Communio et progressio |
6. Gli strumenti della comunicazione sociale, anche se sono usati dagli operatori della comunicazione stessa in funzione dei singoli, raggiungono e muovono la società intera,1 poiché trasmettono celermente informazioni sulle condizioni della vita nel mondo di oggi a moltitudini innumerevoli e danno la chiave per comprendere la mentalità del tempo presente.
Essi sono quindi giustamente ritenuti necessari per le attività e i profondi e sempre più complessi rapporti della nostra società.
In questa prospettiva si riflettono sugli strumenti della comunicazione sociale i medesimi principii dottrinali, che regolano, secondo la visione cristiana, la vita degli uomini.
Il più nobile scopo, infatti, di queste invenzioni consiste nel richiamare l'attenzione sulle attese e sui problemi della umanità, per cercare di risolverli nel più breve tempo possibile, e unire gli uomini in una solidarietà sempre più stretta.
Su questo principio di fondo si basa la stima dei cristiani verso le ampie possibilità che gli stessi strumenti offrono al benessere umano.
7. In qualsiasi campo l'impegno umano si sforza di correggere e migliorare le condizioni di vita sulla terra e soprattutto quando si applicano i recentissimi prodigi della scienza e i meravigliosi ritrovati della tecnica, la positiva visione cristiana dell'uomo, delle sue esigenze e di tutta la sua storia, trova una risposta - molte volte inconscia - al comando divino dato all'uomo perché egli possieda e domini la terra ( Gen 1,26-28; Cf Gen 9,2-3; Sap 9,2-3 )2 e vi scopre nello stesso tempo una partecipazione e un prolungamento dell'opera creatrice e redentrice di Dio.3
In questa visione rientrano direttamente gli strumenti della comunicazione sociale, in quanto servono allo scambio delle cognizioni scientifiche fra gli uomini e perciò potenziano in essi l'impegno della collaborazione.
Infatti, avendo Dio fatto l'uomo a Sua immagine, gli diede pure la possibilità di partecipare alla Sua potenza creatrice per edificare la città terrena.4
8. La comunicazione sociale, per sua stessa natura, tende a far sì che l'uomo, moltiplicando gli scambi vicendevoli, raggiunga una maggiore consapevolezza nell'impegno comunitario della vita.
Così ogni individuo, collegato con gli altri uomini suoi fratelli, si sente come condotto dalla mano di Dio a realizzare nella storia il piano divino.5
La fede cristiana ci ricorda che l'unione fraterna fra gli uomini ( fine primario di ogni comunicazione ) trova la sua fonte e quasi un modello nell'altissimo mistero dell'eterna comunione trinitaria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, uniti in un'unica vita divina.
9. Gli strumenti della comunicazione possono certamente dare un grande apporto al rafforzamento delle relazioni umane: ma se la preparazione morale e intellettuale è deficitaria, oppure manca la buona volontà, il loro uso può raggiungere l'effetto contrario, creare cioè maggiori incomprensioni e maggiori dissensi fra gli uomini, con conseguenze deleterie.
Troppo spesso infatti si constata che mediante gli strumenti della comunicazione vengono negati o misconosciuti gli stessi valori fondamentali della vita umana.
Dall'esperienza di queste deviazioni deriva chiaro l'impegno per il cristiano di liberare e salvare l'uomo dal peccato, che è entrato nella storia con la caduta del primo uomo. ( Cf Rm 5,12-14 )
10. Quando l'uomo per propria colpa volta le spalle al suo Creatore, per il disordine che ogni errore produce, viene a trovarsi in discordia con se stesso, in rotta con i suoi fratelli, inibito nella facoltà di comunicare. ( Cf Gen 4,1-16; Gen 11,1-9 )
Ma l'amore di Dio verso gli uomini non ammette di essere rifiutato.
Egli infatti prese per primo l'iniziativa, dando corso alla storia della salvezza ( Cf Gen 3,15; Gen 9,1-17; Gen 12,1-3 ) col ristabilire un dialogo con gli uomini: nella pienezza dei tempi entrò in comunione con loro ( Cf Eb 1,1-2 ) e "il Verbo si fece carne". ( Gv 1,14 )
Procurata la salvezza al genere umano, per mezzo della Sua morte e risurrezione, Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, Parola e Immagine del Dio invisibile, ( Col 1,15; 2 Cor 4,4 ) ci ha fatto tutti partecipi della verità e della vita stessa divina, con una ricchezza e un'abbondanza incomparabili.
Egli, unico mediatore tra il Padre e l'umanità, ristabilisce la pace e la comunione con Dio, mentre rinsalda la fraternità fra gli uomini.12
Da allora il più solido fondamento e il supremo modello di unione tra gli uomini si trovano in Dio, il quale è diventato loro Fratello e ha dato l'ordine ai suoi discepoli di portare l'annuncio di gioia a tutti i viventi, senza distinzione di epoca o di luogo, ( Mt 28,19 ) proclamandolo "nella luce" e "sopra i tetti". ( Mt 10,27; Lc 12,3 )
11. Durante l'esistenza terrena Cristo si è rivelato il perfetto Comunicatore.
Per mezzo della Sua incarnazione, Egli prese la somiglianza di coloro che avrebbero ricevuto il Suo messaggio, espresso dalle Sue parole e da tutta l'impostazione della Sua vita.
Egli parlava pienamente inserito nelle reali condizioni del Suo popolo, proclamando a tutti indistintamente l'annuncio divino di salvezza con forza e con perseveranza e adattandosi al loro modo di parlare e alla loro mentalità.
Del resto la "comunicazione" si estende molto oltre la semplice manifestazione dei pensieri della mente o espressione dei sentimenti del cuore.
La piena comunicazione comporta la vera donazione di se stessi sotto la spinta dell'amore; ora la comunicazione del Cristo è realmente spirito e vita. ( Gv 6,63 )
Con l'istituzione dell'Eucaristia, Cristo ci consegnò la più alta forma di comunione che potesse venire partecipata agli uomini.
Nell'Eucaristia si realizza infatti la comunione fra Dio e l'uomo e perciò la più intima e perfetta forma di unione fra gli uomini stessi.
Cristo infine ci ha comunicato il Suo Spirito Vivificante, che è principio di comunità e di unità.16
Nella Chiesa, che è il Corpo Mistico di Cristo e mistero della Pienezza di Lui glorificato, Egli abbraccia tutte le realtà. ( Ef 1,23; Ef 4,10 )
Perciò nella Chiesa siamo in cammino, fortificati dalla Parola e dai sacramenti, verso la speranza dell'ultimo incontro, quando "Dio sarà tutto in tutti". ( 1 Cor 15,28 )
12. "Tra le meravigliose invenzioni tecniche",19 che incrementano le comunicazioni sociali fra gli uomini, il cristiano trova gli strumenti preparati dalla Provvidenza di Dio per facilitare l'unione fra quanti sono pellegrini su questa terra; essi procurano infatti nuovi rapporti e danno origine, si potrebbe dire, a un nuovo linguaggio che permette agli uomini di conoscersi più intimamente e che facilita l'apertura verso gli altri.
Pertanto, quanto più facilmente gli uomini si capiscono e sono disposti alla mutua comprensione, tanto più speditamente saranno portati a ristabilire fra di loro la giustizia e la pace, la benevolenza fattiva e la fraterna solidarietà e, meta suprema, l'unità.
Per questo gli strumenti della comunicazione sono da annoverarsi fra i sussidi più validi ed efficaci per rafforzare quella carità, che è espressione e produttrice a un tempo di unione.
13. Tutti gli uomini di buona volontà devono quindi sentire l'urgenza di unire i loro sforzi perché le comunicazioni sociali diano un valido apporto alla ricerca fruttuosa della verità e al continuo progresso umano.
Nel realizzare questo programma il cristiano riceve una forza particolare dalla sua fede, pensando che il messaggio evangelico, diffuso per loro tramite, tende al grande ideale di ristabilire la fraternità degli uomini sotto la paternità di Dio.
L'intesa e la cooperazione efficace fra gli uomini derivano in ultima analisi dalla loro libera volontà, che fa le sue scelte sotto la spinta di fattori psicologici, sociologici e tecnici.
Perciò l'importanza e il significato ultimo degli strumenti della comunicazione dipendono dall'uso che ne fa la libertà umana.
14. I principii morali che regolano gli strumenti della comunicazione devono fondarsi su una giusta considerazione della dignità dell'uomo, poiché chi sceglie il modo di utilizzarli è l'uomo stesso, il quale è chiamato a diventare corresponsabile della comunità dei figli adottivi di Dio.
Per altro verso, questi principii derivano dalla natura specifica della comunicazione sociale e dalle caratteristiche proprie dei singoli mezzi.
Questo insegnamento viene confermato dalla Costituzione Gaudium et spes: "E in virtù della creazione stessa che tutte le cose ricevono la propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine.
L'uomo è tenuto a rispettare tutto ciò riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o arte".20
15. Se si vuole dare una esatta collocazione nella storia della Creazione e dell'Incarnazione redentrice ai mezzi di comunicazione e valutare il loro valore morale, bisogna considerare l'uomo nella sua totalità, premettendo una ricerca accurata sulla natura della comunicazione sociale e dei suoi strumenti.
Per questo è dovere di coscienza per tutti i comunicatori ( coloro cioè che per impegno professionale ne fanno uso ) procurarsi una seria competenza in materia;21 dovere tanto più grave quanto più grande è l'influenza del comunicatore, per motivo del suo ufficio, sulla moralità della comunicazione.
Lo stesso si deve dire, a maggior ragione, per quanti hanno incombenze educative o divulgative e quindi influiscono sui gusti e sulle inclinazioni degli altri, soprattutto dei giovani immaturi o di coloro che sono provvisti di cultura inferiore.
Questo impegno morale abbraccia tutti quei comportamenti che possono in un modo o nell'altro esaltare o sminuire i valori umani dell'individuo o di un gruppo.
Bisogna allora tentare ogni via, perché i recettori ( coloro cioè che leggendo, ascoltando, guardando, usano questi strumenti ) raggiungano una tale formazione che consenta loro di interpretare i diversi messaggi, di ricavarne il maggiore arricchimento possibile e di assumere infine il proprio ruolo attivo nella vita sociale.
Soltanto in questo modo i mezzi di comunicazione raggiungeranno la loro piena efficacia.
16. Un bilancio di tutte le realizzazioni, che si possono ottenere, usando in una determinata area geografica i diversi mezzi di comunicazione, deve essere considerato positivo nella misura in cui queste realizzazioni contribuiscono al bene comune.22
I notiziari, le trasmissioni culturali e quelle ricreative devono servire alla vita e al progresso della comunità.
L'informazione non deve limitarsi a propagare frammenti staccati dal contesto generale, ma deve inserire nella presentazione tutte le circostanze, perché i lettori o gli spettatori possano rendersi esatto conto dei problemi della società e lavorare per la loro soluzione.
Bisogna quindi raggiungere una equilibrata proporzione fra la pubblica informazione, l'istruzione scolastica, gli spettacoli e i divertimenti di genere leggero e quelli di carattere più impegnativo.
17. Ogni comunicazione deve possedere alcuni requisiti fondamentali che sono la sincerità, l'onestà, la veracità.
Non bastano quindi la buona disposizione e la retta intenzione per rendere attendibile una comunicazione; essa deve riferire le notizie secondo l'esatta visione della realtà e riflettere la verità in tutte le sue esigenze più profonde.
La validità e la moralità di una comunicazione non derivano soltanto dalla bontà dell'argomento né dall'intento dottrinale di chi l'ha concepita.
Sono fattori essenziali anche il modo di impostare la comunicazione, le tecniche del linguaggio e della persuasione, le circostanze concrete, la stessa grande platea umana a cui la comunicazione è diretta.23
18. Una più profonda comprensione e una maggiore tolleranza fra gli uomini, la fruttuosa collaborazione di tutti, che la comunicazione può favorire in modo meraviglioso, collimano con le finalità del Popolo di Dio, dalle quali traggono conferma e perfezionamento.
"Promuovere l'unità corrisponde infatti all'intima missione della Chiesa, la quale è appunto in Cristo come un sacramento, ossia segno e strumento di intima unione con Dio e di unità di tutto il genere umano".24
Indice |
1 | Cf Inter mirifica, 1 |
2 | Gaudium et spes, 34 |
3 | Cf Gaudium et spes, 34 |
4 | Cf Gaudium et spes, 57 |
5 | Cf Gaudium et spes, 36; Pacem in terris |
12 | Cf Ad gentes, 3 |
16 | Cf Lumen gentium, n. 9 |
19 | Inter mirifica, 1 |
20 | Gaudium et spes, 36 |
21 | Cf Gaudium et spes, 43 |
22 | Il principio è richiamato dalla Lettera Enciclica
Mater et Magistra con queste parole: "La somma … di quelle condizioni di vita sociale, per le quali gli uomini possano in modo più intenso e più facile raggiungere la propria perfezione"; Cf anche Pacem in terris; Dignitatis humanae, 6; Gaudium et spes, 26 e 74 |
23 | Cf Inter mirifica, 4 |
24 | Gaudium et spes, 42; Lumen gentium, 1 |