Communio et progressio |
19. I moderni strumenti di comunicazione fra gli uomini sembrano collegare i nostri contemporanei in un cerchio sempre più stretto nel quale tutti dialogano per ricostruire la fraternità e la collaborazione; i discorsi quotidiani dei singoli individui si diffondono e si incrociano nello spazio stabilendo un pubblico, universale colloquio.
Il torrente di informazioni e di opinioni, che scende da questi canali, fa sì che tutti gli uomini, in ogni parte della terra, diventino talmente partecipi dei gravi problemi e delle difficoltà che incombono su ciascun individuo e su tutta la società, da realizzare le condizioni necessarie alla mutua comprensione e condiscendenza, e perciò stesso al progresso generale di tutti.
20. La crescente perfezione dei mezzi di comunicazione abbatte e distrugge le barriere, che circostanze di tempo e di luogo avevano eretto fra gli uomini.
Si presentano quindi come artefici di un più stretto avvicinamento e di una più salda unità: le informazioni compiono in un attimo il giro del globo e consentono agli uomini di sentirsi molto più attivamente coinvolti negli avvenimenti vitali del mondo odierno.
L'istruzione di qualsiasi grado trova pure un grande aiuto in questi strumenti dai quali dipenderà in gran parte la lotta contro l'analfabetismo e il progresso nel settore dell'educazione sia di base che di grado superiore.
Essi inoltre possono dare un aiuto effettivo alla promozione e alla autentica liberazione degli uomini, particolarmente nei paesi in via di sviluppo; stabiliscono e rafforzano una maggiore uguaglianza fra i cittadini, procurando a tutte le classi sociali senza discriminazione la possibilità di godere dei beni intellettuali e delle possibilità ricreative.
Arricchiscono infine le intelligenze, portandole per mezzo dei suoni e delle vive immagini a rendersi conto delle realtà positive e concrete ed a conoscere lontanissime regioni e antiche civiltà.
Presso i popoli che non sono alfabetizzati, i mezzi di comunicazione servono a condurre gli abitanti, pure nel sincero riconoscimento dei valori della cultura nativa e del costume tradizionale, ad assimilare celermente la mentalità moderna e ad uniformarsi rapidamente all'attuale stile di comportamento sociale.
21. Da questa positiva valutazione ci si convince che le comunicazioni sociali sono strumenti validissimi per il progresso umano, e che bisogna con coraggio superare le difficoltà che esse comportano.
Proprio queste difficoltà devono indurre tanto i comunicatori che i recettori ad affrontare la soluzione di molti problemi.
Come si potrà ottenere che le notizie, numerose e in continuo aggiornamento, diffuse a grandissima velocità, spesso in clima di eccitazione, possano essere vagliate e redatte accuratamente?
Si sa che i mezzi di comunicazione sociale si rivolgono per loro natura ad un grosso pubblico indiscriminato e che, per non correre il rischio di danneggiare gli interessi di molti recettori, si attestano spesso su posizioni di disimpegno: in questi casi, come si potrà, dove esiste nella vita sociale una impostazione pluralistica, sceverare facilmente quello che è vero o falso, onesto o disonesto?
Come si potrà evitare, in regime di libera concorrenza, che la ricerca del favore del pubblico costringa o spinga i mezzi di comunicazione ad accendere e provocare le tendenze meno nobili della natura umana?
Come si potrà impedire che un monopolio dominato da pochi finisca per far ammutolire un autentico colloquio nella società?
Quali accorgimenti si dovranno seguire perché nelle comunicazioni trasmesse con queste tecniche, soprattutto televisive, non vengano lesi i rapporti umani?
Poiché essi spesso invitano l'uomo ad evadere dalla realtà, quasi come in un sogno, come si può evitare questa alienazione dall'impegno quotidiano della vita?
Come si potrà impedire che s'ingeneri nell'individuo indolenza e pigrizia mentale?
Quale rimedio infine escogitare perché il continuo, abnorme richiamo al sentimento non ostacoli l'attività della ragione?
22. Il crollo delle norme morali, che si verifica in diversi campi della vita di oggi, è una grossa preoccupazione per gli uomini onesti.
Ora l'indice di questo mutamento si riscontra facilmente in tutti gli strumenti della comunicazione.
Quanta parte di colpa di questa situazione sia da imputarsi ad essi è argomento di ricerca.
Molti esperti, infatti, con validi motivi asseriscono che questi strumenti non fanno altro che rispecchiare e registrare i costumi già in atto nella società; altri invece ritengono che essi contribuiscono ad esaltare e più largamente propagandare quelle nuove tendenze; così mentre esse sono presentate come ormai invalse nel comune comportamento, a poco a poco s'introducono nel costume sociale.
Ci sono poi altri che fanno ricadere la massima responsabilità di questa situazione proprio sugli stessi strumenti.
Una cosa è certa, che la nostra società è minata dal vizio: per trovare un efficace rimedio, è necessaria la collaborazione dei genitori e maestri, dei pastori di anime e di quanti hanno a cuore il bene comune.
In questo lodevole tentativo, i mezzi di comunicazione possono offrire un valido aiuto, anche se non è possibile che il loro influsso prescinda dalle abitudini e dalla vita stessa della gente.
23. Per approfondire la conoscenza e le possibilità di applicazione dei reali vantaggi offerti alla società dalle comunicazioni sociali, cercando di evitarne quanto più è possibile gli ostacoli, è opportuno sottoporre ad attento esame gli aspetti principali del loro influsso sui rapporti umani.
24. Gli strumenti della comunicazione sono come un pubblico arengo, dove gli uomini possono interpellarsi e rispondersi.
L'esposizione e il confronto aperto delle diverse opinioni hanno profondi riflessi nella vita della società, l'arricchiscono e ne affrettano lo sviluppo.
25. Dal fatto che ogni individuo vuole spontaneamente comunicare ad altri i suoi sentimenti, le sue opinioni, le sue emozioni, così che il pensiero e la condotta di molti diventino norma comune, allora si ha la " pubblica opinione " che è una specifica proprietà e una nota distintiva della natura sociale dell'uomo.
Già Pio XII aveva incisivamente descritto l'opinione pubblica definendola " l'eco naturale, la risonanza comune, più o meno spontanea, degli eventi e della situazione attuale negli spiriti e nei giudizi degli uomini "1
La libertà di manifestare il proprio pensiero è una componente inderogabile per la formazione dell'opinione pubblica.
Infatti le opinioni espresse pubblicamente fanno pervenire agli altri la mentalità critica dei gruppi di maggiore influenza in una società geograficamente, culturalmente e sociologicamente definita.
26. La libertà di manifestare il proprio sentimento e il proprio pensiero è certamente richiesta se si vuole formare una equilibrata "opinione pubblica".
É quindi opportuno riaffermare, con il Concilio Vaticano II, che questa libertà di manifestare il proprio pensiero va riconosciuta a tutti gli uomini tanto singoli quanto associati, sempre che siano rispettati i confini dell'onestà, della moralità e del bene comune.2
Poiché la vita sociale si rafforza nella collaborazione, è necessario un libero confronto di pareri, che rivestano una qualche importanza.
Con la libertà di espressione, i pareri verranno sottoposti al vaglio: qualcuno verrà approvato o accettato; altri respinti o perfezionati, altri ancora coordinati o accolti con soluzioni di compromesso.
I pareri più validi e sicuri saranno allora scelti per guidare un impegno comunitario di azione.
27. Il compito dei comunicatori, alla luce di quanto sopra esposto, risulta molto impegnativo.
Essi esercitano una grande influenza nel far nascere, nel raccogliere, nel diffondere le idee, mentre ne facilitano il libero e critico confronto.
28. Ogni cittadino deve sentirsi impegnato nella formazione dell'opinione pubblica,3 valendosi, se necessario, di interpreti autorizzati del suo pensiero.
Coloro poi che per la loro posizione o per doti naturali o per altri fattori hanno un posto di rilievo nella società, se manifestano il loro parere, influiscono grandemente nel formare l'opinione pubblica.
La loro responsabilità è quindi tanto maggiore quanto più il loro comportamento ha influenza sugli altri.
29. Le condizioni perché sia lecito dare sviluppo alla diffusione di particolari idee - ciò che avviene con le cosiddette "campagne propagandistiche" - sono da ricercarsi nella salvaguardia della dignità dell'uomo e nella ricerca della verità.
L'intento dei promotori e le modalità della campagna devono inoltre tendere al bene comune, nel rispetto dei diritti individuali o di gruppo, come pure dei diritti della propria e delle altre nazioni del mondo.
30. É quindi del tutto inammissibile un tipo di propaganda, che si opponga al bene comune, che tenda ad impedire una schietta e pubblica replica, che deliberatamente distorca la realtà delle situazioni o favorisca il sorgere di pregiudizi nella gente col diffondere notizie incomplete, tralasciando quelle più determinanti o trasmettendole secondo una interessata selezione; ciò infatti impedisce la legittima libertà di scelta da parte del popolo.
La condanna deve essere ancora più esplicita per la conferma del sempre maggior potere di suggestione da parte di simili tecniche propagandistiche, conferma data dalle scienze positive, particolarmente dalla psicologia, che studiano il comportamento dell'uomo, e dallo stesso continuo sviluppo delle comunicazioni sociali.
31. Non ogni opinione, per il fatto di essere divulgatissima, costituisce pubblica opinione, per la quale si richiede un numero significante di adesioni.
Possono infatti circolare nello stesso tempo, e nella stessa area sociale, dei pareri contrastanti, anche se ognuno di essi è appoggiato da molti aderenti.
Il parere poi della maggioranza non è necessariamente il migliore o il più vicino alla verità.
D'altra parte l'opinione pubblica è continuamente fluida e l'uomo non deve fare subito suo il modo di sentire, che ispira la mentalità e il comportamento comune; anzi ci possono essere dei validi motivi per opporvisi.
32. Tuttavia le libere e comuni opinioni per il fatto che riflettono il pensiero e la volontà del popolo, devono essere attentamente esaminate soprattutto dalle autorità sia religiose che civili.
33. Una pubblica opinione non può rettamente formarsi se non esiste nella società il precedente diritto di accesso alle fonti e ai canali delle notizie e il diritto di libera espressione.
La libertà di pensiero e il diritto passivo e attivo d'informazione sono inscindibili.
Giovanni XXIII,4 Paolo VI5 e il Concilio Vaticano II6 hanno riaffermato con chiare espressioni il diritto all'informazione, che oggi è essenziale per la vita e lo sviluppo dell'individuo e della nostra società.
34. L'uomo del nostro tempo non può fare a meno dell'informazione, che deve rispondere a criteri di rettitudine, di accuratezza, di esattezza e di fedeltà, perché possa approfondire la conoscenza del mondo moderno in continua evoluzione e adattarsi alle nuove situazioni, in cui si trova implicato ogni giorno, con piena coscienza delle sue responsabilità e possa così assumere un ruolo attivo e responsabile nel suo gruppo sociale e sentirsi vitalmente inserito negli attuali problemi di ordine economico, politico, culturale e religioso.
Strettamente correlativo al diritto di informazione è il dovere della ricerca da parte dell'uomo: tale diritto infatti non può essere esercitato se l'uomo che deve essere informato non dà anche la sua collaborazione.
Deve quindi esserci una larga disponibilità di mezzi efficaci, per poter scegliere quelli più adatti alle esigenze individuali e sociali.
Se non c'è la possibilità di una vera scelta tra diversi strumenti della comunicazione, il diritto si riduce ad un mero enunciato teorico.
35. Anche la società, in tutte le sue strutture, ha bisogno dell'informazione per esplicare le sue attività, come ha bisogno di cittadini bene informati; il diritto all'informazione quindi non può oggi limitarsi alla sfera individuale ma deve essere ritenuto essenziale per il bene comune.
36. La professione di trasmettere le notizie comporta dunque un impegno pesante, reso difficile da continui ostacoli, che spesso sono creati appositamente da quanti hanno interesse ad occultare la verità.
Questo problema riguarda particolarmente gli inviati speciali, che sono sempre in movimento e si spingono in ogni parte del mondo per assistere di persona agli avvenimenti.7 Per cogliere "i fatti proprio nel loro svolgersi",8 non esitano ad esporsi a pericoli mortali e molti di essi infatti sono deceduti nel compimento del dovere professionale.
Poiché gli uomini hanno diritto ad essere informati sugli avvenimenti e sul loro contesto, soprattutto di quei paesi che, con grande preoccupazione di tutta l'umanità, sono teatro di dolorosi eventi bellici, deve essere perciò salvaguardata nella misura più efficace la salute e l'incolumità fisica di tali informatori.
Pertanto la Chiesa non può non deprecare e riprovare l'uso della violenza verso queste persone e verso quanti operano nel campo delle comunicazioni; essi cercando le notizie e trasmettendole fedelmente rivendicano e promuovono il diritto fondamentale degli uomini alla informazione.
37. Oltre alla difficoltà, propria di tutti gli uomini, di scoprire pienamente la verità e di trasmetterla agli altri, avviene che gli informatori, dovendo comunicare sempre qualcosa di nuovo, illustrino soltanto quei particolari che abbiano un interesse di bruciante attualità; essi infatti devono fare affidamento sul loro discernimento nella scelta, fra una colluvie di notizie, di quelle che ritengono di particolare importanza e di interesse per il pubblico.
Ne consegue che le informazioni si frantumano, diventano inutili e non riproducono più nella loro interezza la gravità delle situazioni.
38. La trasmissione di notizie deve essere agile, completa e intelligente.
Per questo gli informatori si servono sempre più delle interviste a persone competenti nella materia trattata per avere commenti sulle origini e sulle circostanze degli avvenimenti riportati e confrontarli con le proprie osservazioni critiche.
Questi commenti sono spesso richiesti a tamburo battente, anzi talvolta appena qualche minuto prima dell'avvenimento.
Avviene peraltro che personaggi fidatissimi, che hanno piena coscienza dei loro doveri, soprattutto quando si trovano in posti di comando o di responsabilità morale, siano giustamente esitanti nel riassumere velocemente i fatti e nel darne una loro interpretazione, prima di avere preso contatto con gli avvenimenti stessi nella loro realtà e nel loro contesto.
Ora, siccome i mezzi di comunicazione per loro natura esigono trasmissione e commento immediati, spesso si fanno avanti proprio i commentatori meno preparati, che accettano ancora più alla leggera di collaborare.
Spetta a chi possiede una seria competenza nei problemi da trattare di impedire che ciò accada, procurando di tenere pronta, per quanto è possibile, una documentazione dei fatti più recenti perché siano loro i primi ad affrontare il compito di dare al pubblico un'informazione più completa possibile.
39. Un'altra difficoltà sorge dalla necessità che le notizie, se vogliono essere fresche e attirare l'attenzione, devono essere diffuse quasi istantaneamente.
Si aggiunga che l'emulazione di prevenire gli altri nella diffusione si paga in moneta sonante, senza contare che la gran fretta finisce per far trascurare l'esattezza della notizia.
Gli informatori devono poi tenere conto delle preferenze, dei gusti, della preparazione culturale del loro pubblico e avvertire quali siano le notizie desiderate prima di altre.
In queste contingenze così difficili i comunicatori quando diffondono le informazioni devono sentirsi impegnati a rispettare soprattutto la verità dei fatti.
40. Oltre alle difficoltà che provengono dalla stessa natura degli strumenti della comunicazione e dalla loro diffusione, un altro problema si pone agli informatori: essi cioè devono spiegare i fatti a un pubblico, sovente agitato e distratto, adattandosi alle sue esigenze e attirandone l'attenzione.
D'altra parte il comunicato non può eccitare e commuovere in modo abnorme il pubblico, con il pericolo che questi venga a captare in maniera distorta il messaggio trasmesso, collocandolo fuori del contesto o ingrandendolo fuori delle sue vere proporzioni, quasi fosse un'azione scenica.
41. I recettori che devono mettere insieme frammenti di informazioni, corrono il rischio di avere una visione globale dei fatti incompleta o disarmonica.
Un certo equilibrio potrà essere raggiunto con l'apporto continuo di notizie da fonti molteplici e differenziate, avendo l'avvertenza di vagliarle tutte criticamente.
I recettori inoltre devono rendersi conto della situazione di coloro che affrontano l'impegno professionale della comunicazione e non aspettarsi da essi una perfezione che supera certamente la misura umana.
Hanno tuttavia il diritto-dovere di esigere la pronta e pubblica rettifica di notizie, che fossero false o lacunose; di chiedere l'integrazione di importanti particolari omessi; di reclamare, ogni qual volta i fatti siano presentati in modo distorto, collocandoli ad es. fuori del loro contesto; di protestare quando i fatti sono esagerati o viceversa quando non hanno avuto il dovuto rilievo.
Questo diritto deve essere riconosciuto ai recettori dalle norme di un codice deontologico accettato dai comunicatori.
Se questo codice manca, la protezione del diritto di cui sopra è affidata alle leggi di ogni nazione o alle convenzioni internazionali.
42. Tuttavia il diritto di informazione ha dei limiti ben segnati e non può entrare in conflitto con altre forme di diritto, quali sono il diritto della verità che tutela la fama dell'individuo e della società; il diritto alla salvaguardia della vita privata, che difende la sfera intima delle famiglie e degli individui;9 il diritto del segreto, quando è richiesto dalla necessità, dal dovere professionale o dal bene comune.
Quando è in gioco il bene comune, occorre grande prudenza e discrezione nella diffusione delle notizie.
43. Quando si deve fare posto nella cronaca a fatti di brutalità e di violenza, bisogna procedere con molto tatto e con perspicacia.
Certamente la violenza e la crudeltà sono retaggio della vita umana e si manifestano apertamente in questo nostro tempo così sconvolto.
La loro descrizione può servire a suscitare nei recettori una giusta reazione verso questi crimini.
Quando però la descrizione di questi fatti cruenti è fatta in forma eccessiva e corredata da immagini troppo realistiche, diventa pericolosa perché rischia di falsare la rappresentazione della vita umana.
Si può addirittura - come ritengono molti esperti - ingenerare nel pubblico più debole una certa psicosi, o certi atteggiamenti dell'animo, per cui si giudica cosa normale risolvere con la forza bruta e la violenza le inevitabili controversie della vita.
44. Il diritto di essere rettamente informato è inseparabile dalla libertà della comunicazione.
Di fatto tutta la vita sociale si fonda sopra un continuo interscambio e un ininterrotto colloquio sia individuale che comunitario; lo esige la mutua comprensione e la collaborazione fra gli uomini.
Da quando l'umanità ha potuto fare uso dei mezzi di comunicazione, essa ha acquistato una nuova dimensione, poiché un sempre maggior numero di uomini viene cointeressato alla vita e al progresso della società.
45. L'uomo è sociale per natura sua.
Deve quindi potere liberamente esporre le sue idee e metterle a confronto con quelle degli altri.
Ciò è richiesto oggi, più che nei tempi passati.
Le produzioni culturali e scientifiche infatti sono attuate con un lavoro di gruppo più che con un impegno individuale.
Del resto ogniqualvolta gli uomini, seguendo l'inclinazione della natura, si scambiano un loro diritto, rendono nello stesso tempo un servizio alla società.
46. Le società, che accettano l'apporto di gruppi eterogenei e che sono chiamate "pluralistiche", danno grande importanza alla libera circolazione di notizie e di opinioni, perché i cittadini si sentano agenti responsabili nella vita sociale e difendano questa libertà nella loro legislazione.
La nota "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" ha confermato come fondamentale questa libertà, affermando implicitamente la libertà nell'uso delle comunicazioni sociali.
47. Nella vita pratica, questa libertà di comunicazione comporta per gli individui e per i gruppi la facoltà di procurarsi e di diffondere notizie, come pure di accedere all'uso dei mezzi di comunicazione.
D'altra parte una libertà di comunicare, che nel suo esercizio non tenga conto degli autentici requisiti di tale diritto all'informazione e dei suoi limiti, diventa una forma di autocompiacimento per chi trasmette e non di vero progresso per la gente che è in ascolto.
48. Nel vasto campo dell'educazione gli strumenti della comunicazione assumono un ruolo sempre più esteso e determinante.
In molti luoghi, le attrezzature audio-visive, nonché le comodissime forme di registrazione sonora e visiva, chiamate "cassette" e gli apparecchi radiofonici e televisivi, sono diventati normali sussidi didattici degli insegnanti.
Ne deriva che l'apporto di celebri studiosi può essere messo a disposizione di molti altri uomini in ogni parte del mondo.
In altri posti tali strumenti formano già parte integrante dell'ordinamento scolastico, mentre offrono nello stesso tempo agli adolescenti e agli adulti la possibilità di perfezionare la loro formazione culturale.
Nei luoghi dove mancano sussidi didattici adeguati, questi mezzi provvedono all'istruzione religiosa e offrono molteplici forme di educazione primaria e un rimedio all'analfabetismo.
Danno anche la possibilità di un insegnamento relativo alla medicina, all'igiene e all'agricoltura, mentre forniscono molteplici indicazioni per lo sviluppo della comunità.
Dove si è potuto realizzare, questo lavoro fatto con i mezzi di comunicazione ha assunto il tono di un autentico colloquio.
In questo modo l'educando non è portato soltanto a ricevere passivamente delle nozioni, ma si abitua ad esprimere se stesso proprio usando questi mezzi.
49. Gli strumenti di comunicazione sociale, che hanno già un notevole peso nei riguardi della cultura moderna e della sua diffusione, riescono inoltre a portare, con una efficacia loro propria, i capolavori artistici e culturali a contatto di grandi masse di uomini e forse presto di tutto il genere umano.
Questo contribuisce al progresso autentico della società, allo stesso titolo con cui si tende ad eliminare ogni disuguaglianza economica e sociale.
50. Poiché questi mezzi possono arricchire la cultura contemporanea, i comunicatori devono avere piena coscienza che ogni uomo ha diritto di accedere a questa medesima cultura.
Devono quindi approfittare delle larghe possibilità offerte dai cosiddetti " mass media " per raggiungere il maggior numero possibile di uomini e di gruppi.
Questi "mass media" permettono anche di rispondere alle varie esigenze e interessi culturali, mentre, con una presentazione abile e attraente, trovano motivi di ricerca in tutto il settore delle arti liberali.
Costituiscono essi un mezzo facile per il cittadino di arricchire il suo patrimonio culturale, purché egli vi aggiunga la prudente riflessione personale e uno scambio amichevole di impressioni con altri.
51. Un esempio delle possibilità culturali offerte dai mezzi di comunicazione lo troviamo considerando il servizio ch'essi possono rendere alla letteratura e all'arte di molti paesi, che nei loro racconti, nelle rappresentazioni, nei canti, nelle danze conservano un antico patrimonio di cultura popolare.
A motivo della loro perfezione tecnica questi strumenti permettono ai valori originali della cultura di avere una larghissima diffusione, di venire registrati in modo che possano ripetutamente essere apprezzati e venire reintrodotti nei territori in cui già si estinsero; in questo modo essi aiutano ogni nazione a riprendere coscienza dei propri valori culturali e a comunicarne la conoscenza agli altri popoli, perché l'apprezzino e ne possano assimilare i valori positivi.
52. Non si può dimenticare che numerosi capolavori del genio umano - soprattutto in campo musicale, letterario e teatrale - ebbero origine come forme ricreative.
É chiaro quindi che tali divertimenti comportano un vero arricchimento culturale.10
Oggi, attraverso i mezzi di comunicazione, le più nobili forme dell'espressione artistica offrono un'autentica "ri-creazione", nel significato più profondo del termine, a un sempre maggior numero di uomini.
Questo è oggi indispensabile nel nostro così complicato modo di vivere.
Anche una semplice ricreazione acquista un suo valore, perché solleva l'animo dalle quotidiane sollecitudini e fa impiegare utilmente il tempo libero.
Perciò la grande varietà di produzioni, che i mezzi di comunicazione offrono per l'impiego del tempo libero, costituisce un valido servizio alla nostra società.
I recettori devono però esercitare un serio autocontrollo, per evitare il pericolo che, attratti dal richiamo estetico delle opere presentate o dalla curiosità che esse suscitano, finiscano per tralasciare urgenti doveri o per sprecare inutilmente il tempo.
53. Le comunicazioni sociali costituiscono certamente un nuovo aspetto della cultura contemporanea, poiché riescono a influenzare innumerevoli masse di uomini.
Possono certo arricchire questa cultura ma anche degradarla adattandosi alle possibilità intellettuali degli ascoltatori e dei lettori più sprovveduti.
Gli strumenti di comunicazione possono facilmente allontanare l'uomo da più elevati e fruttuosi interessi culturali quand'egli vi dedicasse troppo tempo: la frequenza a spettacoli leggeri porterà inevitabilmente ad abbassare di tono il senso critico ed estetico di chi possiede una cultura superiore.
Si può tuttavia eliminare questo pericolo, se i comunicatori stessi non avranno solo una grande stima dei valori autentici della cultura, ma a questo orientamento di fondo uniranno anche una vasta cognizione dell'arte di educare.
Soprattutto non si deve dimenticare che i mezzi di comunicazione sono capaci di offrire produzioni di altissimo livello artistico, e che queste produzioni non necessariamente devono essere complicate e inaccessibili alla comprensione della massa.
54. Le comunicazioni sociali irradiano nel mondo le forme tradizionali dell'espressione artistica, ma ne creano anche delle nuove, riuscendo ad abbracciare tutto il mondo e a raddoppiare i legami fra i popoli, mentre a creare le sue produzioni contribuiscono, con sempre maggior impegno, uomini dalle più svariate origini etniche.
É quindi naturale che gli autori e i recettori stessi siano alla ricerca di un comune denominatore veramente universale di sensibilità e di critica, non solo per conservare le forme artistiche tradizionali e moderne, ma per accogliere e apprezzare le produzioni di ogni popolo, di ogni cultura, di ogni gruppo etnico inserito nell'area della medesima civilizzazione.
55. Le produzioni artistiche, che aiutano la crescita umana, devono essere riconosciute nel loro giusto valore.
La bellezza infatti nobilita l'animo che la contempla.
Ogni espressione artistica può scavare nel più profondo della natura umana, manifestare, attraverso la mediazione del gesto esteriore, la realtà spirituale interiore e procurare all'uomo una migliore conoscenza di se stesso che sia benefica non solo sul piano letterario ed artistico, ma anche nel campo morale e religioso.
"Sta il fatto che quando voi, scrittori e artisti, sapete estrarre dalla vicenda umana, per umile e triste che sia, un accento di bontà, subito un bagliore di bellezza percorre l'opera vostra.
Non vi si chiede che facciate i moralisti a tesi fissa; ma ancora si fa credito alla vostra magica abilità di far intravedere il campo di luce che sta dietro il mistero della vita umana".11
56. Chi vuol comprendere a fondo le dimensioni spirituali di una epoca deve consultare, oltre alla storia politica, anche quella letteraria ed artistica.
I capolavori dell'arte creativa possono infatti dare, in modo spesso più profondo ed accurato di una ricerca concettuale, la misura precisa del temperamento, delle aspirazioni, del pensiero, della sensibilità di un popolo.
Anche quando gli artisti, quasi uscendo da questo mondo, si abbandonano all'estro della fantasia, aprono preziosi spiragli sulla natura e sul comportamento dell'uomo.
Gli stessi romanzi, creati dal fervido genio di un autore e che presentano vicende umane in uno scenario di finzione, possono insegnare la verità.
Anche se si tratta di fatti immaginari, essi si riferiscono a problemi vissuti, poiché fanno entrare in gioco elementi della natura umana;12 anzi queste produzioni affondano le loro radici nelle cause profonde da cui sgorga l'iniziativa costruttrice dell'uomo.
Gettando infatti luce su queste cause, fanno sì che gli uomini più sensibili intravedano e quasi presagiscano in quali direzioni si svilupperà il progresso umano.
57. Il papa Pio XII insegna che la vita umana "non potrebbe comprendersi, almeno nei grandi e gravi conflitti, se si chiudessero gli occhi alle colpe che ne sono spesso la causa ( … ).
Orbene, può un film assumere come contenuto un tale oggetto?
I più grandi poeti e scrittori di tutti i tempi e di tutti i popoli si sono occupati di questa difficile e cruda materia, e lo faranno anche in avvenire ( … ) quando il conflitto col male, ed anche la temporanea sua vittoria, in rapporto con tutto l'insieme, serve alla più profonda comprensione della vita, della retta sua direzione, del controllo della propria condotta, del chiarimento e consolidamento nel giudizio e nell'azione; allora una tale materia può essere scelta e intrecciata, come parziale contenuto, nella intera azione del film stesso.
Si applica a questo il medesimo criterio che deve sovraintendere ad ogni simile genere artistico",13
Un tale modo di comportarsi serve al progresso morale.
Così infatti l'autentica ispirazione artistica e il superiore impegno morale, benché siano distinti fra di loro, non possono in nessun modo trovarsi in conflitto; anzi ognuno di essi richiama e conferma la validità dell'altro.
58. Dal punto di vista morale può talora creare difficoltà una produzione che presenti il male ed il peccato ad un pubblico impreparato, o quasi, a comprenderne il significato positivo nel contesto generale dell'opera.
Vi possono essere infatti degli spettatori o giovanissimi o sforniti di sufficiente cultura o di educazione.
L'artista ha ben chiaro dinanzi a sé il quadro della vita con tutti i suoi aspetti positivi e negativi; ma non così tutti gli spettatori.
Diventa perciò necessario un criterio ispirato a maggiore prudenza, quando l'opera artistica è destinata ad un pubblico indiscriminato nel quale possono trovarsi spettatori di ogni ceto.
Ciò vale soprattutto quando l'assunto della produzione artistica è la lotta dell'uomo contro il male.
59. Il potere della pubblicità si fa sempre più sentire nella nostra moderna organizzazione di vita e nessuno ormai può sfuggire alla sua suggestione.
Essa è senza dubbio fonte di molti vantaggi sociali.
Con la pubblicità infatti gli acquirenti vengono a conoscenza dei beni necessari e dei servizi, che sono a disposizione, con la conseguenza di far aumentare la circolazione dei prodotti.
Così il commercio si sviluppa, a beneficio della comunità.
Non si può che riconoscere il valore di questo elemento del processo economico, purché sia tutelata la libertà di scelta dell'acquirente e nell'opera di persuasione venga data la preferenza ai beni di prima necessità piuttosto che ad altri prodotti.
La pubblicità deve poi essere veritiera, tenendo conto naturalmente delle sue specifiche forme espressive.
60. Se tuttavia vengono reclamizzati i prodotti nocivi o del tutto inutili, se circa la qualità degli oggetti in vendita si asseriscono cose false, se si tenta di sfruttare le basse tendenze dell'uomo, i responsabili di questa pubblicità recano danno alla società e perdono essi stessi credibilità e reputazione.
Si reca poi danno agli individui e alle famiglie, quando si cerca di creare in essi delle necessità fittizie, quando si insiste pesantemente per fare acquistare degli articoli voluttuari, mettendo il compratore nel rischio di non poter provvedere alle necessità primarie.
Per questo i pubblicitari stessi dovranno imporsi giusti limiti per non trasformare il metodo commerciale in un attentato alla dignità umana e in un procedimento ingiusto verso la società.
Si devono soprattutto evitare quegli avvisi pubblicitari nei quali si sfrutta in ogni senso, senza pudore, il richiamo sessuale per ragioni di lucro o quelli che penetrano nell'inconscio dell'anima umana, così da mettere in pericolo la libertà degli acquirenti.
61. L'uso prudente della pubblicità invece può dare nuovo impulso all'attività dei popoli per aumentare il loro tenore di vita.
Si produce tuttavia grave danno quando la pubblicità e la pressante persuasione commerciale si rivolgono, senza nessun discernimento, ai popoli di fragile struttura economica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Questo sviluppo infatti non può consistere nel soddisfare necessità che sono state create artificialmente, con la conseguenza di dilapidare le poche risorse locali, senza tenere conto delle reali necessità e dell'aumento di beni indispensabili.
62. Gli ingenti capitali impiegati nella pubblicità possono minacciare i fondamentali scopi degli strumenti di comunicazione.
La strutturazione stessa e l'impostazione dell'apparato pubblicitario possono infatti condurre il pubblico a credere che la ragione suprema della comunicazione sia soltanto quella di stimolare le richieste dell'uomo per l'acquisto dei beni di consumo.
La libertà inoltre degli strumenti di comunicazione sociale può essere messa in serio pericolo dalle forti spinte degli interessi economici.
Poiché è chiaro che tali strumenti non possono esistere senza una solida base finanziaria, ne risulta che hanno possibilità di sopravvivere soltanto quelli che riescono a trarre un maggiore utile dalla pubblicità.
Si apre così la strada a concentrazioni monopolistiche, che sono un ostacolo all'esercizio del diritto di dare e ricevere informazioni e alla libera circolazione di idee nella società.
Bisogna quindi salvare ad ogni costo, in questo campo, un equilibrato "pluralismo", se occorre anche con appropriati interventi legislativi, per impedire che le risorse provenienti dalla pubblicità vadano soltanto alle grosse concentrazioni degli strumenti di comunicazione.
Indice |
1 | Pio XII, Discorso ai giornalisti cattolici,
17 febbraio 1950; cf anche Gaudium et spes, 59 e Pacem in terris |
2 | Gaudium et spes, 59 |
3 | Cf Inter mirifica, 8 |
4 | Cf Pacem in terris |
5 | Cf Discorso del 17 aprile 1964 al Seminario delle Nazioni Unite sulla libertà dell'informazione, in AAS, LVI (1964), p. 387 e segg |
6 | Cf Inter mirifica, 5; 12 |
7 | Pio XII nel discorso tenuto ai giornalisti americani il 21 luglio 1945, in L'Osservatore Romano, 22-VII-1945 |
8 | Idem, 27 aprile 1946, in L'Osservatore Romano, 28-IV-1946 |
9 | "Per quanto riguarda il modo, ( la comunicazione ) sia onesta e conveniente, cioè rispetti rigorosamente le leggi morali, i diritti e la dignità dell'uomo … nella ricerca delle notizie …" ( Inter mirifica, 5 ) |
10 | Cf Miranda prorsus |
11 | PAOLO VI, Discorso ai professionisti dell'informazione tenuto il 6 maggio 1967 |
12 | Cf Pio XII, Discorso ai cineasti italiani riuniti a Roma, 21 giugno 1955 |
13 | Pio XII, Discorso al Congresso Cinematografico Internazionale di Roma, 28 ottobte 1955 |