
Esorto, inoltre, insieme con i Padri sinodali, a fattivo impegno per promuovere nel continente condizioni di maggiore giustizia sociale e di più equo esercizio del potere, per preparare così il terreno alla pace.
" Se vuoi la pace, lavora per la giustizia ".226
È preferibile - ed anche più facile - prevenire le guerre piuttosto che tentare di arrestarle dopo che sono scoppiate.
È tempo che i popoli spezzino le loro spade per farne vomeri e le loro lance per farne falci ( Is 2,4 ).
118 La Chiesa in Africa - in particolare attraverso taluni suoi responsabili - è stata in prima linea nella ricerca di soluzioni negoziate per i conflitti armati scoppiati in numerose zone del continente.
Questa missione di pacificazione dovrà continuare, incoraggiata da quanto il Signore promette nelle Beatitudini: " Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio " ( Mt 5,9 ).
Coloro che alimentano le guerre in Africa mediante il traffico di armi sono complici di odiosi crimini contro l'umanità.
Faccio mie, al riguardo, le raccomandazioni del Sinodo che, dopo aver dichiarato: " Il commercio di armi che semina la morte è uno scandalo ", ha fatto appello a tutti i Paesi che vendono armi all'Africa per implorarli di " smettere questo commercio " ed ha chiesto ai governi africani di " rinunciare alle eccessive spese militari per dedicare più risorse all'educazione, alla sanità e al benessere dei loro popoli ".227
L'Africa deve continuare a cercare mezzi pacifici ed efficaci affinché i regimi militari passino il potere ai civili.
Tuttavia, è altrettanto vero che i militari sono chiamati a svolgere un loro peculiare ruolo nel paese.
Per questo il Sinodo, mentre elogia " i fratelli soldati, per il servizio che rendono in nome delle nostre nazioni ",228 li avverte subito con forza che " dovranno rispondere direttamente a Dio di qualsiasi atto di violenza compiuto contro la vita degli innocenti ".229
119 Uno dei frutti più amari delle guerre e delle difficoltà economiche è il triste fenomeno dei rifugiati e dei profughi, fenomeno che, come ricorda il Sinodo, ha raggiunto dimensioni tragiche.
La soluzione ideale sta nel ristabilimento di una pace giusta, nella riconciliazione e nello sviluppo economico.
È, pertanto, urgente che le organizzazioni nazionali, regionali e internazionali risolvano in modo equo e durevole i problemi dei rifugiati e dei profughi.230
Nel frattempo, però, giacché il continente continua a soffrire della migrazione in massa di rifugiati, lancio un pressante appello affinché ad essi sia recato aiuto materiale e sia offerto sostegno pastorale là dove si trovano, in Africa o in altri continenti.
120 La questione del debito delle nazioni povere verso quelle ricche è oggetto di grande preoccupazione per la Chiesa, come risulta da numerosi documenti ufficiali e da non pochi interventi della Santa Sede in varie occasioni.231
Riprendendo ora le parole dei Padri sinodali, sento innanzitutto il dovere di esortare " i capi di Stato e i loro governi in Africa a non schiacciare il popolo con debiti interni ed esterni ".232
Rivolgo poi un pressante appello " al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale, come pure a tutti i creditori, perché alleggeriscano i debiti che soffocano le nazioni africane ".233
Chiedo infine con insistenza " alle Conferenze episcopali dei Paesi industrializzati di farsi avvocati di tale causa presso i loro governi ed altri organismi interessati ".234
La situazione di numerosi Paesi africani è così drammatica da non consentire atteggiamenti di indifferenza e di disimpegno.
121 Uno dei segni tipici della nostra epoca è la crescente presa di coscienza della dignità della donna e del suo specifico ruolo nella Chiesa e nella società in generale.
" Dio creò l'uomo a sua immagine, ad immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò " ( Gen 1,27 ).
Io stesso ho ripetutamente affermato la fondamentale uguaglianza e l'arricchente complementarietà esistente tra l'uomo e la donna.235
Il Sinodo ha applicato questi principi alla condizione delle donne in Africa.
I loro diritti e doveri quanto all'edificazione della famiglia e alla piena partecipazione allo sviluppo della Chiesa e della società sono stati fortemente sottolineati.
Per quanto riguarda specificamente la Chiesa, è opportuno che le donne, adeguatamente formate, vengano rese partecipi, ai livelli appropriati, dell'attività apostolica della Chiesa.
La Chiesa deplora e condanna, nella misura in cui sono ancora presenti in diverse società africane, tutti " i costumi e le pratiche che privano le donne dei loro diritti e del rispetto che è loro dovuto ".236
È quanto mai auspicabile che le Conferenze episcopali diano vita a commissioni speciali per approfondire lo studio dei problemi della donna in collaborazione con gli uffici governativi interessati, là dove è possibile.237
122 Il Sinodo ha avuto molto da dire circa il tema della comunicazione sociale nel campo dell'evangelizzazione dell'Africa, tenendo ben presenti le attuali circostanze.
Il punto di partenza teologico è Cristo, il Comunicatore per eccellenza, che a coloro che credono in lui partecipa la verità, la vita e l'amore condiviso con il Padre celeste e lo Spirito Santo.
Per questo " la Chiesa prende coscienza del dovere di promuovere la comunicazione sociale ad intra e ad extra.
Essa intende favorire la comunicazione al suo interno migliorando la diffusione dell'informazione tra i suoi membri ".238
Ciò l'avvantaggerà nel comunicare al mondo la Buona Novella dell'amore di Dio rivelato in Gesù Cristo.
123 Le forme tradizionali di comunicazione sociale non devono in nessun caso essere sottovalutate.
In numerosi ambienti africani esse risultano ancora molto utili ed efficaci.
Inoltre, esse sono " meno costose e più accessibili ".239
Comprendono i canti e la musica, i mimi e il teatro, i proverbi e i racconti.
In quanto veicoli della saggezza e dello spirito popolare, essi costituiscono una sorgente preziosa di contenuti e di ispirazione per i mezzi moderni.
124 I moderni mass-media non costituiscono soltanto strumenti di comunicazione; sono anche un mondo da evangelizzare.
Circa i messaggi da essi trasmessi, bisogna assicurarsi che vi si propongano il bene, il vero e il bello.
Facendo eco alla preoccupazione dei Padri del Sinodo, manifesto la mia inquietudine per quanto riguarda il contenuto morale di moltissimi programmi che i mezzi di comunicazione diffondono nel continente africano; in particolare, metto in guardia contro la pornografia e la violenza, con cui si intende invadere le nazioni povere.
D'altra parte, giustamente il Sinodo ha deplorato " la rappresentazione molto negativa che i mass-media fanno dell'Africano e domanda che essa finisca immediatamente ".240
Ogni cristiano deve preoccuparsi che i mezzi di comunicazione siano veicolo di evangelizzazione.
Ma il cristiano che opera come professionista in questo settore ha un suo ruolo speciale da svolgere.
È suo dovere, infatti, fare in modo che i principi cristiani influenzino la pratica della professione, ivi compreso anche il settore tecnico e amministrativo.
Per permettergli di svolgere tale ruolo in modo adeguato, occorre fornirgli una sana formazione umana, religiosa e spirituale.
125 La Chiesa di oggi può disporre di una varietà di mezzi di comunicazione sociale, tanto tradizionali quanto moderni.
È suo dovere farne il miglior uso per diffondere il messaggio della salvezza.
Per quanto concerne la Chiesa in Africa, l'accesso a questi mezzi è reso difficile da numerosi ostacoli, non ultimo il loro costo elevato.
In molte località, inoltre, esistono norme governative che impongono, al riguardo, un controllo indebito.
È necessario fare ogni sforzo per rimuovere tali ostacoli: i mezzi di comunicazione, privati o pubblici che siano, devono essere al servizio delle persone, senza eccezione.
Invito pertanto le Chiese particolari d'Africa a fare tutto ciò che è in loro potere per conseguire tale obiettivo.241
126 I mezzi di comunicazione, soprattutto nelle loro forme più moderne, esercitano un influsso che supera ogni frontiera; in tale ambito si rende perciò necessario un coordinamento stretto, che consenta una più efficace collaborazione a tutti i livelli: diocesano, nazionale, continentale e universale.
In Africa, la Chiesa ha molto bisogno della solidarietà delle Chiese sorelle dei Paesi più ricchi, e più avanzati dal punto di vista tecnologico.
Sempre in Africa, alcuni programmi di collaborazione continentale già operanti, come il " Comitato episcopale pan-africano di comunicazioni sociali ", dovrebbero essere incoraggiati e rivitalizzati.
E come ha suggerito il Sinodo, bisognerà stabilire una più stretta collaborazione in altri settori, quali la formazione professionale, le strutture produttive della radio e della televisione, e le emittenti a portata continentale.242
Indice |
208 | Propositio 45 |
209 | N. 43: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
210 | Propositio 46 |
211 | Propositio 47 |
212 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 57: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 6 |
213 | Giovanni Paolo II, Ut Unum Sint 40 |
214 | Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 32 |
215 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 35: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
216 | Propositio 56 |
217 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 34: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
218 | Propositio 54 |
219 | Propositio 54 |
220 | Paolo VI,
Populorum progressio; Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis; Giovanni Paolo II, Centesimus Annus; Propositio 52 |
221 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 63: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 6 |
222 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 63: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 6 |
223 | Propositio 51 |
224 | Propositio 45 |
225 | Propositio 45 |
226 | Paolo VI, Discorso alla "Città dei ragazzi" in occasione della V giornata mondiale della pace ( 1 gennaio 1972 ): AAS 64 ( 1972 ), 44 |
227 | Propositio 49 |
228 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 35: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
229 | Messaggio del Sinodo ( 6 maggio 1994 ), 35: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5 |
230 | Propositio 53 |
231 | Gaudium et Spes 86; Paolo VI, Populorum progressio 54; Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 19; Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 35; Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente 51 in cui viene proposta "una consistente riduzione, se non proprio il totale condono, del debito internazionale che pesa sul destino di molte nazioni" come iniziativa opportuna in vista del Grande Giubileo del 2000; Pontificia Commissione Iustitia et Pax, Documento Al servizio della comunità umana: un approccio etico del debito internazionale ( 27 dicembre 1989 ), Città del Vaticano 1986 |
232 | Propositio 49 |
233 | Propositio 49 |
234 | Propositio 49 |
235 | Giovanni Paolo II,
Mulieris dignitatem 6-9; Lettera alle donne ( 29 giugno 1995 ), 7; L'Osservatore Romano, 10-11 luglio 1995, p. 5 |
236 | Propositio 48 |
237 | Propositio 48 |
238 | Propositio 57 |
239 | Propositio 57 |
240 | Propositio 61 |
241 | Propositio 58 |
242 | Propositio 60 |