Il laico testimone cattolico della fede nella scuola |
5. In primo luogo sembra necessario cercare di delineare la identità del laico cattolico nella scuola poiché il suo modo di essere testimone della fede dipende dalla sua peculiare identità nella Chiesa e nel campo di lavoro.
Questo Sacro Dicastero, volendo contribuire a questa ricerca, desidera offrire un servizio sia al laico cattolico che lavora nella scuola e deve conoscere chiaramente i caratteri specifici della sua vocazione, sia al Popolo di Dio, che ha bisogno di avere una chiara immagine del laico che ne è parte attiva e svolge con il suo lavoro un ruolo importante per la Chiesa.
6. Come ogni cristiano il laico cattolico, che agisce nella scuola, è membro del Popolo di Dio e, come tale, unito al Cristo per il Battesimo, partecipa della fondamentale e comune dignità di quanti vi appartengono, poiché infatti « comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione nel Cristo, comune la grazia dei figli, comune la vocazione alla perfezione, una sola salvezza, una sola speranza e una indivisa carità ».4
Benché nella Chiesa « alcuni per la volontà di Cristo sono costituiti dottori e dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli nell'edificare il Corpo di Cristo ».5
Come ogni cristiano anche il laico è partecipe « dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo »,6 e il suo apostolato è « partecipazione alla stessa, salvifica missione della Chiesa e a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso ».7
7. Questa vocazione alla santità personale e all'apostolato, comune a tutti i fedeli, acquista in molti casi aspetti caratteristici che trasformano la vita laicale in una vocazione specifica e « stupenda » all'interno della Chiesa.
« Per la loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio ».8
I laici, trovandosi a vivere in tutte le attività e professioni del mondo e nelle condizioni ordinarie della vita familiare e sociale, « là sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio del loro proprio ufficio, guidati dallo spirito evangelico e, in questo modo, a manifestare il Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità ».9
8. Il rinnovamento e l'animazione cristiana dell'ordine temporale che compete in modo specifico ai laici li impegnano a risanare « le istituzioni e le condizioni del mondo »10 se ve ne siano che spingano i costumi al peccato, a elevare le realtà umane in modo che si conformino per quanto è possibile al Vangelo e « il mondo sia animato dallo spirito di Cristo e raggiunga più efficacemente il suo fine nella giustizia, nella carità e nella pace ».11
« Con la loro competenza, quindi, nelle discipline profane e con la loro attività, elevata intrinsecamente dalla grazia di Cristo, contribuiscano validamente perché i beni creati siano fatti progredire per l'utilità di tutti gli uomini, e siano tra essi più convenientemente distribuiti ».12
9. L'evangelizzazione del mondo si trova di fronte a tale varietà e complessità di situazioni che molto spesso solo i laici possono essere testimoni efficaci del Vangelo in determinate realtà e a molti uomini.
Per questo essi « sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo loro ».13
Per questa presenza dell'intera Chiesa e del Signore, che essa annunzia, i laici dovranno essere pronti ad annunziare il messaggio con le parole e testimoniarlo con le opere.
10. L'esperienza acquisita dai laici per il loro genere di vita e per la loro presenza nei diversi campi dell'attività umana li rende particolarmente capaci a segnalare con esattezza i segni dei tempi che caratterizzano il periodo storico che sta vivendo il Popolo di Dio.
Le loro iniziative, la loro creatività, il loro lavoro competente, conscienzioso ed entusiasta in questo campo - cose proprie alla loro vocazione - faranno si che tutto il Popolo di Dio possa distinguere con più precisione i valori evangelici e i controvalori che questi segni racchiudono.
11. Le caratteristiche della vocazione dei laici nella Chiesa corrispondono anche a quelle di quanti vivono la loro vocazione nella scuola.
Il fatto che i laici realizzino la loro vocazione specifica nei diversi settori e aree della vita umana fa si che la loro comune vocazione acquisti caratteristiche peculiari secondo gli ambienti e gli stati di vita in cui si realizza.
Per meglio comprendere la vocazione del laico cattolico nella scuola, si ritiene necessario fare alcune precisazioni.
12. Sebbene i genitori siano i primi e principali educatori dei propri figli14 e il loro diritto-dovere in questo ruolo è « originale e primario rispetto al dovere educativo degli altri »,15 la scuola ha un valore e un'importanza basilare tra i mezzi di educazione che aiutano e completano l'esercizio di questo diritto e dovere della famiglia.
Quindi, in virtù della sua missione, spetta alla scuola coltivare con assidua cura le facoltà intellettuali, creative ed estetiche dell'uomo, sviluppare rettamente la capacità di giudizio, la volontà e l'affettività, promuovere il senso dei valori; favorire le giuste attitudini e i saggi comportamenti, introdurre nel patrimonio culturale acquisito dalle generazioni precedenti, preparare per la vita professionale e alimentare il rapporto amichevole tra alunni di diversa indole e condizione, inducendoli ad aprirsi alla reciproca comprensione.16
Anche per questi motivi la scuola entra nella missione specifica della Chiesa.
13. La scuola esercita una funzione sociale insostituibile poiché fino ad oggi si è rivelata come la risposta istituzionale più importante della società al diritto di ogni uomo all'educazione e quindi alla realizzazione di se stesso e come uno dei fattori più decisivi per la strutturazione e la vita della società stessa.
La crescente importanza dell'influsso dell'ambiente e degli strumenti della comunicazione sociale con le loro contraddittorie e a volte nocive influenze, la continua estensione dell'ambito culturale, l'urgenza di una preparazione alla vita professionale sempre più complessa, più varia e specializzata, e la progressiva incapacità della famiglia ad affrontare da sola tutti questi gravi problemi fanno sì che divenga sempre più necessaria la presenza della scuola.
14. A motivo dell'importanza della scuola tra i mezzi di educazione dell'uomo, compete allo stesso educando e, quando ne sia ancora incapace, ai suoi genitori poiché ad essi spetta in primo luogo l'educazione dei propri figli17 la scelta del sistema di educazione e di conseguenza del tipo di scuola che preferiscono.18
Appare chiaro così come sia inammissibile, in linea di principio, il monopolio della scuola da parte dello Stato,19 e come il pluralismo delle scuole renda possibile il rispetto dell'esercizio di un diritto fondamentale dell'uomo e della sua libertà, quantunque tale esercizio sia condizionato da molteplici circostanze secondo la realtà sociale di ciascun Paese.
In questa pluralità di scuole la Chiesa offre il suo specifico contributo e arricchimento con la scuola cattolica.
Ora il laico cattolico svolge una missione evangelizzatrice nelle diverse scuole, non solo nella scuola cattolica, nell'ambito concessogli dai contesti sociopolitici esistenti nel mondo contemporaneo.
15. Lo stesso Concilio Vaticano II sottolinea in modo speciale la vocazione di educatore che compete sia ai laici20 di educatore sia a coloro che abbracciano nella Chiesa altre forme di vita.
Essendo educatore ogni persona che contribuisce alla formazione integrale dell'uomo, gli insegnanti, che hanno fatto di un tale lavoro la propria professione, meritano particolare considerazione nella scuola sia per il loro numero sia per la finalità stessa della istituzione scolastica.
A questi bisogna aggiungere tutti coloro che partecipano in diverso grado a detta formazione, soprattutto se hanno incarichi direttivi, quali consiglieri, tutori e coordinatori, completando l'azione educativa dell'insegnante oppure con ruoli amministrativi o ausiliari.
L'analisi del concetto laico cattolico come educatore, incentrata nel suo ruolo di insegnante, può illuminare tutti, secondo le proprie attività, e costituire un elemento di profonda riflessione personale.
16. Effettivamente qui non si intende parlare dell'insegnante come di un professionista che si limiti a trasmettere sistematicamente nella scuola una serie di conoscenze, bensì dell'educatore, del formatore di uomini.
Il suo compito supera di gran lunga quello del semplice docente, però non lo esclude.
Per questo si richiede come per quello e anche più una adeguata preparazione professionale.
È questo il fondamento umano senza il quale sarebbe illusorio affrontare qualsiasi azione educativa.
Tuttavia la professionalità dell'educatore possiede una specifica caratteristica che raggiunge il suo senso più profondo nell'educatore cattolico: la trasmissione della verità.
In effetti per l'educatore cattolico una qualsiasi verità sarà sempre una partecipazione dell'unica Verità, e la comunicazione della verità come realizzazione della sua vita professionale si trasforma in carattere fondamentale della sua partecipazione peculiare alla missione profetica del Cristo, che egli prolunga con il suo insegnamento.
17. La formazione integrale dell'uomo come finalità dell'educazione comprende lo sviluppo di tutte le facoltà dell'educando, la sua preparazione alla vita professionale, la formazione del suo senso etico e sociale, la sua apertura al trascendente e la sua educazione religiosa.
Ogni scuola e ogni educatore devono procurare di « formare personalità forti e responsabili, capaci di scelte libere e giuste », preparando in tal modo i giovani « ad aprirsi progressivamente alla realtà e formarsi una determinata concezione della vita ».21
18. Ogni educazione si ispira inoltre ad una determinata concezione dell'uomo.
Nell'attuale mondo pluralista l'educatore cattolico è chiamato a ispirare coscienziosamente la propria azione alla concezione cristiana dell'uomo in comunione con il magistero della Chiesa.
Concezione che, includendo la difesa dei diritti umani, pone l'uomo nella dignità di figlio di Dio, e nella più completa libertà perché liberato dal peccato da Cristo stesso, nel più alto destino che è il possesso definitivo e totale di Dio attraverso l'amore.
Lo pone nella più stretta relazione di solidarietà con tutti gli uomini attraverso l'amore fraterno e la comunità ecclesiale, lo stimola al conseguimento del più alto sviluppo del genere umano perché è stato costituito signore del mondo dal suo Creatore, gli presenta infine come modello e meta il Cristo, il figlio di Dio Incarnato, uomo perfetto la cui imitazione costituisce per l'uomo la fonte inesauribile di superamento personale e collettivo.
In questo modo l'educatore cattolico può essere sicuro che rende l'uomo più uomo.22
Toccherà soprattutto all'educatore laico rivelare esistenzialmente ai propri alunni che l'uomo immerso nelle cose terrene colui che vive pienamente la vita secolare e costituisce la grande maggioranza della famiglia umana ha una così alta dignità.
19. La vocazione di ogni educatore cattolico comporta una tensione di continua proiezione sociale, poiché egli prepara l'uomo al suo inserimento nella società disponendolo ad assumere un impegno sociale atto a migliorarne le strutture conformandole ai principi evangelici, e per realizzare tra gli uomini una convivenza pacifica e fraterna.
Il mondo attuale con i suoi gravi problemi: fame, analfabetismo, sfruttamento dell'uomo, acuti contrasti tra il livello di vita delle persone e dei Paesi, aggressività e violenza, crescente diffusione della droga, legalizzazione dell'aborto e, per molti aspetti, svilimento della vita umana, esige che l'educatore cattolico sviluppi in sé e alimenti nei suoi alunni una spiccata sensibilità sociale e una profonda responsabilità civile e politica.
L'educatore cattolico viene coinvolto in ultima analisi nel compito di formare uomini che attuino la « civiltà dell'amore ».23
L'educatore laico è chiamato allo stesso tempo a recare a questa progettazione e sensibilità sociale la sua esperienza di vita, affinché l'inserimento dell'educando nella società permetta di elevare la fisionomia specificamente laicale che la quasi totalità degli alunni sono chiamati a vivere.
20. La formazione integrale dell'uomo trova nella scuola un suo mezzo specifico: la comunicazione della cultura.
Per l'educatore cattolico è di notevole importanza considerare la profonda relazione esistente tra la cultura e la Chiesa.
Quindi, questa non solo influisce nella cultura ed è, a sua volta, condizionata da essa, ma l'assume in tutto ciò che è compatibile con la Rivelazione e le è necessaria per proclamare il messaggio di Cristo esprimendolo adeguatamente secondo le caratteristiche culturali di ciascun popolo e delle diverse epoche.
Nella relazione tra la vita della Chiesa e la cultura si manifesta con particolare chiarezza l'unità esistente tra la creazione e la redenzione.
La trasmissione della cultura, poi, per meritare la qualifica di educativa, oltre ad essere organica deve essere critica e valutativa, storica e dinamica.
La fede offre all'educatore cattolico alcune premesse essenziali per realizzare questa critica e questa valutazione, e gli mostra le vicende umane come una storia della salvezza chiamata a sfociare nella pienezza del regno che situa costantemente la cultura in una linea creatrice di continuo perfezionamento.
Anche nella comunicazione della cultura è l'educatore laico, quale autore e partecipe degli aspetti più laicali della medesima, colui che, dal suo punto di vista laico, ha la missione di far comprendere all'educando il carattere globale proprio della cultura, la sintesi che in essa raggiungono gli aspetti laicali e religiosi, e l'apporto personale che gli spetta di offrire nel suo stato.
21. La trasmissione della cultura sotto l'aspetto educativo si realizza nella scuola attraverso una metodologia i cui principi e le cui applicazioni si trovano nella sana pedagogia.
All'interno dei diversi orientamenti pedagogici deve esserci l'aspirazione dell'educatore cattolico in virtù della stessa concezione cristiana dell'uomo alla pratica di una pedagogia che dia particolare rilievo al contatto diretto e personale con l'alunno.
Tale contatto, realizzato da parte dell'educatore convinto del ruolo fondamentalmente attivo che l'alunno ha sulla propria autoeducazione, deve condurre a un rapporto di dialogo che consenta un cammino spedito alla testimonianza di fede che deve configurare la propria vita.
22. Questo lavoro dell'educatore cattolico nella scuola si situa in una struttura, la comunità educativa, costituita dall'incontro e dalla collaborazione delle diverse categorie alunni, genitori, insegnanti, ente gestore e personale non docente la quale caratterizza la scuola come istituzione di formazione integrale.
La concezione della scuola come comunità, sebbene non si esaurisca in essa, e la coscienza diffusa di questa realtà è una delle conquiste più arricchenti dell'istituzione scolastica contemporanea.
L'educatore cattolico esercita la sua professione come parte di una categoria fondamentale di questa comunità.
Il che gli offre, proprio attraverso la sua struttura professionale, la possibilità di vivere personalmente e far vivere ai suoi alunni la dimensione comunitaria della persona, alla quale è chiamato ogni uomo come essere sociale e come membro del Popolo di Dio.
La comunità educativa della scuola viene così a essere scuola di appartenenza a comunità sociali più vaste, e quando è anche cristiana, come è chiamata a essere la comunità educativa della scuola cattolica, diventa lo spazio nel quale l'educatore trova la grande opportunità di insegnare all'educando a vivere sperimentalmente che cosa significhi essere membro della grande comunità che è la Chiesa.
23. La struttura comunitaria della scuola pone l'educatore cattolico a contatto con un numero molto grande e vario di persone; non solamente con gli alunni, che sono la ragione stessa dell'esistenza della scuola e della sua professione, ma anche con i suoi colleghi, con i genitori degli alunni, con tutto il personale della scuola, con l'ente gestore.
Con tutti questi, con gli organismi scolastici e culturali con i quali la scuola è in contatto, con la Chiesa locale e con le parrocchie, con l'ambiente umano nel quale essa è inserita e nel quale in diversi modi deve proiettarsi, l'educatore cattolico è chiamato a svolgere un'attività di animazione spirituale che può comprendere differenti forme di evangelizzazione.
24. Possiamo dire, in sintesi, che l'educatore laico cattolico è colui che esercita la sua missione nella Chiesa vivendo nella fede la sua vocazione secolare nella struttura comunitaria della scuola, con la maggior qualificazione professionale possibile e con un progetto apostolico ispirato alla fede per la formazione integrale dell'uomo, nella trasmissione della cultura, nella pratica di una pedagogia di contatto diretto e personale con l'alunno, nell'animazione spirituale della comunità alla quale appartiene e in quelle categorie di persone con le quali la comunità educativa è in rapporto.
A lui, come membro della comunità, le famiglie e la Chiesa affidano il compito educativo nella scuola.
L'insegnante laico deve convincersi profondamente che entra a partecipare alla missione santificatrice ed educatrice della Chiesa, ma non può ritenersi staccato dal complesso ecclesiale.
Indice |
4 | Lumen Gentium, n. 32 |
5 | Ibid. |
6 | Ibid., n. 31 |
7 | Ibid., n. 33 |
8 | Ibid., n. 31 |
9 | Ibid. |
10 | Lumen Gentium, n. 36; Cf. Decr. Apostolicam actuositatem n. 7 |
11 | Lumen Gentium, n. 36 |
12 | Ibid. |
13 | Ibid., n. 33 |
14 | Cf. Gravissimum educationis, n. 3 |
15 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, n. 36, 22 novembre 1981 |
16 | Cf. Gravissimum educationis, n. 5 |
17 | Ibid., n. 3 |
18 | Ibid., n. 6; cf. Dichiarazione universale dei Diritti Umani, art. 26,3 |
19 | Cf. Gravissimum educationis, n. 6 |
20 | Ibid., n. 5; cf. Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, n. 70, 8 dicembre 1975 |
21 | La Scuola Cattolica, n. 31 |
22 | Cf. Paolo VI, Enc.
Populorum progressio, n. 19, 26 marzo 1967; cf. Giovanni Paolo II, Discorso all'UNESCO, n. 11, 2 giugno 1980 |
23 | Paolo VI, Omelia nella notte di Natale, 25 dicembre 1975 |